venerdì 26 dicembre 2008
PATO COME I GRANDI ATTACCANTI ROSSONERI
lunedì 22 dicembre 2008
MILAN-UDINESE 5-1 (SERIE A, 17a GIORNATA)
PROTAGONISTA/ LA DOPPIETTA DI ALEXANDRE
COMMENTI A CALDO
42 | Inter | 23 | Roma |
36 | Juventus | 22 | Udinese |
33 | Milan | 21 | Cagliari |
32 | Fiorentina | 19 | Sampdoria |
30 | Napoli | 19 | Siena |
29 | Genoa | 15 | Torino |
27 | Lazio | 15 | Bologna |
25 | Catania | 14 | Lecce |
24 | Atalanta | 13 | Reggina |
23 | Palermo | 9 | Chievo Verona |
domenica 21 dicembre 2008
MILANSTORY: LUIGI PERVERSI
SANTA CRISTINA E BISSONE (PV), 22 maggio 1906. DIFENSORE. C'era un tempo in cui le difese erano dei bunker, e i loro pilastri dei veri e propri mastini da combattimento. Scarpate e palle tirate in curva, nessuna dote tecnica o quasi, spesso e volentieri una linea tirata col piede, sul terreno malconcio, e un'ammonizione decisa all'attaccante di turno: 'oltrepassala e ti dividiamo a metà'. Tra gli anni venti e i cinquanta il mondo dei difensori era soprattutto questo, molto fisico e da far west. Nell'elenco dei terzinacci rossoneri spicca il nome di Luigi Perversi, trasferitosi a Milano da piccolo con la famiglia e presto entrato nelle giovanili rossonere. Viene 'svezzato' da Alessandro Schienoni, difensore titolare, e debutta in Prima Divisione nel 1925/26. Dopo un prestito fugace al Modena, torna al Milan e vi resta per tutta la carriera, giocando 341 partite per un totale di 14 stagioni da bandiera rossonera. 'Cento Milan' lo descrive come 'calciatore di notevole stazza, dal piede ruvido ma di indomito temperamento, cui vengono affidati gli avversari più pericolosi. Solo un'espulsione in carriera, solo una convocazione in Nazionale B. Passa alla storia come il gladiatore di un Milan povero ma bello'. Prima al fianco dello stesso Schienoni, e poi di Bonizzoni, Perversi costituì a lungo un vero baluardo della difesa rossonera. Non erano sempre rose e fiori, anzi quel Milan faceva davvero ammattire i propri tifosi: ma Perversi e i suoi compagni hanno sempre difeso la maglia sputando sangue, e non è una banalità o un luogo comune vista la ferocia con cui si combatteva nelle arene degli anni '30. Dal 1936 al 1939 sul braccio di Perversi spiccava anche la fascia di capitano: il ritiro è arrivato a 34 anni, nel 1940. Luigi Perversi è morto nel 1991.
sabato 20 dicembre 2008
PRESENTATO DAVID BECKHAM
SULLA SUA SCELTA DI TRASFERIRSI NEI LOS ANGELES GALAXY- “E’ stata una decisione importante, basata su una mia scelta personale, una sfida che mi è piaciuta molto. Volevo fare un salto qualitativo, in America il livello del calcio è differente rispetto a quello europeo, da solo non pretendo di alzare il livello del calcio americano, ma per quello che ho potuto contribuire è stato un piacere.”
FABIO CAPELLO, LA NAZIONALE INGLESE E IL MILAN- “Capello è un grande professionista, che rispetto molto e a cui ho chiesto un’opinione sull’opportunità che mi è stata data di venire qui al Milan. Sono d’accordo con Capello quando sostiene che la mia convocazione in nazionale dipenderà dal fatto che giocherò o meno nel Milan. Personalmente tengo molto alla maglia della mia nazionale con cui ho sorpassato le cento presenze, cercherò di lavorare al massimo, con una squadra eccellente come il Milan e con giocatori di altissimo livello come Kakà, Maldini, Ronaldinho, impegnandomi a dovere. Spero che poi il mio lavoro mi porti ad avere ancora l’opportunità di indossare la maglia della nazionale inglese. Certamente non potrò pretendere di giocare dal primo minuto, mi allenerò con i compagni, mi dovrò mettere in forma. Sono contento che le visite mediche di questa mattina abbiano rilevato che la mia condizione è migliore rispetto a quanto mi aspettassi. La mia intenzione è comunque quella di lavorare sodo, non voglio rovinare l’equilibrio che c’è tra i colleghi, ma spero di inserirmi nel miglior modo possibile all’interno del gruppo, trovando subito gli automatismi del gioco. Questa mia scelta ha scatenato tante reazioni, ma tutte positive. Ho scelto l’A.C. Milan perché è una società che ha una storia grandissima e che possiede giocatori di altissimo livello. Ad esempio, Paolo Maldini, è un giocatore di quarant’anni che gioca ancora ad un livello eccezionale, ci sono poi anche giocatori più giovani che a poco a poco si stanno formando, tanti grandi campioni ed è un onore per me poter far parte di questo organico e potermi allenare con loro. Anche Carlo Ancelotti è un manager eccezionale, un grande professionista, stimato in tutto il mondo.”
SUL NUMERO DI MAGLIA- “La maglia che utilizzerò sarà la numero 32, il motivo è che è stata la prima maglia che la società mi ha proposto e ho subito accettato.”
SULLA POSSIBILITA’ DI UN PROLUNGAMENTO DEL CONTRATTO- “Il mio contratto prevede che io rimanga qui fino al 9 marzo 2008 e ringrazio ancora il Milan per questa grande opportunità che mi permetterà di allenarmi, di fare la preparazione. So già che sarà difficile andarsene.”
SUL CAMPIONATO ITALIANO- “Mi sto già innamorando di questo club, mi piace la storia. Uno dei motivi della mia scelta è anche questo. Ho sempre rispettato il campionato italiano per il modo di fare calcio, perché si studiano gli schemi a tavolino. In Italia c’è molta passione per il calcio e in passato ho avuto l’opportunità di giocare contro alcuni club e contro la nazionale italiana. Sarà emozionante e incredibilmente coinvolgente.” “Quando ho scoperto che il Manchester sarebbe venuto a giocare in Italia per la Champions League (con l'Inter, ndr), sono stato molto colpito in positivo perché verrà il 24 febbraio, giorno in cui sarò ancora qui e quindi potrò vedere la mia ex squadra.In futuro mi piacerebbe poter disputare ancora la Champions.”
SUL DERBY- “Mi sono documentato sulle gare in campionato che mi coinvolgeranno, e ho visto che c’è anche il derby. In passato ne ho già disputati tanti in Inghilterra e anche in Spagna. L’Inter possiede un manager eccellente e credo sarà una gara circondata da grande passione che non vedo l’ora di poter disputare.”
SULLA PRESSIONE MEDIATICA- “Le mie scelte di vita passate mi hanno già portato ad essere sottoposto a grandi pressione mediatiche. Anche quando ero al Manchester ero sottoposto a grandi pressioni anche se ero più giovane e forse la sentivo meno. Anche al Real è stato così, ma penso che come ho fatto in passato anche questa volta posso farcela tranquillamente. So che il Milan ha molti fan con un sacco di aspettative e io voglio fare parte di questa squadra senza deluderli, cercando magari di traghettare il Milan verso qualche successo.”
