venerdì 30 novembre 2007

MILAN-JUVE, LA SFIDA INFINITA



Milan-Juve, la sfida infinita.. Dopo un anno di assenza torna il confronto tra le squadre regine d’Italia, le due compagini più blasonate e dense di storia, blasone, leggenda. Da una parte il Diavolo, onore e portabandiera dell'Italia nel mondo; dall’altra la Zebra, elegante Signora scudetti. Calciopoli non infanga l’onore delle casacche bianconere, ma ne rilancia la dìgnità delle sue bandiere che non l’hanno abbandonata neanche in B. Squadre piene di storia, dicevo: una nata in fiaschetteria, l’altra su una panchina di Torino. Entrambe nate sotto la matrice inglese, entrambe subito protagoniste (in particolare il Milan) nelle competizioni pionieristiche. Entrambe risucchiate poi in un periodo un po’ così, dal quale fu la Juve la prima a uscire, con 5 scudetti di fila negli anni ’30. Il Milan rinacque a fine anni ’40, e fu proprio la Juve involontariamente a rinforzare i rossoneri. Il club milanese aveva contattato un attaccante svedese, Ploeger, ma sul treno che lo portava in Italia fu intercettato da uomini Juve, che lo persuasero a firmare per loro. Avvertito di ciò l’Avvocato Agnelli pensò bene di farsi perdonare aiutando il Milan nell’acquisto di un altro svedese, Gunnar Nordhal. Ploger sarà una meteora, Nordhal segnerà oltre 200 gol col Milan, guidandolo a successi incredibili. Il primo, proprio sul campo della Juve futura campione d’Italia, con un 7-1 roboante. Gli anni ’50 furono dominati dal Milan svedese e dalla Juve danese. Il decennio successivo vide un Milan sempre più euromondiale, con l’incalzare dell’Inter; alla Juve si gustavano i gol di Sivori, Charles, Boniperti. La sfida toccò momenti difficili negli anni ’70: il Milan tribolava per dissidi interni, la società era debole e maltrattata, difesa solo da capitan Rivera. La Juve vinceva a mani basse, e iniziò l’infinita -vera o presunta- tiritera degli arbitri. Il Milan visse il suo periodo più buio. Conobbe la sua “Calciopoli” e il suo purgatorio in serie B. Le due squadre si diedero il cambio a metà anni ’80: tramontava la grandissima squadra di Platini, emergeva il Milan di Berlusconi, che domina e stravince per un decennio consecutivo. Simbolica la vittoria a Torino del 10 gennaio 1988, firmata Gullit: il Milan non vinceva in casa Madama da decenni. A metà anni ’90 con Lippi la Juve torna a sgomitare la in alto, vince anche la Champions e mette in casina scudetti a ripetizione, spesso tra le polemiche. In Europa, al contrario del Milan, solo grane. Tuttavia non mancano clamorosi sgarri nei confronti del club rossonero, affondato per 6-1 a San Siro in una triste domenica del 1997. Nel ’99 BOban e Weah piegano i bianconeri sigillando uno scudetto insperato, mentre negli anni successivi è Inzaghi, da juventino, a diventare incubo del Milan. Tra tante sfide, spicca un 1-1 del 2001 segnato da un gol stratosferico, da lontanissimo, di Andriy Shevchenko. Del Piero e compagni nel 2003 volano a Manchester per la finale di Coppa, ma davanti ha proprio il Diavolo, che vince ai rigori: la rivalità toccò il culmine in quella magica notte. La stagione seguente vide un super Milan scudettato, e la vittoria per 3-1 a Torino lo incoronò definitivamente: Shevchenko e Seedorf si scatenarono, quella sera. Poi arrivarono i problemi, con i 2 scudetti bianconeri poi revocati per Moggiopoli e il Milan scippato senza riguardi negli scontri diretti del 2004/05: scoppiato lo scandalo, la Juve viene spedita in serie B. E’ arrivata l’ora che Milan e Juve incrocino di nuovo i loro tacchetti, nessuno si tirerà indietro. Torna la sfida dei titani, buon divertimento.


VERSO MILAN-JUVE: I DOPPI EX STORICI

JOSE' ALTAFINI è stato il più grande, forse della serie. Bomber splendente e straripante in rossonero, vecchio marpione dell'area in bianconero. Altafini detto Mazzola nasce in Brasile nel 1938, e debutta nel San Paolo giovanissimo, a suon di gol. Il Milan lo porta in Italia, dal Palmeiras, pressochè ventenne. Biondo, aitante, vivace e simpaticissimo. Conquista lo spogliatoio e presto anche i tifosi, a suon di gol: è subito capocannoniere, è subito scudetto. Attaccante dal fisico possente, le sue migliori qualità erano la rapidità, la furbizia e il senso del gol. E' lui l'uomo copertina del Milan di Wembley, quello nel 1963 vince la sua prima Coppa Campioni: due reti in finale per stendere il Benfica, addirittura 14 nell'arco della competizione. Altafini viene naturalizzato italiano e in rossonero vive 7 stagioni grandiose, rivincendo lo scudetto e segnando la bellzza di 129 reti in 205 partite. Purtroppo, per problemi con Gipo Viani nell'ultima travagliata stagione, lascia il Milan e visse altre 7 stagioni da protagonista nel Napoli (97 gol) diventando il dio del San Paolo. Nel 1972, con i capelli che si diradavano e il fisico che si appesantiva inviato verso il tramonto, passò clamorosamente alla Juventus. Aveva 34 anni, ma partendo dalla panchina seppe ritagliarsi un posticino nella vittoria di altri due scudetti. Era il vecchio bucaniere che entrava a partita in corso, giocava da fermo e d'esperienza, suppliva alle assenze dei big titolari: eppure continuava a buttarla dentro, 25 volte in 4 anni prima di chiudere la carriera in Svizzera (Chiasso e Mendrisio) nel 1980, a 42 anni suonati. 45 anni dopo Altafini, Pippo Inzaghi-bomber sontuoso che la Juve aveva pescato 4 anni prima nell'Atalanta- passa dai bianconeri al Milan. Lo davano per bollito, mercenario, tuffatore. Invece Pippo si cuce addosso da subito la maglia rossonera, cambia faccia e diventa un goleador sempre cinico ma più amato dalla folla. Addirittura, idolatrato dalla torcida rossonera. 16 gol subito, poi 30 nell'anno della Champions contro la sua Juve, da protagonista totale. Poi una serie di infortuni che lo stendono per due anni e il ritorno con 17 reti quando tutti lo davano per "ex". A 34 anni Inzaghi si risveglia da Altafini, fa il vice e si alza dalla panchina per segnare. Spesso in Champions. Come nella finale di Atene, quando regala al Milan il settimo sigillo con una sua doppietta. E adesso è a quota 62 gol europei, a 7 passi dal record assoluto.





La funambolica ala Bruno Mora, acquistato dalla Juve, vinse con Altafini la coppa '63 e la coppa Italia '67. Sandro Salvadore era un difensore promettentissimo, svezzato dalle giovanili e 2 volte campione d'Italia col Milan. dal '58 al '62 giocò 72 volte e poi fu ceduto alla Juve in cambio di Mora. Salvadore diventò pilastro della difesa bianconera per 12 stagioni, e il suo erede fu Gaetano Scirea. Romeo Benetti era un guerriero gladiatoreo del centrocampo: già nell'aspetto, fisico massiccio, pelo biondo e baffone vichingo, si caratterizzava per la grande impetuosità del suo gioco a centrocampo, un mediano di muscoli e cuore che fu anche capitano del Milan. Dopo una lunga gavetta (Bolzano, Siena, Taranto, Palermo) riuscì ad arrivare in A nientemeno che con la Juventus; in bianconero però non tutto funzionò e lui finì nel '69 alla Samp. Un rendimento costante e volenteroso lo portarono all'attenzione del Milan, che nel 1970 lo vestì di rossonero: in 6 stagioni divenne una vera bandiera e vinse 2 coppe Italia e 1 coppa coppe. Clamorosamente nel 1976 la società se ne sbarazzò scambiandolo col vecchio Capello: Benetti, appena trentenne, tornò così alla Juve, dove da protagonista vinse 2 scudetti prima di smettere nel 1981 dopo 2 stagioni alla Roma. Fabio Capello, scuola Spal, esplose nella Roma e nelle 7 stagioni bianconere si impose a livello nazionale come regista ordinato, dinamico, forte. Vinse tre scudetti, ma il passaggio al Milan fece mormorare San Siro, che amava Benetti. Capello saprà dimostrare il suo valore, e vincerà lo scudetto della stella a fine carriera, seppur da riserva d'esperienza. Da allenatore ha vinto 4 scudetti col Milan e 2 (revocati) a Torino.

