mercoledì 27 maggio 2009

TUTTI I RETROSCENA DELLA CONTESTAZIONE

NON SI FISCHIA LA STORIA

Una festa rovinata. L’addio al suo stadio di uno dei più grandi campioni della storia del calcio, Paolo Maldini, sporcata dalla contestazione di qualche tifoso della Sud. Nulla potrà mai cancellare le pagine leggendarie di storia scritte da Cuore di Drago, nulla potrà contaminare la sua immagine di bandiera e Capitano dall’aurea di immortalità. Però quei fischi e quelle parole fanno male, e non solo a Paolino ma a tutti gli appassionati di calcio. Se qualcosa era rimasto in sospeso, tra lui e i tifosi, era proprio necessario rinfacciarlo nel giorno della sua festa? Sicuramente no. 25 stagioni in una sola squadra non le ha mai fatte nessuno. Baresi si era fermato a 20, Rivera a 19. Maldini ha vinto 26 titoli, tra cui 7 scudetti e 5 Coppe Campioni. Ha giocato oltre 900 partite con quella divisa addosso. Nessuno può permettersi di fischiarlo nel giorno del suo tributo, al di là di ogni colpa che gli si possa attribuire.

I FATTI. Giro di campo di Paolo Maldini, per la sua ultima partita a San Siro. La prima, è datata 1985. Qualcuno, dalla curva, fischia. Viene esposto uno striscione di ringraziamento ‘per 24 anni di vittorie’ con una vena polemica: il riferimento è ad un ‘mercenari e pezzenti’ che sarebbe stato rivolto dal Capitano ai Ragazzi della Curva. Si scoprirà in seguito che l’episodio risalirebbe al dopo Istanbul, alla rimonta del Liverpool da 0-3 a 3-3 nella finale di Coppa del 2005. Maldini risponde in maniera orgogliosa e molto forte, per uno come lui, che si è sempre distinto per essere un signore in campo e fuori: dito medio alzato alla Sud e un ‘figli di puttana’ letto al labiale. Sullo striscione citato viene steso il drappo col numero 6 di Franco Baresi, mentre si alzza il coro ‘c’è solo un capitano, un capitano’, che viene sempre dedicato all’ex fuoriclasse di Travagliato. A Maldini vengono contestati anche altri episodi: i ‘zitti’ rivolti ai tifosi che fischiavano quando le cose andavano male e il suo continuo rimarcare un distacco tra lui e la curva: non è mai stato un lecchino, Maldini, ma ai tifosi della curva ha sempre dato fastidio il suo ‘io non sono uno di loro’, distillato a Controcampo nel 2005 e ribadito dopo i tristi episodi di domenica: ‘sono fiero di non essere uno di loro’. Parole pesantissime che la Curva non può sopportare: ‘quei pezzenti sono quelli che ti hanno garantito per anni un ricco stipendio’, è il loro pensiero comune. Maldini ha portato la squadra negli spogliatoi ed impedito che nel Meazza si aprisse la festa organizzata per lui dalla società. Fine dello spettacolo. In serata, a Controcampo, il capo della tifoseria del Milan ha precisato che non c’è stata contestazione organizzata per Maldini: la stima e la riconoscenza per il campione sono intatti, è la considerazione dell’uomo che è negativa. Tanto di cappello al giocatore, non all’uomo: in estrema sintesi è l’ideologia che ha spinto i contestatori a rovinare il tributo, davanti ai figli di Paolo.

LA DIFESA. I tifosi si difenderanno dicendo che coro e striscione pro Baresi sono una presenza fissa ad ogni match del Diavolo, ed è vero: ma esibirli nel giro di campo di Maldini è un messaggio palese ed evidente, creato ad hoc per attaccare la figura del leggendario numero 3. La contestazione a Maldini è derivata dagli episodi prima citati: il distacco continuamente ribadito tra lui e la Sud, gli ‘zitti’ rivolti a chi paga per vedere il Milan e ha diritto di esprimere la sua opinione in modo civile, la sua freddezza generale. Ma del resto non tutti sono dei Gattuso, che vivono alimentati dal furore della torcida. Paolo da parte sua ha diritto a zittire i contestatori anche per compattare la squadra e per farle capire che lui è un capitano saldamente al timone della truppa, che crede nei compagni e vuole affrontare le crisi e gli ululati assieme a loro. Se in qualcosa ha sbagliato, è nella durezza degli aggettivi e delle dichiarazioni rivolte alla Curva. Però non tutti possono condividere la mentalità dell’ultras estremo, di quelli che ‘offesi una volta è rottura per sempre’, in stile mafioso: Maldini non la tollera, e ha voluto da subito stabilire un distacco da chi lo ha preso di mira da subito dopo i primi episodi controversi, datati 1997. Non per mancanza di capacità di accettare le critiche, ma per quell’attaccare a prescindere in memoria di un precedente insanabile. Non solo nei suoi confronti, ma in quelli di chiunque: Maldini è per la battaglia in campo, non per la politica sugli spalti. E’ per la lealtà con compagni e avversari, non per i dogmi dei tifosi e i loro rituali folcloristici: l’esaltazione della loro essenza tribale, l’avversione istantanea del ‘nemico’ che non la condivide o non si comporta come loro vorrebbero. Non bacia la maglia, Maldini, non va in curva a vedere le partite o alle cene del giovedì a ingraziarsi i tifosi: chi lo fa, lo fa perché lo sente, chi è più distaccato non va attaccato. Ognuno è fatto a modo suo, non vuol dire che se ne frega dei suoi colori. Stiamo parlando di Paolo Maldini, ma stiamo scherzando?

lunedì 25 maggio 2009

MILAN-ROMA 2-3 (SERIE A, 37a GIORNATA)

FINE STAGIONE COL FIATONE

Milan sconfitto dalla Roma: di nuovo in discussione l'accesso diretto alla Champions. Capitan Maldini dà l'addio definitivo San Siro, ma viene contestato da un manipolo di imbecilli.