venerdì 19 dicembre 2008
IL NATALE ROSSONERO
Subito dopo, il discorso presidenziale si è rivolto ai rappresentanti del Milan 1963 che sono stati i primi a portare in Italia, nella storia del calcio europeo, la Coppa dei Campioni: "Il Milan è sempre stata la prima squadra di Milano, l'anima di Milano, fondata dagli inglesi. Ma per tanti anni nello spogliatoio rossonero si è parlato il milanese. Poi, correva l'anno 1963, il Milan ha vinto la prima Coppa dei Campioni del nostro calcio. E per gli antichi appassionati di calcio come me, la grande sorpresa di oggi è vedere qui fra noi alcuni dei campioni che portavano il Milan a vincere in quegli anni. La Gazzetta dello Sport, il giorno dopo Milan-Benfica, titolava E' DEL MILAN IL TITOLO EUROPEO". Consegnata sul palco a Cesare Maldini la copia originale di quella Gazzetta, il presidente Berlusconi ha chiamato una dopo l'altra le glorie di quel Milan: oltre a Maldini, Giovanni Trapattoni, Josè Altafini, Gino Pivatelli e Ambrogio Pelagalli. Al momento di presentare Dino Sani, ecco Silvio Berlusconi: "Un grande brasiliano, con lui il Milan che era sempre stato una squadra Sturm und Drang divenne una squadra di architetti, di geometri. Dino Sani era la geometria nel calcio. Mi piace ricordare queste cose adesso, in questo momento in cui avremmo bisogno di un po' di fortuna e di fare un viaggio a Lourdes...".
Poi il presidente Berlusconi ha usato un tono di voce particolarmente alto e intenso per chiamare sul palco Gianni Rivera: "Aveva il cervello nei piedi. Ci ha regalato straordinarie emozioni. Rivera era un esempio per tutti, ha portato la razionalità nel calcio". Fino a che Gianni Rivera è stato sul palco, Silvio Berlusconi ha tenuto il suo braccio sinistro sulla spalla sinistra del primo Pallone d'Oro della storia rossonera. Al termine del saluto a Quelli del 1963, Gino Pivatelli ha regalato il distintivo di quel Milan proprio a Silvio Berlusconi. (Gazzetta.it)
IN UEFA AFFRONTEREMO IL WERDER BREMA
MILAN STORY- 1903/1904: TANTE VITTORIE MINORI
giovedì 18 dicembre 2008
MILANSTORY- 1902/1903: IL FURTO DEI TROFEI
IL MILAN rapidamente è diventata la squadra di punta del football lombardo, e vanta già una discreta frangia di tifosi. In questo 1903 si abbandona il terreno storico del Trotter, dove iniziano i lavori per la costruzione della nuova Stazione Centrale, e ci si trasferisce sul campo dell'Acquabella. Non ci sono più Allison e Hood, e Kilpin è l'unico rimasto dei "senatori"; il presidente Edwards dà il via libero per completare la squadra con innesti di giocatori italiani.Il campionato parte in semifinale, e in semifinale si conclude. la Juventus si impone 2-0 e i rossoneri sono già a casa, forse pagando un eccessivo cambiamento nella formazione: dagli innesti ai cambi di ruolo (Kilpin dall'attacco passa in difesa; il forte terzino Suter diventa centravanti!), troppe novità forse intaccano la forza della squadra. Contro i bianconeri giocano Ermolli in porta, Kilpin con Meschia in difesa, Cartier, Walty e Angeloni a centrocampo, Galli, Cederna, Suter, Colombo e Gregoletto in avanti. Un'altra delusione a fine stagione: un furto in società svuota la bacheca di tutte le coppe e i trofei conquistati in precedenza.
MILAN-WOLFSBURG 2-2 (COPPA UEFA, 1° TURNO)
MILANO- Dopo la scoppola Juve il Milan si rituffa in Uefa cercando la vittoria che vuol dire primo posto nel girone, vista la qualificzione già archiviata col pareggio di Portsmouth. Ma i rossoneri mostrano ancora le siolite pecche difensive e di gioco, anche se nel complesso hanno offerto una prova più convincente e piacevole. Ancelotti lancia Senderos dal primo minuto, ma il cronico malato svizzero deve lasciare campo a Favalli dopo soli 8 minuti per i suoi soliti acciacchi. Con Antonini e Jankulovski esterni di difesa (e Favalli centrale), Zambrotta si piazza a centrocampo con Pirlo e capitan Ambrosini, mentre Seedorf appoggia il duo Sheva-Inzaghi. Proprio Shevchenko si mostra in palla, esibendo qualche vecchio sprint dei suoi: è in crescita e lo aspettiamo con ansia. Il Milan orchestra bene i primi '20 e si porta in vantaggio al quarto d'ora, con un perentorio stacco di testa di Ambrosini su corner perfetto -finalmente- di Seedorf. Poi come sempre il Milan si deconcentra e balla un pò, subisce una traversa e mette in risalto le doti di Dida, mentre kaladze e Jankulovski tremano ancora paurosamente. Nell'intervallo il mister lascia a riposo Pirlo e, in assenza di altri centrocampisti, inserisce Pato in un attacco a quattro mega offensivo. Inzaghi sfiora la zampata un paio di volte e il Wolfsburg pareggia con un missile di Zaccardo su cui Dida poteva fare meglio. Non c'è nemmeno il tempo di deprimersi, perchè Sheva perfora la difesa e serve Inzaghi che, sbagliando lo stop, appoggia l'inserimento di Pato: il bimbo infila il 2-1 in scioltezza ed esibisce il suo classico cuoricino. La serata sembra positiva per Seedorf, autore di buoni spunti e giocate da applausi, e Zambrotta, bravo a ficcarsi nella retroguardia teutonica. Ma le sofferenze non finiscono, anzi: il finale è tutto Wolfsburg, che pareggia con una deviazione su bolide da fuori e costringe più volte Dida agli straordinari. Un San Siro semideserto deve dunque accontentarsi del 2-2 che significa secondo posto.
SESTO GOL STAGIONALE PER PATO
MILAN-WOLFSBURG 2-2. MARCATORI: Ambrosini (M) al 15' p.t.; Zaccardo (W) al 10' , Pato (M) all'11', Saglik (W) al 36' s.t. MILAN (4-3-1-2): Dida 6,5; Antonini 6, Senderos sv (Kaladze 5,5 dall'8' p.t.), Favalli 6, Jankulovski 5,5; Zambrotta6, Pirlo 5,5 (Pato 6,5 dal 1' s.t.), Ambrosini 6,5, Seedorf 6,5; Shevchenko 6,5, Inzaghi 5,5. (Kalac, Darmian, Fondrini, Pedrocchi, Ronaldinho). All.: Ancelotti. WOLFSBURG (4-2-3-1): Benaglio; Hasebe (Saglik dal 30' s.t.), Costa, Barzagli, Schafer; Zaccardo, Josuè; Dejagah, Misimovic (Alvin dal 39' s.t.), Gentner (Krzynowek dal 37' p.t.); Dzeko. (Lenz, Simunek, Madlung, Riether). All.: Magath. ARBITRO: Mark Courtney (Irlanda del Nord) NOTE - Spettatori 5.420 per un incasso di 73.862 euro. Ammoniti Antonini e Josué per gioco scorretto. Recuperi 2' p.t., 3' s.t.
GRUPPO E
10 WOLFSBURG
8 MILAN
6 SPORTING BRAGA
1 PORTSMOUTH
0 HEREENVEEN
ANDRIY SHEVCHENKO: "Personalmente sto bene, ma mi dispiace molto per il risultato della partita. Siamo riusciti ad andare due volte in vantaggio ma ci siamo fatti riprendere ed è arrivato un altro pareggio. Volevamo tutti fortemente la vittoria, abbiamo creato tante occasioni, ma non è stato sufficiente. E' un periodo questo che va così, si vince insieme e si perde insieme, dobbiamo essere tutti uniti, lavorare insieme. Stiamo cercando di essere più attenti. Per noi adesso ogni partita sarà fondamentale, dobbiamo migliorare tanto insieme, lavorare e sperare che le cose cambino perchè ci vuole anche un po' di fortuna. Speriamo domenica d chiudere bene l'anno per poi sostenere una buona preparazione e ricominciare alla grande l'anno nuovo per fare felici anche i nostri tifosi. La loro presenza allo stadio per noi è molto importante e spero che domenica ci sostengano, noi da parte nostra cercheremo di fare del nostro meglio." MASSIMO AMBROSINI: "Purtroppo è un periodo in cui prendiamo gol con troppa facilità. Poi ci sono anche i singoli episodi che ci penalizzano come è successo anche a Torino che abbiamo subito due gol uno su rigore e uno su calcio d'angolo. Adesso ci è rimasta solo una partita da affrontare, dobbiamo fare bene cercando di chiudere l'anno vincendo. Forse in questo momento abbiamo problemi in fase difensiva e gli avversari sanno come gioca questa squadra.Sicuramente anche l'assenza di Rino pesa, è un giocatore importante e ha quel carisma che quando c'è si fa sentire."
