mercoledì 31 ottobre 2007

STASERA SAMP-MILAN

ANCELOTTI DEVE RINUNCIARE A ODDO E AMBROSINI OLTRE CHE A JANKULOVSKI: FORMAZIONE RIVOLUZIONATA. E COME TERZINO RISPOLVERA IL CENTRALE BONERA...



Oddo non ce la fa a recuperare dal leggero infortunio: con la Sampdoria in ballottaggio nonno Cafu, ottimo con la Roma, e il centrale (di ruolo) Bonera, già provato in fascia nei suoi esordi rossoneri, un anno fa. In mezzo alla difesa, a protezione di Dida, con Nesta ecco ancora Kaladze. A sinistra invece, vista l'assenza di Janku, il mister dovrebbe puntare su Serginho, escludendo capitan Maldini che non può giocare due volte in tre giorni. Pirlo in regia al fianco di capitan Gattuso, che a mio giudizio meriterebbe un pò di riposo. La squalifica di Ambrosini impone il turnover, così si rivede Brocchi: uno scadalo l'averlo utilizzato così poco, finora. Continua a esser tagliato fuori Gourcuff. Kakà e Seedorf confermati dietro l'ormai inamovibile Gilardino. Speriamo in bene.

IL MILAN E' CONVINTO: SIAMO FORTI

ANCELOTTI: "DOBBIAMO REAGIRE, SICURAMENTE QUESTO PERIODO PASSERA'", BERLUSCONI: "ALTRE VOLTE ABBIAMO AVUTO PROBLEMI, MA CI SIAMO SEMPRE RIALZATI".



Carletto Ancelotti
in conferenza stampa ha analizzato a tutto ampo il momento rossonero, approfondendo vari aspetti riguardanti il mondo rossonero. Il mister è naturalmente tranquillo e come tutta la squadra confida fermamente nella potenzialità di questa squadra. La partita con la Roma ci ha dato sensazioni positive perché non è stata una partita come quelle contro l'Empoli o il Catania; abbiamo giocato sicuramente meglio così come abbiamo fatto contro lo Shakhtar. Il risultato purtroppo ci ha penalizzato, però per me la prestazione è stata sufficiente e in base a questo ci stiamo preparando al meglio. Non dobbiamo fare altro che reagire, tenere duro perché sappiamo che sicuramente questo periodo passerà. Kakà? ha fatto ottime partite, sei gol in campionato ed è stato determinante in Coppa. Contro lo Shakhtar si è fatto da solo sessanta-settanta metri di campo, ha mancato di lucidità, ma è stato comunque un giocatore determinante. Pato e Ronaldo? Sicuramente allo stato attuale la loro assenza ci penalizza, ma noi possiamo tranquillamente risolvere i nostri problemi anche senza di loro. Trovo che la contestazioni nei confronti di Galliani sia ingiustificata. Non penso che mi abbiano messo in mano una rosa inadeguata; le operazioni sono state fatte in sintonia con me. Gilardino? sta facendo bene e quindi viene preferito a Inzaghi, quando vedrò molto meglio Pippo toccherà a lui. So molto bene che il reparto più penalizzato attualmente è quello offensivo, perché abbiamo solo due punte a disposizione, ma il recupero di Ronaldo è vicino. Molto prima di Tokyo". Anche il Presidente Silvio Berlusconi si è espresso sul momento del Milan: "Il Milan è come Omero, qualche volta si addormenta, non c'è da preoccuparsi. Ho tenuto su tutti, facendio nascere un sorriso là dove c'era tristezza e depressione. Consiglio per Ancelotti? Su col morale Carlo, ma lui è già tranquillo. La sconfitta sta, altre volte abbiamo avuto problemi, ma poi siamo tornati a vincere come d'abitudine. Nel calcio c'è anche molta irrazionalità, un tiro e i centimetri fanno la differenza. Non sono preoccupato: il Milan è campione d'Europa, supercampione d'Europa e si batterà per il campionato del mondo, 'et Homerus aliquando dormit...'".


martedì 30 ottobre 2007

DOMANI SAMP-MILAN: GLI EX STORICI-PARTE II

DA GANZ AD EVANI, DA VIERCHOWOOD A SEEDORF PARTENDO DAL DOPPIO EX PIU' GRANDE DI TUTTI: RUUD GULLIT.

Inutile dilungarsi per ricordare la grandezza di Ruud Gullit, straordinaria mezzala olandese che arrivò a Milano dal PSV nel 1987 portando in Italia una vera Gullitmania. Il ciclonico gigante dalle folcloristiche treccine entusiasmava in campo e fuori: perchè nel rettangolo verde era un mostro devastante, capace di trascinare la squadra in imprese e galoppate incredibili; e fuori perchè era simpatico, estroverso, istrionico. Un vero personaggio, che ha conquistato san Siro dal primo istante. Universale, poliedrico, possente, bravo sia a inventare assist e cross che a realizzare in tutti i modi -acrobazia, potente incorata, opportunismo, con dribbling, dalla distanza...- Gullit è subito fondamentale a suon di gol nello scudetto '88 e nella Champions '89, dove sgna una doppietta in finale. Un infortunio ne limita il rendimento a cavallo del '90 e del '91, ma poi Gullit torna il tornado di sempre. 6 stagioni rossonere, 162 gare, 53 gol, 12 trofei e il Pallone d'oro nell'anno dell'Europeo con l'Olanda. I dissidi con Capello lo portano clamorosamente alla Sampdoria nel 1993. Lui crocifigge il Milan a Marassi col gol vittoria ed esulta come un matto, violentando la sua fede rossonera, soffocato dalla voglia di rivincita. Segna 18 gol, record per lui. Ma a fine anno torna al Milan, e nella Supercoppa affronta e affonda (con gol) proprio la Samp. Tuttavia la storia era ormai rotta, e dopo appena 3 gol in 9 gare a novembre torna a Genova: 11 gol. Dal '95 al '98 ha giocato nel Chelsea, anche da allenatore-giocatore (4 gol) senza brillare particolarmente. Da allora più volte ha speso parole dolci per il Milan, partecipando ai match rievocativi e tornando spesso a Milanello, dove nonostantre tutto aveva lasciato il cuore. Difensore arcigno e insuperabile, Pietro Vierchwood ha giocato dal 1976 al 2000 sempre onorando l'immagine di muro rude e combattivo. Fino all'81 aveva giocato nel Como (115 gare), poi passò per un anno alla Fiorentina meritandosi la chiamata prima della Nazionale (campione del mondo '82) e poi della Roma, con cui nell'83 vinse lo scudetto (30 presenze). Ma anche nella capitale restò un anno solo, chiamato dalla Sampdoria. In blucerchiato divenne una bandiera, un'istituzione, stabilendosi a Genova dal 1983 al 1995. Vinse 4 coppe Italia, la Supercoppa Italiana, la Coppa delle Coppe e soprattutto l'incredibile scudetto 1991. Nel cuore della difesa doriana brillò per 358 partite, segnando pure 25 reti. Trentaseienne, passò alla Juventus e in bianconero giocò un'altra grande stagione: vinse il suo terzo scudetto e la sua prima coppa dei Campioni. Vierchwood aveva vinto tutto, era un simbolo della Roma, della Samp e della Juve. La tappa successiva era conquistare anche il Milan. Ma i rossoneri vissero un'annata disgraziata, e dopo sole 16 gare (1 gol) lo zar lasciò Milano, giocando dal '97 al 2000 nel Piacenza, dove smise a 41 anni suonati.


MAURIZIO GANZ, "GANZ'N'ROSES"!

Maurizio Ganz era un bomber agile e minuto fisicamente, scattante e agile, dal guizzo sempre pronto. Cresce nelle giovanili della Sampdoria, esordisce in A diciottenne e, dopo 13 gare, va in prestito al Monza dove realizza 9 reti in C e si merita l'acquisto del Parma, con cui nel '90 segna 5 gol e mette in mostra delle buone qualità sul fronte offensivo. Lo acquista il Brescia, e in 2 stagioni con le rondinelle brilla con 29 gol e tante buone prestazioni. L'esplosione definitiva arriva con la maglia dell'Atalanta: 3 stagioni e 26 gol a Bergamo, ma soprattutto movimenti e giocate da seconda punta più che da bomber vero. Nel 1995 lo prende l'Inter, e per Ganz è la consacrazione: segna 26 reti in una stagione emezzo, vince la coppa Uefa e conquista i tifosi che lo chiamano Segna semper lu. Maurizio sarebbe anche legato alla maglia nerazzurra, ma nel gennaio 1998 viene spedito trentenne ai cugini del Milan tra le proteste dei tifosi. Debutta con gol in un derby di coppa Italia vinto 5-1: è l'immediato battesimo rossonero, il passato nerazzurro scivola via senza problemi per i tifosi che già lo adorano. E la stagione 98/99 è il suo capolavoro: Ganz è riserva di mille campioni, ma trova 5 gol pesanti per lo scudetto. Pesanti è dir poco, basti pensare alla splendida sforbiciata del 3-2, in extratime, alla "sua" Sampdoria: fu il gol che diede le ali al Milan. Chiuso da tanta concorrenza, nel gennaio 2000 Ganz preferì la provincia (Venezia) per giocare di più: 8 gol e il ritorno all' Atalanta, dove mette a segno altre 5 reti salvezza nel 2001. A 33 anni e a fine contratto si ritrova senza squadra. Lo chiama la Fiorentina, ma è stagione storta per entrambi: 2 gol e retrocessione. Ganz rinasce ad Ancona: trascina la squadra in A da vero bomber, e anche nel disgraziato anno di A è il migliore dei suoi: 14 centri in 2 stagioni. L'infinito Ganz riparte ancora in B, dal Modena, dove contribuisce con 4 reti ad un buon torneo nel 2005. Sembrava il canto del cigno, e invece Ganzvive altre due grandi stagioni. La prima in Svizzera,col Lugano: 11 reti. La seconda, l'ultima, in C con la Pro Vercelli: 10 reti.