MILANO. FISCHI PER TUTTI: per il Milan senza più un goccio di benzina nel serbatoio, sconfitto in casa dalla Roma dopo il ko di Udine, e persino per il grande Capitano Paolo Maldini, all’ultima recita nel catino di San Siro: delle bestie, dalla curva, hanno osato offendere l’onore del Capitano in ossequio a degli episodi mai sanati e mai graditi a pochi scellerati pseudo supporter. Trattasi di –udite udite- qualche applauso ironico o indice ‘zittente’ rivolto dal Capitano alla torcida fischiante nei momenti più duri sofferti dal Milan, l’ultimo in questa stagione. Un modo per proteggere la squadra, per evitare che la contestazione sfaldasse il gruppo, che non ha mai remato contro. Un nulla, nei confronti di tutto quello che Paolo ha vinto e di tutti i momenti leggendari regalati al Meazza: ma certi imbecilli tali restano, e allora trionfa la rabbia di Cuore di Drago, che mostra il dito medio e porta la squadra negli spogliatoi, di fatto chiudendo prima di cominciare la festa che era stata organizzata per il suo addio, dopo 25 stagioni e 26 ‘tituli’. Oltre a Maldini , in realtà, c’era poco da festeggiare: il ko con la Roma, 3 volte avanti ma raggiunta solo in due occasioni da un’inedita doppietta di Ambrosini, rimette in discussione non solo il secondo posto, riaggancitato dalla Juve, ma anche il terzo, ora conteso anche dalla Fiorentina: domenica al Franchi, per lo scontro diretto, ci si gioca l’accesso alla Champions League con o senza preliminare. Mister Ancelotti, un altro vicino all’addio, schiera davanti a Dida Maldini e Favalli, con Flamini e Jankulovski larghi: ma la spinta degli esterni sarà insufficiente, come non al massimo si presentano, in mezzo, Beckham e Pirlo. Molto più propositivo Ambrosini, il miglior rossonero del momento. In attacco Kakà, ancora opaco, supporta un Inzaghi poco servito e un Pato anch'egli non scintillante. Per l'addio al Capitano, viene inaugurata quella che sarà la maglia della nuova stagione, con delle strisce leggermente più sottili e un orrendo colletto bianco. Primo tempo combattuto, Roma avanti con una potente punizione del norvegese ex Liverpool Riise: tempo 4 minuti e il Milan pareggia con un'incursione di Ambrosini. La gara si accende, e il secondo tempo è davvero un batti e ribatti. Ancelotti cerca maggior spinta, inserendo Zambrotta in luogo dell'impresentabile Jankulovski e dando fiato a Beckham con l'ingresso del 'suo' Seedorf. Lo spento Pato è rilevato da Ronaldinho. Alla spagnola, le squadre se le suonano. A tempo inoltrato, la Roma torna avanti col neoentrato Menez: ancora colpevole Dida. Come per il primo gol, il Milan pareggia all'istante: un minuto, e Ambrosini, ancora lui, tocca la palla sottoporta. 2-2: per Ambro, nel giorno dell'addio di Maldini, sembra un'investitura ufficiale. Ma la Roma non si arrende, e una punizione di Totti a '5 dalla fine regala il successo ai giallorossi, inguaiando seriamente il Milan. Il resto è buio: unterzo posto tanto fondamentale quanto a rischio, la festa rovinata al Grande Capitano, il benservito ad Ancelotti che ormai manca solo dell'ufficialità.

MILAN-ROMA 2-3. MARCATORI: Riise (R) al 26′ pt, Ambrosini(M) al 30′ st, Menez (R) al 35′ st, Ambrosini (M) al 36′ st, Totti (R) al 40′ st. MILAN: Dida 5; Flamini 5,5; Maldini 6, Favalli 5,5, Jankulovski 5,5 (dal 15′ st Zambrotta 6); Beckham 5,5 (dal 1′ st Seedorf 5), Pirlo 5,5, Ambrosini 6,5; Kakà 5; Inzaghi 5,5, Pato 5,5 (dal 14′ st Ronaldinho 5,5). All.: Ancelotti. ROMA: Artur; Motta, Mexes, Juan (dal 24′ st Diamoutene), Riise; Cassetti, Brighi, Pizarro, Taddei (dal 18′ st Filipe); Totti; Vucinic (dal 31′ st Menez). All.: Spalletti. ARBITRO: De Marco di Chiavari. NOTE: spettatori 72.681. Angoli 7-3 per il Milan. Recuperi 1′ pt, 5′ st. ESPULSO:Ambrosini (M) al 43’st per doppia ammonizione. AMMONITI: Motta (R), Taddei (R) e Artur (R).

CLIC: MALDINI, TUTTI I RETROSCENA DELLA CONTESTAZIONE.

COMMENTI A CALDO
MILANO - Dopo la sconfitta con la Roma Carlo Ancelotti analizza la giornata negativa del Milan: "Quella di oggi è una giornata dura da assorbire, ma ci dobbiamo riuscire. Peccato perchè oggi si poteva chiudere il campionato e invece dovremo lottare ancora una settimana. Adesso tuttavia non dobbiamo avere paura, dobbiamo prepararci bene sapendo che a Firenze avremo diversi risultati a disposizione, non ci devono essere allarmismi particolari. Credo che questa squadra meriti la Champions League diretta, peccato ci si debba giocare tutto all'ultima giornata, ma vuol dire che deve finire così. Difficile trovare spiegazioni a quanto è successo, probabilmente si, ci siamo un po' seduti, c'è stato un calo di attenzione, anche la partita di oggi l'ha dimostrato. Ora come detto non dobbiamo allarmarci, dobbiamo fare un risultato positivo a Firenze. Oggi c'era una atmosfera particolare, abbiamo iniziato male, rimontare non è facile, è mancata anche la lucidità finale per gestire il pareggio. Ci dispiace per Paolo, ma il risultato non deve offuscare la sua carriera perchè attorno a Maldini c'era uno stadio pieno di affetto. E' importante sottolineare questo, le contestazioni erano di una sparuta minoranza che poteva certo evitare di contestare in questa giornata speciale per Paolo. Come detto c'è grande dispiacere, potevamo chiudere il campionato. Lasciamo poi stare l'arbitraggio, ci sono anche altri arbitri, a noi tocca sempre De Marco. Il suo atteggiamento ci ha un po' innervosito. Oltre al danno dei calci di regore negati anche la beffa per l'espulsione di Ambro".



CLASSIFICA SERIE A
81 Inter 47 Atalanta
71 Juventus 45 Sampdoria
71 Milan 43 Siena
68 Fiorentina 43 Napoli
65 Genoa 43 Catania
60 Roma 38 Chievo Verona
56 Palermo 34 Bologna
55 Udinese 34 Torino
53 Cagliari 30 Lecce
50 Lazio 30 Reggina


lunedì 18 maggio 2009

UDINESE MILAN 2-1 (SERIE A, 36a GIORNATA)

IL DANNO E LA BEFFA

Milan battuto ad Udine: lo scudetto va all'Inter, i rossoneri ricadono nelle lacune di tutta una stagione. Non brilla nessuno, tra gli uominidi Ancelotti, ora di nuovo a rischio.


UDINE - L'Inter è campione d'Italia. Lo scudetto numero 17 glielo consegna in anticipo il Milan, vittima di una serata disgraziata, in cui non ne azzecca una, subendo la prepotente prestazione dei friulani alla sesta vittoria consecutiva. Nel 2-1 del Friuli, gol di D'Agostino su rigore e Zapata e rete nel recupero di Ambrosini, si legge un malessere già evidenziato a San Siro con la Juve, a cominciare dalle sbiadite prestazioni di Kakà, incapace di incidere e guidare la squadra. Un k.o. da valutare in vista delle sfide contro Roma e Fiorentina. Carlo Ancelotti, con Favalli e Beckham squalificati, conferma invece alla lettera le previsioni: Senderos centrale in difesa, Flamini alla destra del centrocampo e Seedorf alle spalle di Kakà e Pato. Inzaghi rifiata in panchina al fianco di Ronaldinho, ormai vittima predestinata e all'ennesima esclusione. Arbitro dello scudetto, il Milan che insegue l'obiettivo di blindare il secondo posto, festeggia la leggenda Paolo Maldini che compie 900 presenze in serie A. Proprio al Friuli, allenato da Nils Liedholm, era il 20 gennaio 1985, tenne a battesimo la sua incredibile carriera. Un highlander del calcio che si appresta a dare il suo addio, in concomitanza con quello possibile di Ancelotti. L'undici di Ancelotti utilizza un solo schema: la prevedibile verticalizzazione di Pirlo per Pato, puntualmente raddoppiato e anticipato. Se l'Udinese chiude il primo tempo in vantaggio 1-0, lo deve alla sua caparbietà e nella sua capacità di far girare la palla, mestiere rubato al Milan che, al contrario, non è capace di alzare il ritmo, rendendo tutto scontato. D'Agostino è il profeta: dai suoi piedi partono chicche d'autore. Compreso il cross per Floro Flores su cui commette fallo Maldini che viene ammonito. Il botto sotto la traversa è dello sesso D'Agostino: imparabile, anche se intuito. Il gol, che innesca la festa anticipata dell'Inter, è vitamina per i friulani che giocano a memoria e regalano momenti di bel calcio. Mentre il MIlan, bolso e irriconoscibile, si avventura verso Handanovic di tanto in tanto in una sorta di stato confusionale. Solo Kakà, al 45', regala l'unica palla gol ai rossoneri: un tocco dalla linea di fondo per Pato, che il portiere bianconero spazza con i piedi. Filippo Inzaghi è l'immediata mossa di Ancelotti. L'attaccante prende il posto di Flamini. Ad arretrare è Seedorf, mentre Kakà si piazza alle spalle di Inzaghi e Pato. I propositi di vendetta ci sono, ma Rizzoli non vede un'entrata forte su Ambrosini. Linea di confine: l'Udinese riparte e raddoppia. D'Agostino è impeccabile anche dalla bandierina: palla che spiove e scende di colpo. Zapata intuisce da due passi e infila sul primo palo. E' il giusto premio alla squadra di Marino che gioca a testa alta e prende a schiaffi il Milan. Inevitabile al 15' l'ingresso di Ronaldinho per Seedorf; vale a dire un 4-2-3-1 con Inzaghi scortato dai tre brasiliani. Ma servirebbe ben altro. Magari un Kakà decisivo, oppure il Pato della prima parte della stagione. E' invece serata Udinese che costruisce la sua vittoria con autorità e bravura. A nulla serve l'avvicendamento Pato-Shevchenko: mai entrato in partita il primo, praticamente inutile il secondo. Resta da registare l'errore di Inzaghi a tu per tu con Handanovic, tra l'altro in fuorigioco. Ci pensa Dida, a dire il vero, a far evitare alla squadra una figuraccia con tre interventi vecchia maniera. Ambrosini di testa, al 48', accorcia le distanze, ma è troppo tardi e ci pensa il palo a dire di no a Quagliarella sul fischio finale di Rizzoli.

UDINESE-MILAN 2-1. UDINESE (4-3-3) - Handanovic; Isla, Zapata, Felipe, Pasquale; Inler, D'Agostino (dall'85' Obodo), Asamoah; Pepe (dall'88' Lukovic), Quagliarella, Floro Flores (dal 73' Sanchez). Allenatore: Marino. MILAN (4-3-1-2) - Dida; Zambrotta, Senderos, Maldini, Jankulovski; Flamini (dal 46' Inzaghi), Pirlo, Ambrosini; Seedorf (dal 60' Ronaldinho); Kakà, Pato (dal 73' Shevchenko). Allenatore: Ancelotti. Arbitro: Rizzoli di Bologna. Reti: 31' rig. D'Agostino/U; 49' Zapata/U; 93' Ambrosini/M. Ammonizioni: 26' Pasquale/U; 30' Maldini/M; 32' Pepe/U; 41' Jankulovski/M; 44' Zambrotta/U; 62' Handanovic.

