La stagione rossonera, ancora scandita dai gol del grande Boffi, porta un ottimo terzo posto: clamoroso, nel mercato invernale, l'arrivo tra le fila del Milano di Giuseppe Meazza, superbomber e capitano dei cugini nerazzurri. Che segna il primo gol proprio nel derby.
La stagione 1940/41 porta venti di novità nell’universo del Milano, ormai bisogna chiamarlo così. Dopo un solo anno diventa presidente Umberto Trabattoni, con il genero Toni Busini come DT. In panchina si siede Guido Ara, ex campione della Pro Vercelli. Corposa la campagna acquisti: arrivano Gianni Toppan (centrocampista) e gli attaccanti Cappello, Arcari IV (fratello dell’ex gloria rossonera Pietro Sante) e Degli Esposti: il tentativo, l’ennesimo, è quello di trovare dei validi compagni di reparto per il Principe Boffi. La stagione è positiva, e Boffi è ancora una volta l’incontrastato protagonista e trascinatore del Diavolo. Al suo fianco brilla anche Cappello, mentre a giri minori corrono Arcari IV (subito promosso capitano) e Degli Esposti. A gennaio, il mercato riserva un colpo di impatto mediatico devastante: viene acquistato nientemeno che Giuseppe Meazza, il più grande giocatore italiano di sempre (all’epoca), ma soprattutto bandiera dell’Ambrosiana Inter e idolo del popolo nerazzurro. Meazza riceve il benservito dalla sua società, che lo bolla come finito a causa di un infortunio al piede: a 31 anni e con 243 reti nerazzurre sulle spalle, Meazza attraversa il Naviglio destando scandalo e irritazione. Con Boffi la coppia è esplosiva, anche se il Balilla non è più il cannoniere intrepido di un tempo. Il suo esordio avviene sotto la neve di San Siro, il 12 gennaio contro la Juventus (2-2). Con perle come il 5-1 al Bologna futuro tricolore, il Milan coglie un brillante terzo posto: 16 centri di Boffi, 6 di Meazza, ben 12 dell’ottimo Cappelo. In porta parte titolare Micheloni, ma ben presto Ara si avvede che non può fare a meno del ‘gatto’ Zorzan, che torna titolare. Coppa Italia al Venezia. Ara schiera i suoi così: Zorzan (Micheloni); Boniforti, Berra (Remondini); Antonimi, Todeschini (Vannucci), Toppan; Arcari IV, Cappello; Degli Esposti (Meazza), Boffi, Menti I (Buscaglia). FOTO SOPRA: La foto, scattata all'interno di San Siro in una pausa d'allenamento. Da sinistra in piedi: Degli Esposti, Remondini, Zorzan, Berra, Vannucchi, Boniforti, Arcari IV e Cappello. Accosciati: Buscaglia, Toppan, Boffi e Antonini. Nel riquadro Meazza.
IL DERBY DEL BALILLA. Debutto lanciato in campionato, con uno scoppiettante 4-0 al Napoli: dopo i 24 gol dell’anno prima, Boffi riprende con una doppietta fragorosa, a modo suo. Di Faccenda e Gino Cappello (gol al debutto) le altre marcature. C’è subito una batosta (0-2 a Novara) per tornare coi piedi per terra, ma la sequela di scoppole è troppo pesante: 0-1 nel derby (gol del difensore occhialuto Frossi) e a Livorno, 1-1 con la Triestina (primo centro di Arcari). Finalmente la vittoria giunge nella trasferta di Roma: capitale espugnata dal rigore freddo di Boffi e dal lampo all’82 di Arcari (2-1), che in avvio di stagione si dimostra brillante quasi come il celebre fratellone. Non è però una panacea per i mali del Milano, che fa 1-1 col Toro e perde a Bergamo, prima di uno 0-0 col Venezia: in neroverde milita l’ex Loik e il grande Valentino Mazzola: i due faranno le fortune del Grande Torino. Ara cerca di scuotere i suoi, e ne coglie i frutti a Bari: 3-1. Finalmente si sblocca Degli Esposti, fin li poco presente nel gioco collettivo: Boffi raddoppia e il modesto rincalzo Buscaglia firma il terzo acuto. E’ ancora un fuoco isolato, anche se la sconfitta a Bologna, contro i forti rossoblu, era prevedibile (2-4 con doppietta di Puricelli, idolo locale). Il Milano va molto a rilento: supera 3-1 la Fiorentina ma pareggia col Napoli, il Genoa (rete di Menti) e la Juventus. E’ il 12 gennaio 1941, il mercato invernale ha appena portato Peppino Meazza sotto gli stendardi del Diavolo. L’invidiabile curriculum del possente superbomber azzurro, Campione del Mondo nel ’34 e nel ’38, parla di 14 stagioni nell’Inter: debutto con 11 gol a 17 anni (nel ‘27/28), 33 reti al secondo anno, 31 al terzo, un bottino quasi sempre sopra i 20 centri stagionali (19 nel ’35 e 12 nel ’37), 2 scudetti, 53 gettoni e 33 gol in Nazionale. Il declino è iniziato nel ’39, con i primi acciacchi (4 gol in 16 match) e un piede ‘congelato’ che di fatto lo porta lontano dai campi per una stagione e mezza, con l’Inter che lo lascia passare di sponda gongolando: bidone rifilato ai cugini, pensano nella Milano nerazzurra. Nevica a San Siro in quel Milano-Juve: termina 2-2, lo stadio accoglie titubante l’ex nemico ma ci pensa Boffi, con una calda doppietta, infuocare gli animi. Il Milano crolla a Napoli, il gioco latita: Meazza si inserisce a fatica nei meccanismi, lo stesso Boffi è servito poco e male. Degli Esposti e Arcari sono ormai delle ombre, mentre il buon Gino Cappello dà tutto se stesso. Una sua doppietta al Novara (rigore e guizzo su azione) ridà fiato al Milano, che si avvia al derby con un pizzico di morale in più. FOTO SOTTO: Meazza, Boffi, Cappello: che trio!