IL GRANDE CHICCO EVANI

Chicco Evani era un promettente terzino delle giovanili del Milan. Esordì nel 1980 e si mise in luce per dedizione, combattività e ardore nelle annate di serie B. In seguito si impose come cursore di centrocampo, dinamico e propositivo. Divenne immediatamente una bandiera, amato dai tifosi e follemente dedito alla causa rossonera. Con Sacchi visse gli anni migliori, impazzando sulla corsia: forte fisicamente, tecnico, velocissimo, autore di cross in serie e recuperatore di palloni straordinario, Evani gioca 296 partite con la maglia rossonera. E segna 14 reti, su tutte quelle decisive nella vittoria dell'Intercontinentale '89 (missile su punizione a pochi istanti dal '120) e nella Supercoppa Europea sul Barcellona, nello stesso anno. Il suo palmares dice 3 scudetti, 3 supercoppe italiane, 2 coppe campioni, 2 Intercontinentali, 2 supercoppe europee. Insomma, dalla serie B ai trionfi euromondiali, sempre con addosso quei colori, e da protagonista. Nel 1993 a 30 anni Evani capisce di aver dato tutto al Milan e sceglie di pasare alla Sampdoria. In blucerchiato gioca 94 gare fino al '97 e, dopo un breve passaggio alla Reggiana, chiude nella Carrarese.


SEEDORF
BLUCERCHIATO

Un altro olandese, Clarence Seedorf, giocò nella Sampdoria a metà anni '90, prima di volare a vincere tutto con il Real Madrid. Seedorf, che nel '95 aveva vinto la Champions contro il Milan, è fantasista geniale e decisivo. A Madrid diventa stella mondiale, ma col passaggio all'Inter (2000) ha rischiato di perdersi, prima di rilanciarsi al Milan nel 2002, vivendo una nuova vita altrettanto degna di trionfi. Nel Milan campione d'Italia 1999 si distinse un giovane difensore prelevato dal Bari, Luigi Sala. Buon giocatore, che fu rossonero fino al 2001 prima di brillare con Chievo e Atalanta. Dal 2005 è una colonna della Sampdoria. Oggi Marco Borriello è stella e bomber del Genoa, ma il promettente centravanti (in prestito dal Milan) nei mille prestiti in giro per l'Italia ha vstito in passato anche la maglia blucerchiata. Hanno vestito entrambe le maglie anche Santin, Zecchini, Gambaro, Nuciari, Bonetti, Orlando, Maniero, Pagotto, Ferron, Nava, Donati, Kutuzov, Tonetto, Donadel e Dalla Bona.


GULLIT ROSSONERO...


...E CON LA SAMP

DOMANI SAMP-MILAN: GLI EX STORICI-PARTE I

CUCCHIARONI, SORMANI E CHIARUGI: ESTRO E GOL SULL'ASSE GENOVA-MILANO. MA NON SOLO: DOPPI EX SONO ANCHE I GUERRIERI LODETTI E BENETTI...

Lunghissimo è l'elenco dei campioni che hanno vestito sia la maglia del Milan che quella della Sampdoria. Il pioniere fu Ernesto "Tito" Cucchiaroni, cadenzato e tecnico puntero argentino che arrivò al Milan trentenne, nel '56, e vi rimase due stagioni come riserva di lusso, prima di 5 anni a Genova (39 reti). Angelo Benedicto Sormani, ala brasiliana, arrivò in Italia nel '61 a Mantova, e stupì tutti. Lo prese la Roma ma non brillò come ci si aspettava; il passaggio alla Samp nel '64/65 fu un proprio flop, ma la fama del giocatore balzò alle stelle in rossonero: Nereo Rocco sfidò l'opinione pubblica e lo portò al Milan, dove Sormani divenne una stella mondiale, vinse 5 trofei e conquistò la maglia azzurra, da oriundo. Possente, veloce, tecnico, ispirato in zona gol (una volta segnò 21 gol in una sola stagione), Sormani è tuttora uno dei più forti giocatori della storia del Milan. A fine carriera giocò con Napoli (bene), Fiorentina (poco) e Vicenza (benissimo). Paolo Barison, scuola Venezia, si mise in luce nel Genoa e giocò nel Milan dal '60 al '63: ala sinistra di riserva, vinse scudetto e coppa Campioni prima di 2 stagioni alla Samp e i passaggi con Roma, Napoli e Ternana. Giuseppe "Tato" Sabadini era un veloce terzino dallo scatto bruciante che nel Milan vinse 3 coppe Italia e una Coppa Coppe. Aveva esordito nel 1964 con la Samp, e dopo 6 anni in blucerchiato vestì per 7 stagioni il rossonero. A fine carriera, 4 anni a Catanzaro, uno al Catania e uno all'Ascoli, dove smise nel 1985. Romeo Benetti era un guerriero gladiatoreo del centrocampo: già nell'aspetto, fisico massiccio, pelo biondo e baffone vichingo, si caratterizzava per la grande impetuosità del suo gioco a centrocampo, un mediano di muscoli e cuore che fu anche capitano del Milan. Dopo una lunga gavetta (Bolzano, Siena, Taranto, Palermo) riuscì ad arrivare in A nientemeno che con la Juventus; in bianconero però non tutto funzionò e lui finì nel '69 alla Samp. Un rendimento costante e volenteroso lo portarono all'attenzione del Milan, che nel 1970 lo vestì di rossonero: in 6 stagioni divenne una vera bandiera e vinse 2 coppe Italia e 1 coppa coppe. Clamorosamente nel 1976 la società se ne sbarazzò scambiandolo col vecchio Capello: Benetti, appena trentenne, tornò così alla Juve, dove da protagonista vinse 2 scudetti prima di smettere nel 1981 dopo 2 stagioni alla Roma. Gianni Rivera, genio del Milan anni '60, doveva la sua fortuna alla corsa generossisima di Giovanni Lodetti, mediano dai polmoni infiniti che ha passato 9 stagioni in rossonero. Tutte a correre come un pazzo per il Gianni, e alla fine arrivarono 2 scudetti, coppa Italia, Coppa Coppe, 2 Campioni e l' Intercontinentale. Innamorato del suo Milan, per cui avrebbe dato tutto, "Basletta" nel 1970 si trovò ceduto alla Samp nello stupore dei tifosi; con l'orgoglio e la fame di sempre, brillò anche a Genova, per 4 stagioni. 2 anni al Foggia e un passaggio al Novara segnarono la fine della sua lunga carriera di corridore, a 36 anni e dopo 18 gare azzurre. Luciano Chiarugi era una estrosa mezzala dal colpo di genio arrivato nel '72 dalla sua Fiorentina, dove nel '69 aveva vinto lo scudetto. In rossonero resta fino al '76, amato dai tifosi per la sua classe indolente e per il gol al Leeds nella finale di coppa Coppe inta nel '73. A 31 passò al Napoli e dopo 2 stagioni scese in B con la Samp. Un solo anno a Genova e poi il lento declino con Bologna, Rimini, Rondinella e Massese fino al 1986.

lunedì 29 ottobre 2007

CRISI MILAN, 5 PUNTI PER CAPIRE

E' UN MOMENTO DIFFICILE PER IL MILAN, MA E' SBAGLIATO ESASPERARE I TONI: LA SQUADRA C'E', E' UN MOMENTO PASSEGGERO E LA SQUADRA DOVRA' DIMOSTRARE COME L'ANNO SCORSO DI SAPERSI TIRARE FUORI DALLA CRISI.



IL MILAN arranca nella parte destra della classifica, perde e non segna più in campionato; in Champions diverte, vola, è primo nel girone e vince facile. Sembra di vedere due film diversi, e invece no. Invece più che dei lati positivi è momento di analizzare i lati negativi, perchè è dolorosissimo vedere la nostra squadra tanto impotente in campo nazionale.

1) LA CRISI ESISTE PER DAVVERO?
Se per crisi si intende un periodo di risultati non soddisfacenti, la crisi è palese. Se per crisi si vuole intendere una squadra demoralizzata e appagata, con lo spogliatoio spaccato e i malumori sottaciuti, siamo pienamente fuori strada. Il Milan continua ad essere fatto di persone serie che compongono un gruppo coeso e allegro, in cui non campeggia nessun alone di disgrazia: la stampa vuole accostare continuamente la situazione attuale a quella delle stagioni 96/97 e 97/98: i due anni più brutti del ventennio Berlusconi. Due annate storte, due goccie nell'oceano di vittorie che il Presidente ci ha regalato. Un biennio di ricambio, di stacco naturale tra il Milan degli Immortali e quello successivo di Zaccheroni, proiettato alla ricostruzione. Beh, le situazioni sono differenti: allora la squadra era piena di giocatori invalidi e persone poco dotate di senno: troppi giovani, troppi stranieri, poco attaccamento alla maglia, screzi, rivalità, clan. Oggi non è così, la famiglia rossonera -per quanto anzianotta- è la stessa delle due Champions.


LA SQUADRA, NONOSTANTE TUTTO, C'E' ED E' UNITA.

2) E' UNA CRISI DI TESTA, DI GAMBE, DI ANAGRAFE O DI COSA?
A mio giudizio è una crisetta temporanea, come l'anno scorso. Un periodo di calo dal quale i ragazzi sapranno uscire. Purtroppo questa situazione porta a compromettere il cammino in campionato. Non è questione di testa, perchè campioni come i nostri non saranno mai sazi di vittorie; non è questione di gambe perchè la preparazione è stata svolta regolarmente e se i calciatori di questo livello non sono in grado di sostenere gli impegni che il loro sport comporta non vedo chi possa sostenerli; credo sia una questione di anagrafe solo in parte, visto che comunque Maldini e Serginho sono appena tornati in squadra, e Cafu è "solo" il vice Oddo; voglio dire, la crisi c'era già con gli Oddo e gli Jankulovski. Se si discute l'anagrafe, lo si fa in riferimento ai sostituti; tuttavia il rendimento dei nonnetti di riserva non è disprezzabile, e nel Milan l'apporto dei vecchi senatori è sempre stato utilissimo.


IL CAPITANO E' ALLA VENTIQUATTRESIMA STAGIONE ROSSONERA

3) QUALI PROBLEMI HA LA SQUADRA?
La DIFESA talvolta si addormenta, ma a conti fatti è la quarta del torneo e non presenta grosse lacune. Kala e Bonera sono bravissimi, e con Nesta il binomio è perfetto. Oddo era partito benissimo ma ultimamente è un pò calato: capita qualche partita non perfetta,non èun problema; Jankulovski era davvero importante ma si è fatto male, e allora al suo posto si possono alternare Maldini, Favalli e Serginho: forse Marek è davvero difficile da sostituire per campioni tanto avanti con l'età, per quanto gloriosi. A CENTROCAMPO pesa forse maggiormente la mancanza di ricambi: Pirlo non ha sostituti nel mondo, Gattuso e Ambrosini trovano nel solo Brocchi una valida alternativa ma chissà perchè Cristian non gioca proprio mai. Emerson sembra ancora lontano dai suoi veri livelli, e chissà se ci tornerà; Gourcuff ancora non esplode, e Ancelotti non può permettersi di aspettarlo in eterno. In ATTACCO Ronaldo è un gigantesco interrogativo, Pato arriva a gennaio e così c'è il solo Inzaghi a fare il nonno-gol: la ruota di scorta da utilizzare in casi d'emergenza, qualora non bastasse il titolarissimo Gilardino. L'attacco appunto è l'anello debole, sarebbe servito un giocatore (se non due) in più visto che siamo ridotti a due opzioni. In generale, ritego che la società abbia esagerato nel cullarsi sugli allori dopo la Champions: la squadra è stata ritenuta sufficientemente competitiva e non sono stati effettuati i rinforzi adeguati.


RONIE, QUANDO TORNA?

4) COME USCIRE DA QUESTA SITUAZIONE?
Bisogna aver fiducia nella squadra: l'impegno dei ragazzi è sempre massimo, la dedizione a l'attaccamento ai colori non mancano mai. L'anno scorso il Milan è uscito alla grande da un insieme di elementi simili, anche grazie all'apporto in campionato di un super Ronaldo: nulla ci impedisce di credere che presto, quando tutti saranno al top della forma, il Milan tornerà a girare come sa. Soprattutto sarà importante l'innesto in squadra di almeno uno dei due attaccanti che per ora sono dei "fantasmi"; Ronie e Pato. Anche a livello psicologico il Milan deve scatenarsi, non deve abbattersi ma continuare a buttare il cuore oltre l'ostacolo. Poi il mercato di gennaio potrà essere una panacea di grande utilità: la stampa fa i nomi di Cannavaro, Zambrotta e Drogba, persino Shevchenko, ma al di là dei nomi che si fanno in TV sarà importante che la società effettui scelte ponderate e davvero utili. Voglio dire: è inutile prendere una "figurina", un giocatore dal grande nome che però ha già dato il meglio di se. Mercato a parte: il Milan, ci auguriamo, dovrà riuscire a rialzarsi prima della sosta invernale. E lo potrà fare solo con le forze attualmente in organico, con orgoglio, volontà e spirito di gruppo.


SHEVA, C'E' CHI LO RIVUOLE ROSSONERO

5) IN PASSATO CI SONO STATE SITUAZIONI DI CLASSIFICA SIMILI?
Il Milan non partiva così male da 40 anni, in campionato. Sta facendo peggio della stagione 1981/82, quando retrocesse in serie B. Limitandosi al glorioso ventennio Berlusconi, dopo anni di scudetti (5), Champions (3) e Coppe varie (9), nel 1996/97 i rossoneri vecchi e appagati conclusero undicesimi. L'anno dopo, decimi. Due anni da incubo, con contestazioni e incredibili crolli di umore. Dopo lo scudetto '99, il Milan è aerrivato terzo nel 2000 e poi ha vissuto altre due annate difficili. La prima si è conclusa col sesto posto e il 6-0 nel derby, con Shevchenko a evitare guai peggiori e Cesare Maldini a rilevare Zaccheroni in panchina; la stagione seguente è stata condizionata dagli infortuni (Inzaghi, Sheva, Maldini, Rui Costa su tutti) ma Ancelotti, subentrato a Terim, riuscì a concluderla positivamente, raggiungendo il quarto posto. In pratica, abbiamo parlato delle uniche 4 stagioni storte del ventennio di Berlusconi: anche nel 2005 e nel 2006 non si è vinto, ma la squadra ha lottato al vertice fino all'ultimo, quindi restano stagioni da considerarsi ottime.


NEL '97, NONOSTANTE CAMPIONI COME BAGGIO, IL MILAN ARRIVO' 11°

domenica 28 ottobre 2007

LE PAGELLE DI MILAN-ROMA


DIDA voto 6,5: SICURO

DIDA 6,5.
Se non ci fosse stato lui, con alcune parate di gran livello, la gara si sarebbe messa peggio. Sul gol non può far nulla. CAFU 6,5. Spinge con continuità e difende puntuale. Non ha la corsa e il fiato dei giorni belli, normale, ma sulla fascia è sempre pericoloso. Salta l'uomo, propone, crossa. NESTA 5,5. Governa il fortino con interventi sicuri e talvolta spettacolari. In occasione del gol, però, si perde Vucinic sotto il naso. KALADZE 6. Sicuro e pratico nel districarsi dietro. MALDINI 6. Torna in fascia, come da giovane. Talvolta è impreciso, tuttavia si spinge speso in attacco e i compagni potrebbero sfruttare di più i suoi innesti. Mette un paio di cross interessanti (FAVALLI sv Ancelotti lo mette per puntellare la difesa e consentire a Serginho di spingere di più). PIRLO 5,5 Lancia in continuazione, talvolta bene e qualche altra volta con meno precisione. GATTUSO 6 oltre alla solita dose di corsa, botte, urla eccetera sfiora il gol con un tiro centrale dopo un doppio dribbling in area (SERGINHO sv Prova a dare la spinta decisiva nel finale). AMBROSINI 6. Espulso ingiustamente dopo due ammonizioni ridicole. Al di là di questo, combatte come sempre. SEEDORF 6 Cresce via via, ma non sempre illumina a sufficienza. Bene soprattutto quando avanza manovrando con Kakà. KAKA' 5,5. Sfodera meno discese del solito, si vede poco. GILARDINO 6. Lotta e sfiora due volte il gol con due bei colpi di testa.

MILAN-ROMA 0-1, ALTRO CAPITOMBOLO IN CAMPIONATO

SERIE A, NONA GIORNATA



ALTRA SCONFITTA CASALINGA CHE AFFOSSA I ROSSONERI IN UNA CLASSIFICA SEMPRE PIU' DELUDENTE: MIGLIORA IL GIOCO DELLA SQUADRA DI ANCELOTTI, MA NON BASTA PER BATTERE LA ROMA.

MILANO. Senza più scuse nè attenuanti il Milan procede nella sua marcia di distruzione del proprio campionato, continua a non vincere a San Siro e anzi incassa la seconda sconfitta consecutiva. La crisi da campionato continua a impazzare, pur se in modo diverso rispetto al crollo con l'Empoli: il Milan non sfigura contro la Roma, anche se alla fine si inchina al gol di Vucinic e al referto arbitrale di un Rosetti voglioso di fare il protagonista: l'arbitro concede un rigore dubbio ai giallorossi (che De Rossi calcia alto) ed espelle ingiustamente Ambrosini, ma al di là degli episodi i tifosi rossoneri hanno parecchio da disperarsi. La classifica piange.