Pietro Paolo Virdis era un prezioso e poliedrico terminale da far giostrare sul fronte offensivo. Sassaritano classe '57, Virdis si mette in mostra con 11 gol nella Nuorese, meritandosi il passaggio al Cagliari e l'esordio in A a 17 anni. Dopo un anno nella primavera, Virdis si affaccia con 6 reti al grande calcio. La squadra retrocede e in B lui esplode, con ben 18 centri: lo prende la Juventus, ma in tre anni Virdis trova poco spazio e torna per una (buona) stagione aql Cagliari. Quindi di nuovo in bianconero, dove gioca bene e segna 9 reti. Tuttavia l'arrivo di Paolo Rossi porta alla sua cessione, all'Udinese. Il primo anno è travagliato di infortuni, mentre nel secondo Virdis segna 10 reti e diverte Udine con Zico. Nell'84 passa al Milan, dove si afferma come uno dei più forti attaccanti italiani. All'inizio era la stella di un Milan povero, il campione affidabile e infallibile che spesso diventava l'unica gioia dei tifosi; successivamente è diventato un protagonista delle grandi vittorie di Sacchi. Da vice van Basten, certo, ma essere vice Van Basten è il miglior complimento che un attaccante possa ricevere! La stagione migliore è la 86787: è capocanoniere della Serie A con 17 gol; nella stagione successiva invece i suoi gol permetteranno al Milan di recuperare un pesante distacco dal Napoli superato anche grazie ad una doppietta decisiva nello scontro diretto fondamentale ai fini della conquista del tricolore. L'anno successivo conquista anche la Coppa Campioni, e dall'89 al '91 sverna nel Lecce. Virdis al Milan ritrova Paolo Rossi, rapace e guizzante maestro d'area. Esploso nel "Real Vicenza" (secondo in A nel '78), dopo una cinquantina di gol in 2 anni biancorossi e la squalifica per calcio scommesse, Rossi rinasce al Mondiale 82, vinto da capocannoniere. E' lì che diventa Pablito, idolo nazionale e Pallone d'oro. Rossi in bianconero gioca da ala e segna di meno, ma vince trofei in serie in 3 stagioni. Tormentato dagli infortuni, arriva al Milan trentenne e acciaccato (1985), e sempre rotto e a parte di una doppietta nel derby non lascia tracce; l'anno dopo, smette nel Verona. Aldo Serena è l'ex più ex di tutti gli ex, nel senso che ha giocato nel Milan e nel Toro, ma anche nell'Inter e nella Juve. Cresciuto nell'inter, attaccante, dopo poco fruttiferi prestiti a Como e bari inizia a mettere in mostra doti di buon opportunista d'area in nerazzurro, e nel 1982 viene prestato proprio al Milan, finito in seri B. Con 11 reti Serena è il bomber della promozione, e si merita il ritorno alla base dove segna 14 gol imponendosi come giovane tra i più promettenti. Per giocare titolare accetta così la maglia del Torino, e in granata segna 12 reti. Ormai Serena è una realtà ammirata e con grande mercato, tanto che clamorosamente sono i cugini della Juve ad assicurarselo. In bianconero Serena diventa star internazionale, vince lo scudetto, la coppa Campioni e l'Intercontinentale. E' il cannoniere da 21 gol in due stagioni, il partner di genio Platini, un terminale offensivo che tuttavia nella folta rosa bianconera trova molti concorrenti. Così quando nel 1987 la sua amata Inter lo richiama, lui non sa dire di no. E torna da stella conclamata, da salvatore. E trascina, da capocannoniere (22 gol), i nerazzurri allo scudetto dei record nel 1989. Vince anche una Supercoppa Italiana, 1 coppa italia, 1 UEFa. In 4 stagioni segna 68 gol. Nel 1991, a 31 anni, finisce la sua storia con l'Inter. Ormai i riflessi sono appannati e qualche infortunio l'ha logorato, così Serena accetta il ritorno al Milan dieci anni dopo, per fare l'ultima punta, la chioccia che non gioca mai ma quando lo fa deve dare esperienza e maturità. E' un Milan diverso da quello vissuto in B, è un Milan ricco, bello e vincente, e così Serena vince altri 2 scudetti da comprimario.

Difensore arcigno e insuperabile, Pietro Vierchwood ha giocato dal 1976 al 2000 sempre onorando l'immagine di muro rude e combattivo. Fino all'81 aveva giocato nel Como, poi passò per un anno alla Fiorentina meritandosi la chiamata prima della Nazionale (campione del mondo '82) e poi della Roma, con cui nell'83 vinse lo scudetto (30 presenze). Ma anche nella capitale restò un anno solo, chiamato dalla Sampdoria. In blucerchiato divenne una bandiera, un'istituzione, stabilendosi a Genova dal 1983 al 1995. Vinse 4 coppe Italia, la Supercoppa Italiana, la Coppa delle Coppe e soprattutto l'incredibile scudetto 1991. Trentaseienne, passò alla Juventus e in bianconero giocò un'altra grande stagione: vinse il suo terzo scudetto e la sua prima coppa dei Campioni. Vierchwood aveva vinto tutto, era un simbolo della Roma, della Samp e della Juve. La tappa successiva era conquistare anche il Milan. Ma i rossoneri vissero un'annata disgraziata, e dopo sole 16 gare (1 gol) lo zar lasciò Milano, giocando dal '97 al 2000 nel Piacenza, dove smise a 41 anni suonati. Bobo Vieri si è messo in luce nell'Atalanta, prima di spiccare il volo alla Juve: scudetto bianconero, 24 gol a Madrid, il ritorno alla Lazio (12 gol) e la messe di reti nelle 6 dure stagioni interiste furono seguite dal deludente passaggio al Milan (poi al Monaco) e dal nuovo rilancio proprio a Bergamo: oggi segna ancora per la Fiorentina. Luciano Spinosi era un terzino della Roma che brillò per 9 anni nella Juve prima di tornare a Roma e svernare un anno nel Verona. Nel Milan passò un anno da comprimario, senza incidere e in età avanzata, prima di chiudere nel Cesena. Oscar Damiani era un rifinitore di tecnica e col gusto del vagabondaggio: vinse uno scudetto con la Juve nel biennio '74/76, nel corso di un tour infinito: Vicenza, Napoli, Vicenza, Juve, Genoa, Napoli e finalmente Milan. Era il Milan di B, Damiani trentaduenne regalò emozioni e gol in due stagioni garibaldinie, poi ripartì: New York Cosmos, Parma, Lazio.

Roby Baggio è storia, un attaccante grandioso dai colpi divini. Nato nel Vicenza, esploso nel quinquennio alla Fiorentina, geniale ed entusiasmante trascinatore della Nazionale a tre epici mondiali, il Codino brillò intensamente con la maglia bianconera: dal '90 al '95, 78 gol, lo scudetto, 2 coppe, il Pallone d'oro. Lo diedero per vecchio e invece si rilanciò al Milan: 7 gol, magie, nuovo scudetto. Il secondo anno fu più duro, Roby si rilanciò a Bologna e dopo un buon biennio nell'Inter chiuse trentaseienne con 4 grandi stagioni nel Brescia. Ribelle, smisurato e fantasioso, Paolo Di Canio ha giocato con tantissime squadre senza mai togliere dal cuore la maglia laziale, dove è tornato a chiudere una carriera passata per Ternana, Juve, Napoli, Milan, Celtic, Sheffield, West Ham, Charlton. In bianconero restò tre anni, in rossonero dal '94 al '96: vice di lusso sia a Torino che a Milano, dispendiò anche qui gocce della sua sregolata magia. Gianluca Pessotto, prima di diventare una bandierissima bianconera, era cresciuto nelle giovanili del Milan; Edgar Davids fu pescato giovanissimo nell'Ajax, ma per la sua testa calda fu etichettato come mela marcia e passò alla Juve, diventando uno dei centrocampisti più bravi, solidi, cattivi d'Europa e del mondo, nonchè pluridecorata bandiera bianconera. Ruppe col club e fece ottime cose in un anno al Barcellona, poi però fallì all'Inter e scelse Tottenham per rilanciarsi, prima di tornare nel natio Ajax, dove milita tuttora. Emerson oggi gioca (pochissimo) nel Milan, ma il regista brasiliano che esplose nella Roma è stato grande protagonista di due stagioni bianconere, prima del flop madridista. Con lui giocava Patrick Viera, meteora del Milan dieci anni prima, che dopo una vita da leader nell'Arsenal aveva scelto la Juve. Dopo calciopoli si è vestito di nerazzurro.

LE PAGELLE DI BENFICA-MILAN



DIDA 6
. Incolpevole sul gran gol portoghese. Persiste nella sua brutta abitudine di respingere centralmente certi missili da lontano, rischiando sempre di servire per il tap in il centravanti appostato. BONERA 6. Tranquillo sulla destra. NESTA 7,5. Un gigante, spesso nel tormentato finale: c’è sempre, spazza l’area, sfodera serie di tackles, anticipi, colpi di testa. Un pilastro al quale si aggrappa la squadra tutta, un superbo muro contro il quale si schiantano le onde dell’Atlantico benfiquista. KALADZE 7,5. Un altro guerriero implacabile. Recupera due volte su un avversario in maniera inumana, prima dopo essere scivolato e poi dopo averlo perso qualche istante prima. Battagliero, rude, pulito nei tackle, decisivo. SERGINHO 4. Due errori imperdonabili: addormentato sulla fascia, lascia aperta una voragine dietro e nemmeno si dà da fare in spinta (MALDINI 6 Tappa la falla sulla sinistra nella ripresa). GATTUSO 7. Più passano i minuti e più si scalda, entr nel vivo, diventa fondamentale. Capitano coraggioso, si piazza a guardia della difesa respingendo col cuore (e con epici colpi di testa) i flussi violenti del benefica. In mezzo lotta col solito ardore. PIRLO 7. Apre la gara con un gol memorabile, un missile forse ancor più bello dei suoi tiri da fermo. Poi cuce e copre cenza troppi fronzoli. BROCCHI 6. Deve rimpiazzare Ambrosiani, lo fa con la solita generosità (GOURCUFF 6 alterna intuizioni incoraggianti a errori d’inesperienza e/o leziosità). SEEDORF 5. Rientrava da un piccolo infortunio, si vede pochissimo (ODDO sv). KAKA’ 6,5. A volte sparisce dal vivo dell’azione, ma quando è ispirato si distingue con tanta corsa e volenterosi passaggi. A fine gara sciupa il gol del vantaggio, dopo un sombrero sontuoso per liberarsi tra 2-3 uomini: sarebbe stata una vera magia. GILARDINO 6. Fa la sponda ma si vede poco, non per colpa sua ma perché il suo diretto marcatore, Luis, lo pesta senza sosta né riguardo fino a quando Camacho lo cambia. Il nuovo entrato, ricomincia la caccia all’uomo.

giovedì 29 novembre 2007

BENFICA-MILAN 1-1, QUALIFICAZIONE IN TASCA

CHAMPIONS LEAGUE
PRIMO TURNO, QUINTA GIORNATA



PIRLO APRE I GIOCHI, IL MILAN POTREBBE VINCERE MA ALLA FINE SI ACCONTENTA DEL PAREGGIO CHE VALE LA MATEMATICA CERTEZZA DEL PASSAGGIO DEL TURNO.