COMMENTI A CALDO
UDINE - Queste le dichiarazioni rilasciate da Adriano Galliani al termine di Udinese-Milan 2-1: 'Abbiamo sciupato il primo match ball che avevamo a disposizione per conquistare la matematica qualificazione alla prossima Champions League, ne abbiamo un altro domenica prossima contro la Roma e dobbiamo chiudere i conti lì. Non possiamo complicarci la vita e andarci a giocare tutto a Firenze. La situazione è molto diversa rispetto all'anno scorso quando a Napoli abbiamo perso il treno per la Champions, perchè quest'anno abbiamo molti punti in più, quindi speriamo in un finale decisamente diverso. Prima volavamo, poi abbiamo conquistato appena 2 punti nelle ultime 2 partite, dobbiamo riprenderci'. 'Il rigore per l'Udinese non so se c'era ma resta il fatto che loro hanno corso più di noi, quindi hanno meritato di vincere'. Queste, invece, le parole di Mister Carlo Ancelotti: 'Il mio umore è come quello di tutti i tifosi del Milan. Avevamo preparato la partita pensando di farla bene e non è andata così. Ora pensiamo a domenica prossima, vogliamo chiudere i conti in casa, contro una squadra forte, ma abbiamo le qualità per poter far bene. Contro la Roma ci giochiamo molto, sappiamo che sarà una gara delicata, dobbiamo concentrarci e lavorare bene. Dopo tante partite ben giocate ci poteva stare che prendessimo una pausa. L'importante è buttarci subito sulla Roma. Le voci sul mio futuro hanno influito zero sul lavoro svolto in settimana'. 'Il risultato di Udine è giusto: noi non siamo mai entrati in partita e non siamo riusciti a gestire nè la fase offensiva nè quella difensiva'.

CLASSIFICA SERIE A
81 Inter 46 Atalanta
71 Milan 44 Sampdoria
68 Juventus 43 Siena
67 Fiorentina 43 Napoli
62 Genoa 40 Catania
57 Roma 37 Chievo Verona
55 Palermo 34 Torino
54 Udinese 33 Bologna
50 Cagliari 30 Reggina
47 Lazio 29 Lecce


giovedì 14 maggio 2009

MILANSTORY- 1940/1941, MEAZZA IN ROSSONERO

La stagione rossonera, ancora scandita dai gol del grande Boffi, porta un ottimo terzo posto: clamoroso, nel mercato invernale, l'arrivo tra le fila del Milano di Giuseppe Meazza, superbomber e capitano dei cugini nerazzurri. Che segna il primo gol proprio nel derby.

La stagione 1940/41 porta venti di novità nell’universo del Milano, ormai bisogna chiamarlo così. Dopo un solo anno diventa presidente Umberto Trabattoni, con il genero Toni Busini come DT. In panchina si siede Guido Ara, ex campione della Pro Vercelli. Corposa la campagna acquisti: arrivano Gianni Toppan (centrocampista) e gli attaccanti Cappello, Arcari IV (fratello dell’ex gloria rossonera Pietro Sante) e Degli Esposti: il tentativo, l’ennesimo, è quello di trovare dei validi compagni di reparto per il Principe Boffi. La stagione è positiva, e Boffi è ancora una volta l’incontrastato protagonista e trascinatore del Diavolo. Al suo fianco brilla anche Cappello, mentre a giri minori corrono Arcari IV (subito promosso capitano) e Degli Esposti. A gennaio, il mercato riserva un colpo di impatto mediatico devastante: viene acquistato nientemeno che Giuseppe Meazza, il più grande giocatore italiano di sempre (all’epoca), ma soprattutto bandiera dell’Ambrosiana Inter e idolo del popolo nerazzurro. Meazza riceve il benservito dalla sua società, che lo bolla come finito a causa di un infortunio al piede: a 31 anni e con 243 reti nerazzurre sulle spalle, Meazza attraversa il Naviglio destando scandalo e irritazione. Con Boffi la coppia è esplosiva, anche se il Balilla non è più il cannoniere intrepido di un tempo. Il suo esordio avviene sotto la neve di San Siro, il 12 gennaio contro la Juventus (2-2). Con perle come il 5-1 al Bologna futuro tricolore, il Milan coglie un brillante terzo posto: 16 centri di Boffi, 6 di Meazza, ben 12 dell’ottimo Cappelo. In porta parte titolare Micheloni, ma ben presto Ara si avvede che non può fare a meno del ‘gatto’ Zorzan, che torna titolare. Coppa Italia al Venezia. Ara schiera i suoi così: Zorzan (Micheloni); Boniforti, Berra (Remondini); Antonimi, Todeschini (Vannucci), Toppan; Arcari IV, Cappello; Degli Esposti (Meazza), Boffi, Menti I (Buscaglia). FOTO SOPRA: La foto, scattata all'interno di San Siro in una pausa d'allenamento. Da sinistra in piedi: Degli Esposti, Remondini, Zorzan, Berra, Vannucchi, Boniforti, Arcari IV e Cappello. Accosciati: Buscaglia, Toppan, Boffi e Antonini. Nel riquadro Meazza.