martedì 16 dicembre 2008
JUVENTUS-MILAN 4-2 (SERIE A, 16a GIORNATA)
TORINO- L'ennesima caporetto di un Milan senza senso arriva a Torino, inflitta da una Juventus imbottita di giovani più che superstelle: ai rossoneri non basta l'alibi delle mille assenze (Gattuso, Nesta, all'ultimo cedono anche Kakà e Flamini), perchè la differenza la fa la fame. Quella che hanno i De Ceglie e i Marchisio, e che invece sembra essere solo un ricordo per i vecchi marpioni rossoneri. Servono giovani che corrano, perchè gli uomini di Carlo Ancelotti si fanno surclassare sul piano della corsa, dell'esplosività, della potenza fisica. Il mister manda in campo capitan Maldini in coppia con Kaladze centrali, con i terzini titolari e il trittico mediano Pirlo-Emerson-Ambrosini. Davanti, Ronaldinho e Seedorf in appoggio a Pato. La gara è a viso aperto. La Juve imposta un ritmo indiavolato, la chiave per un eccellente primo tempo, in cui la fisicità dei bianconeri mette in crisi il Milan, che fa una fatica del Diavolo a tenere il passo. E’ la Juve ad aver giocato in settimana in Coppa, in Champions, mentre il Milan ha riposato in Uefa, ma sembra il contrario. Il primo gol porta la firma nobile di Del Piero, toccato da dietro da Jankulovski. Dal dischetto Ale realizza di potenza il suo 251° gol per la Juve. La replica del Milan è immediata. Due spaventi per Manninger, con Ambrosini (colpo di testa alto da due passi su assist di Ronnie) e Pirlo (punizione), e poi il gol dell’1-1. Confezionato da Ronaldinho, con un cross illuminato da sinistra: un regalo da appoggiare in rete per Pato. Ci sarebbero gli estremi per accusare il colpo, in casa Juve. Anche perchè nel frattempo ha perso per infortunio Nedved. Dentro l’ottimo De Ceglie. E invece i bianconeri si gettano in avanti. Prepotenti come Sissoko in mezzo e Chiellini là dietro. E così la Juve allunga di nuovo. Angolo da sinistra di Del Piero, Chiellini incrocia il colpo di testa vincente del 2-1. Ma non basta. De Ceglie se ne va sulla sinistra, cross teso al centro e Amauri di testa trova il 3-1. La Juve prova addirittura a dilagare. Marchisio si inventa una percussione centrale in dribbling conclusa con un destro appena a lato. All’intervallo è 3-1, al termine di 47’ divertenti, in cui il Milan non ha demeritato, ma ha pagato il differente passo di gara. Più bailado che sferzante, con la difesa un po’ impacciata. Ancelotti cambia negli spogliatoi: fuori Emerson, evanescente, dentro Shevchenko. Serve peso offensivo. Sissoko e Marchisio ci provano dalla distanza, la Juve mica sta a guardare. Ma il gol lo trova il Milan, con Ambrosini, con un tiro dalla distanza deviato che beffa Manninger. E’ il 2-3. Partita di nuovo in bilico, il Milan ci crede, e attacca in massa. Ma la Juve conquista la superiorità numerica quando Zambrotta atterra De Ceglie: secondo giallo e doccia anticipata. La Juve ritrova forza e morale. Segna ancora con Amauri, colpisce un palo con Del Piero, gestisce e porta a casa la partita. E’ lei l’anti Inter.
