MILAN 2009/2010
AMICHEVOLI
VARESE-MILAN 0-2
LA GALAXY-MILAN 2-2
martedì 21 luglio 2009
L.A. GALAXY-MILAN 2-2 (AMICHEVOLE)
PARI A LOS ANGELES
Si conclude con un 2-2 contro i Galaxy la prima partita dei rossoneri negli Usa. Per il Milan, indietro nella preparazione fisica, a segno Thiago Silva e Inzaghi. Beckham, fischiato per tutto il match, accenna a una reazione ma viene fermato da Nesta e Ronaldinho
LOS ANGELES (Usa), 20 luglio 2009 - Il Milan ha cominciato la sua tournée americana con un pareggio, David Beckham ha ricominciato nello stadio che dovrebbe essere la sua casa in mezzo ai fischi e litigando con un gruppo particolarmente aggressivo di tifosi. Becks è stato beccato per tutta la partita da una parte del pubblico ed è stato difeso in maniera all’inizio poco convinta, poi più intensa dall’altra. Con il passare dei minuti e il crescere delle occasioni da gol create dall’inglese per i suoi compagni i fischi e i buuu per il campione che nella primavera scorsa ha deciso di prolungare la sua esperienza al Milan si sono affievoliti. Ma è chiaro insomma che non dovrà lottare soltanto contro i giornalisti e i commentatori tv che lo accusano di aver snobbato il soccer. La gente di Los Angeles è impermalosita e Becks non avrà vita facile in questi mesi.
Alla fine del primo tempo, stufo di qualche striscione ("vattene, traditore") e degli insulti che gli piovevano addosso, Beckham si è rivolto a un tifoso che stava proprio dietro la bandierina del calcio d’angolo. "Cosa vuoi da me?", gli ha detto più o meno a muso duro. E, anticipando l’intervento del servizio arrivato a bloccare il ragazzo che era sceso per aggredire il giocatore, sono stati Nesta e Ronaldinho a correre per tirare via Becks prima che lo scontro verbale degenerasse. E’ stato questo il momento più acceso di una partita giocata per lunghi tratti a ritmi più che amichevoli. Donovan, l’idolo di casa, non ha praticamente toccato un pallone per la prima mezz'ora, poi ha messo il piede nell’azione del primo pareggio avviata dal solito Beckham. Quanto a Ronaldinho, che era il più atteso fra i milanisti, ha raccolto molti applausi con poche belle giocate. E’ stato lui a ispirare Inzaghi appena entrato in campo (mentre il primo gol per il Milan è stato messo a segno da Thiago Silva nel primo tempo), è stato Beckham a rispondergli costruendo su calcio d’angolo il secondo pareggio del Galaxy. Poi si è girato verso il solito contestatore allargando le braccia, come a dire: "Sei contento adesso?". Ma ai tifosi ostili neppure questo è bastato, e gli applausi per Inzaghi sono stati decisamente più convinti di quelli per Beckham. Il sogno di tutti, a Los Angeles, è che arrivi Ronaldinho a rinforzare una squadra che vorrebbe lottare per il titolo della Major League, ma che ha molta strada da fare. Come ha dimostrato il confronto con un Milan ancora molto indietro per preparazione fisica e assorbimento dei nuovi schemi, Bruce Arena dovrà lavorare ancora molto. Quanto a Leonardo, lui ha tempo prima che la stagione inizi. Ma è chiaro che da qui al derby con l’Inter vorrà vedere un altro Milan.
giovedì 16 luglio 2009
MILANSTORY- 1941/42 MEAZZA NON SI RIPETE
Divampa la guerra, e il Milan affidato all'ex ala Mario Magnozzi delude a causa di un rendimento difensivo da provinciale. Aggrappata ai gol del solito Boffi, la squadra soffre e non si avvale del Meazza positivo della precedente stagione.
Dopo una stagione strepitosa –terzo posto, Boffi straripante principe del gol, Meazza rinato sotto gli stendardi un tempo nemici- il Milano si avvicina alla nuova stagione in piena seconda guerra mondiale: viene addirittura abbandonato San Siro per irraggiungibilità, causata dalla carenza di energia elettrica. La squadra, rinforzata da elementi discreti come il portiere Rossetti e gli attaccanti Rosellini e Bollano, si sposta alla Civica Arena e viene affidata all’ex ala rossonera Mario Magnozzi, già bandiera del Livorno. Magnozzi arretra sulla trequarti Cappello e Meazza, per far spazio ai nuovi centravanti ai fianchi del principe Boffi. La stagione è discreta, ma il Milano totalizza 3 punti nelle ultime 7 gare e termina con un deludente decimo posto. Stagione fallimentare anche per l’Inter, dodicesima con un punto in meno degli uomini capitanati ancora dal ‘Balilla’ Meazza. Il club rossonero è appena sopra la zona retrocessione, con un bilancio in parità tra gol fatti e gol subiti –53- soprattutto grazie al solito Boffi, che segna 22 volte ed è per la terza volta capocannoniere di serie A. Lo scudetto va alla Roma, mentre Meazza non ripete l’exploit dell’anno prima, disputando un torneo anonimo. Il Milano si comporta bene, invece, in Coppa Italia: arriva in finale, ma lascia il trofeo alla Juve. Mister Magnozzi schiera questo undici tipo: Rossetti; Boniforti, Toppan; Antonini, Remondini, Todeschini; Meazza, Cappello; Bollano, Boffi, Rosellini.
DIFESA TRABALLANTE. L’avvio è di quelli col botto: Milano-Modena 7-1, con roboante tripletta di Boffi. Il cannoniere, alla sesta stagione a Milano, tocca 100 reti in rossonero. I nuovi acquisti Rosellini e Bollano, autore di due reti, esordiscono andando subito a bersaglio: di Cappello, 14 reti l’anno prima, l’ultimo sigillo. Il Milano nonostante l’avvio col botto, alla seconda giornata crolla a Napoli, trafitto dall’ex non troppo indimenticato Umberto Menti I (1-2). A rialzare la baracca ci pensa sempre Boffi, a bersaglio col Bologna (2-0, gol suo più autogol felsineo). Il bomber è sempre il rossonero più in forma, ma la squadra non è alla sua altezza: ovvio il ko nel match con la Juve (3-2), scandita dalla doppietta, manco a dirla, di ‘Aldun’. Il centravanti lombardo ha però finalmente trovato una buona spalla nell’ottimo Cappello: il duo abbatte il Genova (3-0, con bis del regista avanzato) e dà speranze alla tifoseria. Ma è proprio un Milano che arranca: ko con la Roma (0-2) e con la Fiorentina (3-4), in casa con l’Atalanta (1-3, griffe di Boffi) e a Venezia (2-0), pari con la Triestina (2-2, Boffi e Bollano) e altro scivolone in casa del Torino, uno 0-1 segnato dal gol del più giovane e promettente dei fratelli Menti, vicentini. Meazza, purtroppo, è appesantito e poco incisivo; Bollano e Rosellini vanno a fasi alterne, e raramente trovano il gol: succede col Liguria, quando però il banchetto è stato già aperto dallo scardinatore Boffi (3-2). La regia a centrocampo è insufficiente, e i m uscoli di Antonimi e Todeschini prevalgono sulla qualità. La gara con la Lazio termina 2-2, ma la sfida Boffi-Piola è vinta questa volta dal rossonero, con 2 reti a una. Il derby diventa la giornata perfetta per ritrovare il morale: il Milano tira fuori l’orgoglio e doma l’Ambrosiana con reti di Boffi e Degli Esposti, ripescato dalla naftalina in una delle sue uniche 5 apparizioni stagionali: una domenica indimenticabile per lui. Boffi prende per mano il Milano, si veste da corsaro ed espugna Livorno (2-0), ma la squadra crolla ancora: 0-1 a Modena, 1-3 a Bologna, 1-1 con la Juve (grazie ad un autogol) e Genova (a segno l’alterno Bollano). In mezzo, solo il 3-1 col Napoli, conquistato grazie alla vena ritrovata di Cappello (2 centri) e dal solito killer instinct di Boffi. Il Milan ospita la Roma da sfavorito, ma il match di San Siro è uno spettacolo. Le squadre giocano a viso aperto, e alla fine i rossoneri si impongono per 4-2: sul taccuino finiscono il primo gol stagionale di Meazza, la doppietta di Bollano e il guizzo immancabile di Boffi. Il Balilla e Bollano, che si è sbloccato, sono le buone notizie in casa Milan: il capitano rossonero, infatti, va a bersaglio anche con la Fiorentina (2-1 completato da Boffi), dimostrando che l’età fiacca il corpo ma non il feeling col gol. Il Milan è nel suo momento migliore, e va a Bergamo per vincere: apre Boffi, chiude Cappello, 2-0 ipotecato. Boffi lascia il suo marchio anche nell’1-1 col Venezia. Il protagonista del pareggio a Trieste è invece il grintoso mediano Todeschini: è lui che segna il 2-2 finale, dopo che Cappello aveva aperto la sfida con un altro dei suoi numerosi gol. Il momento positivo termina bruscamente, con un 2-5 casalingo buscato dal Torino di Menti II, autore di una tripletta pesante: ancora a segno, nel Milano, Meazza. Perde anche la testa, il Milano, che crolla col Liguria (0-1) e ne busca 5 (a 2) anche dalla Lazio, sempre in casa. I meccanismi difensivi sono alquanto arrugginiti, e Boniforti e Toppan non garantiscono adeguata copertura a Rossetti. Il derby di ritorno termina 2-2: come all’andata va a bersaglio Boffi (che è un’abitudine), e come all’andata va in rete un volto insolito: prima Degli Esposti, ora il giovane esordiente Tra panelli. All’ultimo turno, il Livorno vince a Milano e i tifosi restano alquanto perplessi. Esaltante la corsa in Coppa Italia: il Milano elimina Fiorentina (4-1: Boffi, bis di Bollano, Meazza), Lazio (4-2: Rosellini, Antonini, Bollano e la riserva Sandroni rimontano lo 0-2 iniziale), Reggiana (6-0 con poker di Boffi!), Venezia (2-1: Meazza e Cappello) ed arriva in finale con la Juve: 1-1 all’andata (Cappello, tanto per gradire) ma rovinoso 1-4 a Torino: la Coppa resta un sogno.
BOFFI A TUTTA FORZA. L’eredità del ‘gatto’ Zorzan è pesante: ormai a fine carriera, l’anziano numero uno aveva lasciato la porta l’anno prima a Micheloni, ma presto era dovuto tornare a infilare scarpette e maglietta nera per dare ancora una mano al vecchio Diavolo. Bocciato Micheloni, Magnozzi prova a lanciare Rossetti: 29 gare per lui e un rendimento discreto, tanto che resterà al Milan fino al 1951. Zorzan si accontenta di pochissime briciole. Per i difensori è una stagione traumatica: il pur ottimo Boniforti, alla terza stagione nel Milan (32 gare) e il ruvido Toppan (30 gare) soffrono non poco le incursioni avversarie. Fa poco filtro il centrocampo, pur dotato dei polmoni di Antonini (34 matche 1 gol nella sua quinta annata a Milano) e della grinta di Remondini (31 gare, anche lui alla quinta stagione) e Todeschini (32 incontri e 3 gol). Magnozzi arretra Meazza e Cappello in cabina di regia offensiva: Gino Cappello, già autore di 14 reti l’anno ptima, si conferma prolifico e scaltro uomo d’attacco, realizzando 12 gol (10 in campionato) in 35 partite, non giocando da centravanti. Continuità e qualità sono le doti del Gino, molto gradito a San Siro. Va meno bene l’esperimento con Meazza, che veste ancora la fascia di capitano: l’anziano Balilla, 6 reti in mezza stagione nel 1940/41, conta solo 5 centri (3 in campionato), poco fiato e riflessi appannati: dopo queste altre 27 partite, si conclude la sua parentesi con i colori rossoneri, visto che nella stagione successiva rinascerà per l’ennesima volta e con un’altra rivale storica: la Juventus, dove segnerà 9 reti prima di tornare all’Inter dopo aver vestito anche i colori di Varese e Atalanta. In attacco, Boffi è il Signore incontrastato del gol: ne segna altri 28, 22 solo in campionato, vincendo la terza classifica dei cannonieri della sua brillante carriera. Giunto ormai alla sesta stagione rossonera, Boffi sale a 125 centri in maglia rossonera, diventando il più prolifico cannoniere della storia del Diavolo. Al debutto col Modena (7-1) segna una tripletta che lo porta dritto a quota 100, poi trafigge in serei Bologna, Genova, Atalanta, Triestina, Liguria, ancora Bologna, Napoli, Roma, Fiorentina, Venezia, di nuovo l’Atalanta, ancora il Venezia. Va a bersaglio in entrambi i derby, e all’andata il suo 2-1 finale è pesantissimo: il Milan chiude la stagione a +1 sui cugini. Per volte, Boffi realizza una doppietta: le vittime sono Juventus, Lazio, Livorno. In Coppa Italia esplode anche un poker, contro la Reggiana: un bomber implacabile che nessuno sembra fermare. Non all’altezza i suoi partner: troppo discontinui e senza fiuto per il gol Rosellini (34 gare e 5 gol) e Bollano, che pur realizza 11 gol (8 in campionato) in 28 gare: doppietta all’esordio, doppietta alla Roma e diverse reti in extremis per sbrogliare qualche situazione difficile. Degli Esposti, ex titolare senza troppi meriti, gioca solo 5 volte ma segna un gol pesante nel deerby d’andata, vinto 2-1. Solo pochi spiccioli di torneo per Sandroni, Granata, Guagnetti, Tra panelli, Vannucci, Ventura. LA SCHEDA DI ALDO BOFFI.