LISBONA (Portogallo). Missione compiuta, il Milan torna da Lisbona con la qualificazione agli ottavi in tasca con una giornata d'anticipo. I rossoneri avrebbero anche potuto vincere al Da Luz, ma alla fine è il passaggio del turno che conta. Sull'onda di un bolide bellissimo di Pirlo, che aveva aperto i giochi, il Milan aveva dominato per metà primo tempo, salvo subire il ritorno e il pareggio benfiquista nella parte finale della frazione. Nella ripresa la gara è stata combattuta su entrambi i fronti, ma i ragazzi si sono limitati a gestire, portando a casa il risultato minimo e sfiorando la vittoria con Kakà.

LA PARTITA. Ancelotti schiera Gilardino unica punta davanti a Kakà e al rientrante Seedorf. Bonera a destra e Serginho a sinistra in difesa, con Nesta e Kaladze (anche lui da poco recuperato dall'infortunio) centrali. Gattuso e Pirlo giocano a centrocampo con Brocchi, il gragario che rileva lo squalificato Ambrosini. Buon inizio rossonero, in una gara combattuta a centrocampo. Ben presto una fiocina di Pirlo con palla in movimento (non fa magie solo su punizione!) sblocca la gara (1-0), e il Milan domina. Serve una distrazione di Serginho per svegliare i portoghesi, ma un poderoso recupero di Kaladze salva la porta. Il Benfica cresce, e alla fine pareggia con un missile di Pereira:1-1. La gara è vivace e il Milan si fa pericoloso con Brocchi che resiste a un contrasto e va al tiro. Eppure una serie di flipper nell'area di Dida fanno tremare i tifosi italiani. Kaladze si supera ancora, recuperando sull'avversario dopo esser scivolato; Serginho, al contrario, si addormenta di nuovo, perde l'uomo e lo atterra, venendo ammonito. La ripresa si apre con l'entrata in campo dell'higlander Maldini. Il Milan attacca e Ancelotti inserisce anche Gourcuff. E' un flipper continuo a centrocampo, col Milan che attacca in modo disordinato e inizia a soffrire le iniziative dell'ex Rui Costa, che cresce d'ispirazione. Il musagete si destreggia con assist, dribbling, tunnel e un paio di tiri da brivido. Il Benfica viaggia bene, e sfiora due volte il gol con Petit e Nuno Gomes. Kakà si vede a sprazzi, ma quando si vede è uno spettacolo. Corre molto, scatta, cerca il dialogo. Pirlo dal canto suo si piazza in difesa della retroguardia, recuperando fior di palloni su Rui Costa, come del resto un epico Gattuso. Ancelotti mette Oddo per uno spento Seedorf, la gara sembra spegnersi col Milan che gestisce. Nesta è un autentico pilastro nel spazzare la difesa, Gattuso protegge con volenterosi colpi di testa nel cuore dell'area mentre i portoghesi attaccavano disperati. La battaglia si indurisce, Nesta sembra infortunarsi ma resta stoicamente in campo e continua a far prodezze, come un decisivo tackle verso il corner. La reazione rossonera finalmente si vede con Kakà, che si libera con un gran numero e tira di poco fuori. Il finale milanista è un attacco crescente, con Gattuso e Nesta che cingono la difesa mentre la spinta di Pirlo produce un colpo di testa di Kakà pericoloso. Gourcuff alterna guizzi positivi ed errori pacchiani, così tocca a Super Sandro Nesta difendere, proteggere, spazzare, rigettare il cuore rossonero oltre ogni ostacolo, fino alla fine. E la fine dice 1-1, Milan a casa con la qualificazione in tasca. Missione compiuta.

CAPITANO E GUERRIERO



BENFICA-MILAN 1-1 (primo tempo 1-1)
MARCATORI: Pirlo (M) al 15', Maxi Pereira (B) al 20' p.t. BENFICA (4-2-3-1): Quim; Luis Felipe, Luisao, David Luiz (Adu dal 43' s.t.), Leo; Katsouranis, Petit; Maxi Pereira, Rui Costa, Cristian Rodriguez; Nuno Gomes (Oscar Cardozo dal 29' s.t.). (Butt, Edcarlos, Di Maria, Nelson, Nuno Assis). All: Camacho. MILAN (4-3-2-1): Dida; Bonera, Nesta, Kaladze, Serginho (Maldini dal 1' s.t.); Brocchi (Gourcuff dal 6' s.t.), Pirlo, Gattuso; Kakà, Seedorf (Oddo dal 28' s.t.); Gilardino. (Kalac, Cafu, Favalli, Ronaldo). All: Ancelotti. ARBITRO: Fandel (Germania). NOTE: spettatori 35.000 circa. Ammoniti Kaladze per comportamento non regolamentare, Serginho, Maldini e Petit per gioco scorretto. Angoli: 5-5. Recuperi: 1' p.t.; 2' s.t.

GIRONE G
10 MILAN
9 CELTIC GLASGOW
6 SHAKTHAR DONETSK
4 BENFICA

KALADZE, IL MURO GEORGIANO


GENEROSISSIMO CHRISTIAN


IL GENIO DI ANDREA



KAKA' MARCATO A UOMO


GILARDINO COMBATTIVO

mercoledì 28 novembre 2007

STASERA BENFICA-MILAN, GATTUSO CAPITANO



Torna la Champions League, il Milan è a Lisbona (Portogallo) dove tra poco scenderà in campo nella quarta giornata del primo turno di coppa, sul terreno del Benfica di Manuel Rui Costa. Ronaldo dovrebbe partire dalla panchina, con Gila unica punta davanti a Kakà e al rientrante Seedorf. In difesa si rivede Kaladze con Nesta, mentre sulla corsia destra dovrebbe giocare il centrale Bonera (a sinistra Serginho). Con Ambrosini squalificato, ci sarà una bella chanches per Brocchi, mentre Gattuso vestirà la fascia di capitano.

ALLENAMENTO A LISBONA

lunedì 26 novembre 2007

PIRLO, TALENTO MONDIALE

RITRATTO DEL GENIALE PLAYMAKER BRESCIANO, DAGLI ESORDI DA TALENTO PRECOCE AGLI ANNI D'ORO DA REGISTA ROSSONERO. CON UN FUTURO ANCORA LUNGO E LUMINOSO



Una traiettoria magica, una scia di polvere sfavillante, la palla bagnata che sorvola le teste di tutti e si infila alle spalle del portiere, nel boato generale. Così a Cagliair, così mille volta Andrea Pirlo, il faro del diavolo. Un giocatore unico al mondo, un campione che ci invidiano e che dobbiamo tenerci stretto. Un simbolo, un fenomeno col cuore tutto rossonero, che ci incanta da anni e che per anni lustrerà i nostri occhi con le sue punizioni fatate.

DECISIVO. La punizione con cui Andreino ha trafitto il Cagliari ha coronato un abuona partita, non la migliore: spesso abbiamo visto un Andrea gigantesco, tra lanci inimmaginabili e assist stupefacenti, un Andrea capace di arginare la difesa e comandare le ripatenza con la precisione di un metronomo e lo stile, la classe, l’eleganza di un direttore d’orchestra magistrale. A conferma della sua grande importanza nell’economia rossonera: Pirlo è fondamentale per il suo saper dirigere la manovra, ma anche quando la regia fatica e i terreni pesanti limitano il gioco rossonero, lui sa ritagliarsi un ruolo da protagonista grazie alle sue stoccate letali.

MARCHIO DI FABBRICA. Le punizioni alla Pirlo: ormai le amirano ovunque. In questo campionato è il primo centro di Andrea, che però ha già marcato il tabellino in Champions. Grazie ai calci piazzati il genio bresciano ha sempre dato un grande contributo alla squadra, concludendo sempre la stagione con notevoli bottini realizzativi per un playmaker. Ma è soprattutto il suo modo di giocare, di stare in campo, che seduce gli amanti del bel calcio dal Brasile al Giappone: nel mondo è il numero uno nel ruolo, anzi forse non esistono giocatori simili per abilità e caratteristiche.



PILOTA. La geniale intuizione arrivò a Pirlo e Ancelotti nell’estate 2002: dopo una buona stagione da vice Rui Costa, Andrea si trasformò da trequartista a playmaker. Dietro le punte era esploso come talento precocissimo, a 16 anni, nel Brescia. Con i suoi guizzi, i gol, le magie, aveva trascinato l’Under 21 a grandi traguardi e dopo diverse stagioni nel Brescia si era meritato l’Inter. In nerazzurro però faticava a imporsi, trovar spazio e continuità: lo accusarono di scarso carattere, cedendolo in prestito prima alla Reggina e poi al Brescia. Guardacaso Pirlo disputò lontano dalla Pinetina grandi stagioni: solo ad Appiano non lo capivano. E alla fine lo sbolognarono al Milan. Che errore! In rossonero Pirlo diventa un faro, nel giro di due stagioni è al top mondiale e arrivano per lui messaggi incensanti da tutto il globo. Visione di gioco superba, tecnica maestosa, agilità e perizia nel danzare con la palla e tessere l’azione, lanci col compasso, passaggi precisi e telecomandati per incrociare la linea della palla con la traiettorie del compagno spedito a rete: Pirlo ormai era diventato grande, e da protagonista firmava la Coppacampioni prima e lo scudetto poi. Regista e pilota in ogni senso della Ferrari rossonera: dalla cabina di pilotaggio, era lui il volante central dei successi di un Milan affascinante. Sempre al massimo, pur con qualche naturale periodo di appannamento, Anche nelle due stagioni seguenti Pirlo resta determinante.