L'ANALISI. Nella prima frazione le squadre si equivalgono abbastanza, anche se la Roma appare più vivace e propositiva. Nella ripresa il Milan parte con un piglio più aggressivo e cerca di aggredire una Roma che comunque non demerita mai, anzi con un ruspante Cicinho conduce con onore la sua offensiva. Il Milan non sfrutta diverse occasioni e viene punito da un'incornata di Vucinic; la reazione rossonera non è abbastanza rabbiosa e dunque non porta esiti: Diavolo ancora sconfitto, e ancora a casa sua.

LA PARTITA. Ancelotti dopo la Champions ritrova Dida in porta. Si rivede capitan Maldini, dirottato sulla fascia sinistra come ai tempi d'oro: con Nesta in mezzo c'è Kaladze, mentre a destra Cafù è preferito ad Oddo. Centrocampo e regia classica con Gila di punta. L'avvio è vivace e scandito da buon ritmo, le squadre assommano tanti corner prima che il Milan trovi la prima occasione della gara: lancio di Pirlo velato da Gila e concluso troppo a lato da Kakà. La Roma risponde con due botte violente di Cicinho, sventate dal reattivo Dida. La squadra di Spalletti è più propositiva, tuttavia il Milan crea pericoli sull'asse Kakà-Gila. I giallorossi ci provano con De Rossi prima e con Vucinic poi: prima Dida, e poi l'imprecisione del serbo salvano la formazione rossonera, che sembra essere comunque in partita. Il Milan cresce via via. Una discesa di Seedorf porta Kakà a sfiorare il palo; sulla ripartenza romanista è provvidenziale una gran diagonale di Cafu, che vola sulla fascia opposta alla sua. Kaladze e Nesta arginano con scivolate provvienziali le offensive capitoline: la Roma è in palla. Il primo tempo si chiude con una serie di duetti nello stretto tra Seedorf, Kakà e Gila, che non riesce a concretizzare. La ripresa inizia sulla spinta propositiva di un ottimo Cafù. Da un lancio di Pirlo la sfera guiunge in area a Gattuso, che dopo un insolito doppio dribbling tira troppo centrale. Il Milan cerca di condurre i giochi, Kakà ha buoni spunti e Maldini galoppa a sinistra. Su un cross del Capitano Gilardino colpisce bene di testa, a fil di palo. Il gioco della Roma si mantiene a livelli importanti; dopo un gran tiro di Cicinho, il Milan recrimina per un fallo su Kakà, messo giù in piena percussione: Rosetti non vede nulla. La gara si fa nervosa e la Roma quasi inaspettatamente passa in vantaggio: cross di Cicinho, testa di Vucinic e 0-1. Ancelotti corre ai ripari e mette Serginho e Favalli al posto di gattuso e maldini, per spingere di più a sinistra pur senza squilibrare la difensiva; l'arbitro però "spinge" la Roma concedendole un rigore per trattenuta in area, ed espellendo con troppa fretta il già ammonito Ambrosini (ingiusto anche l'altro giallo, tra l'altro): fortunatamente De Rossi vuole fare il fenomeno e calcia alle stelle. San Siro inferocito spinge i rossoneri, ma l'assalto finale è intenso solo in avvio: dopo una grande incornata di Gilardino il Milan sparisce, nei '5 di recupero è la Roma a sfiorare diverse occasioni e ai tifosi del diavolo non resta che piangere.



MILAN-ROMA 0-1 (primo tempo 0-0)
MARCATORE: Vucinic al 26' s.t. MILAN (4-3-2-1): Dida; Cafu, Nesta, Kaladze, Maldini (33' st Favalli); Gattuso (29' st Serginho), Pirlo, Ambrosini; Kakà, Seedorf; Gilardino. (Kalac, Bonera, Brocchi, Gourcuff, Inzaghi). All: Ancelotti. ROMA (4-2-3-1): Doni; Cicinho (39' st Panucci), Mexes, Juan, Cassetti; De Rossi, Pizarro; Mancini (30' st Giuly), Perrotta (13' st Brighi), Tonetto; Vucinic. (Curci, Ferrari, Barusso, Esposito). All: Spalletti. ARBITRO: Rosetti di Torino. NOTE: Spettatori 60.205, per incasso 1.168.784,37. Espulso Ambrosini al 34'st per somma di ammonizioni. Ammoniti Vucinic, Nesta, Pirlo, Favalli, Panucci, De Rossi, Seedorf. Angoli 12-7 per la Roma. Recuperi: pt 0'; st 5'.









venerdì 26 ottobre 2007

PARLA GILA: L'ORGOGLIO DEL BOMBER

ALBERTO GILARDINO A CUORE APERTO SU MILAN CHANNEL: VIAGGIO A 360 GRADI NELLE EMOZIONI DEL CENTRAVANTI ROSSONERO DOPO LA DOPPIETTA IN CHAMPIONS LEAGUE.

PRESSIONE DA BOMBER. "La vita di un attaccante è fatta anche di momenti in cui si ricevono critiche da parte della stampa, dei media. Noi calciatori siamo abituati ad essere messi sotto pressione, soprattutto se nelle stagioni precedenti siamo riusciti a realizzare tanti gol e a fare ottime prestazioni. La cosa che bisogna fare è continuare a lavorare con serenità, giorno per giorno. Poi sarà il campo a parlare.

STO CRESCENDO. Da quando indosso la maglia rossonera ho giocato quattro partite in Champions League a San Siro, dove il Milan è riuscito a realizzare più reti. Ma è un dato normale dal momento che in Champions ci sono delle circostanze in cui si giocano delle partite davvero intense sia sotto il profilo agonistico che per quanto riguarda il pubblico, come per esempio a Glasgow. In queste occasioni non bisogna mai perdere la concentrazione e lasciare liberi i difensori soprattutto sui calci d'angolo quando tutta la squadra sale. A volte capita di essere un po' meno lucidi nella fase conclusiva, ma io, personalmente, sento che sto crescendo e maturando anche sotto il profilo tecnico-tattico.

DUE BIS. Quest'anno ho segnato due doppiette tra loro completamente differenti. Quella dell'Olimpico contro la Lazio è stata quella che ha permesso di sbloccarmi e di lasciarmi alle spalle un periodo lungo in cui i gol non arrivavano, mentre, quella contro lo Shakhtar ha sbloccato la partita ed è stata utile per il morale di tutta la squadra.

PROMESSA. Quando pochi giorni fa Adriano Galliani mi ha premiato per le cento presenze ufficiali con la maglia del Milan è stato molto significativo per me perchè questa premiazione è arrivata dopo soli due anni e mezzo che sono al Milan. Ho promesso alla società che cercherò di fare più gol possibili da qua a fine maggio e di farne altri trentacinque nelle prossime cento partite. Sono ancora in un'età in cui posso migliorare, credo di poter giocare ancora per altri dieci anni a grandi livelli in modo da poter fare bene. Poi il Milan mi ha sempre dato la possibilità di lavorare al meglio e di migliorare e di questo sono veramente riconoscente alla società. Il Milan, infatti, mi ha aspettato in circostanze difficili, mi ha dato tanto e ha dimostrato di avere tanta fiducia nei miei mezzi anche rinnovandomi il contratto. Anche il Presidente Berlusconi mi ha dimostrato la sua fiducia, ho visto molte volte che ha replicato difendendomi in occasioni in cui la stampa mi criticava e per questo lo ringrazio davvero tanto.

AZZURRO. er quanto riguarda la mia mancata convocazione in Nazionale contro la Georgia, credo che quelli siano momenti in cui non si deve pensare di aver perso il posto o che il tecnico non ti consideri se non arriva la chiamata di Donadoni, anzi, sono occasioni per mettersi alla prova e riflettere sul fatto che magari ci siano giocatori che in quel momento stnano dando più di te e ripeto, questo può solo spronarmi per fare ancora meglio.

SIGNORE. Faccio un grande in bocca al lupo ai miei compagni infortunati, in particolare a Marek che è stato operato ieri, è un mio grande amico. Siamo arrivati nello stesso periodo al Milan, ci siamo abituati al clima rossonero insieme e spesso venivamo a Milanello insieme perchè abitavamo vicini. Anche a Ronaldo con cui La scorsa stagione ho giocato molto insieme e mi ha servito tanti assist. E' un giocatore straordinario e sia io che la squadra non vediamo l'ora che rientri. Inoltre devo ringraziare davvero tutti i tifosi perchè mi sono stati vicino sempre e chiedo loro di continuare a farlo in ogni momento, sia per sostenere me che per sostenere la squadra perchè per tutti noi sono davvero molto importanti."


SONDAGGIO: PORTIERE, COSA FARESTE AL POSTO DEL MILAN?