Dopo una stagione strepitosa –terzo posto, Boffi straripante principe del gol, Meazza rinato sotto gli stendardi un tempo nemici- il Milano si avvicina alla nuova stagione in piena seconda guerra mondiale: viene addirittura abbandonato San Siro per irraggiungibilità, causata dalla carenza di energia elettrica. La squadra, rinforzata da elementi discreti come il portiere Rossetti e gli attaccanti Rosellini e Bollano, si sposta alla Civica Arena e viene affidata all’ex ala rossonera Mario Magnozzi, già bandiera del Livorno. Magnozzi arretra sulla trequarti Cappello e Meazza, per far spazio ai nuovi centravanti ai fianchi del principe Boffi. La stagione è discreta, ma il Milano totalizza 3 punti nelle ultime 7 gare e termina con un deludente decimo posto. Stagione fallimentare anche per l’Inter, dodicesima con un punto in meno degli uomini capitanati ancora dal ‘Balilla’ Meazza. Il club rossonero è appena sopra la zona retrocessione, con un bilancio in parità tra gol fatti e gol subiti –53- soprattutto grazie al solito Boffi, che segna 22 volte ed è per la terza volta capocannoniere di serie A. Lo scudetto va alla Roma, mentre Meazza non ripete l’exploit dell’anno prima, disputando un torneo anonimo. Il Milano si comporta bene, invece, in Coppa Italia: arriva in finale, ma lascia il trofeo alla Juve. Mister Magnozzi schiera questo undici tipo: Rossetti; Boniforti, Toppan; Antonini, Remondini, Todeschini; Meazza, Cappello; Bollano, Boffi, Rosellini.
DIFESA TRABALLANTE. L’avvio è di quelli col botto: Milano-Modena 7-1, con roboante tripletta di Boffi. Il cannoniere, alla sesta stagione a Milano, tocca 100 reti in rossonero. I nuovi acquisti Rosellini e Bollano, autore di due reti, esordiscono andando subito a bersaglio: di Cappello, 14 reti l’anno prima, l’ultimo sigillo. Il Milano nonostante l’avvio col botto, alla seconda giornata crolla a Napoli, trafitto dall’ex non troppo indimenticato Umberto Menti I (1-2). A rialzare la baracca ci pensa sempre Boffi, a bersaglio col Bologna (2-0, gol suo più autogol felsineo). Il bomber è sempre il rossonero più in forma, ma la squadra non è alla sua altezza: ovvio il ko nel match con la Juve (3-2), scandita dalla doppietta, manco a dirla, di ‘Aldun’. Il centravanti lombardo ha però finalmente trovato una buona spalla nell’ottimo Cappello: il duo abbatte il Genova (3-0, con bis del regista avanzato) e dà speranze alla tifoseria. Ma è proprio un Milano che arranca: ko con la Roma (0-2) e con la Fiorentina (3-4), in casa con l’Atalanta (1-3, griffe di Boffi) e a Venezia (2-0), pari con la Triestina (2-2, Boffi e Bollano) e altro scivolone in casa del Torino, uno 0-1 segnato dal gol del più giovane e promettente dei fratelli Menti, vicentini. Meazza, purtroppo, è appesantito e poco incisivo; Bollano e Rosellini vanno a fasi alterne, e raramente trovano il gol: succede col Liguria, quando però il banchetto è stato già aperto dallo scardinatore Boffi (3-2). La regia a centrocampo è insufficiente, e i m uscoli di Antonimi e Todeschini prevalgono sulla qualità. La gara con la Lazio termina 2-2, ma la sfida Boffi-Piola è vinta questa volta dal rossonero, con 2 reti a una. Il derby diventa la giornata perfetta per ritrovare il morale: il Milano tira fuori l’orgoglio e doma l’Ambrosiana con reti di Boffi e Degli Esposti, ripescato dalla naftalina in una delle sue uniche 5 apparizioni stagionali: una domenica indimenticabile per lui. Boffi prende per mano il Milano, si veste da corsaro ed espugna Livorno (2-0), ma la squadra crolla ancora: 0-1 a Modena, 1-3 a Bologna, 1-1 con la Juve (grazie ad un autogol) e Genova (a segno l’alterno Bollano). In mezzo, solo il 3-1 col Napoli, conquistato grazie alla vena ritrovata di Cappello (2 centri) e dal solito killer instinct di Boffi. Il Milan ospita la Roma da sfavorito, ma il match di San Siro è uno spettacolo. Le squadre giocano a viso aperto, e alla fine i rossoneri si impongono per 4-2: sul taccuino finiscono il primo gol stagionale di Meazza, la doppietta di Bollano e il guizzo immancabile di Boffi. Il Balilla e Bollano, che si è sbloccato, sono le buone notizie in casa Milan: il capitano rossonero, infatti, va a bersaglio anche con la Fiorentina (2-1 completato da Boffi), dimostrando che l’età fiacca il corpo ma non il feeling col gol. Il Milan è nel suo momento migliore, e va a Bergamo per vincere: apre Boffi, chiude Cappello, 2-0 ipotecato. Boffi lascia il suo marchio anche nell’1-1 col Venezia. Il protagonista del pareggio a Trieste è invece il grintoso mediano Todeschini: è lui che segna il 2-2 finale, dopo che Cappello aveva aperto la sfida con un altro dei suoi numerosi gol. Il momento positivo termina bruscamente, con un 2-5 casalingo buscato dal Torino di Menti II, autore di una tripletta pesante: ancora a segno, nel Milano, Meazza. Perde anche la testa, il Milano, che crolla col Liguria (0-1) e ne busca 5 (a 2) anche dalla Lazio, sempre in casa. I meccanismi difensivi sono alquanto arrugginiti, e Boniforti e Toppan non garantiscono adeguata copertura a Rossetti. Il derby di ritorno termina 2-2: come all’andata va a bersaglio Boffi (che è un’abitudine), e come all’andata va in rete un volto insolito: prima Degli Esposti, ora il giovane esordiente Tra panelli. All’ultimo turno, il Livorno vince a Milano e i tifosi restano alquanto perplessi. Esaltante la corsa in Coppa Italia: il Milano elimina Fiorentina (4-1: Boffi, bis di Bollano, Meazza), Lazio (4-2: Rosellini, Antonini, Bollano e la riserva Sandroni rimontano lo 0-2 iniziale), Reggiana (6-0 con poker di Boffi!), Venezia (2-1: Meazza e Cappello) ed arriva in finale con la Juve: 1-1 all’andata (Cappello, tanto per gradire) ma rovinoso 1-4 a Torino: la Coppa resta un sogno.
L'allenatore Mario Magnozzi con i 'nuovi': Mattioni, Bonomi, Bollano e Sandroni.