MONDIALE. Nella vittoria azzurra al mondiale tedesco Pirlo è stato grandioso. Nell’avvio di stagione successiva, col Milan, ha pagato un po’ in stanchezza, ma dopo la sosta natalizia è tornato a livelli mostruosi. E tanto per cambiare è stato tra i protagonisti assoluti nella seconda galoppata Champions. La nuova, attuale, stagione, è partita alla grandissima per Andrea: brilante, continuo, geniale, lucido come sempre: anche lui si meriterebbe uno, due, dieci palloni d’oro!


domenica 25 novembre 2007

LE PAGELLE DI CAGLIARI-MILAN

DIDA 5,5 Ha un pò di colpe sul gol, poi a parte un'insicurezza riacquista efficacia. ODDO 5 Spinge poco e crossa male, sbaglia sul gol di Acquafreca. Frastornato (CAFU 6 Entra e in pochi minuti fa meglio di Oddo, piazzandosi all'ala ma coprendo con puntiglio. Sfiora un gol memorabile). NESTA 6,5 Pilastro della difesa, in tutti i sensi. Pulito, preciso, puntuale e affidabile, non perde un colpo. Da incorniciare una sua chiusura su Foggia, con una corsa fianco a fianco per far sfilare la palla prima del cross dell'avversario. MALDINI 6,5 Il trentanovenne capitano sfodera una serie di interventi paradisiaci, come ai vecchi tempi. Addirittura mostruoso un suo tackle su Foggia. Presente anche in fase offensiva, con un paio di tiri pericolosi. Immortale. SERGINHO 6,5 Su e giù per la fascia come uno stantuffo: Serginho è lo splendido cursore di sempre, alla nona stagione rossonera come alla prima. Suo il cross del pareggio gilardiniano. Sue certe discese pericolose, suoi i duetti migliori con Ronaldo, suo un palo nella ripresa. PIRLO 6,5 Cuce e costruisce, e alla fine trova il gol vittoria con una punizione delle sue. Nella ripresa fa l'ala. GATTUSO 6 Partita dura, piovosa, e Gattuso classico: polmoni, cuore. Non appare in modo eclatante, ma lui sgobba per arginare e recuperare palloni, non per finire in copertina (BROCCHI sv). AMBROSINI 6 Solita partita encomiabile di corsa e fatica (BONERA 6 Entra e salva il risultato con un tuffo incredibile sulla linea, sull'1-1). KAKA' 5 Non si vede quasi mai, e sbaglia pure un rigore. RONALDO 6 Finalmente debutta, e si mette in mostra con un palo e qualche buon movimento, palla al piede, tra i difensori. GILARDINO 6 Ha il merito di realizzare il pareggio con un'acrobazia da vero rapace d'area. Poi però non si vede moltissimo.

CAGLIARI-MILAN 1-2, PIRLO BOTTA DECISIVA

SERIE A, TREDICESIMA GIORNATA



IL CAGLIARI PASSA E IL MILAN SPRECA UN RIGORE, POI GILARDINO PAREGGIA E PIRLO TRACCIA LA STRADA DELLA VITTORIA CON UNA PUNIZIONE ALL'85. SI RIVEDE IN CAMPO RONALDO.

CAGLIARI. Decide la prodezza del singolo, e il Milan mantiene il suo rendimento altissimo nelle partite lontano da San Siro: è stata dura la trasferta sarda, ma i rossoneri hanno dimostrato nel corso dei novanta minuti di avere la determinzione e la coralità giuste per espugnare il sant'Elia. Non era facile, dopo il gol lampo di Acquafresca, reagire come hanno reagito i ragazzi: giocando bene, attaccando senza sosta e conducendo la manovra. Non era facile, dopo il rigore sbagliato da Kakà, non pensare che fosse una domenica stregata. E invece Gilardino ha suonato la carica, nel giorno di Ronaldo (sufficiente il debutto del Fenomeno), pareggiando nella ripresa; la saracinesca cagliaritana si è allora chiusa ulteriormente, e allora è servita una punizione di Pirlo, a modo suo, per scardinarla. Il Milan torna a casa con tre punti importanti cercando di riassestare la classifica.

LA PARTITA. Ancelotti schiera Nesta e totem Maldini al centro della difesa, con Oddo e Serginho esterni. Il centrocampo è il classico, con Pirlo, Gattuso e Ambrosini. In attacco, Kakà dietro a Gilardino e al rinato Ronaldo, al debutto stagionale. Il Milan è colpito al freddo dal Cagliari, che al '4 infila Dida con un colpo di testa di Acquafresca su calcio d'angolo: 1-0 e partita in salita. La reazione del Milan è immediata. E' capitan Maldini a dare la scossa con un gran tiro, e sul capovolgimento di fronte è lo stesso Cuore di Drago a chiodere provvidenzialmente sull'avanti avversario. Il Milan non riesce a infilarsi nell'ermetico muro rossoblù, poi col passare dei minuti gli uomini di Sonetti cercano di uscire e procurano qualche brivido a un Dida non sempre sicuro. La fase centrale è confusa e piena di errori, un flipper nell'area cagliaritana col Milan che funziona bene sull'asse Serginho-Ronaldo: leggera e profonda la corsa sulla corsia di Sergio, promettenti i movimenti di Ronie, che danza tra i difensori palla al piede. Il forcing rossonero porta al rigore per fallo proprio su Ronie, ma Kakà sciupa e il primo tempo si chiude in svantaggio. La ripresa si apre sempre nel segno del Fenomeno, che scalda i cuori dei tifosi con un morbido tiro da fuori area, che si stampa sul palo. Pochi minuti dopo, anche Serginho fa la barnba al legno: semba una giornata stregata. Ancelotti inserisce Bonera per un Ambrosini acciaccato e passa alla difesa a tre, con una mediana a cinque in cui Serginho e Oddo fanno le ali. E' la chiave del match. Il solito Serginho scaglia un cross in area, la palla rimpalla e arriva a Gilardino che, con un colpo da karateka, infila il suo settimo gol stagionale. 1-1, la gara si vivacizza, il Cagliari si butta in avanti con rabbia: Acquafresca semina un paio di avversari e defilato tira in porta, a Dida battuto: è provvidenziale il tuffo di Bonera, che sulla linea salva la porta rossonera. Oddo lascia il posto a Cafu dopo una partita poco soddisfacente, e proprio Cafu sfiora presto il gol della vita: schema su corner e gran tiro al volo da fuori area, che termina alto di poco. Il Milan gioca meglio ma il Cagliari non se ne sta con le mani in mano. Per due volte Capitan Maldini deve far brillare le sue immense qualità su Foggia: prima rimedia a un suo errore con una chiusura sapiente con la gamba, poi argina il folletto campano con un mostruoso tackle degno della sua scuola. Il mister esaurisce i cambi mettendo Brocchi per Gattuso; Ronaldo e Gila sono nel frattempo passati in ombra, così per risolvere il match serve la prodezza del singolo: piove su Cagliari, l'arbitro fischia punizione dal limite per il Milan. Pirlo sistema il pallone, calcia e trafigge Fortin con la sua polvere di stelle, è il 2-1 che al '41 vale la vittoria e fa sorridere i cuori rossoneri.

LA GIOIA DEI BOMBER


SERGIO SULLA FASCIA


L'ESORDIO DI RONIE



CAGLIARI-MILAN 1-2
(primo tempo 1-0)
MARCATORI: Acquafresca (C) al 4' pt; Gilardino (M) al 16', Pirlo (M) al 40' st CAGLIARI (4-3-3): Fortin, Ferri, Lopez (dal 29' st Bizera), Bianco, Agostini, Biondini, Conti, Parola, Foggia (dal 42' st Larrivey), Matri (dal 21' st Fini), Acquafresca. (1 Marruocco, 21 Canini, 13 Del Grosso, 26 Mancosu). Allenatore: Sonetti. MILAN (4-3-1-2): Dida, Oddo (dal 25' st Cafu), Nesta, Maldini, Serginho, Gattuso (dal 35' st Brocchi), Pirlo, Ambrosini (dal 13' st Bonera), Kakà, Ronaldo, Gilardino. (16 Kalac, 19 Favalli, 20 Gourcuff, 94 Aubameyang). Allenatore: Ancelotti. ARBITRO: Dondarini di Finale Emilia. NOTE - Spettatori 15mila. Ammoniti: Conti, Bianco, Bonera, Foggia, Serginho per gioco scorretto; Gattuso per proteste. Angoli 7-6 per il Cagliari. Recupero: pt 1' e st 3'. Al 44' pt Fortin para un rigore a Kakà.