IL DERBY DEL BALILLA. Debutto lanciato in campionato, con uno scoppiettante 4-0 al Napoli: dopo i 24 gol dell’anno prima, Boffi riprende con una doppietta fragorosa, a modo suo. Di Faccenda e Gino Cappello (gol al debutto) le altre marcature. C’è subito una batosta (0-2 a Novara) per tornare coi piedi per terra, ma la sequela di scoppole è troppo pesante: 0-1 nel derby (gol del difensore occhialuto Frossi) e a Livorno, 1-1 con la Triestina (primo centro di Arcari). Finalmente la vittoria giunge nella trasferta di Roma: capitale espugnata dal rigore freddo di Boffi e dal lampo all’82 di Arcari (2-1), che in avvio di stagione si dimostra brillante quasi come il celebre fratellone. Non è però una panacea per i mali del Milano, che fa 1-1 col Toro e perde a Bergamo, prima di uno 0-0 col Venezia: in neroverde milita l’ex Loik e il grande Valentino Mazzola: i due faranno le fortune del Grande Torino. Ara cerca di scuotere i suoi, e ne coglie i frutti a Bari: 3-1. Finalmente si sblocca Degli Esposti, fin li poco presente nel gioco collettivo: Boffi raddoppia e il modesto rincalzo Buscaglia firma il terzo acuto. E’ ancora un fuoco isolato, anche se la sconfitta a Bologna, contro i forti rossoblu, era prevedibile (2-4 con doppietta di Puricelli, idolo locale). Il Milano va molto a rilento: supera 3-1 la Fiorentina ma pareggia col Napoli, il Genoa (rete di Menti) e la Juventus. E’ il 12 gennaio 1941, il mercato invernale ha appena portato Peppino Meazza sotto gli stendardi del Diavolo. L’invidiabile curriculum del possente superbomber azzurro, Campione del Mondo nel ’34 e nel ’38, parla di 14 stagioni nell’Inter: debutto con 11 gol a 17 anni (nel ‘27/28), 33 reti al secondo anno, 31 al terzo, un bottino quasi sempre sopra i 20 centri stagionali (19 nel ’35 e 12 nel ’37), 2 scudetti, 53 gettoni e 33 gol in Nazionale. Il declino è iniziato nel ’39, con i primi acciacchi (4 gol in 16 match) e un piede ‘congelato’ che di fatto lo porta lontano dai campi per una stagione e mezza, con l’Inter che lo lascia passare di sponda gongolando: bidone rifilato ai cugini, pensano nella Milano nerazzurra. Nevica a San Siro in quel Milano-Juve: termina 2-2, lo stadio accoglie titubante l’ex nemico ma ci pensa Boffi, con una calda doppietta, infuocare gli animi. Il Milano crolla a Napoli, il gioco latita: Meazza si inserisce a fatica nei meccanismi, lo stesso Boffi è servito poco e male. Degli Esposti e Arcari sono ormai delle ombre, mentre il buon Gino Cappello dà tutto se stesso. Una sua doppietta al Novara (rigore e guizzo su azione) ridà fiato al Milano, che si avvia al derby con un pizzico di morale in più. FOTO SOTTO: Meazza, Boffi, Cappello: che trio!

L’Arena Civica è una bolgia, e accoglie Meazza con bordate di fischi e insulti. Arcari ha passato la fascia di capitano al Balilla, che entra nello stadio della sua vita da generale nemico. Quando entrò nell’Inter aveva 13 anni, ora che ne ha 31 si ritrova contro la sua stessa leggenda. La gara è tirata, ma ancora Frossi come all’andata sblocca la gara. Al ’40 un autogol di Boniforti stende un velo pietoso sul derby del Milano. Ma nell’intervallo succede qualcosa. Ara e Boffi caricano la squadra, Meazza è concentratissimo. La tifoseria ospite ha un sussulto di speranza quando Cappello accorcia, al ’56. Ma l’Inter è ben organizzata e conduce fino ai dieci minuti finali, respingendo gli assalti milanisti. Il destino sa essere però beffardo e magico, e all’83 mette sul piede di Peppin Meazza un pallone storico. Il Balilla schianta in rete la sfera. 2-2. Primo gol rossonero. Nel derby, contro la sua Ambrosiana, a sette minuti dal fischio finale. La rabbia dei tifosi del Biscione è feroce e copre la gioia di quelli rossoneri, Meazza deve abbandonare la struttura scortato. Tolto il dente avvelenato contro chi lo ha abbandonato alla prima difficoltà, non pago di quasi 250 gol in 14 anni, Meazza gioca ora più tranquillo e conscio di poter ancora essere importante. Sotterrato il Livorno con 5 reti a zero (Cappello, Degli Esposti e due autoreti più il rigore di Meazza), i rossoneri colgono un punto a Trieste ma poi cedono in casa con la Roma (1-3, in gol ancora Meazza). Il riscatto arriva con un perentorio 4-0 a domicilio sul Torino, scandito ancora da un guizzo del Balilla, oltre che dall’1-0 del giovane Todeschini e dalla doppietta di Degli Esposti, al top della sua condizione. Il successivo binomio di partite è negativo: 0-3 con l’Atalanta e 0-0 a Venezia. E’ un Milano che non conosce mezze misure, e in fatti si risveglia con Bari e Bologna: altre goleade, con 10 gol in due gare. Coi pugliesi è 5-0: doppietta di Cappello, reti di Arcari, Meazza e Antonimi. Coi felsinei è 5-1, aperto dal rigore del terzino Boniforti e chiusa da un’altra doppietta dello scatenato Cappello. In mezzo, le reti che fanno impazzire San Siro: Boffi e Meazza, l’idolo di sempre e quello insospettabile, visto il suo passato. Meazza è in forma, non è più il panterone di un tempo ma sa ancora segnare e muoversi per la squadra. Boffi è invece la folgore di sempre: a Firenze il Milano vince 3-2 e lui tramanda ai posteri una scoppiettante tripletta. Il principe del gol stende anche la Lazio, con una doppietta, ribadendo la sua forza. E va a segno anche nell’incredibile 2-1 a Torino, contro la Juventus: di Cappello l’altro, storico gol. Un buon Milano coglie un ottimo terzo posto pareggiando col Genoa (ancora a bersaglio Boffi) all’ultima giornata. In Coppa Italia i rossoneri superano il Casale (5-1, doppiette di Boffi e Cappello) ma vengono eliminati agli ottavi dalla Lazio (0-2).