BOFFI A TUTTA FORZA. L’eredità del ‘gatto’ Zorzan è pesante: ormai a fine carriera, l’anziano numero uno aveva lasciato la porta l’anno prima a Micheloni, ma presto era dovuto tornare a infilare scarpette e maglietta nera per dare ancora una mano al vecchio Diavolo. Bocciato Micheloni, Magnozzi prova a lanciare Rossetti: 29 gare per lui e un rendimento discreto, tanto che resterà al Milan fino al 1951. Zorzan si accontenta di pochissime briciole. Per i difensori è una stagione traumatica: il pur ottimo Boniforti, alla terza stagione nel Milan (32 gare) e il ruvido Toppan (30 gare) soffrono non poco le incursioni avversarie. Fa poco filtro il centrocampo, pur dotato dei polmoni di Antonini (34 matche 1 gol nella sua quinta annata a Milano) e della grinta di Remondini (31 gare, anche lui alla quinta stagione) e Todeschini (32 incontri e 3 gol). Magnozzi arretra Meazza e Cappello in cabina di regia offensiva: Gino Cappello, già autore di 14 reti l’anno ptima, si conferma prolifico e scaltro uomo d’attacco, realizzando 12 gol (10 in campionato) in 35 partite, non giocando da centravanti. Continuità e qualità sono le doti del Gino, molto gradito a San Siro. Va meno bene l’esperimento con Meazza, che veste ancora la fascia di capitano: l’anziano Balilla, 6 reti in mezza stagione nel 1940/41, conta solo 5 centri (3 in campionato), poco fiato e riflessi appannati: dopo queste altre 27 partite, si conclude la sua parentesi con i colori rossoneri, visto che nella stagione successiva rinascerà per l’ennesima volta e con un’altra rivale storica: la Juventus, dove segnerà 9 reti prima di tornare all’Inter dopo aver vestito anche i colori di Varese e Atalanta. In attacco, Boffi è il Signore incontrastato del gol: ne segna altri 28, 22 solo in campionato, vincendo la terza classifica dei cannonieri della sua brillante carriera. Giunto ormai alla sesta stagione rossonera, Boffi sale a 125 centri in maglia rossonera, diventando il più prolifico cannoniere della storia del Diavolo. Al debutto col Modena (7-1) segna una tripletta che lo porta dritto a quota 100, poi trafigge in serei Bologna, Genova, Atalanta, Triestina, Liguria, ancora Bologna, Napoli, Roma, Fiorentina, Venezia, di nuovo l’Atalanta, ancora il Venezia. Va a bersaglio in entrambi i derby, e all’andata il suo 2-1 finale è pesantissimo: il Milan chiude la stagione a +1 sui cugini. Per volte, Boffi realizza una doppietta: le vittime sono Juventus, Lazio, Livorno. In Coppa Italia esplode anche un poker, contro la Reggiana: un bomber implacabile che nessuno sembra fermare. Non all’altezza i suoi partner: troppo discontinui e senza fiuto per il gol Rosellini (34 gare e 5 gol) e Bollano, che pur realizza 11 gol (8 in campionato) in 28 gare: doppietta all’esordio, doppietta alla Roma e diverse reti in extremis per sbrogliare qualche situazione difficile. Degli Esposti, ex titolare senza troppi meriti, gioca solo 5 volte ma segna un gol pesante nel deerby d’andata, vinto 2-1. Solo pochi spiccioli di torneo per Sandroni, Granata, Guagnetti, Tra panelli, Vannucci, Ventura. LA SCHEDA DI ALDO BOFFI.
MILANSTORY: ALDO BOFFI
Aldo Boffi, un ciclone su Milano: negli anni duri del Milan anteguerra, il bomber di Giussano segna 136 reti in 9 stagioni, diventando un mito del primo mezzo secolo di vita rossonero. Il suo record di gol è rimasto imbattuto per decenni.
GIUSSANO (MI), 26/01/1915. ATTACCANTE. Dall’alto dei suoi 136 gol con la maglia rossonera, Aldo Boffi è passato alla storia come uno dei più grandi cannonieri della storia rossonera. Un principe del gol capace di mettere in fila ripettivamente 15, 19, 21, 24, 18 e 28 reti nei primi 6 anni milanesi. Boffi, arrivato nel 1936, veste la casacca del Diavolo per nove stagioni, in un periodo non facile per la società meneghina, cogliendo risultati positivi sia a livello di club che personale, i quali sono citati obbligatoriamente i tre successi nella classifica dei cannonieri del campionato nazionale. Nato a Giussano (MI) il 26 gennaio 1915. Inizia a giocare nella Vis Nova, club della sua città, e a 18 anni passa al Seregno, in serie B. Nonostante la squadra mediocre, che retrocesse, Boffi si laureò capocannoniere del torneo cadetto. Rimase con gli azzurri brianzoli anche in C, per una stagione. Una volta scrisse di lui ‘il Calcio Illustrato’: ‘Campionato di serie C 35/36, a Casale, contro i nerostellati, calcio di punizione. Tira Boffi e il portiere Ceresa si slancia per la parata. Agguanta la sfera, fa la presa e.. vola direttamente in porta. Lui e il pallone. Una cosa sbalorditiva!’. Bologna, Fiorentina e Milan se lo contendono a suon di quattrini: la spuntano i rossoneri, per la felicità del ragazzo, tifoso del Diavolo da sempre. L’ingresso in squadra è difficile: timidissimo, Boffi soffre la concorrenza di Moretti, Gabardo, Capra e Zandali. Dopo un esordio incolore v iene addirittura spedito in tribuna. Ma reagisce con i fatti, matura in fretta e batte anche il suo carattere introverso. Il destino svolta con l’infortunio di Zandali: Boffi torna in campo col Novara, e realizza il gol decisivo. Conclude la prima stagione milanese con 8 gol in campionato e 15 totali, lasciando subito intuire le potenzialità dei grandi attaccanti. L’esplosione definitiva avviene l’anno dopo, condito da 19 reti (16 in serie A). ‘Aldun’ iniziò la goleada con una doppietta al Liguria, al debutto, infilando reti a raffica e doppiette in quantità industriale: Bari, Napoli, Genova. Alla Lucchese rifilò addirittura una tripletta coi fiocchi (4-0), trascinando il Milan ad un quarto posto insperato. In allenamento, una volta Boffi vinse le mille lire messe in palio da mister Felsner a chi fosse riuscito a segnare direttamente dalla bandierina del corner! La terza stagione spedisce in orbita il ciclone Boffi: 19 reti, 21 totali e primo posto nella classifica marcatori. Tuttavia non era un Milan brillante, e difatti concluse l’annata solo al non posto, con un gran valzer di tecnici. Sempre Boffi sugli scudi: memorabile la tripletta al Bari o le doppiette a Lazio e Modena. Sua anche la rete del 2-0 sulla grande Juventus, che poi però pareggerà il match (2-2), o il rigore che apre un gustoso 3-1 nel derby con l’Ambrosiana Inter. Nel 1939/40 Boffi migliora ancora il suo record, confermandosi Re del Gol Nazionale: 24 reti in 30 partite, un bottino lauto. Il Milan conclude ancora in posizioni di retrovia, ottavo. Ormai i gol e le doppiette del bomber non fanno più scalpore: col Modena Aldun si scatena e realizza addirittura un poker, in un filotto di 9 partite sempre a segno (14 reti parziali).