LA GRINTA DI AMBRO



CLASSIFICA:

ABBRACCI ROSSONERI


HANNO DETTO... (da acmilan.com)
CARLO ANCELOTTI:'La partita si è complicata subito, con il vantaggio del Cagliari. Poi noi siamo stati bravi a reagire e a crederci, anche dopo il rigore sbagliato e il palo di Ronaldo. Il Cagliari ha fatto subito gol e ha preso coraggio, noi abbiamo saputo aspettare il momento giusto. Sono contento della prova di Ronie. Non giocava da quattro mesi: ha causato il rigore, ha appunto colpito un legno, ha avuto diversi spunti dei suoi. E' una vittoria significativa per come è arrivata, abbiamo saputo gestire gli eventi. E' stato il successo del carattere, non della qualità. Questi tre punti fanno morale, era importante iniziare bene il ciclo. Ci permette di preparare bene anche le prossime partite. Nel secondo tempo ho spostato i due terzini più avanti per creare difficoltà in più e per permettere loro di occuparsi della fase offensiva. E' andata bene. Adesso dobbiamo pensare a recuperare Seedorf e Inzaghi che al momento non sono ancora recuperati. Speriamo che nelle prossime ore stiano meglio. In questo momento e in questo periodo ricco di gare occorre il contributo di tutti'. ALESSANDRO NESTA: "Oggi abbiamo subito gol, ma poi siamo stati bravi perchè abbiamo trovato la forza per riprendere la gara in mano. Noi abbiamo giocato bene e il risultato che volevamo l'abbiamo ottenuto, va benissimo così. Ora ci attende la Champions League e poi andremo in Giappone e speriamo di fare bene anche lì." ALBERTO GILARDINO:"Oggi è andata bene, personalmente sono tre anni che vengo a Cagliari con la maglia del Milan e mi porta fortuna. Il secondo gol è stato la conseguenza di un fallo fatto su di me, ma è stato Andrea bravissimo a trasformare la punizione. Adesso dobbiamo pensare a fare bene mercoledì in Portogallo e chiudere il girone vincendo. Con Ronaldo mi sono trovato benissimo, anche insieme a Kakà abbiamo provato alcune soluzioni che a volte sono riuscite altre volte meno, ma è andata bene così. "


sabato 24 novembre 2007

DOMANI SFIDA COL CAGLIARI: I DOPPI EX STORICI

LE PARATE DI ALBERTOSI E I GOL DI VIRDIS: SULL'ASSE MILAN-CAGLIARI SONO LORO CHE HANNO FATTO LA STORIA...

SONO due i grandi campioni che hanno vestito sia la maglia del Milan che quella del Cagliari. Il primo è uno dei più grandi portieri italiani di sempre, Enrico "Ricky" Albertosi, esplosivo e formidabile superman dei pali. Albertosi ha giocato ad alti livelli per ben 22 stagioni, dal 1954 al 1980. Ha vestito la maglia di tre club, Fiorentina (58/68), Cagliari (68/74) e Milan (74/80). Al Cagliari arrivò maturo, forte, e diventò il portiere dell'unico, incredibile, scudetto isolano nel 1970: Albertosi a parare, Riva a segnare. A 34 anni passò al Milan, un Milan sofferente di cui divenne presto un simbolo: per laa sua simpatia, l'estroversia, il suo essere leader e soprattutto per le mirabolanti parate che mantennero i rossoneri a livelli accettabili. E nel 1979 arrivò finalmente il sospirato scudetto della stella, dopo la Coppa Italia del '77. Purtroppo il mito di Albertosi fu infangato nel 1980 dal calcio scommesse, che fece rovinare la società in serie B. Ricky dopo la squalifica mollò il professionismo e giocò per un paio di anni nell'Elpidiense, fino ai 43 anni. Era invece un attaccante, veloce e guizzante uomo d'area, Pietro Paolo Virdis. Non proprio, o non sempre, un goleador sfondareti, ma un prezioso e poliedrico terminale da far giostrare sul fronte offensivo. Sassaritano classe '57, Virdis si mette in mostra con 11 gol nella Nuorese, meritandosi il passaggio al Cagliari e l'esordio in A a 17 anni. Dopo un anno nella primavera, Virdis si affaccia con 6 reti al grande calcio. La squadra retrocede e in B lui esplode, con ben 18 centri: lo prende la Juventus, ma in tre anni Virdis trova poco spazio e torna per una (buona) stagione aql Cagliari. Quindi di nuovo in bianconero, dove gioca bene e segna 9 reti. Tuttavia l'arrivo di Paolo Rossi porta alla sua cessione, all'Udinese. Il primo anno è travagliato di infortuni, mentre nel secondo Virdis segna 10 reti e diverte Udine con Zico. Nel 1984 viene acquistato dal Milan, dove resta fino al 1989 e dove si afferma come uno dei più forti attaccanti italiani. All'inizio era la stella di un Milan povero, il campione affidabile e infallibile che spesso diventava l'unica gioia dei tifosi; successivamente è diventato un protagonista delle grandi vittorie di Sacchi. Da vice van Basten, certo, ma essere vice Van Basten è il miglior complimento che un attaccante possa ricevere! La stagione migliore è quella 1986-1987 quando è capocanoniere della Serie A con 17 gol; nella stagione successiva invece i suoi gol permetteranno al Milan di recuperare un pesante distacco dal Napoli superato anche grazie ad una doppietta decisiva in Napoli-Milan 2-3 del 1 maggio 1988, partita fondamentale ai fini della conquista dello scudetto da parte dei rossoneri. L'anno successivo conquista anche la Coppa dei Campioni, e dall'89 al '91 ha svernato nel Lecce.


venerdì 23 novembre 2007

BERLUSCONI AUGURA UN FINE ANNO COL BOTTO

MILANO (da "La Gazzetta dello Sport"). "Speriamo sia un finale d'anno straordinario". È questo l'augurio fatto al Milan da Silvio Berlusconi al suo arrivo al galà natalizio rossonero, organizzato dalla moglie di Kakà al Palazzo del ghiaccio di Milano. Alla festa sono presenti circa 650 invitati, tra i quali la squadra al completo. "Il Milan ce l'ho sempre nella testa e nel cuore", ha sottolineato il presidente del club rossonero ad una domanda sul suo eventuale disimpegno dalla squadra. Ultima battuta su Kakà. Resterà? "Altrochè", ha risposto Berlusconi.

sabato 17 novembre 2007

ITALIA, IMPRESA COMPIUTA

AZZURRI QUALIFICATI AGLI EUROPEI CON LA VITTORIA IN SCOZIA: PANUCCI IN EXTREMIS REALIZZA IL 2-1 DOPO CHE GLI SCOZZESI AVEVANO REAGITO AL VANTAGGIO FIRMATO DAL "BAVARESE" LUCA TONI...



L'Italia di mister Donadoni si qualifica agli Europei 2008 vincendo sull'ostico terreno scozzese, dove la Nazionale ospitante sembrava aver costruito un fortino inespugnabile, arroccandosi a dominio del gironcino.
E' Luca Toni, bomber stellare del Bayern Monaco, ad aprire prestissimo le danze. L'Italia ha giocato bene e con cipiglio guerriero, trainata dalla grandissima grinta di Ambrosini e Gattuso. Tuttavia dopo un gol annullato a Di Natale è arrivato il pari (in fuorigioco) della Scozia. Il forcing azzurro si è materializzato nel 2-1 a pochi minuti dalla fine, con la sontuosa zuccata di nonno Cristian Panucci. L'ex rossonero, compagno di Donadoni nel Milan di Capello, ha regalato alla Nazionale l'accesso alla fase finale tanto sospirata. La Scozia aveva dominato il girone, ma prima il crollo in Georgia ed ora la vittoria azzurra hanno fatto piombare la formazione di McLeish dietro ai Campioni del Mondo e dietro anche ai galletti francesi: dunque gli higlander (unici con tutte le partite già giocate) si ritrovano eliminati, mentre gli azzurri hanno ancora l'inutile sfida con le Far Oer per completare il girone. Sfida di poco valore: la festa qualificazione è già iniziata.

SCOZIA-ITALIA 1-2
(primo tempo 0-1) MARCATORI: Toni (I) al 2' pt; Ferguson (S) al 20' st, Panucci (I) al 46' st. SCOZIA (4-1-4-1): Gordon; Hutton, Naysmith, McManus, Weir; Hartley; Ferguson, McCulloch (Boyd dal 47' st), Fletcher, Brown (Miller dal 29' st); McFadden. (McGregor, Caldwell, Alexander, Pearson, Robson). All.: McLeish. ITALIA (4-3-3): Buffon; Panucci, Cannavaro, Barzagli, Zambrotta; Gattuso (De Rossi dal 42' st), Pirlo, Ambrosini; Camoranesi (Chiellini dal 38' st), Toni, Di Natale (Iaquinta dal 23' st). (Amelia, Oddo, Perrotta, Gilardino). All.: Donadoni. ARBITRO: Mejuto Gonzalez (Spa). NOTE: ammoniti Naysmith, McCullock, Toni per gioco scorretto;, recuperi 1' pt, 3' st


Christian Panucci, 35 anni, esulta per il suo gol. Cresciuto nel Genoa, nei primi anni '90 passò al Milan. In rossonero vinse tutto e divenne l'erede di Mauro Tassotti. Puntuale, tecnico e tosto, nel '97 dopo 4 grandi stagioni preferì passare al Real Madrid, dove vinse ancora divenendo un simbolo italiano in Europa. Dopo tre stagioni tornò in Italia, ma all'Inter fu un flop. I tifosi del Milan lo accusarono di tradimento, lui provò a rilanciarsi prima nel Chelsea e poi nel Monaco, ma ci riuscì con la Roma, di cui è tuttoggi una bandiera.

venerdì 16 novembre 2007

PATO & RONIE, STANNO ARRIVANDO

I FENOMENI BRASILIANI DIVERTONO IN ALLENAMENTO, CON DUE GOL A TESTA. RONALDO DOVREBBE GIOCARE A CAGLIARI DOPO LA SOSTA PER LA NAZIONALE.