IL BOMBER E’ ANCORA BOFFI. In porta parte Micheloni, con sorprendente esclusione del senatore Zorzan: ma dopo 15 gare, il gatto veneto torna tra i pali e disputa 17 incontri, nella sua sesta stagione a Milano. La difesa è confermata attorno ai nomi dei discreti Boniforti (31 gare e 1 gol, su rigore contro il Bologna) e Berra (22), con Remondini sempre pronto (18 gare). A centrocampo giostrano il grintoso Antonimi (4° stagione rossonera, 31 gare e 1 rete), il giovane di prospettiva Todeschini (23 gare e 2 gol, buona regia) e l’arcigno Toppan (28 match). Poco sfruttata l’alternativa Vannucci (11). In regia brilla la straordinaria visione di gioco di Gino Cappello, capace di segnare 14 reti (12 in 23 gare di serie A) partendo defilato. Al suo fianco, Arcari IV (24/4), buon regista ma non all’altezza de fratello, che nel Milan si distinse come grande bomber. L’attacco è il reparto migliore, e la sola presenza del ciclopico Boffi basterebbe a giustificare tale affermazione: 16 gol in campionato e 18 totali per l’ariete di Giussano, sempre in prima linea per fiuto, tempismo, potenza e precisione. L’apice, la tripletta in casa della Fiorentina. Piatto pregiato, 4 doppiette pesanti. Meno incisivi Degli Esposti (24 gare e 5 centri) e il pur tecnico Umberto Menti (17/3), troppo leggero: importante è l’arrivo in inverno di Giuseppe Meazza, che trova il primo gol nel ‘suo’ derby e dimostra di avere ancora fame, forza, tecnica. Non ha più lo scatto di un tempo, è appesantito e ha i riflessi meno pronti: ma anche al 30% è un bomber di valore, capace di mettere e segno 6 gol in appena 15 partite, freddo da rigore e pronto a scattare sugli inviti dei compagni. Per la riserva Buscaglia solo 10 gare (2 reti), completano i quadri Faccenda, Guagnetti, Morselli.


martedì 12 maggio 2009

MILAN-JUVENTUS 1-1 (SERIE A, 35a GIORNATA)

ADESSO E' PROPRIO FINITA

La Juventus pareggia a San Siro, mettendo in pratica fine alla rincorsa già utopica del Milan allo scudetto. Va in rete Seedorf, pareggia Iaquinta. Nel finale espulso Favalli, scintille Maldini-Chiellini.


MILANO- L’ultima, flebile, fiammella di speranza-scudetto si spegne nel big match con la derelitta Juventus di questi tempi, che coglie un insperato 1-1 a San Siro. Il Milan, che veniva da un filotto esaltante di vittorie e bel gioco, era l’ovvio favorito: ma come sempre, partite così non seguono mai i pronostici. L’avvio dei rossoneri è stato arrembante, ma dopo il quarto d’ora la gara si è adagiata a livelli di parità tecnico tattica. Ancelotti deve rinunciare per acciacchi al vice Abbiati, Dida, schierando così il terzo portiere kalac, al debutto stagionale dopo il positivo girone di ritorno dell’anno scorso. Davanti a lui, la linea di difesa si compone di Flamini, rispedito a fare il terzino, Maldini, Favalli e Zambrotta. Beckham e Ambrosini ruotano attorno alla mente di Pirlo, Kakà e Seedorf appoggiano il grande ex Inzaghi: ancora non al top Pato, escluso. E ancora in panchina Ronaldinho, ormai ai margini di questo Milan. Proprio quando i bianconeri sembravanoi mettere fuori la testa dal guscio, il Milan colpiva: lancio splendido di Beckham, Ambrosini scaglia in mezzo e Seedorf appoggia in rete con tap-in facile: enorme la soddisfazione del colored olandese, in una stagione poco esaltante per lui. La reazione dei bianconeri non si fa attendere: dopo alcuni tentativi pericolosi, è il tuffo di Iaquinta a castigare Kalac, in parte colpevole. La ripresa vede il Milan tentare di riprendersi il vantaggio, ma senza dannarsi troppo: solo un tiro, alto, di Pippo Inzaghi mette davvero i brividi a Buffon. Kakà è ancora poco lucido, come per lunghi tratti di stagione, Seedorf –che era partito benissimo con danze e intercettazioni intelligenti- si eclissa e lo stesso Superpippo può poco, se non servito. Di contro la Juve fa melina e cerca di uscire imbattuta dal Meazza, peraltro ben controllata dal grande Capitano, sempre sul pezzo. Nell’assedio finale è anche protagonista di un acceso muso contro muso con l’isterico Chiellini, acciuffato per la maglietta e redarguito a dovere: che taccia, ha davanti la storia del calcio. L’architetto Pirlo non crea granchè, e lo stesso Beckham fa più il gregario che il campione, con un Ambrosini al solito stoico nel suo lavoro di gladiatore. Il Milan reclama un paio di rigori, nemmeno molto netti, e l’espulsione di Favalli per doppio giallo, nel finale: eccessiva. Poco aggiunge il subentrato Pato. Termina 1-1, e i rossoneri devono mangiarsi le mani visto il 2-2 pomeridiano dell’Inter in casa del Chiedo: una vittoria avrebbe significato –5 a tre gare dalla fine, ora invece i punti sono sempre 7 e basterà una vittoria col Siena, ai nerazzurri, per cucirsi al petto il diciassettesimo scudetto. Ahinoi, l’egemonia cittadina in campionato ora è affare da condividere.

MILAN-JUVENTUS 1-1. MILAN (4-3-1-2) - Kalac; Flamini, Maldini, Favalli, Zambrotta; Beckham (dal 67' Pato), Pirlo, Ambrosini; Seedorf (dall'88' Senderos); Kakà, Inzaghi (dal 75' Ronaldinho). Allenatore: Carlo Ancelotti. JUVENTUS (4-4-2) - Buffon; Grygera, Legrottaglie, Chiellini, De Ceglie (dal 73' Zebina); Camoranesi, Zanetti, Poulsen, Marchionni; Amauri (dal 75' Del Piero), Iaquinta. Allenatore: Claudio Ranieri. Arbitro: Daniele Orsato di Schio. Marcatori: 57' Seedorf/M, 60' Iaquinta/J. Ammoniti: 4' Beckham/M, 25' e 85' Favalli/M, 64' Poulsen/J, 67' Maldini/M, 67' Chiellini/J. Espulsi: 85' Favalli/M.