39 | Inter | 22 | Catania |
33 | Juventus | 22 | Udinese |
30 | Milan | 20 | Cagliari |
30 | Napoli | 19 | Sampdoria |
29 | Fiorentina | 19 | Siena |
26 | Genoa | 14 | Bologna |
24 | Atalanta | 13 | Lecce |
24 | Lazio | 12 | Reggina |
23 | Roma | 12 | Torino |
23 | Palermo | 9 | Chievo Verona |
sabato 13 dicembre 2008
VERSO JUVENTUS-MILAN, DOPO L'INFORTUNIO
Campionato- Ci ha pensato Adriano Galliani a spiegare l’essenza del derby d’Italia: il Milan è la squadra italiana più vincente d’Europa, la Juve la seconda; in campo nazionale, la Juve è la più titolata, il Milan subito dopo. Con buona pace di qualche terzo incomodo che per motivi a noi ignoti rivendica un livello di nobiltà che gli almanacchi non rilevano, concentriamoci su questo Juventus-Milan fondamentale per la stagione. La vittoria di Catania ha dato una spinta importante, perché finalmente abbiamo visto un Milan meno arrendevole e soprattutto perché ci ha restituito un Kakà in palla, sveglio, attivo. Non succedeva da un po’. Il gol ha restituito al Bimbo d’Oro le ultime gocce di entusiasmo, e ora ci auguriamo tutti che Ricky si avvicini sempre più ai suoi standard abituali. Magari non entrando in competizione con Ronaldinho: i due devono essere una risorsa per la squadra. Coi bianconeri è previsto l’impiego di Pato in coppia con Dinho, con Kakà leggermente dietro, come piace a lui. A centrocampo Ambrosini e Flamini dovranno dare la quantità di Gattuso, mentre da valutare la scelta di tenere Seedorf a riposo proprio in un match che lo esalta sempre, e non poco. Anche a livello realizzativi. Dall’infermeria giunge il responso sulle condizioni di Bonera, che dovrà stare fermo almeno tre settimane: a Torino scenderà in campo il Capitano.
Amarcord - Juventus-Milan vuol dire storia. Rossoneri e bianconeri furono i primi, all’inizio del ‘900, a spezzare l’egemonia del Genoa. Poi, mentre il Milan andò a sbattere in un lungo periodo nero, i torinesi iniziarono a cucire la loro gloria che negli anni ’30 portò 5 scudetti consecutivi. Alla fine degli anni ’40 il duello tornò equilibrato, forse proprio grazie ad una mossa di mercato azzardata della Juve che scippò tale Ploeger al Milan: per scusarsi, l’Avvocato Agnelli lasciò il via libera ai meneghini sull’osservato speciale Nordahl, che con 221 reti diventerà il più grande bomber milanista della storia. Fu proprio lui tra i protagonisti di un 7-1 rossonero a Torino nel 1950, sul campo dei futuri campioni d’Italia. Gli anni ’60 sono gli anni della grande Milano, nei ’70 tocca alla Juve mentre il Milan inizia gli Eighties in sofferenza, vivendo al margine gli anni di Platini. Il diavolo si risveglia dal torpore nel 1988: il gol di Gullit a Torino il 10 gennaio, dopo anni di sofferenze, lancia i rossoneri all’undicesimo scudetto. Quando il Milan di Sacchi e Capello domina, la Juve dorme. Quando il Milan a metà anni ’90 rallenta, esplode la Juventus di Lippi, Del Piero e Pippo Inzaghi: il feroce killer dell’area di rigore ha segnato parecchi gol nelle sfide con i rossoneri, prima di diventare una bandiera proprio del Milan. Nel 1999 un altro scudetto milanista passa dal successo a Torino, quello firmato Boban-Weah. E, dopo il mirabolante gol di Shevchenko a Buffon nel 2001/02, il Milan si prende la succulenta Champions League di Manchester, decisa proprio dal rigore di Andriy. L’ucraino ci prende gusto e firma il 3-1 al Delle Alpi nel 2003/04 (doppietta di Seedorf), altro passo decisivo nella storia degli scudetti. Le magagne bianconere delle due stagioni successive, poi attribuite a Moggiopoli (rigore su Crespo, do you remember?), è meglio dimenticarle. E’ di nuovo tempo di Juve-Milan, il derby d’Italia. Forza Ragazzi!