Attaccante potentissimo e discretamente dotato di tecnica, Boffi era un portento sui colpi di testa. Sfondava nelle difese con astuzia e fiuto del gol inarrivabile, aiutava la squadra con i suoi movimenti anche quando non gli venivano affiancati dei partner all’altezza e terrorizzava le difese avversarie con temibili incursioni palla al piede. In azzurro Boffi è chiuso dal suo ‘rivale’ Piola, e si deve accontentare di 2 sole presenze in Nazionale. Nel ’41, Boffi si accontenta di 18 reti complessive, uno score ancora ricco per un attaccante di medio livello. A gennaio gli viene affiencato Peppino Meazza, leggenda dell’Inter: assieme all’ottimo gino Cappello, i due compongono un attacco invidiabile, che trascina finalmente in alto il Milano: terzo posto. Spicca, per Boffi, la tripletta alla Fiorentina, oltre a qualche doppietta pesante. Torna al comando della classifica dei goleador l’anno dopo, per la terza volta, grazie alla bellezza di 22 gol in 26 partite: il bottino stagionale, 28 centri in 31 apparizioni, parla da sé. In quella stagione fece scalpore un suo gol al Novara: una punizione da metà campo con cui sfondò la rete. Il Milan, visto anche il calo di rendimento di Meazza, torna a deludere e conclude al 12° posto. Per Boffi inizia un momento un po’ difficile, tra la guerra e qualche panchina di troppo gioca poco e nelle ultime brevi stagioni raccoglie solo 20 gare e altri 11 gol, svettando tra i maggiori goleador della storia societaria. A fine carriera Boffi si trasferì all’Atalanta. Andava al campo in bicicletta, e una volta si beccò un’acquazzone incredibile per il quale si sfogò in campo, con una tripletta. La seconda guerra mondiale abbreviò la sua carriera, ma la grandezza di Boffi restò immutata grazie a quei 136 centri con la maglia rossonera, un record che rimarrà inviolato per decenni. Lo stesso Boffi rivelerà di rivedersi, successivamente, nelle discese di Riva: ‘Lui è più bravo di me con i piedi, ma di testa ero meglio io!’. Onestà professionale di un centravanti con la C maiuscola.
lunedì 13 luglio 2009
VARESE-MILAN 0-2 (AMICHEVOLE)
IL MILAN RIPARTE DA INZAGHI
IL GOLEADOR NON PERDE IL VIZIO E VA IN RETE AL DEBUTTO
IL GOLEADOR NON PERDE IL VIZIO E VA IN RETE AL DEBUTTO
VARESE, 12 luglio 2009 - Il Milan riparte da Filippo Inzaghi: 2-0 al Varese con doppietta dell'insaziabile bomber. Ma scatta anche all'insegna del 4-3-3; il modulo formato Leonardo che inaugura la sua era. Il nuovo allenatore rossonero schiera Kalac in porta; Antonini, Nesta, Thiago Silva e Jankulovski in difesa; Gattuso, Seedorf e Flamini a centrocampo, quindi il tridente, con il vice-Pato Borriello, Inzaghi e Ronaldinho. Evidenti gli input del tecnico: esterni difensivi pronti a spingere sulle fasce, squadra corta, scambi veloci e pressing sugli avversari. Dettami che i rossoneri seguono alla lettera, anche se le gambe sono di legno e i carichi di lavoro delle dodici sedute fin qui sostenute, si fanno sentire. Indicazioni comunque positive. Inzaghi a parte, proprio da Dinho che come un diesel carbura lentamente, ma poi fa vedere di che pasta è fatto.
Pegaso inzaghi non perde il vizio — Ma il nuovo Milan ci prova. Bello il destro di Seedorf al 2', di poco a lato, su assist di tacco di Ronaldinho. Una partenza convincente, anche se i collegamenti fra i reparti sono arruginiti. All'11' arriva il primo gol. L'autore? Tanto per cambiare l'abbonato Pippo Inzaghi che riceve al limite e infila di destro sul primo palo. Spettacolare la sassata di Seedorf al 24' su punizione, ma il bolide va a sbattere contro la traversa. Al 34', Del Sante colpisce il palo con un colpo di testa ravvicinato grazie alla complicità di Kalac che si dimentica di uscire e della difesa rossonera, tra l'altro in superiorità numerica. Una grana atavica, quella della palla inattiva, che Leonardo dovrà risolvere in fretta. Nella ripresa spazio a Favalli, Oddo e Storari; fuori Nesta, Antonini e Kalac. E subito il raddoppio di Inzaghi al 3'. Ma il capolavoro lo fa Ronaldinho con un numero d'alta scuola sulla linea di fondo. Abile e mattere davanti alla porta per il cannibale che deve solo spingere in rete. Pippo esce al 16' per Zigoni; dentro anche Albertazzi e Strasser; out Jankulovski e Gattuso. Dinho saluta al 30' con Borriello, Seedorf e Thiago per i giovanissimi Ikande, Oduamandi, Beretta e, chi si rivede, Kaladze. Esperimenti utili a far rifiatare i senatori, ma comunque in grado di mantenere il risultato. Silvio Berlusconi in tribuna al Franco Ossola di Varese. Berlusconi — Soddisfatto Silvio Berlusconi, spettatore di lusso in tribuna. Ma il patron è stato chiaro: "Il Milan deve innestare un'altra marcia rispetto al passato". Un diktat quello del presidente del Consiglio, che oggi ha seguito da vicino la sua squadra, prima con una visita a Milanello e poi durante la prima amichevole stagionale. A Milanello, Berlusconi ha parlato a Gattuso e compagni, "non per dire cose di rito, ma un po' diverse - ha rivelato il premier - affinchè si possa veramente innestare un'altra marcia rispetto al passato, con qualche innovazione tattica e sempre con la grande volontà di fare il Milan". Una chiara stoccata a Carlo Ancelotti, più volte messo sotto accusa nel suo ultimo campionato italiano. E poi l'affondo: "Cioè di scendere in campo e divertire, di essere padroni del campo e del gioco, e di giocare anche con qualche ragionevole tattica che l'anno scorso non è stata applicata". "largo ai giovani" — Riferendosi all'intervista rilasciata negli scorsi giorni alla Gazzetta dello Sport in cui aveva dichiarato che il Milan è alla pari dell'Inter, Berlusconi ha chiarito che "il Milan dal punto di vista tecnico ha giocatori che altre squadre non hanno". "Mi hanno fatto una domanda sull'Inter, che io apprezzo sul piano atletico e del vigore fisico, ma - ha aggiunto - il coefficiente di classe dei vari Pirlo, Seedorf, Ronaldinho e Pato, non credo abbia eguali in Italia". Infine due considerazioni: Dinho? Deve essere l'uomo in più del Milan. Anche i giocatori vogliono che sia il suo anno. Luis Fabiano? Non so quante possibilità ci sono; preferirei pensare ai giovani come Zigoni, per esempio; continuerei su questa linea e poi abbiamo tante alternative in attacco. Non siamo disposti a fare spese folli". E a un tifoso piuttosto indispettito che a gran voce gli ha rinfacciato la cessione di Kakà e lo ha invitato a comprare "nuovi giocatori, ma non quelli finiti", ha replicato: "Siamo stati costretti, dovevi dircelo se avevi 75 milioni di euro da darci...".
martedì 7 luglio 2009
2009/2010: PARTITA LA NUOVA STAGIONE
NUOVO MILAN ALLA PARTENZA
MILANELLO (Varese), 6 luglio 2009 - l passaparola? Fiducia. I fuochi d'artificio? Dimenticati. Tempi di cinghie tirate; di spese oculate. Ma l'ottimismo regge. "Il Milan continuerà a essere il Milan" dice Adriano Galliani nella conferenza stampa che apre la stagione rossonera. D'altronde lo stesso Silvio Berlusconi non ci ha pensato nemmeno una volta: "Il mio Milan è forte come l'Inter" ha confessato alla Gazzetta.
RABBIA E FUTURO. Ma vai a dirlo ai tifosi. Confusi e abbandonati, a Milanello non c'è stata l'invasione. Irriducibili sentimentalisti che hanno urlato il loro amore con rabbia, ancora feriti per la cessione di Kakà, totem ineguagliabile. C'è chi ha alzato la voce e il tiro uscendo dalle righe: "Contestare è giusto - dice Galliani -, ma nessuno di noi sta smantellando; abbiamo solo deciso di tenere d'occhio il bilancio e di pensare ai giovani. Abbiamo Pato, talento indiscusso, poi Beretta, Zigoni e Di Gennaro che sono garanzia di futuro".
LA VITA CONTINUA. L'amministratore delegato saluta tutti. Ma proprio tutti. Dice: "Eccoci al 24esimo appuntamento targato Berlusconi; il club più titolato al mondo". Sottolinea: "Nessuno è come il Milan in Europa e nel mondo. Siamo unici e orgogliosi di questo. Ma oggi è il tempo del rinnovamento: ecco il nuovo allenatore Leonardo e il nuovo capitano Ambrosini". Insomma, per Galliani "la vita continua". Anche senza Kakà, proprio come accade a Manchester dove tutti attendono novità senza fiatare dopo la partenza di Cristiano Ronaldo eTevez. La questione è sempre la stessa: il mondo del calcio deve combattere contro la "concorrenza sleale" della Spagna.
ABBONAMENTI. Non è sua abitudine arrampicarsi sugli specchi e va nel dettaglio: "Il Milan ha saputo rinnovarsi, è sopravvissuto a tutto e a tutti. Sembrava che dopo Sacchi finisse il mondo, poi arrivarono Capello, Zaccheroni e Ancelotti. E adesso ripartiamo con Leo. Tutte scelte innovative nel Dna del Milan. Leonardo come Sacchi e Capello: nessuno aveva allenato in serie A. Ecco Leonardo che riteniamo all'altezza del ruolo. E' partito solo Kakà e partirà solo lui". Agguerrito e come sempre inattaccabile. Anche piccato quando bacchetta la stampa, ricordando che a oggi sono stati prelazionati 6724 abbonamenti contro gli 8493 dello scorso anno: "Certo c'è stato un calo, ma minimo: vuole dire che la maggior parte dei tifosi è d'accordo con la società".
LEO E L'UMILTA'. Leonardo ascolta con attenzione mantenendo vivo l'ottimismo: "Dopo un mese sono ancora più convinto della mia scelta. Mi sento bene nei panni di allenatore del Milan. Paolo e Kakà non ci sono più, ma con Ambrosini rimane un po' di dna rossonero". E guai a parlargli di Milan più debole: "So che abbiano una rosa di grande talento. Sono convinto che da questo gruppo può nascere una squadra competitiva. Ho tante idee in mente. Velocità e intensità; sono sicuro che possiamo fare grandi cose". Breve pausa; poi avverte: "Ma occorre cambiare mentalità; ci vuole umiltà".
LUIS FABIANO. Leonardo non ha dubbi: "Ronaldinho è un talento. Ora deve prendersi le sue responsabilità. Deve allenarsi. E' una risorsa: deve tirare fuori tutta le sua enorme classe". Un'altra scommessa per il nuovo allenatore del Milan che non considera ingombranti Galliani e Berlusconi. "Il presidente è sognatore e passionale; vuole vincere 8-0 gestendo sempre la palla. Io voglio che i miei ragazzi la sappiano nascondere la palla; ce l'ho dentro. Sono brasiliano". E fa i conti: "Spero nel recupero completo di Nesta. La spinta sulle fasce? La storia di Cissokho ha un po' complicato le cose". Ma Leonardo, che non abbandona mai il sorriso, non fa drammi. Sull'attaccante preferisce Luis Fabiano a Huntelaar: "L'olandese è giocatore d'area, Luis Fabiano fa sponda, tiene la palla e garantisce più movimento".
PIRLO ED ETO'O. Conferenza stampa con poco batticuore, insomma. Vale la pena di ricordare qualche battuta di Galliani. Come quella su Pirlo. "Non è in vendita; non mi risulta che vada via. Se dovesse arrivare un'offerta verrà informato, ma lui vuole restare con noi. Eto'o? E' un giocatore importante che chiede troppi soldi; una cifra esagerata". Gli obiettivi del Milan? Vale la pena di ricordarlo: "Uno dei primi tre posti - sostiene l'a.d. - abbiamo l'organico per farlo e andare avanti in Champions". Da 'Gazzetta.it'
MILANELLO (Varese), 6 luglio 2009 - l passaparola? Fiducia. I fuochi d'artificio? Dimenticati. Tempi di cinghie tirate; di spese oculate. Ma l'ottimismo regge. "Il Milan continuerà a essere il Milan" dice Adriano Galliani nella conferenza stampa che apre la stagione rossonera. D'altronde lo stesso Silvio Berlusconi non ci ha pensato nemmeno una volta: "Il mio Milan è forte come l'Inter" ha confessato alla Gazzetta.
RABBIA E FUTURO. Ma vai a dirlo ai tifosi. Confusi e abbandonati, a Milanello non c'è stata l'invasione. Irriducibili sentimentalisti che hanno urlato il loro amore con rabbia, ancora feriti per la cessione di Kakà, totem ineguagliabile. C'è chi ha alzato la voce e il tiro uscendo dalle righe: "Contestare è giusto - dice Galliani -, ma nessuno di noi sta smantellando; abbiamo solo deciso di tenere d'occhio il bilancio e di pensare ai giovani. Abbiamo Pato, talento indiscusso, poi Beretta, Zigoni e Di Gennaro che sono garanzia di futuro".
LA VITA CONTINUA. L'amministratore delegato saluta tutti. Ma proprio tutti. Dice: "Eccoci al 24esimo appuntamento targato Berlusconi; il club più titolato al mondo". Sottolinea: "Nessuno è come il Milan in Europa e nel mondo. Siamo unici e orgogliosi di questo. Ma oggi è il tempo del rinnovamento: ecco il nuovo allenatore Leonardo e il nuovo capitano Ambrosini". Insomma, per Galliani "la vita continua". Anche senza Kakà, proprio come accade a Manchester dove tutti attendono novità senza fiatare dopo la partenza di Cristiano Ronaldo eTevez. La questione è sempre la stessa: il mondo del calcio deve combattere contro la "concorrenza sleale" della Spagna.