LE PAGELLE

KALAC 5,5 Era all’esordio stagionale, si fa prendere di sorpresa dall’inzuccata in tuffo di Iaquinta. Per il resto è attento ma non deve certo compiere miracoli. FLAMINI 5,5 Più anonimo delle altre volte, in fascia. MALDINI 6,5 A poche partite dal ritiro, e a 40 anni suonati, Cuore di Drago non sfigura per niente. Puntuale e imperioso nei recuperi, come sempre. Gioca col coltello tra i denti il suo ultimo incontro tra ‘potenze’, tanto che alla fine va a redarguire il bullo Chiellini. Onore e gloria. FAVALLI 6 Partita senza encomio né lode, fa il suo senza eccedere o strafare. Ingiusto il secondo giallo che causa l’espulsione. ZAMBROTTA 6 Ci teneva a far bene contro la squadra di cui è stato colonna per molti anni, e di certo Gianluca non ha demeritato. Il suo contributo offensivo è risultato discreto ma non ottimo. BECKHAM 6 Firma il gran lancio da cui nasce l’azione del gol, fornendo palla all’assistman Ambrosini. Poi esce pian piano di scena. PIRLO 5,5 Ancora a intermittenza, non accende la luce nel gioco rossonero. AMBROSINI 6,5 Grinta da vendere è il suo segno caratteristico, e contro la Juve è sempre la volta in più per ricordarlo: sette polmoni, mille chilometri, l’assist del gol. KAKA’ 5 Nelle ultime gare sembrava in ripresa, invece il brasiliano è tornato nell’opacità di quasta stagione (i gol, molti su rigore, sono molti ma in questo caso non fanno testo). Non trascina mai, si vede pochissimo, non inventa nulla. SEEDORF 6 parte benissimo, si vede che ha fame ed è in gran spolvero, anche nei recuperi. Il suo tocco sottomisura porta avanti il Milan, poi però diventa una banderuola sull’inerzia del match. RONALDINHO sv Non gli si può chiedere di giocare 10 minuti ogni tanto e inventare il miracolo. INZAGHI 5,5 89 gol bianconeri, tantissimi anni fa: il ricordo di Madama di solito ha acceso la miccia nell’esplosivo bomberone, che stavolta però –poco servito- è rimasto all’asciutto, segnalandosi solo per un tiro di poco sopra la traversa di Buffon. PATO sv è entrato a gara quasi finita, e non ha potuto lasciare segni.

CLASSIFICA SERIE A
78 Inter 45 Atalanta
71 Milan 44 Sampdoria
67 Juventus 43 Siena
64 Fiorentina 40 Napoli
61 Genoa 40 Catania
54 Roma 36 Chievo Verona
52 Palermo 31 Torino
51 Udinese 30 Bologna
50 Cagliari 29 Lecce
47 Lazio 27 Reggina


lunedì 4 maggio 2009

INZAGHI: 'VOGLIO IL MILAN A VITA!'


MILANO, 4 maggio 2009 -
A quasi 36 anni, Filippo Inzaghi torna sulla cresta dell'onda con undici gol nelle ultime otto partite: "Il fatto di giocare in una grande squadra mi agevola molto- confessa Inzaghi a Sky-. Ottenere queste medie e questi successi alla mia età è motivo di grande soddisfazione". NESSUN LETARGO - Ma non ditegli che in inverno va in letargo di gol: "In quel periodo ho giocato e segnato in Coppa Uefa. In campionato, invece, non giocavo molto. Ho aspettato il mio momento, continuando a lavorare bene in allenamento e quando mi è stata data fiducia mi sono fatto trovare pronto. Non ho mai pensato di andare via, perchè qui ho sempre giocato tanto. Poi con gli anni che passano è normale che vengano provati altri nel mio ruolo. Ma dopo tutti i bei momenti vissuti con questa maglia, io voglio chiudere la carriera col Milan". NESSUNA SPERANZA - Milan che è la squadra più in forma del campionato, ma per lo scudetto "non c'è più speranza. Pensiamo invece a tenere lontana la Fiorentina: vogliamo tornare in Champions League, perchè lì ci siamo tolti tante soddisfazioni". Inzaghi parla anche del futuro, a cominciare da Carlo Ancelotti: "Sono convinto che rimanga. Tutta la squadra è con lui, è amato da tutti, perciò è difficile che vada via. Il mercato? Ci pensa la società. Io posso dire che per l'anno prossimo spero di recuperare tutti gli infortunati: da quando ci siamo tutti, siamo molto competitivi". Domenica c'è il big match contro la sua ex squadra, la Juventus: "Sono convinto che rialzeranno la testa, perchè sono un gruppo di persone eccezionali, come calciatori e come uomini".

CATANIA-MILAN 0-2 (SERIE A, 34a GIORNATA)

IL MILAN NON SI FERMA PIU'

Sesta vittoria di fila per il Milan, che col miglior attacco del campionato resta a -7 dall'Inter a 4 turni dalla fine. Lo scudetto ormai è irraggiungibile, ma il bel finale riconcilia squadra e tifosi. E ora sotto con la Juventus.

CATANIA- Milan incontenibile: l’ottimo momento della squadra rossonera prosegue a Catania, con l’ottavo risultato utile di fila. Ancelotti, che schiera Seedorf e Kakà alle spalle di Inzaghi (ancora acciaccato Pato, ennesima panchina per Ronaldinho), deve rinunciare al ‘nuovo’ terzino d’assalto, lo squalificato Flamini: riporta dunque Zambrotta a destra e piazza Jankulovski sulla mancina, confermando titolare a centrocampo Beckham, con Pirlo e Ambrosini. Il mister rossonero può coccolarsi un Milan in forma splendida, che per 90 minuti offre un calcio arioso e spettacolare, conducendo la gara con autorità e serenità. E’ il solito Inzaghi a sbloccare il match, con un colpo di testa rapinoso imbeccato da Kakà. Le occasioni, per i rossoneri, si sprecano: lo stesso Inzaghi sfiora più volte il raddoppio, mentre anche il palo si mette tra il Milan e la goleada. Proprio Kakà, che ormai è tornato tremendamente decisivo, raddoppia con un tocco istintivo nel cuore dell’area. Il Milan ha il miglior attacco del campionato: 64 centri, dei quali ben 51 realizzati dagli attaccanti. Il 2-0 è riduttivo per il Milan di Catania, lontanissimo parente del Diavolo acciaccato sopportato per troppi mesi. Ormai lo scudetto è un sogno irreale -l’Inter ha battuto la Lazio e la settimana prossima vola in casa del Chiedo, ma 7 punti in 4 sono troppi per sperare nel miracolo- ma i rossoneri, ieri in tenuta bianca, stanno meritando di meritarsi appieno il secondo posto. Il 2-2 casalingo della Juventus col Lecce è una chiara fotografia del momento bianconero: la signora non vince da 6 turni, e in vista del big match contro il Milan farà scatenare pronostici, gufate e scaramanzie di ogni sorta.