STANNO ARRIVANDO:
spettacolo brasiliano nell'allenamento dell'altro giorno a Milanello, con una doppietta per Ronaldo e una per Pato. Il Fenomeno spaziale dalla carriera piena di allori, gol e blasone e il ragazzino col futuro pregno di speranze incrociano le loro carriere sotto le strisce rossonere e, dopo le attese e i dubbi, stanno per avvicinarsi al loro debutto stagionale. Ronie col Milan ha già fatto bene, benissimo, nella scorsa (mezza) stagione, ma si è visto colpito da un infortunio noiosissimo che si è trascinato finora tra polemiche e perplessità. Era andato in panchina a Donetsk e Bergamo, ora "A Cagliari giocherà", come ha dichiarato mister Ancelotti. Domani la serie A riposa, perchè c'è la Nazionale: si torna in campo la settimana prossima con, appunto, Cagliari-Milan. Per Pato bisognerà aspettare ancora un pò, leggasi gennaio. Però Ancelotti è convinto che il bocia"E' più forte di Ronaldinho". Una dichiarazione forte, fortissima, tanto per restare in tema. Con Pato "Sarà possibile rispolverare il modulo a due punte", ha aggiunto il tecnico emiliano. Infatti: il baby fenomeno darà all'attacco quell'aggiunta di poliedricità, freschezza, duttilità e alternativa che finora ha forse fatto soffrire più del previsto. Non sempre insomma la punta unica può far tutto da solo, gol compresi.

giovedì 15 novembre 2007

MALDINI VUOLE IL MONDIALE



PAOLO MALDINI
punta forte al Mondiale per club. Il capitano, all'ultima stagione di una carriera gloriosissima, vuole togliersi la soddisfazione di vincere la sua terza "Intercontinentale", obbiettivo numero uno della stagione. "L'ho vinta due volte, ma l'ho persa tre: vorrei aggiustare questa statistica prima di smettere", ha dichiarato cuore di drago. I giapponesi Urawa Red Diamonds sono gli ultimi arrivati alle finali del mini torneo: al di là di quarti e semifinali (da dove il Milan partirà) con club africani, neozelandesi e, appunto, giapponesi, il Milan sembra già concentrato sulla finalissima, che quasi sicuramente lo vedrà opposto agli argentini del Boca Juniors. La rivincita della sfida del 2003 è servita, e il Capitano vuole assolutamente condurre la truppa al trionfo.

UNA CARRIERA INCREDIBILE, quella del Capitano. A 16 anni Nils Liedholm lo lanciava in serie A, a 17 Paolo era titolare nel Milan, a 18 già tra i più ammirati giovani nazionali. A 19 era già azzurro, già pluridecorato campione euromondiale nel grande Milan di Arrigo Sacchi: ovunque nel mondo il ragazzino era ormai considerato il terzino sonistro più forte in attività. Elegante, pulito negli anticipi, spettacolare nei tackle, sicuro nella fase difensiva; rapido, martellante, efficace con i suoi cross e le sue incursioni in fase offensiva. La stellare carriera di Paolo era all'apice: prima con Sacchi, poi con Capello, fu una mietitura di trionfi. Dieci anni di successi a pioggia, epiche imprese, vittorie esaltanti. Il mondo ai piedi del diavolo, stadi in piedi ad applaudire e media incensanti nel tessere lodi grandiose, durante tanti anni indimenticabili di trionfi. Poi quando la squadra si prese due stagioni di ricaricamento, tutti ad additare i "senatori" come bolliti. Invece con l'orgoglio e la classe di sempre vinsero l'ennesimo insperato scudetto, e traghettarono la squadra nei due anni di "ricambio". Maldini (con Costacurta) si trovò così totem del novo folgorante squadrone di Ancelotti. Con Nesta, da centrale, realizzò una coppia difensiva unica, scoprendosi mastoso anche nel cuore del reparto: sicuro, deciso, un muro grandioso, elegante, pulito. Ancora coppe, scudetti. E dal 2005/06 un utilizzo centellinato per propagarne ancora a lungo la sontuosa carriera.


domenica 11 novembre 2007

UCCISO TIFOSO LAZIALE, ATALANTA-MILAN SOSPESA: IL CALCIO ITALIANO DI NUOVO IN GINOCCHIO

TIFOSO LAZIALE UCCISO DA UN POLIZIOTTO, GLI ULTRAS PROTESTANO NEGLI STADI. E A BERGAMO FANNO SOSPENDERE ATALANTA-MILAN. RIDICOLO: PROTESTANO ALLA VIOLENZA SFASCIANDO LO STADIO...



CI RISIAMO, invece che goderci dribbling e gol dobbiamo constatare con sdegno immagini di risse, cariche, tafferugli, partite sospese e, soprattutto, doverci fermare davanti all'ennesimo morto del mondo calcistico. Uno scontro tra tifosi laziali e interisti, ad Arezzo, è sfociato nella morte di un giovane sostenitore biancoceleste, Gabriele Sandri, ammazzato da un colpo d'arma da fuoco di un poliziotto. Involontario, si è detto nei primi istanti postumi alla tragedia, avvenuta tra le 13 e le 14; poi si è fatta largo una voce che sosterrebbe l'ipotesi di addirittura due colpi sparati contro il tifoso. Ora è difficile fare chiarezza, capire se era indispensabile aprire il fuoco, capire se possa essere possibile-nel caso dell'involontarietà dell'omicidio- che un proiettile parta "per sbaglio"; comunque sia andata resta il fatto che l'Italia è stata avvolta da una sorta di mini guerriglia civile nelle città della serie A, con gli ultrà a hiedere giustizia del loro "collega", con sassaiole, proteste contro le "divise blu" ("Assassini! Assassini!", urlavano) e tentativi di far sospendere il campionato: è quanto successo in particolare a Bergamo, dove Atalanta-Milan è stata sospesa al '14 dopo che un manipolo di invasati tifosi nerazzurri hanno quasi sfondato il vetro, che in teoria era antisfondamento, costringendo l'arbitro Saccani a portare le squadre negli spogliatoi. Dopo tre quarti d'ora di attesa, il questore ha dato ordine di sospendere il match.

Al di là del fatto che pochi folli hanno prevalso, con la violenza, sulla ragione (il resto dello stadio voleva che si giocasse), è pazzesco come la loro protesta in ossequio di un giovane ucciso sia stata essa stessa orchestrata con metodi incivili e violenti! E poi, se ritenevano indegno il giocarsi della partita dopo un simile lutto, cosa sono andati a fare allo stadio? Se erano tristi per la morte del giovane, perchè non se ne sono tornati a casa? La morte di Sandri è una cosa gravissima, certo, che fa male a tutti e che avrebbe dovuto comportare certe conseguenze, come ad esempio la sospensione immeediata delle partite; ma non è tollerabile che queste conseguenze siano stabilite con la violeza da pochi scalmanati che, forse, più che alla giustizia e al rispetto dei valori umani, puntavano a regalarsi un pomeriggio da (falsi) eroi, sfogando tutte le loro isterie represse sotto un ideale pretestuoso. Basti vedere quei poveri dementi che si facevano le foto accanto al vetro sfasciato, il loro trofeo di guerra: allora qualcuno ci dica, il loro orgoglio è l'aver manifestato la loro rabbia per l'uccisione del ragazzo oppure l'aver fatto il figo spaccando un vetro?

ATALANTA-MILAN, E SE GIOCASSE RONALDO?

PARTIRA' DALLA PANCHINA, MA NON E' DA ESCLUDERE IL SUO UTILIZZO: "VOGLIO UN GOL, SONO PRONTO", IL FENOMENO TORNA GIOCATORE.

Trasferta difficile del Milan a Bergamo, in formazione torna Oddo e c'è Inzaghi unica punta davanti a Kakà e Seedorf: ma non è da escludersi l'utilizzo di Ronaldo a partita in corso: il Fenomeno dopo mesi di dubbi, infortuni, casi e discussioni ètornato ad essere un giocatore e finalmente potrà dare il suo contributo al Milan. Il club rossonero ha bisogno vitale dei suoi gol, dell'apporto di un terzo attaccante, che possa completare il ruolo di Inzaghi e Gilardino. Già l'anno scorso Ronaldo fu fondamentale per il Diavolo, abbracciato malinconico a gennaio e trascinato al quarto posto con 7 reti in 13 partite. Ronie ci ha messo poco a conquistare la Milano rossonera, ora dopo tante polemiche ha la palla gol per confermare questo affetto. "Sono pronto, voglio un gol", ha dichiarato il bomber brasiliano. Ancelotti, che inizialmente sembrava indirizzato verso le punte, ha dichiarato che Ronie "Non ha i '90 nelle gambe, ma lui può giocare anche senza continuità". Per il resto, formazione classica con Serginho a sinistra e Maldini in ballottaggio con uno tra Nesta e Kaladze nel centro della difesa.

sabato 10 novembre 2007

VERSO MILAN-ATALANTA: I DOPPI EX STORICI

I PRIMI FURONO BOFFI E MEAZZA, POI IL PASSAGGIO DALL'ATALANTA AL MILAN DI DONADONI SEGNO' UN'EPOCA. E TRA GLI EX C'E' PURE PIPPO INZAGHI...

ANNI '30, il Milan faticava a vincere, ma i suoi tifosi erano entusiasmati dall'inaudita potenza di un bomber straripante, Aldo Boffi da Giussano. Era lui la folgorante attrazione di San Siro, un cannoniere potente e dal gol facile, facilissimo: dal suo esordio da ragazzino nel Milan, nel 1936, fino al 1943, ne infilò 109 in 163 gare! Un centravanti tecnico ma soprattutto forte e devastante, per 3 volte è capocannoniere di serie A. Dopo la guerra, a trent'anni, passò per svernare all'Atalanta, ma non fu una bella stagione (3 gol), così chiuse in bellezza con 56 reti in 4 tornei di B al Seregno. Se il Milan aveva Boffi, l'Inter splendeva nel nome di Giuseppe Mezza, un'icona sacra per i cugini: esordio da goleador a 17 anni, 244 gol dal '27 al '40, scudetti vari ed una leggenda che spopolava oltre ogni confine grazie alle magie in Nazionale. Già, perchè oltre a 33 gol in 53 gare, Meazza aveva vinto ben 2 Mondiali con l'Italia! Potentissimo, massiccio ma tecnico, Meazza era un opportunista d'area capace di invenzioni imprevedibili, che sapeva segnare in ogni modo e in qualsiasi occasione, grazie ad un fiuto eccezionale per la rete. Minato da un infortunio al piede, a 30 anni Meazza si trova però appiedato e per ripicca passa ai cugini rossoneri. La prima stagione, dopo le 13 da interista, è buona: segna 6 gol, la squadra è competitiva e lui castiga i suoi ex tifosi nel derby. Logoro e appannato, Meazza segna solo 4 gol l'anno dopo e passa alla Juve, dove torna concreto e positivo: 10 reti. Il Balilla si rilancia del tutto con una grande stagione nelle fila del Varese (27 gol in 26 gare!), continuando a segnare poi nelll'Atalanta (16 centri) prima di tornare a chiudere nella mai dimenticata Inter, con 2 reti nel 1947. Parecchi anni dopo, nel 1982, esordisce nell'Atalanta un'ala dal dribbling mozzafiato: Roberto Donadoni resta 4 stagioni a casa, debutta in A e incanta tutti per il dribbling, la duttilità, l'ordine estroso. Berlusconi lo strappa alla Juve a suon di miliardi e Donadoni diventa una delle stelle più grandi che hanno mai brillato nel firmamento rossonero:261 presenze, 5 scudetti, 9 supercoppe varie, 2 intercontinentali, 3 coppe campioni, un palmares pazzesco. Dotato di eccellente visione di gioco, grande velocità, tecnica notevole e di un dribbling eccezionale, Donadoni con gli anni imparò a svolgere anche un lavoro tattico di corsa e copertura, divenendo così un eclettico fuoriclasse del centrocampo, in grado di giocare indifferentemente da centrale, trequartista ed ala. Micidiali erano i suoi calci piazzati. Nel 1996, a 33 anni, prova l'avventura americana e gioca 2 anni nel New York Metrostars. poi rientra in rossonero: un anno da riserva e uno da uomo spogliatoio, con l'alloro del sesto scudetto, prima dell'ultima sgambata: nel 2000, con altro titolo, negli arabi dell'Al-Ithiad. Oggi è il ct azzurro. Maurizio Ganz era bomber rapace e smaliziato, leggero fisicamente ma crudele in zona gol. Di scuola Samp, dopo varie peregrinazioni (Parma, Brescia) esplose proprio nell'Atalanta, meritandosi il salto all'Inter. Idolo nerazzurro, nel '97 fu clamorosamente sbolognato al Milan, e da riserva sempre pronta Ganz firmò gol pesantissimi nel tricolore del '99, prima di tornare all'Atalanta dopo una parentesi al Venezia, e chiudere la carriera nel 2006 dopo tanti gol con Fiorentina, Ancona, Modena, Lugano e Pro Vercelli. Anche Bobo Vieri si è messo in luce nell'Atalanta, prima di spiccare il volo alla Juve: scudetto bianconero, 24 gol a Madrid, il ritorno alla Lazio (12 gol) e la messe di reti nelle 6 dure stagioni interiste furono seguite dal deludente passaggio al Milan (poi al Monaco) e dal nuovo rilancio proprio a Bergamo: oggi segna ancora per la Fiorentina. Oggi Pippo Inzaghi è il senatore del gol del Milan, il jolly terribile che si alza dalla panchina e segna: ma dopo i gol giovanili con Piacenza, Leffe, Verona e Parma, e prima delle 4 stagioni d'oro alla Juve, Pippo esplose ciclonico e opportunista come mai proprio nell'Atalanta: 24 gol e titolo di bomber nel '97. Dieci anni dopo, eccolo alla settima stagione rossonera: dovesse giocare, chissà che non si inventi il milionesimo scherzetto dell'ex. Una vita in rossonero l'ha vissuta Demetrio Albertini, metronomo illuminato che dopo 14 stagioni di successi e qualche avventura nuova (Atletico Madrid, Lazio), giocò alcuni mesi nell'Atalanta nel 2004, prima di chiudere la carriera nel Barcellona, da uomo spogliatoio. Altri doppi ex rossonerazzurri: Danova, Pelagalli, Moro, Bianchi, Piotti, Pinato, Ferron, Bortolazzi, Orlandini, Morfeo, Carbone, Donati. Sala, Saudati, Taibi e Comandini.


giovedì 8 novembre 2007

LE PAGELLE DI SHAKTHAR-MILAN



DIDA 6,5.
Sicuro e attento in quasi tutti gli interventi, sembra tornato il panterone affidabile di sempre. BONERA 6,5 Copre la fascia con duttilità e disponibilità, utilizzando all'occorrenza le sue doti naturali di stopper. NESTA 7 Il solito spettacolare mostro degli anticipi, professore di scienza tecnica e tempra cavalleresca. Autoritario come sempre nel governare il reparto e aiutare il centrocampo. KALADZE 6,5 Si conferma in grande forma: un muro arcigno ed efficace in marcatura ì, in chiusura e in fase di riproposizione. SERGINHO 6 Più che a spingere si limita a presidiare la difesa (BROCCHI sv). GATTUSO 6 Corre moltissimo, aiuta Pirlo, battibecca a modo suo: coi compagni e con gli avversari. PIRLO 6,5 Splendido il suo lancio che innesca l'1-0, splendide le sue intuizioni geniali, tracciate col compasso che sembra installato nel suo piedino. AMBROSINI 6,5 Il solito capitano coraggioso: lotta, sbraita, discute, corre, sgomita, recupera palloni, di testa arriva sempre primo; e colpisce pure un palo. Ammonito, salterà la prossima sfida. KAKA' 7 Il Golden Boy parte piano ma quando carbura è uno spettacolo: su assist di Inzaghi segna il 2-0 con una stoccata da maestro, poi ricambia il favore e imbecca Pippo per il 3° gol. SEEDORF 5,5 Giornata di poca vena, pochi spazi e poca epica per vedere il Seedorf migliore (MALDINI sv Il capitano entra nel finale con la sua sacra grinta, ma non ha tempo di mettersi in mostra. Intanto incrementa il suo bottino di presenze, spaziale). GILARDINO 5,5 Si prende una botta che condiziona la sua brillantezza per tutta la durata della sua partita. INZAGHI 8 E' il jolly del Milan, il nonnetto terribile che può pescarti il gol vincente quando i titolari e i ragazzini non lo beccano. Un valore aggiunto che in Europa ritrova le vibrazioni di una carriera: le emozionanti notte europee lo gasano in modo pazzesco, e Superpippo riscalda le polveri. Entra e ne segna due, serve a Inzaghi un assist decisivo, cambia da solo la partita. 62 eurogol. Mastodontico.

mercoledì 7 novembre 2007

PIPPO INZAGHI, LE MILLE FACCE DEL GOL

PRIMA ERA IL RAGAZZINO PROMETTENTE, POI DIVENNE LA GIOVANE STELLA CONTESA DALLE BIG; QUINDI L'INZAGHI CINICO E BARO JUVENTINO, CHE IN ROSSONERO DIVENTA BANDIERA E BOMBER DI FAMIGLIA, PRIMA DELL'INFORTUNIO E DEL RITORNO DA NONNO GOL...



PIPPO e il gol, la storia d'amore infinita. Prima era il ragazzino promettente che girava in provincia e stuzzicava le big, da Piacenza a Verona, da Leffe a Parma, dove il primo infortunio della carriera lo temprò giovanissimo. Poi diventò la giovane stella dal gol facile, la sorprendente punta di diamante che con l'Atalanta si prese il titolo di goleador principe della serie A; quindi divenne il killer farabutto, senza pietà e senza riguardi per nessuno, che con la maglia della Juventus segnava e vinceva ma era odiato da tutti i non bianconeri: tanto letale quanto furbissimo nel cercare il gol (o il rigore), tanto prolifico quanto fastidioso. Quattro anni di gol e vittorie, la Nazionale, una carriera che sembrava all'apice, ma non era così. Inzaghi passò al Milan, ed era il 2001. Subito forte, poi il crack al ginocchio, il ritorno, la rimonta al quarto posto spinta a suon di gol, le promesse di fede milanista: Inzaghi era già diventato altro, era diventato rossonero dentro, era diventato il bomber di famiglia. E nel 2002/03, con 30 strepitose cannonate, stilettate, imprevedibili guizzi, divenne Alta Tensione, già bandiera, alfiere del Milan trionfante a Manchester, in Champions. Contro la Juve, che non era più la "sua" Juve: sembrava un secolo, erano due anni di rossonero tuonante. La carriera di Inzaghi era, in quel momento per davvero, al top: gol, vittorie, l'amore dei tifosi, un'ammirazione generale che iniziava a renderlo più simpatico anche a quelli che non tifavano per la sua squadra: perchè Pippo aveva improvvisamente abbandonato la sua indole di "maledetto", non era più il simulatore mercenario, non era più lo sciupaveline snob: gol, allenamenti, Milan. Professionista esemplare dal volto finalmente umano, Inzaghi ormai piaceva a tutti. E diceva: nella storia ci resto con la maglia rossonera, quella bianconera è un bel ricordo ma viene dopo. Erano solo due stagioni, sembravano una vita. Una vita dal sapore dolce, seguita però dal mortificante odore di clinica: nel 2003 Inzaghi si fa male, segna 7 gol e nelle pochissime apparizioni dà una grande mano per lo scudetto: tutti lo aspettano a nuovo, ma nel 2004/05 l'incubo diventa realtà, c'è chi parla di scarpette al chiodo, Pippo finisce nel dimenticatoio, diventa il bomber rotto. Un solo gol, un deja vu chiamato Van Basten, il crollo di ogni speranza. E no ragazzi, Pippo non molla, Pippo stringe i denti, lotta, torna e torna a modo suo, nel 2005/06: 17 gol ammutoliscono l'Italia, Superpippo è tornato, va ai mondiali e li vince col gruppo, segnando pure un gol. In una partita. Poi torna a vestirsi di rossonero, part time, da "nonno gol": Ancelotti lo centellina, Inzaghi gioca meno e segna meno del solito, ma i suoi gol sono sempre decisivi: E spingono il Milan in Europa, il suo territorio preferito: 6 centri vitali, dalle pistolettate nei preliminari alla sublime doppietta nella finale di Atene, al Liverpool: Inzaghi ora è il cannoniere esperto da gettare nella mischia quando c'è bisogno dei gol della storia, perchè Pippo è storia, perchè Pippo è passato, presente e futuro, col record europeo di gol nel mirino e una carriera ancora lunghissima, che potrà costellarsi di gol e vittoria ancora per diversi anni. Grazie a quel part time che ci regalerà Alta Tensione ancora a lungo, perchè il Milan senza Superpippo non sarebbe più la stessa cosa.








SHAKTHAR DONETSK-MILAN 0-3, L'EUROPA CHIAMA INZAGHI RISPONDE

CHAMPIONS LEAGUE
PRIMO TURNO, QUARTA GIORNATA



IL BOMBER ENTRA E SEGNA DUE RETI, KAKA' COMPLETA L'OPERA: IL MILAN SI SBARAZZA DEGLI UCRAINI E FA UN GRANDE PASSO AVANTI IN CHIAVE QUALIFICAZIONE.

DONETSK (Ucraina). Tre a zero, e tutti a casa. Nel segno di Filippo Inzaghi, il rapace del gol, il mito intramontabile che a 34 anni si è reinventato bomber di scorta, alla Altafini, ma quando gioca in coppa riassapora le antiche vibrazioni. E non si stanca mai di punire, segnare, graffiare. Lo Shakthar non è il Real Madrid, e a dirla tutta forse non vale nemmeno l'Empoli o il Torino in termini di organizzazione difensiva e malizie calcistiche; però il Milan d'Europa non perde il gusto di strafare quando si tratta di Champions, e allora via con le danze. E' nei secondi '45 che arrivano i gol: appena entrato, Inzaghi si scatena, Kakà raddoppia e ancora Pippo firma il suo sessantaduesimo gol europeo: ora è a meno 7 dal record assoluto di Gerd Muller. E, a proposito di traguardi, il Milan può dirsi tranquillo in chiave qualificazione agli ottavi di finale. insomma, se il campionato piange la Coppa è sempre un godimento.

LA PARTITA. Ancelotti schiera Bonera e Serginho esterni, con Nesta e Kaladze al centro e capitan Ambrosini con Gattuso e Pirlo in mediana. Kakà e Seedorf appoggiano il bomber Gilardino. Il primo tempo è blando e noioso, lo Shakthar giochicchia per evitare di colare a picco come a San Siro; il Milan si adegua e non sembra reagire, così che gli ucraini si fanno pericolosi in alcune occasioni, come nel caso di Chygrynskiy che colpisce centralmente, o come quando al 34' Srna vede il suo diagonale maligno deviato in angolo da Dida con grande intuito. Kakà e Seedorf ogni tanto ci provano, Pirlo innesca lanci geniali ma il marcatissimo Gilardino non può fare granchè per concretizzarli; così il Milan si limita a contenere, sfinendo ai fianchi la squadra di Lucescu. Nella ripresa il guizzo iniziale di fernandinho sveglia i rossoneri, che iniano a giocare bene, e rendersi pericolosi: Ambrosini di testa colpisce il palo su punizione di Pirlo, poi è Kakà (sempre di testa) a sfiorare il vantaggio. Ancelotti decide allora di giocarsi la carta Inzaghi, finora utilizzato part time, anzi meno; il vecchio bucaniere si ricorda come si fa a creare subito confusione, smentendo chi lo dava per appannato; Pirlo lo pesca in area e lui, Pippo nostro, fulmina Pyatov a modo suo, come lo squalo d'area che tutti hanno ammirato per anni: '66, 1-0. Il suo ruggito fa ancora tremare l'Europa, eccome! La gara cambia ancora, lo Shakthar cerca di reagire ma Inzaghi è assatanato, e pochi minuti dopo, al '72, prende palla in area e la incarta per Kakà: il brasiliano apprezza il dono e realizza il 2-0 con una stoccata morbida che sbatte sul palo e supera la linea di porta, tanto per ribadire all'Europa la sua grandezza. E al 93' arriva l'atto finale sul contropiede di Kakà che, pur avendo la porta spalancata davanti a sé per la doppietta personale, preferisce restituire il favore a Inzaghi: Pippo nostro timbra ancora, 3-0, sfonda record su record e lancia il Milan verso dolci orizzonti.

INZAGHI, IL GUIZZO DEL RAPACE


KAKA' IN AZIONE


IL GOL DI RICKY


IL SORRISO DI KAKA'


NESTA BATTAGLIA


SHAKHTAR DONETSK-MILAN 0-3 (primo tempo 0-0)
MARCATORI: Inzaghi al 20' st, Kakà al 27' st, Inzaghi al 48' st SHAKHTAR DONETSK (4-3-2-1): Pyatov; Srna, Yezerskiy Chygrynskiy, Rat (William dal 28' s.t.); Ilsinho, Hubshman, Fernandinho; Jadson; Lucarelli (Castillo dal 33' s.t.), Brandao (Gladkiy dal 40' s.t.). (Virt, Duljaj, Lewandowski, Gai).All: Lucescu. MILAN (4-3-1-2): Dida; Bonera, Nesta, Kaladze, Serginho (Brocchi dal 40' s.t.); Gattuso, Pirlo, Ambrosini; Kakà, Seedorf (Maldini dal 35' s.t.); Giardino (F. Inzaghi dal 18' s.t.). (Kalac, Oddo, Gourcuff, Ronaldo). All: Ancelotti. ARBITRO: Vink (Ola) NOTE - Spettatori 25.00 circa. Ammoniti: Kakà, Ambrosini e Fernandinho per gioco scorretto, Gattuso e Ilsinho per proteste. Angoli: 6-7. Recuperi: 1' primo tempo; 4' secondo tempo.

GRUPPO D
9 MILAN
6 CELTIC GLASGOW
6 SHAKTHAR DONETSK
3 BENFICA

KAKA' INVENTA


PIPPO-RICKY: FELICITA' E GOL


GIOIA ROSSONERA



HANNO DETTO... (da acmilan.com)
Kakha Kaladze: "E' stata davvero una bella partita, abbiamo tutti giocato molto bene, soprattutto con molta concentrazione. Sapevamo che non sarebbe stata una partita facile perchè lo Shakhtar in casa è forte, prova a segnare tanto con molti giocatori che attaccano soprattutto dalle fasce. Mi aspettavo che nel primo tempo lo Shakhtar venisse più in avanti, poi nella ripresa dopo il nostro primo gol è cambiato tutto, abbiamo sfruttato il contropiede e abbiamo ancora segnato. Sono molto contento, perchè tutta la squadra ha giocato bene, sia chi era già in campo dal primo minuto, sia chi è entrato a partita in corso." Daniele Bonera: "Stasera abbiamo fatto bene, personalmente cerco di mettermi sempre a disposizione nell'interpretare questo ruolo,anche se io sono più un difensore puro. In certe circostanze all'allenatore serve che giochi sulla destra e come stasera mi adatto senza alcun problema. Sulla fascia destra è difficile che possa arrivare ad essere bravo come Cafu e Oddo, ma cerco di fare al meglio quello che Mister Ancelotti mi chiede. Riguardo alla partita, abbiamo sofferto di più dopo il nostro vantaggio, fino a quel momento siamo stati praticamente perfetti. Lo Shakhtar ha iniziato a reagire dopo la prima rete di Pippo, noi però siamo stati bravi a ripartire e a dilagare." Kakà:"Questo risultato è bello per tutti i milanisti: è una vittoria importante, in trasferta, che ci permette di raggiungere la testa del nostro girone. La chiave della partita è stata la pazienza, il primo tempo è stato più difficile, poi nel secondo tempo con l'ingresso in campo di Pippo siamo riusciti a sbloccare il risultato e da quel momento tutto è stato più facile.E' stata una partita ricca di falli, ci sono partite in cui queste cose accadono, devo abituarmi e portare pazienza. Il mio gol di questa sera mi piace molto perchè in un momento del genere non c'è altro da fare che piazzare la palla e trovare il modo più opportuno per calciare, spero possa essere utile per la mia corsa al Pallone d'Oro. E' stato bravo Pippo a passarmi il pallone, adesso tutti insieme dobbiamo ritrovare il gioco di squadra per continuare a fare così bene."