lunedì 1 giugno 2009

IL SALUTO AL MILAN DI PAOLO MALDINI

ONORE E GLORIA AL CAPITANO

Tramonta il sole, mentre l'ultima bandiera viene ammainata. L'ultimo higlander lascia il calcio, l'ultimo INVINCIBILE della stirpe d'oro -Baresi, Costacurta, Tassotti, Albertini, Filippo Galli, Boban, Sebastiano Rossi e, appunto, Paolo Maldini- si arrende all'età e, a 41 anni da compiere sfila per l'ultima volta la fascia di Capitano, ereditata nel 1997 da Franco il Grande . Potrebbero bastare dei numeri, per sintetizzare l'immensità della sua regola: 25 stagioni, 26 titoli, 902 partite in rossonero. Oppure 126 apparizioni in azzurro. Record assoluti, partite memorabili: le finali di Champions, con i 4-0 su Steaua e Barcellona, oppure con i successi sofferti con Benfica, Juventus, Liverpool. Il 5-0 al Real Madrid nella semifinale del 1989, un 6-0 in un derby con suo padre, il mitico Cesare in panchina. La finale Mondiale a Pasadena, la partita perfetta contro il Manchester United, le medaglie in Giappone con Nacional Medellin, Olimpia Assuncion e Boca Juniors. Potrebbe bastare il suo sguardo fiero e rassicurante, a spiegare chi è Paolo Maldini: e potrebbero bastare gli occhi bassi dei suoi compagni quando lui entra nello spogliatoio arrabbiato per una sconfitta, o i loro sorrisi allegri quando lui, dall'alto della sua immortalità, si dimostrava amico umile e sempre disponibile. La leggenda di Cuore di Drago termina qui, termina dopo 25 stagioni di livello insuperabile, qualcosa mai realizzato prima in un romanzo tutto da raccontare.

Paolo Maldini, figlio di Cesare, Capitano del Milan campione d'Europa a Wembley nel 1963. La sua storia incredibile inizia qui, nel gennaio del 1985. Unica presenza per quell'anno, prima di diventare titolare nel 1985/86. 24 anni fa il debutto in un Milan poveretto, dunque, a soli 16 anni. Gli davano del raccomandato, ha presto smentito tutti, Paolo. A 17 anni era già insostituibile nel Milan di Liedholm (in panchina), Virdis e Hateley. L'avvento di Silvio Berlusconi (1986) riportò finalmente la squadra alla gloria che la sua storia voleva.

IMMORTALI. Arrigo Sacchi crea un Milan devastante, che nel 1988 torna tricolore dopo 9 anni. Una macchina di calcio spettacolare e inflessibile contro tutti gli avversari: mitica la rimonta scudetto sul Napoli di Maradona. Maldini si esalta sulla fascia, ergendosi presto a erede di Cabrini e Facchetti come miglior terzino della stroia azzurra. Non solo: i trionfi europei del Milan lo portano nell'olimpo dei grandissimi di sempre, a soli 20 anni. I rossoneri devastano a Barcellona lo Steaua (1989) e a Vienna nel 1990 vincono la loro seconda Coppa Campioni di fila. Bis anche in Intercontinentale, incetta di Supercoppe, avversari annichiliti senza pietà (chiedere al Real Madrid, seppellito 5-0 a San Siro) e Milan che diventa la squadra più forte di sempre. Grazie ai gol di Gullit e Van Basten, certo, ma anche alla strepitosa difesa imperniata sui recuperi record di capitan Baresi e le galoppate micidiali di Tassotti e Maldini: mago di classe ed eleganza, puntello duro e raffinato in difesa, il giovane Maldini punge con i suoi cross perfetti, le incursioni a rete, discese brasilianeggianti, che ne fanno presto una colonna anche in azzurro.

Terminato il ciclo Sacchi, arriva Capello. Il Milan si fa ancora più cinico e continua a sbaragliare record, dai 3 scudetti di fila ad una nuva Champions: 4-0 al Barcellona. La stella di Maldini splende assoluta, eterna, favolosa. Atroce la scelta di non premiarlo mai col pallone d'oro. Se in rossonero sono gioie e coppe a ripetizione, in azzurro solo delusioni: su tutte, la finale mondiale persa col Brasile (1994). I record del Milan di Capello sono leggenda. In una stagione concluse la stagione senza sconfitte, inanellando 58 risultati utili consecutivi nell'arco di tre campionati. Memorabili risultati come un 8-0 al Foggia di Zeman, un 5-4 al Pescara, un 7-3 in casa della Fiorentina. Senza dimenticarsi del torneo del Milan non spettacolare, ma cinico, che segna poco e incassa zero: Seba Rossi batte il record di minuti senza subire gol. Splendido esempio di terzino totale, Maldini ha un fisico possente e compatto che lo rende forte fisicamente, pur mantenendo una velocità ed un'eleganza invidiabili. Paolo, detto Cuore di Drago, è dotato di una tecnica sublime che gli consente tocchi di palla deliziosi: la capacità di mixarla ad un'eplosività devastante lo rende un vero monumento, e il Grandissimo Milan degli Invincibili e degli Immortali se ne avvale con orgoglio. Già bandiera, ancora giovane: già leggenda, ancor più del mitico papà. Maldini è una delle stelle della truppa implacabile di Capello.

CADERE E RISALIRE. Il Milan immortale muore nel 1996, le stelle vengono fischiate e corteggiate da club esteri: il Chelsea cerca Paolo e Costacurta. Loro restano dopo 2 anni orribili, e nel 1999 si prendono l'immensa gioia di uno scudetto insperato strappato alla Lazio. C'è Zaccheroni in panchina e tanti nonnetti all'ultimo valzer in campo: Rossi, Boban, Donadoni, gli stessi Paolo e Billy: un'ultima sferzata d'orgoglio per gli invincibili senatori. Maldini è uno dei tre centrali (non più terzino quindi), ferrea barriera con i suoi tackle tempestivi e spettacolari, i suoi recuperi prodigiosi, i salvataggi stellari. Segna anche un gol scudetto, a Parma su punizione.

Tra 2000 e 2002 il Milan si rifonda, tra errori e colpi di mercato che portano qualche annata grigia. Su Maldini ci si può sempre aggrappare, lui è sempre uno dei migliori. Qualcuno pensava che fosse agli ultimi colpi, quando si ritira dalla Nazionale dopo 112 gare (record storico ancora imbattuto): nessuno poteva sapere che, con l'arrivo di Ancelotti a Milanello, iniziava la nuova vita di Paolo.

NUOVA ERA. Capitano splendido, pieno di medaglie e ammirato da tutti. Monumentale, davvero monumentale è il Capitano nella stagione 2002/03, il ritorno alla Champions League. Vincerla sulla Juve è stato emozionant; per lui è stupendo alzarla da Capitano, peraltro in una stagione in cui i suoi recuperi e i suoi mitici tackle lo hanno fatto tornare tra i migliori difensori del mondo: chi lo aveva dato per bollito dopo gli ultimi infortuni abbassa la testa, mentre piovono riconoscimenti e complimenti da ogni angolo del pianeta. La stagione di paolo, in coppia con Nesta, è davvero perfetta: Cuore di Drago si piazza al centro della difesa, fiero e orgoglioso, ed è praticamente insuperabile.

Un centrale con i controfiocchi, e l'anno dopo è ancora meglio: mastodontico Paolo, blinda la retroguardia e la comanda dall'alto di un'esperienza unica, una classe massima, una precisione e una continuità assolutamente impressionanti. Nessun errore, un'annata degna dei tempi d'oro per un nuovo scudetto, il settimo. Il Milan è una corazzata implacabile, abbatte record su record e il 17° scudetto è l'apoteosi del ciclo Ancelotti, capace di forgiare una squadra spettacolare e imbattibile degnissima erede di quelle di Sacchi e Capello.

Altissimo rendimento anche nella stagione dopo, quando però il Milan scivola a Istanbul col Liverpool. Eppure proprio l'higlander Paolo aveva aperto i giochi in finale con un grandissimo gol. Paolo è continuo e decisivo sempre: dimostra dieci anni di meno di quanto l'anagrafe dichiari, sempre fresco, sempre pronto, sempre sul pezzo. Le dichiarazioni di stima continuano a tributargli il giusto merito: dopo il doppio 1-0 col Manchester United, in Inghilterra lo chiamano 'The Old Master'. l'antico Maestro. Ormai Paolo è più di un campione, è più di una leggenda. E' una vera e propria icona, cui nessuno può sottrarsi di tributare onore. Ma la cosa fondamentale resta la sua efficacia ancora integra, il suo fisico ancora potente: Maldini non è mai stato una vecchia gloria, ma sempre un fenomeno a pieno servizio.

Cerca di rialzarsi il Milan, e dopo una dura ma positiva stagione 2005/2006 affronta anche lo scandalo calciopoli.In quella stagione, Paolo viene centellinato e gioca meno: il suo apporto resta così lucido e importante. Il Capitano gioca soprattutto le elettrizzanti sfide di Champions, ma in campionato contro la Reggina trova addirittura la prima doppietta della sua monumentale carriera.

Il Milan combatte contro ogni avversità, e trionfa tornando campione d'Europa ad Atene nel 2007. Per il capitano è la seconda annata in cui si centellinano le presenze, ma il suo rendimento non perde di qualità: la partita perfetta contro il Manchester United, vinta 3-0 sotto il diluvio di San Siro, non è solo una delle migliori mai giocate dal Diavolo: è un vero testamento tecnico che il Capitano affida ai posteri. Ancora una volta mister Ancelotti gli risparmia molti sforzi in campionato, sfruttando la sua esperienza millenaria e la sua tecnica divina in Champions League. Il risultato si chiama trionfo, ed è il 5° sigillo sul petto di Paolo: 5 Coppe dei Campioni, più di Inter e Juventus messe insieme. La seconda Coppa alzata al cielo da Capitano ha un sapore speciale come la prima: perchè se paolo dichiarava di essere all'ultima stagione, il trionfo di Atene lo porta a volersi spingere oltre, a rimettersi in discussione, e a voler difendere ancora per qualche tempo la maglia della sua vita.

Il Milan soffre nel 2007/08. Non sono però mancate tante gioie, come il risollevare la coppa del Mondo in Giappone. Un Maldini infinto: certo, omai non è più la macchina bionica infallibile e spettacolare di qualche annoprima, ma già così vale più di mille mezzi difensori o presunti tali che girano per il mondo. Ancora a mezzo servizio, Maldini a volte soffre ma stringe i denti e trascina la sua truppa de varo capitano.

Il 2008/09 è l'ultima stagione. La fine di un'era, quella Ancelotti, e il saluto del Capitano. Che a 40 anni gioca praticamente sempre in campionato, dimostrando di possedere un fisico ancora strepitoso, una grinta unica e una capacità di stringere i denti incredibile: sangue e sudore colano per la maglia rossonera, e coprono i vecchi dolori alle ginocchia. Il Milan non vince ma soffre, paolo non abbandona mai la scialuppa e la trascina al terzo posto che vuol dire ingresso diretto in Champions: è l'epilogo di una storia bellissima, che il Capiano ha voluto chiudere riportando la sua legione nell'Olimpo europeo che gli è sempre stato consono sipario. Grazie di tutto, Cuore di Drago!

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