Mercato - Il Milan ha acquistato il difensore brasiliano Thiago Silva per la prossima stagione. Corteggiatissimo da mezza Europa, il ventiquattrenne della Fluminense si aggregherà a Milanello da gennaio e sarà utilizzabile nel prossimo campionato. La mossa suscita delle riflessioni positive e alcune negative. Innanzitutto è un colpo targato Leonardo, il che dovrebbe essere una garanzia; in secondo luogo è un giovane nemmeno troppo pubblicizzato, il che dà seguito ad un comune auspicio di un mercato verde e oculato, che non si limiti all’ingaggio di vecchie glorie dal palmarès già tronfio. I lati negativi si chiamano invece infortuni, visto che Silva nel 2004 è stato acquistato dal Porto e l’anno dopo dalla Dinamo Mosca, ma senza giocare nemmeno un minuto proprio a causa di malattie e problemi fisici. Senza dimenticare che era partito con Dinho per le Olimpiadi ma, anche qui, non ha mai giocato a causa degli infortuni patiti dopo le amichevoli con Singapore e Vietnam. Insomma, il precedente Senderos dovrebbe essere un monito abbastanza chiaro sulla condizione fisica dei ragazzi che andiamo ad acquistare.
mercoledì 10 dicembre 2008
MILANSTORY: ARCARI III PIETRO SANTE
CASTELPUSTERLENGO, 2 dicembre 1909. ATTACCANTE. Lo chiamavano 'il lupo', per la sua rapidità sotto porta. Era un campione completo, Pietro Sante Arcari, diventato celebre come Arcari III, rossonero dal 1930 al 1936. Prelevato giovanissimo nel Codogno, al primo anno in rossonero, il ventunenne Arcari mise a segno 10 reti ma la squadra, poco competitiva, si piazzò solo dodicesima. Ben più importanti furono gli 11 gol con cui aiutò il Milan ad arrivare quarto nel 1932: una scintilla nel deserto, perchè anche nelle annate successive per i rossoneri sono più che altro dolri. Le gioie arrivano dai gol di 'Arcarone', che nell'immaginario dei tifosi diventa il salvatore, l'eroe a cui aggrapparsi per coltivare sogni e speranze: altri 10 gol nel '33, ben 15 nel '34. Arcari non era un bomber da 20-25 gol a stagione, ma le sue medie erano sempre apprezzabilissime, tanto che nelle sei stagioni in rossonero è sempre andato in doppia cifra. Ci sono attaccanti che spesso chiudono la stagione senza superare i 10 gol, Arcari non era uno di questi e difatti ha sempre continuato a perforare le difese col fiuto del gol e la sua velocità, vantando un repertorio importante di cui il Milan poteva fregiarsi. 'Giocatore pressoché onnipresente e di sicuro rendimento, spicca nell'attacco milanista per le sue particolari doti nel gioco aereo' (da "1899-1999. Un secolo rossonero" di Carlo Fontanelli). Nel 1935 infila altre 11 reti, l'anno dopo ne fa 13 e porta il Milan all'ottavo posto e alla semifinale di coppa italia: purtroppo per lui, però, in rossonero non ha potuto vincere nessun trofeo. Nel 1936/37, a soli 27 anni, accetta la corte del Genoa e in rossoblù resta tre stagioni. Vince una coppa Italia, ma il suo rendimento è calante e non ritrova lo stesso feeling col gol che aveva a San Siro: solo 14 gol fino al 1939. Arcari decide di avvicinarsi a casa e va a vestire il grigiorosso della cremonese, con cui resta 3 anni prima di una fugace apparizione nel Napoli (6 presenze nel 1942/43: il suo ricordo resterà però legato proprio alle strisce rossonere (186 presenze e 70 gol), dove ha mostrato passione, qualità e quantità distibiute con sorprendente continuità nell'arco delle sei stagioni. Ha chiuso la carriera nel Codogno, club che poi ha allenato dal 1947 al 1949. E' morto a Cremona nel 1988.