50% FIDUCIA A DIDA


40 % PRENDERE FREY A FINE STAGIONE

10% PRENDERE PERUZZI O PAGLIUCA SUBITO


FIDUCIA A DIDA: la metà esatta dei lettori votanti vorrebbero vedere ancora Nelson nei pali del Milan per la prossima stagione. Merito del ricordo, e della speranza di rivedere un Dida in gran forma come spesso e volentieri abbiamo ammirato nelle splendide stagioni della Champions, dello scudetto, di Istanbul. La stagione successiva è stata difficile, è vero, ma già dalla scorsa annata Dida è stato nuovamente importante: come a Monaco, o come nella finale col Liverpool. Non è agli standard eccelsi del 2003, quando contendeva a Buffon il ruolo di numero uno dei numeri uno; qualche errore di troppo, proseguito in questa annata, ha messo sulla graticola il mite lungagnone brasiliano, ed ora siamo ad un bivio. Dargli fiducia e attendere il ritorno di Baghera la Pantera o svoltare pagina. Una buona fetta dei votanti (40%) è attratta dal francese della Fiorentina Sebastien Frey. Frey fu scoperto ragazzino dall'Inter e, dopo il prestito al Verona fu frettolosamente ceduto al Parma. Tipicamente interista, come mossa: in Emilia Frey fa scintille e nelle ultime tre stagioni, a Firenze, si è consolidato come guardiano affidabile, concreto, spettacolare, sicuro. Il migliore dopo Buffon. Una piccola parte dei votanti invece preferirebbe vedere in porta due mostri sacri del calcio italiano, Peruzzi o Pagliuca. Entrambi hanno smesso dallo scorso maggio dopo carriere gloriose e infinite. Con un Kalac così in casa mi sembra esagerato spingere per la riesumazione dei due nonnetti...

VERSO ROMA-MILAN: I DOPPI EX STORICI

TANTISSIMI INCROCI SULLA MILANO-ROMA: SCHIAFFINO E NORDAHL NEGLI ANNI '50, SORMANI E PRATI NEL DECENNIO SUCCESSIVO; QUINDI MALDERA, ANCELOTTI E MASSARO. FINO AGLI EX DI OGGI: PANUCCI, CAFU, EMERSON. SENZA SCORDARSI DI FABIO CAPELLO, GRANDE SIA IN CAMPO CHE IN PANCHINA CON ENTRAMBI I CLUB...

NORDAHL E SCHIAFFINO. anni 50, anni di grande Milan. Il trio svedese Nordahl-Liedholm-Gren faceva magie. Proprio Gunnar Nordahl era stato il primo ad arrivare in Italia, dimostrandosi presto bomber di qualità superiore: in 8 anni segna 221 gol, una cifra assurda. Fisico bisontico, potenza mastodontica, ecnica pregevole, potenza devastante: nella progressione e nel tiro. Vince 5 volte la classifica cannonieri. Faro di quel Milan era l'uruguaiano Juan Alberto Schiaffino, il Ronaldinho dell'epoca. Genio di classe cristallina dall'intuizione fatata e dal tocco sublime, campione del mondo nel '50, Schiaffino è bandiera del Penarol di Montevideo. Arriva al Milan ventinovenne, ma a San Siro vive sei stagioni straordinarie, le migliori della sua carriera. Chi l'ha visto giocare giura che fosse più forte di Maradona e Pelè. Curiosamente, sia Nordahl che Schiaffino scelgono la Roma come esilio dorato dove svernare a fine carriera. 2 stagioni fino al '58 per Nordahl, con 15 gol. 2 stagioni per Pepe fino al '62.

PRATI E SORMANI. Nel decennio successivo il Milan vola con i gol di Altafini prima e Prati poi.
Pierino Prati detto la peste è un giovane bomber svezzato nelle giovanili che cresce bene e in fretta: nel primo anno da titolare nel Milan segnò 15 gol che valsero titolo di capocannoniere e scudetto. Nel 1969 fu il trascinatore nella vittoria in Coppa Campioni, dove segnò pure una tripletta in finale. Prati amava fare stragi di due categorie: le donne e i portieri. Le prime le affascinava con la sua zazzera e la sua voglia di vita, i secondi li crocifiggeva con reti da opportunista o prodezze balistiche, grazie a un repertorio di gran tecnica e agilità notevoli. 72 le sue reti in sei stagioni col Milan,via via spostandosi a creativa mezzala; nel '73, a 27 anni, clamorosamente il Milan lo cede alla Roma; lui gioca 3 buone stagioni sotto il Colosseo (28 reti) prima di ciccare una stagione a Firenze e svernare a Savona dopo un periodo negli USA con i Rochester Lancers. Nel Milan di Prati brillava l'estro e la possenza di una mezzala italo brasiliana di gran tecnica e dal fisico poderoso, un'ala atipica perchè le sue doti migliori non erano l'agilità e la velocità ma la prestanza atletica e la potenza: Angelo Benedicto Sormani. Erede di Pelè al Santos, arrivò in Italia nel '61, al Mantova. In biancorosso giocò due grandi stagioni (29 gol) meritandosi le attenzioni della Roma. nella capitale si fermò un anno, discreto (6 reti e la coppa Italia vinta): si aspettavano di più, ma non seppero sfruttare al meglio le doti del colosso di Jaù. Come alla Sampdoria: annata storta ed etichetta di flop. Ci volle Nereo Rocco, che al Milan lo fece diventare un campione incredibile. 5 stagioni, 134 gare, 45 gol, lo scudetto, la coppa Italia, la coppa delle coppe, la Coppa dei Campioni (con gol in finale) e l'Intercontinentale. Trentunenne, passò al Napoli. 2 annate positive, poi il flop alla Fiorentina e una nuova giovinezza a Vicenza, dove divenne un totem salvezza e incantò fino al '76. Anche in B: era diventato vice allenatore ma la squadra rischiava la C, così tornò in campo nelle ultime 10 partite e segnò i gol salvezza.

LE STELLE DI LIEDHOLM. Nel 1979 il Milan allenato da Liedholm vince lo scudetto della stella. Buon contributo per il "vecchio"
Fabio Capello, arcigno mediano di scuola SPAL con 2 anni buoni nella Roma e 7 grandi stagioni juventine, a fine carriera. Capello sarà anche grande allenatore sia del Milan (1 Champions, 4 scudetti, supercoppe varie) che della Roma (1 scudetto). Protagonista assoluto è il terzino goleador Aldo Maldera, che segna la bellezza di nove reti. Forte dietro, velocissimo sulla fascia, Maldera si impose a suon di cross e potenti conclusioni. I tifosi lo adoravano, e ancor più lo idolatrarono quando scese in B dopo gli scandali di inizio anni '80. Da capitano. Nel 1982 Liedholm lo chiama alla Roma, e vincono assieme un altro scudetto. Dopo tre anni in giallorosso, Maldera passa alla Fiorentina dove sverna senza troppo clamore per altre due stagioni. Intanto nella Roma cresceva l'attenzione su un giovane regista di centrocampo dal fisico massiccio e dalla visione sontuosa: Carlo Ancelotti. Scuola Parma, a Roma dal '79, Ancelotti fu protagonista dello scudetto '83 ed era diventato il capitano del club. In giallorosso disputò 171 incontri e vinse pure 4 coppe Italia.Uno dei migliori centrocampisti italiani, che però incontrò una serie di terribili infortuni alle ginocchia che gli fecero perdere un paio di stagioni. Nel 1987 lo etichettano come finito, distrutto. Carlo ha 29 anni, il Milan punta su di lui. Ed è un'intuizione geniale di Sacchi: Ancelotti vive le annate migliori della sua carriera, ancora più grandioso che negli epici anni romani. Dinamico, fisicamente potente e molto forte in fase d'interdizione del gioco, aveva altresì grandi doti tecniche e di manovra. 5 stagioni rossonere (l'ultima da vice Albertini, il suo giovane erede) condite da 112 presenze, 2 scudetti, 2 coppe Campioni, 2 Supercoppe Italiane e 2 Europee, 2 Intercontinentali e il nomignolo di Terminator per via delle ginocchia ricostruite in laboratorio. Dieci anni dopo, il ritorno al Milan da tecnico di successo, col solito, immenso, valore morale. Un grandissimo.

MASSARO E PANUCCI. Daniele Massaro
, scuola Monza, è un esterno offensivo di tecnica e potenza fisica che sulla fascia sa creare pericoli e occasioni in quantità; si impone nella Fiorentina (1981/86) prima di passare al Milan e vincere lo scudetto partendo dalla panchina. Sacchi decide di darlo in prestito alla Roma, dove Massaro nel '89 chiude con 5 reti e da capitano. Tornato al Milan, vive tutta la grande epopea rossonera da dodicesimo uomo: Provvidenza, lo chiamavano. Entrava e dava il suo apporto incredibile, anche in zona gol. Proprio per questo nelle uiltime due-tre stagioni Capello lo trasforma in centravanti di sfondamento, con esiti brillanti. Su tutti, la doppietta al Barcellona nella finale di coppa Campioni 1994. Dopo 50 reti e 14 trofei col Milan, chiuse nel 1996 in Giappone, con lo Shimizu-S-Pulse. Cristian Panucci arrivò al Milan in quegli anni, proveniente dal Genoa. Inizialmente vice Tassotti, diventò presto il terzino destro titolare, imponendosi per la rapidità in fascia, i cross calibrati e un gioco aggessivo ma senza sbavature. Un puntello di valore incredibile che però si autolimitava per via di un carattere un pò troppo caldo. El Grinta in 4 stagioni giocò 90 partite e segnò pure ben 9 reti, a conferma del suo grande temperamento e della sua poliedricità. In bacheca mise 6 trofei e nel gennaio 1996 fu chiamato addirittura dal Real Madrid. In Spagna giocò tre grandi annate, vincendo da protagonista un campionato, la Champions, l'Intercontinentale. Diventato una stella tra le più apprezzate in campo europeo, decise di tornare in Italia per ribadire in patria il suo valore. Ma scelse la squadra sbagliata, l'Inter: prima perchè tradì il suo Milan compromettendo l'amore dei tifosi, poi perchè la squadra visse un'annata fallimentare. Panucci tentò il rilancio al Chelsea, ma nel gennaio 2001 passò al Monaco. Pareva in declino, invece nel 2001/02 passa alla Roma e si rimette in pista alla grande, e ancora oggi dopo oltre 200 partite giallorosse è uno dei migliori difensori del campionato, a quasi 35 anni. Al Milan il portiere Francesco Antonioli non ebbe fortuna, anzi una serie di papere lo etichetarrono presto; lui però vinse lo scudetto da titolare a Roma nel 2001. Oggi è in B a Bologna, e non ha mai abbandonato del tutto le sue amate papere: ogni tanto ce ne regala di pregiate.