L’Arena Civica è una bolgia, e accoglie Meazza con bordate di fischi e insulti. Arcari ha passato la fascia di capitano al Balilla, che entra nello stadio della sua vita da generale nemico. Quando entrò nell’Inter aveva 13 anni, ora che ne ha 31 si ritrova contro la sua stessa leggenda. La gara è tirata, ma ancora Frossi come all’andata sblocca la gara. Al ’40 un autogol di Boniforti stende un velo pietoso sul derby del Milano. Ma nell’intervallo succede qualcosa. Ara e Boffi caricano la squadra, Meazza è concentratissimo. La tifoseria ospite ha un sussulto di speranza quando Cappello accorcia, al ’56. Ma l’Inter è ben organizzata e conduce fino ai dieci minuti finali, respingendo gli assalti milanisti. Il destino sa essere però beffardo e magico, e all’83 mette sul piede di Peppin Meazza un pallone storico. Il Balilla schianta in rete la sfera. 2-2. Primo gol rossonero. Nel derby, contro la sua Ambrosiana, a sette minuti dal fischio finale. La rabbia dei tifosi del Biscione è feroce e copre la gioia di quelli rossoneri, Meazza deve abbandonare la struttura scortato. Tolto il dente avvelenato contro chi lo ha abbandonato alla prima difficoltà, non pago di quasi 250 gol in 14 anni, Meazza gioca ora più tranquillo e conscio di poter ancora essere importante. Sotterrato il Livorno con 5 reti a zero (Cappello, Degli Esposti e due autoreti più il rigore di Meazza), i rossoneri colgono un punto a Trieste ma poi cedono in casa con la Roma (1-3, in gol ancora Meazza). Il riscatto arriva con un perentorio 4-0 a domicilio sul Torino, scandito ancora da un guizzo del Balilla, oltre che dall’1-0 del giovane Todeschini e dalla doppietta di Degli Esposti, al top della sua condizione. Il successivo binomio di partite è negativo: 0-3 con l’Atalanta e 0-0 a Venezia. E’ un Milano che non conosce mezze misure, e in fatti si risveglia con Bari e Bologna: altre goleade, con 10 gol in due gare. Coi pugliesi è 5-0: doppietta di Cappello, reti di Arcari, Meazza e Antonimi. Coi felsinei è 5-1, aperto dal rigore del terzino Boniforti e chiusa da un’altra doppietta dello scatenato Cappello. In mezzo, le reti che fanno impazzire San Siro: Boffi e Meazza, l’idolo di sempre e quello insospettabile, visto il suo passato. Meazza è in forma, non è più il panterone di un tempo ma sa ancora segnare e muoversi per la squadra. Boffi è invece la folgore di sempre: a Firenze il Milano vince 3-2 e lui tramanda ai posteri una scoppiettante tripletta. Il principe del gol stende anche la Lazio, con una doppietta, ribadendo la sua forza. E va a segno anche nell’incredibile 2-1 a Torino, contro la Juventus: di Cappello l’altro, storico gol. Un buon Milano coglie un ottimo terzo posto pareggiando col Genoa (ancora a bersaglio Boffi) all’ultima giornata. In Coppa Italia i rossoneri superano il Casale (5-1, doppiette di Boffi e Cappello) ma vengono eliminati agli ottavi dalla Lazio (0-2).
IL BOMBER E’ ANCORA BOFFI. In porta parte Micheloni, con sorprendente esclusione del senatore Zorzan: ma dopo 15 gare, il gatto veneto torna tra i pali e disputa 17 incontri, nella sua sesta stagione a Milano. La difesa è confermata attorno ai nomi dei discreti Boniforti (31 gare e 1 gol, su rigore contro il Bologna) e Berra (22), con Remondini sempre pronto (18 gare). A centrocampo giostrano il grintoso Antonimi (4° stagione rossonera, 31 gare e 1 rete), il giovane di prospettiva Todeschini (23 gare e 2 gol, buona regia) e l’arcigno Toppan (28 match). Poco sfruttata l’alternativa Vannucci (11). In regia brilla la straordinaria visione di gioco di Gino Cappello, capace di segnare 14 reti (12 in 23 gare di serie A) partendo defilato. Al suo fianco, Arcari IV (24/4), buon regista ma non all’altezza de fratello, che nel Milan si distinse come grande bomber. L’attacco è il reparto migliore, e la sola presenza del ciclopico Boffi basterebbe a giustificare tale affermazione: 16 gol in campionato e 18 totali per l’ariete di Giussano, sempre in prima linea per fiuto, tempismo, potenza e precisione. L’apice, la tripletta in casa della Fiorentina. Piatto pregiato, 4 doppiette pesanti. Meno incisivi Degli Esposti (24 gare e 5 centri) e il pur tecnico Umberto Menti (17/3), troppo leggero: importante è l’arrivo in inverno di Giuseppe Meazza, che trova il primo gol nel ‘suo’ derby e dimostra di avere ancora fame, forza, tecnica. Non ha più lo scatto di un tempo, è appesantito e ha i riflessi meno pronti: ma anche al 30% è un bomber di valore, capace di mettere e segno 6 gol in appena 15 partite, freddo da rigore e pronto a scattare sugli inviti dei compagni. Per la riserva Buscaglia solo 10 gare (2 reti), completano i quadri Faccenda, Guagnetti, Morselli.
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