ABBONAMENTI. Non è sua abitudine arrampicarsi sugli specchi e va nel dettaglio: "Il Milan ha saputo rinnovarsi, è sopravvissuto a tutto e a tutti. Sembrava che dopo Sacchi finisse il mondo, poi arrivarono Capello, Zaccheroni e Ancelotti. E adesso ripartiamo con Leo. Tutte scelte innovative nel Dna del Milan. Leonardo come Sacchi e Capello: nessuno aveva allenato in serie A. Ecco Leonardo che riteniamo all'altezza del ruolo. E' partito solo Kakà e partirà solo lui". Agguerrito e come sempre inattaccabile. Anche piccato quando bacchetta la stampa, ricordando che a oggi sono stati prelazionati 6724 abbonamenti contro gli 8493 dello scorso anno: "Certo c'è stato un calo, ma minimo: vuole dire che la maggior parte dei tifosi è d'accordo con la società".
LEO E L'UMILTA'. Leonardo ascolta con attenzione mantenendo vivo l'ottimismo: "Dopo un mese sono ancora più convinto della mia scelta. Mi sento bene nei panni di allenatore del Milan. Paolo e Kakà non ci sono più, ma con Ambrosini rimane un po' di dna rossonero". E guai a parlargli di Milan più debole: "So che abbiano una rosa di grande talento. Sono convinto che da questo gruppo può nascere una squadra competitiva. Ho tante idee in mente. Velocità e intensità; sono sicuro che possiamo fare grandi cose". Breve pausa; poi avverte: "Ma occorre cambiare mentalità; ci vuole umiltà".
LUIS FABIANO. Leonardo non ha dubbi: "Ronaldinho è un talento. Ora deve prendersi le sue responsabilità. Deve allenarsi. E' una risorsa: deve tirare fuori tutta le sua enorme classe". Un'altra scommessa per il nuovo allenatore del Milan che non considera ingombranti Galliani e Berlusconi. "Il presidente è sognatore e passionale; vuole vincere 8-0 gestendo sempre la palla. Io voglio che i miei ragazzi la sappiano nascondere la palla; ce l'ho dentro. Sono brasiliano". E fa i conti: "Spero nel recupero completo di Nesta. La spinta sulle fasce? La storia di Cissokho ha un po' complicato le cose". Ma Leonardo, che non abbandona mai il sorriso, non fa drammi. Sull'attaccante preferisce Luis Fabiano a Huntelaar: "L'olandese è giocatore d'area, Luis Fabiano fa sponda, tiene la palla e garantisce più movimento".
PIRLO ED ETO'O. Conferenza stampa con poco batticuore, insomma. Vale la pena di ricordare qualche battuta di Galliani. Come quella su Pirlo. "Non è in vendita; non mi risulta che vada via. Se dovesse arrivare un'offerta verrà informato, ma lui vuole restare con noi. Eto'o? E' un giocatore importante che chiede troppi soldi; una cifra esagerata". Gli obiettivi del Milan? Vale la pena di ricordarlo: "Uno dei primi tre posti - sostiene l'a.d. - abbiamo l'organico per farlo e andare avanti in Champions". Da 'Gazzetta.it'
mercoledì 3 giugno 2009
FIORENTINA-MILAN 0-2 (SERIE A, 38a GIORNATA)
LA FINE DI UN'EPOCA
Ultima prova di forza del Milan di Ancelotti, che espugna Firenze e conquista l’accesso diretto alla Champions League. E’ il passo d’addio del mister, di una truppa di campioni che ha vinto tanto e soprattutto del leggendario Capitano Paolo Maldini.
MILANO- L’ultima impresa del vecchio Diavolo, quello dell’era Ancelotti e del Capitano Paolo Maldini, si materializza all’Artemio Franchi nella calda ultima giornata di campionato. Non era un’impresa impossibile o da tramandare ai posteri, come i trionfi di Manchester o Atene, e nemmeno come tante lezioni impartite dai ‘Meravigliosi’ a tutte le grandi d’Europa. E’ una modesta vittoria sul terreno della Fiorentina, che permette di raggiungere il risultato minimo stagionale: l’accesso in Champions League senza passare dai preliminari, dopo una stagione di purgatorio in Uefa. Son lontani i tempi in cui il Milan regnava sul continente, ma ci si deve accontentare. Nel giorno dell’addio finale di Maldini e di chissà chi altro (Favalli? Seedorf? Jankulovski? Kakà?), mister Ancelotti opta per la coppia di registi Seedorf-Kakà dietro a Inzaghi (ancora esclusoPato), piazzando Flamini in luogo dello squalificato Ambrosini, con Beckham a supporto di Pirlo. Dietro, Maldini e Favalli con Zambrotta e Jankulovski larghi. Alla Fiorentina serve vincere con più di 1 gol di scarto per sorpassare i rossoneri e terminare terzi: nonostante ciò il gioco è nelle mani degli ex campioni del mondo, che pur in un primo tempo combattuto e non certo brillantissimo conducono le manovre. Pirlo, per quanto leggermente impreciso, appare più frizzante delle ultime settimane, e lo stesso Jankulovski sbuca in azione offensiva con frequenza, pescando due tiri fuori. Chi delude è ancora una volta Kakà, troppo in ombra. Il brasiliano si sveglia nella ripresa, con un paio di scatti di quelli che lo hanno reso celebre: ma Inzaghi è ancora troppo poco servito, sebbene il gioco di squadra sia ancor più deciso e maturo rispetto alla prima frazione. Proprio Kakà infila l’1-0 con un guizzo rapinesco in area: per i viola è notte fonda, e l’ingresso di Pato chiude definitivamente i conti: il giovanissimo brasiliano non fa in tempo a sudare che realizza il raddoppio con un tocco fel-pato sottorete, scavalcando Frey. Nel finale si rivede in campo Nesta, al debutto stagionale dopo una stagione di acciacchi e ricadute che hanno rischiato di comprometterne la carriera. Il Milan di Ancelotti tramonta con 3 punti e l’accesso diretto all’Europa che conta: dopo la gara viene ufficializzato l’inizio dell’era Leonardo, che pone fine al Regno dei Meravigliosi. L'ADDIO DI ANCELOTTI/ L'ADDIO DI MALDINI.
FIORENTINA-MILAN 0-2. MARCATORI: Kakà (M) al 10’, Pato (M) al 31’ s.t. FIORENTINA: Frey; Comotto, Gamberini, Zauri, Pasqual (Kuzmanovic dal 25’ s.t.); Donadel, Montolivo; Semioli, Jovetic (Jorgensen dal 20’. s.t.), Vargas (Gobbi dal 20’ s.t.); Gilardino. All. Prandelli. MILAN: Dida; Zambrotta, Maldini, Favalli (Nesta dal 31’ s.t.), Jankulovski; Beckham (Gattuso dal 36’ s.t.), Pirlo, Flamini; Kakà, Seedorf; Inzaghi (Pato dal 24’ s.t.). All. Ancelotti. ARBITRO: Rizzoli di Bologna. NOTE: Spettatori 41.839 per un incasso di 991.774 euro. Ammoniti Flamini per c.n.r.. Angoli 6-3. Recuperi 2’ 1’ pt, st.
CLASSIFI SERIE A
Ultima prova di forza del Milan di Ancelotti, che espugna Firenze e conquista l’accesso diretto alla Champions League. E’ il passo d’addio del mister, di una truppa di campioni che ha vinto tanto e soprattutto del leggendario Capitano Paolo Maldini.