GLI EX DI OGGI. Marcos Cafù
è stato per 7 anni il Pendolino imprendibile sulla fascia destra a Roma: numeri, sammba, dribbling pazzeschi, sombreros, velocità estrema, cross a raffica. Lo davano per finito, ma nel 2003 al Milan dimostra di essere ancora il numero uno al mondo: scudetto e magie in serie. Come nell'anno dopo. Problemi familiari e fisici hanno limitato il suo contributo nella terza stagione, poi dall'anno scorso Marcos è in concorrenza con Oddo ma ancora oggi quando gioca Pegaso galoppa felice nell'illuminato Sambodromo di destra. Infine Emerson, che dopo la parentesi di Madrid fatica a ritrovare la forza fisica e la grande visione di gioco che, unita alla tecnica brasiliana e alla continuità da europeo, lo avevano fatto diventare proprio alla Roma (e poi alla Juve) uno dei centrocampisti più forti del mondo. Nella Roma gioca anche la meteora rossonera Tonetto.

giovedì 25 ottobre 2007

ACCADEMIA CLARENCE

SEEDORF SPAZIALE: TUTTI A LEZIONE DAL PROFESSOR CLARENCE. GOL, ASSIST, DUETTI E CORSA PER INCORONARE ANCORA UNA VOLTA IL MOSTRUOSO FANTASISTA OLANDESE.



"DIO C'E' e si chiama Clarence: spettacolo rossonero allo stato puro", mi scriveva tempo fa un lettore tifosissimo del magico Seedorf. Se qualcuno non fosse stato d'accordo, con la prestazione di ieri sarà zittito definitivamente. Abbiamo visto un Clarence mostruoso, il Professore è sceso in campo letteralmente per insegnare il gioco del calcio ai comuni mortali e ci è riuscito colorando la notte di San Siro con una serie di perle preziose che da sole basterebbero a infarcire di titoli e apprezzamenti il curriculum di qualsiasi giocatore... qualunque. Clarence no, Clarence è di più. Semplicemente Seedorf. Una carriera sellare, passata a incantare la popolazione del pallone con prodezze e giocate come quelle ammirate ieri nella fredda serata meneghina. Iniziando dai gol: due tiri mirabolanti, due jolly impensabili per una persona normale. Seedorf li ha letteralmente inventati, con coraggio, arte, tecnica, fantasia. Genio puro che si manifesta davanti ai vostri occhi: ammirare, gente, ammirare. Poi tutto il resto, un movimento impetuoso e incessante nel fianco dello Shakthar. Duetti deliziosi con Kakà. L'assist incantevole a Gilardino, una palla morbida scodellata con sapiente e pregevole fattura. Sulla sfera c'era scritto "Milan-Shakthar 2-0, spingimi dentro". Il filosofo ha fatto accademia, ha dato forma alle idee tattiche di Ancelotti e ai sogni dei tifosi che avevano troppa voglia di ammirare il vecchio Milan. E quando hai voglia di gustarti uno show rossonero, stanne certo, basta puntare sull'estro di Clarence. Se tutto va bene, incanta, decide. Se poi è in serata di grazia, come ieri, vi conviene inserire una videocassetta nel registratore e consegnare per sempre all'album dei vostri ricordi la lezione del Professor Clarence.

CLARENCE SEEDORF

Paramaribo, 1/4/1976. Centrocampista CARRIERA 92/95 AJAX, 95/96 SAMPDORIA, 96/00 REAL MADRID, gennaio 2000/02 INTER, 02/-- MILAN. PALMARES: AJAX: 2 campionati, 1 coppa e 2 supercoppe d'Olanda, 1 Coppa dei Campioni. REAL: 1 campionato e 1 supercoppa di Spagna, 1 Coppa dei campioni, 1 Coppa Intercontinentale. MILAN: 2 Coppe dei Campioni, 2 Supercoppe europee, 1 supercoppa Italiana, 1 campinato e 1 coppa Italia.

37 GOL IN ROSSONERO

LE PAGELLE DI MILAN-SHAKTHAR

KALAC E' UN MURO INSUPERABILE: PARA TUTTO CON EFFICACIA E SPETTACOLARITA'. SEEDORF E KAKA' STELLARI: PODEROSE LE DISCESE DEL PRIMO, SENZA AGGETTIVI IL SECONDO: MEDIANO, TERZINO, FANTASISTA, ATTACCANTE. GILARDINO, DOPPIETTA DA SERIAL KILLER.


SEEDORF VOTO 9: ARTISTA

KALAC 8.
Rimpiazza Dida squalificato, e lo fa in modo sublime. Sfodera una serie di parate memorabili, decisive, pesanti. The Man incanta san Siro, vola possente e sicuro come un guardiano invalicabile. Su Brandao, su Ilsinho, su Fernandinho, quattro volte su Lucarelli: un muro che puoi bombardare, non abbattere. Sul gol fa quello che può, ma è Oddo a pasticciare, per il resto blocca tutto: cross, punizioni, botte maligne, legnate poderose. Le sue braccia infinite captano tutto: in volo, in tuffo, scivolando, aspettando. Kalac grande, grandissimo. A fine gara lo intervista la RAI, non sanno neppure cosa chiedergli (per la semplice ragione che non è un divo) e lui, con la sua solita simpatia e il suo sorriso bambino fa: "che dire? Non diciamo niente, abbiamo vinto e basta, meglio di così!?". Monumentale. ODDO 5,5. Spinge abbastanza, ed in un paio di occasioni va pure al tiro. Ma dietro pasticcia, è impreciso. Il gol è sul suo groppone. NESTA 6,5. Il solito gigante. Argina Lucarelli con classe e tempestività. Non ha colpe sul gol: governa la difesa, si districa con classe ed eleganza sempre. KALADZE 6,5. Autoritario, sicuro, è padrone della difesa, un muro sul quale si schiantano le frastagliate ondate ucraine. Balla un pò, come tutti, a inizio ripresa. Ma è un momento. FAVALLI 6. Puntuale e preciso nel ruolo di Jankulovski. Seedorf, Kakà e compagnia spingono come ossessi: a Giuseppe è chiesto solo di puntellare la difesa e lui lo fa senza problemi (BONERA sv). PIRLO 6,5. infaticabile geometra del centrocampo. Lancia con meno frequenza del solito, però è ordinato nel dettare temi e manovre. GATTUSO 6,5. Col nuovo look (rispolverato quasi dieci anni dopo) fa altrettanto paura. Battibecca, corre, spinge, legna, incassa, urla, incita. Si è sfogato bene Gennarino, scortando il suo Milan con la grinta di sempre. AMBROSINI 6,5. Il capitano è sempre affidabile: con i contrasti, i tackle, la grinta (EMERSON sv). KAKA' 8,5. Mio Dio, ma questo è un mostro. Novanta minuti di assoluto spettacolo. Accelera d'improvviso e non lo vedi più, lo ritrovi quaranta metri più in là, dopo che ha messo a sedere tutti gli ostacoli che gli si sono interposti. E' poco preciso e lucido quando arriva a tu per tu col portiere; ma le sue galoppate sono devastanti, splendide, possenti. In velocità dipinge arte pura, numereggia, dribbla, duetta, crea. Una cosa indescrivibile. SEEDORF 9. Lo vedi subito che Clarence è in serata di stelle. Il brivido della Champions lo esalta, e lui gioca e si diverte trotterellando sinuoso sulla sua corsia. E non solo. Morbido e flessuoso nell'accarezzare il pallone, serve i compagni con cross morbidi, accentra il gioco, fa impazzire gli avversari coon finte e controfinte. Suo l'assist a Gila per il 2-0. Lotta come un mediano, corre come un terzino, inventa come un fantasista. E alla fine segna come un bomber, ma non come un Inzaghi qualsiasi: Clarence da buon olandese si reincarna in Van Basten e con due mirabolanti conclusioni al volo sigilla il risultato. Splendido il primo gol: potente, preciso, nella mischia; sangue freddo, stempismo assoluto. Da hit parade il secondo, un lob increcibile da venticinque metri che scavalca l'area, i compagni, gli avversari: la traiettoria scende tracciando un arcobaleno di emozioni, san Siro la guarda rapito trattenendo il respiro; la palla si innesta nella rete tra un soffio di polvere magica e il tripudio deli tifosi esplode in un'ovazione di incredulità. Non finiremo mai di ringraziare l'Inter per averci regalato la perla del Suriname, in cambio non ricordo in cambio di quale Coco, Umit o Guly di turno!!! GILARDINO 8. Bomber rapace, golaedor straripante: due colpi di testa letali, chirurgici, per chiudere la gara in quattordici minuti. Due fucilate arrivate nella calma generale, due colpi da serial killer che hanno irrimediabilmente incanalato l'andamento del match. E poi sponde, movimenti per far salire la squadra, botte date e prese. Gila c'è (SERGINHO 6. Si rivede dopo chissà quanto tempo: sgambetta, crossa, si dimostra volenteroso).


