mercoledì 17 ottobre 2007

GATTUSO ROSSONERO NELLE VENE



RITRATTO DI RINGHIO GATTUSO, IL GUERRIERO DEL DIAVOLO. UN CAMPIONE VERO, DAL CUORE GRANDE E CAPACE DI DARE UN CONTRIBUTO SPETTACOLARE ALLE MEDAGLIE DEL MILAN GRAZIE ALLA SUA CARICA IRRESISTIBILE.

CUORE DI MILAN. Ringhio Gattuso ha sempre amato affrontare le difficoltà e lottare nella mischia, non a caso il mondo intero gli riconosce doti incredibili di guerriero pieno di tempra e ardore. Gattuso vuole vincere ancora tanto col suo Milan e in campo non si nasconde mai, e per queste ragioni è da sempre uno dei protagonisti più incisivi nelle stagioni rossonere. Dire che i tifosi lo adorano è riduttivo: la sua verve, i suoi movimenti scaldano san Siro; la sua foga, le smorfie, gli urlacci, gli interventi strappa applausi mandano i cuori rossoneri in visibilio. E sono nove stagioni di Milan. Uno delle immagini più significative e divertenti che tracciano l'identikit del piccolo grande Pinturinghio risale a un gol di Inzaghi, al Lens, nell'autunno 2002. Tutti i compagni -tutti- saltarono addosso a Pippo, abbracciandolo felici; lui no, Gattuso no: sradicò la bandierina del corner e iniziò a brandirla, sventolarla come un invasato. Così, da solo. Tutti, là vicino, sorridevano in mucchio, e lui lì da solo sfogava così la sua rabbia, la sua felicità

CARATTERE BRITANNICO. Gattuso ha lasciato presto la sua Calabria, per cercare di sfondare col calcio. Era giovanissimo quando ha vestito la maglia del Perugia, ed ha esordito in serie B. Ma era a giovanissimo soprattutto quando ha accettato la proposta dei Rangers Glasgow, il ricco club scozzese dove Gattuso arrivò diciottenne. Si aspettavano tutti il classico italiano dai piedi dolci, invece scoprirono con piacere un higlander di Calabria: un lottatore che non tira mai indietro la camba, che non ha fronzoli, non perde tempo a protestare: le prende e le dà in allegria, meglio se nel fango, sotto un epico diluvio, con la sua squadra in difficoltà. In quelle occasioni, Gattuso si esalta. Ben presto è diventato idolo di Ibrox Park, ha vinto coppa e campionato e segnato addirittura sette reti. Poi però ha preferito tornare in Italia, accettare la chiamata della Salernitana e disputare un buon ampionato di serie A: per dimostrare anche a casa sua di essere un ottimo centrocampista, tanto per ribadire la sua ricerca continua di sfide e motivazioni.



ROSSONERO. Nel 1999 il Milan acquista Andriy Shevchenko e Rino Gattuso. Il primo conquista i tifosi a suon di gol e magie, l'altro con la sua irrefrenabile voglia di spaccare il mondo. Anche troppo, forse; come quando in un derby grida in faccia ad un Ronaldo un pò falloso "e mo? mo te ne vai fuori!"... In campo Gattuso sputa sangue, e i tifosi apprezzano. Non ha una grande tecnica, anzi lui stesso fa sovente ironia sui suoi piedi; tuttavia col Bologna sfodera un gran tiro che si trasforma nel suo primo gol rossonero. Tra impegni di leva e sane panchine per tenere a freno la sua esuberanza, la stagione passa in fretta e si conclude col terzo posto.

ANNI DIFFICILI. Già dal 2000/01 Gattuso è titolare inamovibile, e sembra un senatore: scontato il suo amore per quella maglia, banale sottolineare la grandiosità del suo valore in campo: argina le ripartenze avversarie, recupera valanghe di palloni, è un tizzone sempre acceso. Qualità che permettono di chiudere un occhio sulla mancanza presunta di tecnica: "con 'sti piedi che mi ritrovo mi chiedo come faccio a essere al Milan!" scherza lui modesto. I tifosi lo sanno, e nelle 2 stagioni seguenti a quella del suo debutto se ne accorgono spesso: la squadra non gira, e si aggrappa al cuore del suo focosissimo centrocampista per non crollare. Che, magari in coppa Italia, inizia sporadicamente a vestire la fascia di capitano.