MILANO- L’ultima impresa del vecchio Diavolo, quello dell’era Ancelotti e del Capitano Paolo Maldini, si materializza all’Artemio Franchi nella calda ultima giornata di campionato. Non era un’impresa impossibile o da tramandare ai posteri, come i trionfi di Manchester o Atene, e nemmeno come tante lezioni impartite dai ‘Meravigliosi’ a tutte le grandi d’Europa. E’ una modesta vittoria sul terreno della Fiorentina, che permette di raggiungere il risultato minimo stagionale: l’accesso in Champions League senza passare dai preliminari, dopo una stagione di purgatorio in Uefa. Son lontani i tempi in cui il Milan regnava sul continente, ma ci si deve accontentare. Nel giorno dell’addio finale di Maldini e di chissà chi altro (Favalli? Seedorf? Jankulovski? Kakà?), mister Ancelotti opta per la coppia di registi Seedorf-Kakà dietro a Inzaghi (ancora esclusoPato), piazzando Flamini in luogo dello squalificato Ambrosini, con Beckham a supporto di Pirlo. Dietro, Maldini e Favalli con Zambrotta e Jankulovski larghi. Alla Fiorentina serve vincere con più di 1 gol di scarto per sorpassare i rossoneri e terminare terzi: nonostante ciò il gioco è nelle mani degli ex campioni del mondo, che pur in un primo tempo combattuto e non certo brillantissimo conducono le manovre. Pirlo, per quanto leggermente impreciso, appare più frizzante delle ultime settimane, e lo stesso Jankulovski sbuca in azione offensiva con frequenza, pescando due tiri fuori. Chi delude è ancora una volta Kakà, troppo in ombra. Il brasiliano si sveglia nella ripresa, con un paio di scatti di quelli che lo hanno reso celebre: ma Inzaghi è ancora troppo poco servito, sebbene il gioco di squadra sia ancor più deciso e maturo rispetto alla prima frazione. Proprio Kakà infila l’1-0 con un guizzo rapinesco in area: per i viola è notte fonda, e l’ingresso di Pato chiude definitivamente i conti: il giovanissimo brasiliano non fa in tempo a sudare che realizza il raddoppio con un tocco fel-pato sottorete, scavalcando Frey. Nel finale si rivede in campo Nesta, al debutto stagionale dopo una stagione di acciacchi e ricadute che hanno rischiato di comprometterne la carriera. Il Milan di Ancelotti tramonta con 3 punti e l’accesso diretto all’Europa che conta: dopo la gara viene ufficializzato l’inizio dell’era Leonardo, che pone fine al Regno dei Meravigliosi. L'ADDIO DI ANCELOTTI/ L'ADDIO DI MALDINI.
FIORENTINA-MILAN 0-2. MARCATORI: Kakà (M) al 10’, Pato (M) al 31’ s.t. FIORENTINA: Frey; Comotto, Gamberini, Zauri, Pasqual (Kuzmanovic dal 25’ s.t.); Donadel, Montolivo; Semioli, Jovetic (Jorgensen dal 20’. s.t.), Vargas (Gobbi dal 20’ s.t.); Gilardino. All. Prandelli. MILAN: Dida; Zambrotta, Maldini, Favalli (Nesta dal 31’ s.t.), Jankulovski; Beckham (Gattuso dal 36’ s.t.), Pirlo, Flamini; Kakà, Seedorf; Inzaghi (Pato dal 24’ s.t.). All. Ancelotti. ARBITRO: Rizzoli di Bologna. NOTE: Spettatori 41.839 per un incasso di 991.774 euro. Ammoniti Flamini per c.n.r.. Angoli 6-3. Recuperi 2’ 1’ pt, st.
COMMENTI A CALDO
FIRENZE - Queste le dichiarazioni di Mister Carlo Ancelotti al termine di Fiorentina-Milan, sua ultima gara da tecnico rossonero: 'Insieme alla società, di comune accordo, abbiamo deciso di chiudere un'avventura fantastica durata 8 anni e ricca di soddisfazioni. Desidero ringraziare tutti coloro che hanno contribuito a renderla così bella, tutti coloro con cui ho vissuto un periodo lungo, bello e positivo. Si chiude un rapporto professionale, ma rimarranno per sempre l'affetto, la stima reciproca e l'amicizia. Un po' di commozione è normale, ma il tempo delle lacrime c'è già stato'. DAVID BECKHAM: "Anche se oggi non abbiamo vinto niente, abbiamo conquistato l'accesso diretto alla Champions League. Vincere oggi era fondamentale, così lo è come essere in Champions. Quanto al mio futuro non posso dire nulla di più rispetto a due settimane o due mesi fa: ora torno a Los Angeles per il finale della stagione, poi vedremo cosa succederà, comunque spero di tornare presto. Il mio ringraziamento va a tutti, dal primo all'ultimo, sono stati tutti fantastici con me nel farmi sentire uno della squadra dal primo minuto e auguro buona fortuna a tutti. Con Carlo Ancelotti lontano dal Milan finisce un'era, finiscono anni straordinari, ma ovunque andrà ad allenare sarà un club fortunato ad averlo come tecnico." RICARDO KAKA':"E' stata una giornata piena di emozioni: l'ultima partita di Paolo Maldini e l'ultima di Carlo Ancelotti sulla panchina del Milan. Siamo contenti di aver chiuso questa stagione raggiungendo un grande obiettivo come l'accesso diretto alla prossima Champions League, è motivo di grande soddisfazione per noi. Carlo Ancelotti è una persona a cui sono molto legato per questi sei anni che ho trascorso qui al milan con lui come tecnico, gli sono grato per quello che ha fatto per me e per quello che mi ha insegnato. Mi ha dato la possibilità di essere conosciuto come calciatore a livello mondiale e con lui ho vinto tanto. Gli faccio il mio in bocca al lupo per tutto. Domani ci sarà questa conferenza stampa di presentazione, arriverà una persona che porterà il Milan a vincere tanto." GIANLUCA ZAMBROTTA: "Siamo felici per aver raggiunto il terzo posto e quindi la qualifica diretta alla prossima Champions League, siamo soddisfatti di aver raggiunto questo traguardo e poi oggi c'è stata la commozione per l'addio al calcio di un grande giocatore e grande uomo come Paolo Maldini e l'ultima partita di un grande allenatore come Carlo Ancelotti che oggi ha chiuso la sua carriera al Milan. Lo ringrazio per gli anni bellissimi che ho trascorso con lui alla Juventus e per questa stagione qui al Milan, è una persona straordinaria, ha vinto tutto e gli faccio il mio in bocca al lupo per il suo futuro."
CLASSIFI SERIE A
84 | Inter | 47 | Atalanta |
74 | Juventus | 46 | Napoli |
74 | Milan | 46 | Sampdoria |
68 | Fiorentina | 44 | Siena |
68 | Genoa | 43 | Catania |
63 | Roma | 38 | Chievo Verona |
58 | Udinese | 37 | Bologna |
57 | Palermo | 34 | Torino |
53 | Cagliari | 31 | Reggina |
50 | Lazio | 30 | Lecce |
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