KAKA' VOTO 8,5: DEVASTANTE


GILARDINO VOTO 8: SERIAL KILLER


KALAC VOTO 8: SPIDERMAN

MILAN-SHAKHTAR DONETSK 4-1, SLANCIO MILAN IN EUROPA

CHAMPIONS LEAGUE
PRIMO TURNO, TERZA GIORNATA




UN MILAN DEVASTANTE PIEGA LO SHAKTHAR NON SENZA PATEMI: LA DOPPIETTA DI GILARDINO NEL PRIMO QUARTO D'ORA SPIANA LA STRADA, KALAC PARA TUTTO. MA LUCARELLI ACCORCIA E LA DIFESA SBANDA: INNESCATO DA UN KAKA' SONTUOSO, IL MILAN SI PRENDE IL 4-1 FINALE GRAZIE A DUE MAGIE DI UN SEEDORF IN STATO DI GRAZIA.

MILANO. Quattro reti che potevano essere otto, quattro squilli rossoneri ad uno Shakhtar in evidente stato confusionale per ridar tono e vitalità al Milan criticato e sminuito dell'ultimo periodo. Adesso tornerà a girare la storiella del Milan bello solo in coppa, vera o meno che sia. Quello che è vero è che un Milan a tratti devastante ha asfaltato non senza patemi la squadra ucraina, archiviando il risultato già dopo pochi minuti con una grande doppietta del ritrovato Gilardino. La superiorità rossonera era evidente e nel primo tempo sembrava già archiviata la pratica Shakthar. Come spesso accade, però, i Ragazzi sono stati bravi, oltre che a creare una messe immane di occasioni, a complicarsi la vita, e così a inizio ripresa il gol di Lucarelli ha riaperto la sfida e fatto sbandare la retroguardia di Carletto Ancelotti, sorretta da un Kalac immenso. Il Milan è stato bravo a rimettersi in cabina di pilotaggio, sovrastando nettamente gli storditi ucraini e annichilendoli con occasioni e azioni in serie. Alla fine sono arrivate altre due immensità, due sigilli indimenticabili di Seedorf: due specialità della casa per lanciare il Milan nella dolce notte europea, santificato con i crismi più sfavillanti.

IL PRIMO GOL DI GILARDINO...


...E LA SUA ESULTANZA


FORMAZIONE INEDITA. Con Dida squalificato, Ancelotti si è dovuto affidare a Zeljiko Kalac, il fido secondo. E The Man ha risposto alla grandissima, con una prestazione monstre densa di paratone eccezionali. In difesa, con Oddo a destra e Nesta-Kaladze in mezzo, si è piazzato Favalli, visto l'infortunio che ha tolto di scena Jankulovski. Solo tribuna per Maldini: meglio non rischiarlo. Centrocampo conclamato (Pirlo-Gattuso-Ambro), del resto come la regia: Seedorf più Kakà. In attacco la scelta è caduta su Gilardino, ed è sata azzeccatissima.

LA PARTITA. La prima conclusione della gara è opera dello Shakhtar, ma poi il Milan prende il comando dei giochi. Su un corner dalla destra svetta Gilardino, bravissimo a girare in rete con l'opportunismo di un rapace e l'agilità di un felino: 1-0 dopo cinque minuti e rabbiosa esultanza del bomber. I ritmi sono altissimi e le folli accelerazioni di Kakà danno ancora più palpitazioni al match; proprio Riccardino sfiora il raddoppio a tu per tu col portiere. Il Milan gioca molto bene e si gode i duetti in velocità di Kakà col partner di turno. Il fantasista è ispiratissimo, e arriva nuovamente a sfiorare il raddoppio solo davanti alla porta. Seedorf giganteggia a centrocampo, sfoderando dribbling e numeri d'alta classe; e da una sua giocata al '14 arriva il 2-0 rossonero. Cross dell'asso olandese, testata impetuosa ancora di Gilardino e rete violata: quarto gol stagionale per Alberto e braccia al cielo. La gara non conosce freni: Nesta annulla Lucarelli con classe, mentre Kakà continua a sciorinare azioni limpide e impetuose; come quando ubriaca in velocità il suo uomo e crossa per Oddo, contrato. Il Milan conduce tranquillo, alternando azioni lente e dense di passaggi a improvvise raffiche di agonismo, curiosamente utilizzando pochissimo le fasce e aggredendo con percussioni centrali. Oltre a Kakà, il rossonero che più rapisce è Seedorf: Clarence lotta come un mediano, corre, propone l'azione e tesse trame da artista: si vede che è in stato di grazia. Negli ultimi '10 lo Shakthar cresce ed ha alcune occasioni: Kalac è provvidenziale, prima su botta di Fernandinho e poi, scivolando, su spiovente di Lucarelli. I rossoneri insistono, e spesso gli ucraini devono fermare con decisione le discese di Kakà. La prima frazione si conclude così sul 2-0. La ripresa si apre con un potente assolo di Kakà che arriva in area ma, invece di tirare, serve erroneamente Gilardino, a cui viene intercettata la sfera; lo Shakthar si riversa allora in attacco, e un errore di Oddo nel mezzo della difesa prepara la festa ucraina: Kalac fa quello che può su Brandao, ma la ribattuta giunge a Lucarelli che al volo accorcia le distanze: 2-1: incredibilmente la gara si riapre. Kakà cerca di scuotere i suoi con l'ennesima percussione, conclusa col servizio per Seedorf, in leggero ritardo. I rossoneri a questo punto vanno completamente nel pallone. Kalac è maestoso nel placare una botta di Fernandinho, la difesa pasticcia e i tifosi sono terrorizzati. Tutta la formazione ucraina si riversa nell'area rossonera, e il portierone compie un altra mirabilante parata, su Ilsinho. I ritmi sono forsennati. Ancelotti sostituisce l'acciaccato Favalli con Bonera. Kakà continua a volare possente verso l'area, e per poco non va a rete: prima pecca d'egoismo, poi da posizione difficile coglie il palo. Le emozioni si susseguono tambureggianti. Su un corner per il Milan, la palla giunge a Seedorf che finalmente capitalizza. Clarence si coordina defilato al limite dell'area e sfodera un tiro al volo micidiale: la botta trafigge il portiere e fa esplodere l'urlo di san Siro. E' il 3-1 che affossa le ultime speranze ucraine. Il folletto Kakà continua incontrollabile a schizzare e duettare con Clarence, il Milan attacca a pioggia e spreca occasioni su occasioni: prima con Kakà, poi addirittura con Nesta, quindi ancora con Seedorf. La serata magica di Clarence prosegue con un nuovo corner, stavolta captato fuori dalla linea dell'area: il mago oranje dipinge un'altra prodezza volante, un lob morbido pregno di effetto e potenza che si insacca nello stupore generale: 4-1, mamma mia che Milan, che partita, che Clarence!! Ancelotti soddisfatto concede la standing ovation a Gilardino, riesumando Serginho, al debutto stagionale. Ancora Lucarelli impensierisce Kalac al volo, Zelijko è ancora perfetto nel deviare in corner. Entra anche Emerson per Ambrosini, con Gattuso che diventa capitano. I rossoneri vorrebbero far segnare Kakà, ma le occasioni continuano a capitare a Clarence. Esaltatissimo, Effetto Serra sciupa altre due opprtunità, cercando dei pallonetti troppo sfiziosi per essere veri. Il Milan chiude dilagando, l'arbitro fischia la fine e i rossoneri esultano con un sorriso grosso così.



MILAN-SHAKHTAR DONETSK 4-1 (pt 2-0)
MARCATORI: Gilardino (M) al 6' e al 14' pt; Lucarelli (S) al 6' st, Seedorf (M) al 17' e al 24' st MILAN (4-3-2-1) - Kalac; Oddo, Nesta, Kaladze, Favalli (Bonera dal 16' st); Gattuso, Pirlo, Ambrosini (Emerson dal 38' st); Kakà, Seedorf, Gilardino (Serginho dal 30' st)(Fiori, Cafu, Brocchi, Inzaghi). Allenatore: Ancelotti SHAKHTAR (4-3-1-2) - Pyatov; Srna, Kucher (Hubschman dal 17' pt), Chygrynskiy, Rat; Ilsinho, Lewandowski, Fernandinho; Jadson (Castillo dal 18' st); Lucarelli, Brandao (Gladkiy dal 30' st)(Virt, Duljaj, Yezerskiy, Willian). Allenatore: Lucescu. ARBITRO - Luis Medina Cantalejo (Spagna), assistenti Carrasco e Gallardo. NOTE - Spettatori 36.850 per un incasso di 736.696,00 euro. Serata piovosa e fredda, terreno scivoloso. Ammoniti Ambrosini e Fernandinho per gioco scorretto, Brandao e Gattuso per comportamento non regolamentare, Lucarelli per proteste. Recuperi 1' pt, 2' st.

GRUPPO D
6 MILAN
6 SHAKTHAR DONETSK
3 BENFICA
3 CELTIC GLASGOW



SUPERCLARENCE!!







DA "LA GAZZETTA DELLO SPORT": LE DICHIARAZIONI DEI PROTAGONISTI
24 ottobre 2007 - "Siamo stati molto bravi e siamo stati avvantaggiati da due gol iniziali che ci hanno permesso di giocare in contropiede". Carlo Ancelotti tira un sospiro di sollievo. Il Milan ha giocato bene contro lo Shakhtar e dopo il 4-1 di stasera la via della Champions è meno impervia. ACCELERAZIONI - "Evidentemente - dice il tecnico - non eravamo in una crisi così profonda, ma in determinate partite soffriamo. Non è che è passato tutto con questa partita. Ci troviamo meglio di fronte a squadre che giocano più aperte. Kakà ha fatto di tutto e di più, è stato devastante nelle accelerazioni. Pallone d'Oro? Per questo premio non ha bisogno di conferme, ha già fatto tanto. Stasera è stato molto aiutato da Gilardino". SECONDO - Gran protagonista anche Kalac, autore di ottime parate. "Sembravano i vecchi tempi di Perugia... - ha detto - vincere questa partita era molto importante". Kalac è soddisfatto della sua prestazione e di quella del Milan. "Quando il Milan perde qualcuno deve prendersi le colpe - ha spiegato il portiere australiano - ma il Milan ha tre bravi portieri. Noi continuiamo a fare il nostro lavoro. Io faccio il secondo, Dida è il numero uno". SPAZI - "Non è facile segnare, come attaccante devo imparare qualcosa, certo potevo fare dei gol, ma a me interessa che vinca la squadra". Questo invece il commento di Kakà che per una volta non ha segnato anche se ha sfiorato la marcatura più volte. "Se quelle occasioni mi fossero capitate sullo 0-0 non so se avrei sbagliato, certo sono dei momenti, difficile poterlo dire". Kakà guarda avanti: "In questo momento dobbiamo trovare la continuità, in campionato non riusciamo a fere quanto facciamo un Champions, ma non è una questione psicologica ma più di spazi direi". LEZIOSI - Clarence Seedorf soddisfatto: "Era importante fare gol per la vittoria della squadra - ha detto l'olandese, comunque perfezionista nel cercare il pelo nell'uovo - credo che sia giusto arrabbiarsi per alcune leggerezze in campo. Siamo in un momento dove la concretezza è fondamentale e in questo senso potevamo fare meglio: siamo stati troppo leziosi ma ci poteva stare dopo tante tensioni". Neanche un pizzico di paura dopo il gol degli ucraini. "Paura? No, siamo troppo esperti e consapevoli delle nostre capacità per averne, abbiamo gestito bene i momenti di ritorno degli ucraini". FIDUCIA - "Sentire la fiducia del mister e di tutto l'ambiente è sempre fondamentale e quando si giocano gare del genere vuol dire che la fiducia c'è e ci si deve sentire importanti". Così Gilardino dopo l'ottima doppietta. "La squadra ha giocato bene - continua l'attaccante rossonero - ci siamo espressi su ottimi livelli, abbiamo costruito parecchio e alla fine sono arrivati quattro gol". "È normale che quando giochiamo con due mezze punte come Kakà e Seedorf bravissime tecnicamente creiamo sempre la superiorità numerica e siamo molto pericolosi. L'importante comunque è che arrivino i rifornimenti, che si giochi in velocità e sfruttando gli appoggi e le sponde dei compagni".


KAKA', PARTITA PAZZESCA!


GILA IN AZIONE


FOSFORO ROSSONERO


NEW LOOK GATTUSO


mercoledì 24 ottobre 2007

AMBROSINI: "ABBIAMO UNA VOGLIA FEROCE DI USCIRE DA QUESTA SITUAZIONE!"

MASSIMO AFFRONTA CON SERENITA' IL MOMENTACCIO MILAN: "GARA PARTICOLARE IN MOMENTO DELICATO, ANCHE SE SIAMO STATI PUNITI OLTRE MISURA RISPETTO ALLE NOSTRE PRESTAZIONI. SI RIPARTE, E ATENE E' IL PUNTO DI RIFERIMENTO"



QUANDO IL GIOCO SI FA DURO, Massimo Ambrosini si prepara a tirar fuori i denti. Ambro in campo da sempre tutto e anche di più, e per gli amati colori rossoneri l'abbiamo visto sputare sangue. Domenica, addirittura, ha giocato da centravanti contro l'Empoli, nel disperato assalto finale che non ha dato esiti. Ora Ambro e il Milan ripartono dalla Champions, e la determinazione a riscattarsi è forte. "È una partita importante perché arriva in un momento delicato. Ma da parte nostra non c'è rassegnazione né tristezza, solo la voglia feroce di uscire da questa situazione". Infatti, è lo spirito che ha sempre caratterizzato il gladiatore pesarese, che praticamente ogni anno ha dovuto affrontare infortuni di ogni sorta. Riuscendo a prendersi, sempre e comunque, quei momenti di gloria che abbiano fatto in modo di considerare positiva ognuna delle sue 12 stagioni rossonere. Ambro in conferenza analizza il momento difficile della squadra. "E' un insieme di fattori, abbiamo raccolto meno di quello che meritavamo. Non cerchiamo alibi, però siamo stati puniti oltre misura rispetto alle nostre prestazioni. Dalla consapevolezza comunque della nostra forza, si riparte. Il nostro riferimento in questo senso è Atene, perché Atene non è stata un miracolo, assolutamente, è stata la giusta consacrazione di un lavoro splendido. I miracoli nel calcio fanno pensare a qualcosa di casuale, ma ad Atene non è accaduto nulla di casuale. Poi il calcio vive anche di momenti e in questo momento sappiamo e capiamo i discorsi che si fanno, ma noi abbiamo lasciato Atene alle spalle e siamo ripartiti per la nuova stagione. Atene è un punto di riferimento, non un motivo di appagamento". Adesso basta fattori anomali, basta polemiche, chiacchiere: Ambrsini è pronto a scendere in campo nella fiammante tenuta rossonera, ed è ora che il Milan torni a far vibrare il suo possente ruggito nelle arene europee.

2006/07

2005/06

2004/05

martedì 23 ottobre 2007

DOMANI MILAN-SHAKHTAR DONETSK. JANKULOVSKI DUE MESI FUORI

DIMEZZATA LA SQUALIFICA DI DIDA, SI ROMPE JANKULOVSKI (MENISCO). TORNA IN CAMPO KAKA', ENNESIMA PROVA DI FUOCO PER IL MILAN CONTRO LA BESTIA NERA LUCARELLI.



LA UEFA
ha dimezzato la squalifica a Nelson Dida: il portiere brasiliano salterà solo una gara, e non due, in Champions. Difatti domani tra i pali ci sarà Zeljiko Kalac. Il Milan affronta gli ucraini dello Shakhtar Donetsk a Milano, e non può più permettersi di sbagliare. I rossoneri perdono però Marek Jankulovski: nello sfortunato match con l'Empoli, il laterale non ha giocato al meglio e, cosa ben più fastidiosa, ha riportato un infortunio al menisco che lo terrà fuorigioco per almeno due mesi. I più pessimisti parlano addirittura di peggio, speriamo di no. La stella della squadra allenata da Lucescu è l'italiano Cristiano Lucarelli, ex bandiera del Livorno che spesso e volentieri ha fatto male al Milan; il collettivo ucraino è però caratterizzato anche dalla presenza di diversi brasiliani che ne ottimizzano il tasso tecnico.

FORMAZIONE. Kalac in porta, come detto, e Favalli a sinistra nel ruolo di Janku. A destra sono in ballottaggio Oddo e Cafù. In mezzo con Nesta dovrebbe esserci Maldini, anche se non è da escludere l'utilizzo di Bonera, o Kaladze per non correre rischi. Centrocampo confermato (Pirlo-Gattuso-Ambro), poi Seedorf e Kakà di ritorno dopo la sosta (ma è ancora dolorante a un ginocchio). Davanti il solito grosso interrogativo: Inzaghi favorito su Gila.

PRECEDENTI. Milan e Shaktar si sono affrontati già una volta, nel 2004/05. In Ucraina i rossoneri si imposero con siluro di Seedorf, a Milano dilagarono (addirittura 4-0) andando in rete due volte con Kakà e due volte con Crespo.