CATANIA-MILAN 0-2. MARCATORI: Inzaghi al 27' p.t.; Kakà al 7' s.t. CATANIA (4-3-1-2): Kosicky; Silvestri, Silvestre, Stovini, Capuano; Carboni (Llama dal 18' st ), Biagianti, Izco (Tedesco dal 1' st ); Mascara (Spinesi dal 37' st ); Martinez, Morimoto. (Bizzarri, Strumbo, D'Amico, Falconieri). All. Irrera (Zenga squalificato). MILAN (4-3-1-2): Dida; Zambrotta, Maldini, Favalli, Jankulovski; Beckham (Bonera dal 34' st ), Pirlo, Ambrosini; Seedorf; Kakà (Mattioni dal 44' st ), Inzaghi (Pato dal 29' st ). (Kalac, Senderos, Shevchenko, Ronaldinho). All. Ancelotti. ARBITRO: De Marco di Chiavari. NOTE - Giornata piovosa, terreno in buone condizioni, pettatori 20.000. Ammoniti: Jankulovski, Beckham, Morimoto (diffidato) per gioco scorretto, Biagianti per proteste. Angoli: 11-1 per il Milan. Recuperi: 0 pt, 2' st.


SEGNA SEMPER LU/ INZAGHI INFALLIBILE CECCHINO
'UNO DEI MIEI ANNI MIGLIORI'

FILIPPO INZAGHI: "Sono contento, questo è uno dei miei più bei campionati, ma il merito è di tutta la squadra. Tutti cercano di farmi segnare. E' bello giocare in questo Milan, quando giochiamo questo calcio siamo irresistibili, ci viene tutto semplice. Peccato che finisca la stagione perchè così abbiamo un ruolino di marcia da scudetto. Mancano comunque troppo poche partite, l'Inter ha un calendario facile sulla carta, però speriamo in bene...io penso comunque alla Champions, ci mancano quattro punti per conquistarla con certezza. In questo momento tutte le partite mi danno grandi stimoli, non solo Milan-Juventus." PIPPO: 'VOGLIO IL MILAN A VITA'.

KAKA' IN CRESCITA/ SI AVVICINANO I 100 GOL ROSSONERI
'UNA VITTORIA IMPORTANTE'

RICKY KAKA': "Oggi è arrivata un'altra vittoria importante, poi la Juventus oggi ha pareggiato e così siamo riusciti ad allungare le distanze. Domenica sera ci aspetta il confronto diretto, ma il Milan ci arriva ina una buona condizione. Siamo in un momento importante della stagione, la squadra sta facendo bene, vincendo anche con un bel gioco. Personalmente era un po' di tempo che non facevo gol su azione, sono quindi contento anche perchè mi sto avvicinando al traguardo dei cento gol con la maglia del Milan. Ogni partita sto crescendo sempre di più e mi sto avvicinando ad essere al cento per cento della forma. Adesso la squadra sta bene, mancano solo quattro partite e vogliamo chiudere questo campionato al meglio."

COMMENTI A CALDO

CLARENCE SEEDORF: "In campo si è visto un grande Milan, concentrato dall'inizio. Abbiamo fatto un bel gioco rasoterra, veloce non dando la possibilità al Catania di partire in contropiede e abbiamo fatto gol nei momenti migliori. Il nostro campionato, però, non va valutato solo da queste ultime partite, ma nella sua interezza: abbiamo pagato assenze importanti per lunghi periodi e da questo punto di vista non abbiamo potuto avere continuità. La stagione non è finita, dobbiamo tornare in Champions, per il resto vedremo. Personalmente segno meno perchè sono tornato a giocare più da centrocampista, 'a girare per il campo' e questo non mi aiuta a fare gol. Comunque spero ancora di segnarne un paio da qui alla fine del campionato." GIANLUCA ZAMBROTTA: "Siamo contenti perchè la squadra sta vivendo un ottimo momento di forma e sta giocando un buon calcio. Riusciamo a creare tanto e a subire poco. Questo ci permette di continuare ad inseguire il nostro obiettivo che è quello di conquistare un accesso diretto alla prossima Champions League. Oggi abbiamo giocato bene sulle fasce, ma anche davanti e in difesa. E' stata una partita perfetta in cui abbiamo rischiato poco, solo nel primo quarto d'ora della ripresa. Il risultato è giusto anche se viste le numerose occasioni create dal Milan poteva essere più largo." FELIPE MATTIONI: "Sono molto felice per il mio esordio in Serie A oggi, anche se ho giocato per pochi minuti. Spero di avere altre opportunità in futuro. Inoltre è arrivata una vittoria molto importante che ci permette di continuare ad inseguire il nostro obiettivo, l'accesso diretto alla prossima Champions League."

CLASSIFICA SERIE A
77 Inter 44 Atalanta
70 Milan 41 Sampdoria
66 Juventus 40 Siena
61 Fiorentina 40 Catania
60 Genoa 39 Napoli
53 Roma 35 Chievo Verona
52 Palermo 30 Torino
49 Cagliari 29 Bologna
48 Udinese 28 Lecce
47 Lazio 27 Reggina