TRIONFI. Dopo ogni allenamento, Gattuso si ferma a migliorare la tecnica personale con Tassotti: un altro che al Milan arrivò grezzo e smise da campione. I benefici si vedono stagione dopo stagione. Il 2002/03 è l'anno della grande rinascita europea del Milan che, imbottito di fuoriclasse dal gol facile e dalla tecnica sopraffina incanta tutti e vola a Manchester ad alzare la sua sesta Champions League. Ed è la stagione in cui maggiormente il peso di un modulo tanto sbilanciato in attacco impregna di responsabilità il ruolo di Gattuso, che deve farsi in otto per coprire tutte le falle e arginare ogni avversario. "Rivaldo non si deve preoccupare di correre, ma di fare gol; a correre per lui ci penso io" disse una volta. Proprio così: indomabile, instancabile, il guerriero di Corigliano giocò una stagione immensa per quantità e dedizione. La fotografia di tutto ciò, nella finale con la Juve: supplementari agli sgoccioli, il Milan spazza nel centrocampo vuoto della Juve. Buffon accenna il rinvio e Gattuso, dopo centoventi minuti di corse e scazzottate inizia a correre come un forsennato, percorrendo da solo tutto il campo. Invano, ovvio: era logico che Buffon rinviasse ben prima che Ringhio gli si avvicinasse minimamente, ma lui è così: provarci sempre, assetato di tutto. L'anno dopo, Gattuso fu lo stesso strepitoso pilastro nella vittoria in campionato: Gattuso enorme, Gattuso pazzesco. Un mostro venerato dai tifosi. Ringhio alla terza giornata si prese pure il lusso di segnare un gran gol agli ex del Perugia, esultando come un pazzo. E in Champions realizzò anche la sua prima rete europea, allo Sparta Praga: maglia sulla bandierina e vessillo rossonero che sventola agitato dal suo graffio.



BANDIERA. Pur non riuscendo a vincere nulla nelle 2 stagioni seguenti, il Milan resta ad altissimi livelli internazionali. Gattuso gioca sempre bene ed è sempre più una bandiera, un senatore. Alla domanda "Chiuderai la carriera nel Milan?" il numero otto risponde con un "E' il mio sogno, ma bisogna vedere che non mi mandino via prima a calci nel didietro" che è lo specchio della sua grande umiltà. Una persona di valori enormi, che con la nascita di Gabriela diventa anche un dolcissimo papà. Dopo Istanbul, dirà, ha sofferto troppo, quasi pensando di lasciare il Milan. "Dopo due minuti mi sò detto: ma che stai a pensà?" ha sottlineato dopo. Proprio per tutta quella sofferenza il cammino della stagione scorsa è stata una rivincita incredibile per lui e i suoi compagni: tornare a vincere la coppa, e proprio sul Liverpool, è stata forse la soddisfazione più grande di tutta la storia rossonera. Un tripudio al quale Gatuso ha contribuito in maniera formidabile: con le sue barricate, le palle recuperate, addirittura gli assist, la tecnica ormai non certo spregevole, un tasso adrenalinico folle. Peraltro dopo il Mondiale, vinto anche se non soprattutto grazie al suo straordinario cuore pulsante nel cuore del centrocampo azzurro. Per lui è stata una stagione impeccabile, mostruosa. Nella semifinale col Manchester ha toccato livelli mastodontici di presenza, ardore. La sua grinta diventa un qualcosa di palpabile, concreto, che spinge il Milan sulle ali della voracità, del non arrendersi mai. Un esempio per tutti, un'icona per noi rossoneri.

Nessun commento: