venerdì 26 dicembre 2008

PATO COME I GRANDI ATTACCANTI ROSSONERI

COME LE LEGGENDE

Mentre la neve e il freddo Natale avvolge Milano al tramontare di questo 2008, un getto di benzina verde riscalda il mondo Milan ridestando orgoglio e speranze nei cuori dei tifosi. Non è tanto il roboante 5-1 all'Udinese, con cui il Milan ha terminato l'anno solare, a riportare il sorriso nei propri fan, quanto la grande prova di Alexandre Pato, che sta crescendo sempre di più nelle ultime partite ed è già salito a quota 8 reti stagionali: 6 in campionato e 2 in coppa uefa. L'anno scorso, da gennaio a maggio si era fermato a 9. Il computo total dice dunque 16 centri con la maglia del Milan, e per un diciannovenne non è male. Pato è l'erede designato di Andriy Shevchenko quale punta mobile, tecnica, velocissima e colfiuto del gol. Insomma un attaccante completo e universale, della miglior razza: diverso dai bomber 'di rapina', tutto istinto e voracità (come Aldo Boffi, Pietro Paolo Virdis, Pippo Inzaghi e Pierino Prati), diverso dai centravanti di sfondamento di valore mondiale che hanno coperto di gol i cuori rossoneri (da Nordahl ad Altafini, da Van Basten a Weah, da Biehroff a Crespo) ma anche da quegli artisti del pallone che segnavano moltissimo ma in fase offeniva erano soprattutto fini dicitori, abili ricamatori o in ogni caso folgori illuminanti capaci di fare di tutto ma non propriamente bomber da 20-25 reti stagionali: Rivera e Sormani, Gullit e Massaro, Boban e Roby Baggio, Leonardo e Marco Simone). Pato e Sheva sono un genere diverso di attaccante, capaci di coniugare classe e invettiva a fiuto el gol e pesanteza disarmante nell'area di rigore: si muovono tantissimo, non stanno fissi a fare da boa in area, e così destabilizzano le difese, creano pericoli, entrano nel vivo del match. Allo stesso tempo sono mente e braccio, e in aggiunta segnano paurosamente: Sheva è, con 175 gol, il secondo marcatore assoluto della storia del club. Pato è sulla strada buona per volare in altissimo in classifiche del genere, magari rimpinzando il tutto di coppe e tofei importanti. Come i suoi grandi predecessori.

I GRANDISSIMI ATTACCANTI ROSSONERI

GUNNAR NORDAHL- Per Nordhal, come per i connazionali Gren e Liedholm, il trampolino di lancio fu l’oro olimpico vinto nel 1948 a Londra con la nazionale svedese. Con la maglia gialloblu Nordhal giocò una novantina di partite: memorabili i cinque gol messi a segno nel derby con la Norvegia del 19 settembre 1948 a Oslo. Il terribile "pompierone" (così soprannominato per aver militato in patria tra i vigili del fuoco) firmò il contratto con il Milan il 14 gennaio 1949, il 22 arrivò alla stazione di Milano ed il 27 esordì nel recupero contro la Pro Patria andando subito a segno. Con i rossoneri Nordhal giocò fino al 1956 aggiudicandosi per ben 5 volte il titolo di capocannoniere della Serie A: 35 gol nel ’49/’50, 34 nel ’50/’51, 26 nel ’52/’53, 23 nel ’53/’54 e 27 nel ’54/’55. Nella stagione 1956/1957 passa alla Roma, squadra in cui gioca per due anni prima di concludere la sua carriera di bomber. Gunnar Nordhal è stato forse l’attaccante puro più forte di tutti i tempi, tanto da divenire il simbolo stesso del centravanti di sfondamento. Con i suoi 92 chili di muscoli e il suo tiro potente era in grado di superare anche i difensori più arcigni.


GIANNI RIVERA- Gianni Rivera è senza ombra di dubbio uno dei calciatori più rappresentativi della storia rossonera. Fa il suo esordio in Serie A con l'Alessandria all'età di 15 anni e subito il Milan di Viani lo segue e lo osserva con particolare interesse, portandolo a Milano per la stagione 1960/61. Al fianco di giocatori del calibro di Trapattoni, Sani, Altafini e con Rocco in panchina, Rivera conquista il suo primo Scudetto all'età di 19 anni. Nella stagione successiva, quella del 1962/63, conquista la Coppa dei Campioni. Il "Golden Boy", così sarà ribattezzato, per circa vent'anni, fino alla stagione 1978/79, sarà protagonista della storia rossonera in campo e fuori. In campo dimostra di avere un'intelligenza e una classe fuori dal comune: gran goleador (diventa anche capocannoniere del campionato), Rivera è soprattutto un assist man. Le sue soluzioni di gioco per mettere i compagni in condizione di segnare sono praticamente illimitate. Se ne va nel 1978/79 vincendo ancora uno Scudetto, quello della stella. In totale vince in rossonero tre Scudetti, quattro Coppe Italia, due Coppe dei Campioni e una Coppa Intercontinentale. Nel 1969, primo italiano nella storia del calcio, viene insignito del Pallone d'Oro.


JOSE' ALTAFINI- Chiamato Mazzola, in Brasile, per la sua grande somiglianza con Valentino Mazzola del Grande Torino, José Altafini giunge al Milan appena ventenne, ma con già un prestigioso titolo conquistato con la propria Nazionale: i Campionati del Mondo del 1958 in Svezia. Attaccante dalle straordinarie potenzialità, Altafini vince subito uno Scudetto con la maglia del Milan, quello della stagione 1958/59, realizzando 28 gol in 32 partite. Ne vincerà ancora un secondo, quello del 1961/62, che permetterà ai rossoneri di partecipare e vincere (prima squadra italiana) la Coppa dei Campioni nel 1963. Proprio nella storica finale di Wembley, contro il Benfica di Eusebio, José sarà il grande protagonista, realizzando una doppietta che permetterà al Milan di vincere 2-1. Lascia la maglia rossonera nel 1965 per restare in Italia e vestire i colori del Napoli.


MARCO VAN BASTEN- Marco Van Basten, classe 1964, è stato probabilmente uno degli attaccanti più forti e soprattutto completi dell'intera storia del calcio. L'olandese, infatti, percorre i cento metri in meno di undici secondi, ha dribbling, scatto, tecnica, acrobazia, precisione e visione di gioco. Nel suo repertorio di gol non manca nessuna soluzione e la sua classe cristallina lo porta spesso a "danzare" sul manto erboso come un ballerino (da qui il famoso soprannome di "Cigno di Utrecht"). Al Milan giunge nella stagione 1987/88 e conquista subito il primo Scudetto dell'era Berlusconi. Nel Milan di Sacchi diventa immediatamente un punto di forza insostituibile. Gioca con i rossoneri 147 partite in campionato, realizzando 90 reti e 54 partite nelle Coppe firmando 34 gol. Vince 4 Scudetti, 3 Coppe dei Campioni (disputa la sua ultima Finale di coppa il 23 maggio 1993 a Monaco di Baviera) e 2 Coppe Intercontinentali. A testimonianza del suo valore vince anche per tre volte il Pallone d'Oro. Purtroppo i problemi alla caviglia, che già lo avevano fermato nella sua prima stagione italiana, ritornano nel dicembre 1992. Dopo un lungo calvario nel quale va incontro a tre diverse operazioni, Marco Van Basten, nell'agosto del 1995, in una San Siro imbandierata e commossa, tra le lacrime dà il suo addio al calcio giocato.


ANDRIY SHEVCHENKO- è un calciatore ucraino. Ricopre il ruolo di attaccante nel Milan e nella Nazionale ucraina, di cui è il capitano e il giocatore più rappresentativo. Tra gli attaccanti più forti del panorama calcistico internazionale, è vincitore di un Pallone d'oro, prestigioso riconoscimento assegnatogli nel dicembre 2004 dalla rivista francese France Football. Nello stesso anno fu inserito da Pelé nella lista dei 125 migliori calciatori viventi. Occupa il quarto posto nella graduatoria dei marcatori delle competizioni UEFA per club di tutti i tempi: con 61 gol è preceduto solo da Filippo Inzaghi, Raúl e Gerd Müller. Giocò nella Dinamo Kiev per 5 anni. Nel 1999 fu ceduto al Milan. In maglia rossonera si è aggiudicato uno scudetto, una Supercoppa europea, una Supercoppa italiana, una Champions League e una Coppa Italia. Nel 2006, dopo 7 anni nelle file del Milan, si trasferì al Chelsea, vincendo una Coppa d'Inghilterra e una Coppa di Lega inglese. Nell'estate 2008 ha fatto ritorno al Milan.

lunedì 22 dicembre 2008

MILAN-UDINESE 5-1 (SERIE A, 17a GIORNATA)

SPETTACOLO ROSSONERO

Il Milan si beve un'Udinese inesistente sommergendola di reti (5) trascinato da un Pato debordante e da Kakà di nuovo a livelli altissimi. bene jankulovski a centrocampo, in gol anche Seedorf.

MILANO- Come dottor Jeckill e Mr Hyde, il Milan di Ancelotti passa da prestazioni allucinanti a serate di calcio stellare come quella di ieri sera: i rossoneri strapazzano l'Udinese in un match aperto e bellissimo fin dai primi minuti. Protagonista assoluto è il giovane Pato, un folletto imprendibile autore di una doppietta. Nel finale anche Kakà, tornato a livelli eccelsi, si è regalato due reti, che si aggiungono a quella di Seedorf in un contesto quasi sfarzoso vista la crisi appena passata a Milanello. Sotto gli occhi di David Beckham, accolto tiepidamente da San Siro, Ancelotti schiera Maldini e Kaladze davanti ad Abbiati. L'alto numero di infortunati costringe a piazzare Jankulovski esterno di centrocampo, e qui Janku -deludente nelle ultime apparizioni in difesa- disputa un gran match: in questo ruolo può essere devastante. Terzini si schierano dunque Favalli e Antonini (in luogo di Zambrotta squalificato), con Pirlo-Seedorf a completare il centrocampo e Kakà-Ronaldinho a supporto di Pato. Il Milan parte fortissimo e in pochi minuti si porta sul 2-0: prima Pato sfrutta un gran assist di Favalli infilando da due passi, poi al '13 lo stesso Pato schizza sulla sinistra saltando i birilli friulani e servendo a Kakà il facile raddoppio. Il ragazzino è in stato di forma strepitoso, e lo stesso Ricky si rivela in palla nonostante gli acciacchi che lo hanno tenuto in dubbio fino all'ultimo. La gara è aperta e anche l'Udinese è pericolosa, difatti già al '17 accorcia con Di Natale che calcia da fuori dopo una serie di rimpalli. La difesa friulana è tuttavia molto flebile e il Milan la devasta senza pietà. Sul ribaltamento di fronte una sponda aerea dell'ottimo Antonini consegna palla all'indiavolato Pato, che di rapina realizza il 3-1: doppietta e ottavo centro stagionale, sesto in serie A. La spinta di Jankulovski e i suoi raddoppi con Favalli sono eccellenti, il Milan gioca benissimo e trova il 4-1 con tap in di Seedorf su punizione di Pirlo respinta da Handanovic. Ottima prestazione anche per Seedorf, mentre meno brillante appare un Ronaldinho comunque partecipe. Saltati tutti gli schemi, nella ripresa Kakà trova il 5-1 con un bel tiro a scendere dalla distanza. Nel finale entra anche Sheva, ma nonostante i compagni tentino di farlo segnare l'ucraino non trova la gioia personale. Si prende invece cori e applausi un giovane di colore della primavera, Strasser, grintoso ed emozionato. Il 5-1 finale chiude il 2008 con i sogni di rilancio del Milan, anche se il punteggio esagerato non deve far credere che tutti i problemi siano superati per magia.



MILAN-UDINESE 5-1 MARCATORI: 4' pt Pato (M), 13' pt Kakà (M), 17' pt Di Natale (U), 18' pt Pato (M), 43' pt Seedorf (M); 7' st Kakà (M) MILAN (4-3-2-1): Abbiati; Antonini (30' st Darmian), Maldini, Kaladze (37' st Strasser), Favalli; Seedorf, Pirlo, Jankulovski; Kakà, Ronaldinho; Pato (26' st Shevchenko). (Dida, Osuji, Cardacio, F. Inzaghi). All.: Ancelotti. UDINESE (4-3-3): Handanovic; Ferronetti, Sala, Domizzi, Lukovic; Inler, D'Agostino, Isla; Pepe (37' st Pasquale), Quagliarella (40' pt Floro Flores, 20' st Sanchez), Di Natale. (Belardi, Coda, Obodo, Asamoah). All.: Marino ARBITRO: Saccani di Mantova NOTE: spettatori 52.842 per un incasso di 941.369,71 euro. Ammoniti Pepe per proteste, Antonini, Strasser, Jankulovski e Inler per gioco scorretto. Angoli 1-6 . Recuperi 3' e 0'

LE PAGELLE

ABBIATI 6,5 Quando l'Udinese si rende pericolosa, Cristian suggella il risultato. incolpevole sul gol. ANTONINI 6,5 Solido in appoggio e puntuale in difesa, si prende il lusso dell'assist di testa a Pato. (DARMIAN sv). MALDINI 6 e KALADZE 6 Il capitano e Kahka si prendono una serata tranquilla, senza affanni. Dopo le ultime presrtazioni sofferte ci voleva per il morale. (STRASSER 6 Grinta e decisione per il giovane moretto). FAVALLI 6,5 Il Professore gioca una partita ottima, puntellando la difesa e ben alternandosi a jankulovski in spinta. Firma anche un assist per Pato. PIRLO 7 Olè, finalmente riecco il vero Andrea, per la prima volta in questa stagione tormentata per lui. Ha sofferto un lunghissimo stop, è tornato da qualche settimana e ora finalmente detta i tempi come sa. Lotta, recupera, vivo e brillante. Ispira l'offensiva, si rende pericoloso su punizione. SEEDORF 6,5 Un altro che ultimamente non era stato all'altezza della sua classe. Si rifà con una partita più incisiva corredata anche da un gol. JANKULOVSKI 7 Questo è il vero Marek, spina nel fianco della difesa dell'Udionese, il club dove esplose prima di arrivare al Milan. Dimentichiamoci le sue defaillances difensive, il suo ruolo vero è questo e qui è devastante. Ancelotti promette di tenerne conto per il futuro. KAKA' 7 A rischio fino all'ultimo, disputa una delle sue migliori partite stagionali e segna una grande doppietta. Firma inoltre un assist, prende per mano la squadra e sale a 7 gol in campionato. RONALDINHO 6 Tenta giocate sporadiche quasi rilassato, non deve dannarsi perchè i compagni fanno a pezzi l'Udinese. Ma anche così è letale e bello a vedersi. PATO 8,5 Forse avrà pensato che il tanto ricercato Beckham in tribuna fosse Babbo Natale, e allora meglio fare il fenomeno per meritarsi gli oceanici applausi di San Siro. Fulmine impazzito a tutto campo, salta i poveri friulani come birilli e segna due gol pesanti, salendo a 8 centri in stagione e 16 in rossonero. Splendido il secondo, di arguziua, rapina, velocità, istinto. Regala anche un asssit a Kakà. Ha solo 19 anni, debordante. (SHEVCHENKO sv).

PROTAGONISTA/ LA DOPPIETTA DI ALEXANDRE
IL RAGAZZINO TERRIBILE

ALEXANDRE PATO:"Sono contento per la vittoria e sono felice di essere riuscito a fare quello che il mister mi ha chiesto negli spogliatoi e che tutto questo abbia contribuito alla vittoria della squadra. Mi trovo molto bene a giocare davanti a campioni come Kakà e Ronaldinho, con loro ho una grande intesa e con loro mi diverto molto.Tutta la squadra ha lavorato bene tutta la settimana e e poi è arrivata questa vittoria importante con cinque gol." CLICK: PATO nel segno dei grandi attaccanti rossoneri.

COMMENTI A CALDO
LUCA ANTONINI: "Siamo tutti molto contenti per questa vittoria perchè ci permetterà di trascorrere il natale nel migliore dei modi, più serenamente.Per me è stato importante poter partecipare da protagonista ad una vittoria del genere con cinque gol e sono contento del sostegno che ricevo da parte dei tifosi. Voglio continuare a lavorare così per continuare a migliorare e perchè tutti possano essere fieri di me. A inizio stagione mi sarei augurato di arrivare a questo punto in questa maniera, ma la mia intenzione è quella di continuare a lavorare sodo e migliorare ancora.Per quello che riguarda lo scudetto credo che la lotta non sia affatto chiusa, mancano tante partite alla fine del campionato e oggi abbiamo dato dimostrazione di essere ancora in corsa. L'Inter non ci fa paura e lotteremo fino alla fine per ridurre il distacco di nove punti."


RICKY KAKA "Sono felice per questa vittoria. Quando scendo in campo cerco sempre di fare qualcosa in più pensando di non essere mai al massimo livello, cerco sempre di andare oltre, di migliorarmi e tutto questo si può fare solo lavorando.Questa sera ho giocato sulla stessa linea di Ronaldinho, non abbiamo avuto nessun problema e mi trovo benissimo con lui, assolutamente non c'è nessuna incompatibilità.Voglio ancora fare tanti gol con la maglia del Milan per arrivare a quota cento me ne mancano solo quattordici, spero di raggiungere presto questo traguardo. Passerò il Natale in Brasile con la mia famiglia, con i miei amici e sarà il mio primo natale con mio figlio, non vedo l'ora."



RONALDINHO: "E'un momento importante per me e anche per la squadra, ci tenevo a dare il massimo per fare in modo che il Milan conquistasse una vittoria. Tutta la squadra si è sacrificata, ognuno di noi ha dato il proprio contributo ai compagni.La lotta per lo scudetto è ancora aperta, credo che questa squadra possa crederci ancora e lotteremo fino alla fine con i giocatori importanti che abbiamo. Ci crederemo fino alla fine.Il ritiro di Dubai sarà un'occasione importante per prepararci al meglio e poi fare uno strepitoso finale di stagione, recuperando anche altri giocatori importanti."

ADRIANO GALLIANI: "Noi abbiamo giocatori di talento straordinario, vedere giocare Pato, Kakà, Ronaldinho e Seedorf è una gioia per gli occhi. Le contestazioni ci possono stare, le disquisizioni tattiche anche, ma questo progetto, questa idea di calcio ci ha regalato otto finali di Champions League. Anch'io so che esistono giocatori più fisici, ma questi giocatori non hanno certo le qualità di Pirlo e di giocatori di questo genere. La filosofia del Milan è il bel gioco, il Milan vuole giocare il bel calcio perchè così vuole il Presidente Silvio Berlusconi. Il nostro problema è quando incontriamo le piccole squadre, nei derby noi vinciamo, le grandi sfide anche, manchiamo di continuità ma non abbiamo carenze di organico, questo posso dirlo con certezza. Certo se poi ci si mettono i troppo infortuni... Questa sera Carlo Ancelotti poi è tornato all'"alberello", un modulo che ha portato Kakà e Ronaldinho a supporto della piuma Pato. Questa sera Pato volava. A me personalmente questo modulo piace, io mi diverto con questi giocatori e con questa idea di calcio. Beckham? Era ammirato, non conosceva Pato e continuava a ribadire quanto fosse straordinario questo giocatore. Sono anche felice per la prova di Antonini e per la buona prova di Jankulovski che a centrocampo può tornarci utile. Gattuso? E' l'anima del Milan, voleva andarsene ma così avrebbe rischiato un infortunio prematuro perchè l'avrei picchiato con le mie stesse mani!" CARLO ANCELOTTI: "Questa serà le novità tattiche e le assenze ci hanno tenuto svegli e reattivi. Abbiamo giocato con grande attenzione e intensità, abbiamo fatto del buon calcio anche se qualche sbavatura va ancora limata. A questo proposito credo che il futuro di questa squadra lo si giocherà nel ritiro invernale di Dubai. Se sapremo lavorare bene e mettere benzina nelle gambe potremo toglierci delle soddisfazioni importanti perchè questa squadra ha grandi qualità".

CLASSIFICA SERIE A
42 Inter 23 Roma
36 Juventus 22 Udinese
33 Milan 21 Cagliari
32 Fiorentina 19 Sampdoria
30 Napoli 19 Siena
29 Genoa 15 Torino
27 Lazio 15 Bologna
25 Catania 14 Lecce
24 Atalanta 13 Reggina
23 Palermo 9 Chievo Verona






domenica 21 dicembre 2008

STAGIONE 2007/2008

01. GENOA-MILAN 0-3
02. MILAN-FIORENTINA 1-1
03. SIENA-MILAN 1-1
04. MILAN-PARMA 1-1
05. PALERMO-MILAN 2-1
06. MILAN-CATANIA 1-1

MILANSTORY: LUIGI PERVERSI

Ruvido terzino, tipico degli anni '30, Perversi gioca nel Milan per 14 stagioni, diventando il leader della difesa per il suo temperamento indomito. A lui vengono affidati gli avversari più forti.

SANTA CRISTINA E BISSONE (PV), 22 maggio 1906. DIFENSORE. C'era un tempo in cui le difese erano dei bunker, e i loro pilastri dei veri e propri mastini da combattimento. Scarpate e palle tirate in curva, nessuna dote tecnica o quasi, spesso e volentieri una linea tirata col piede, sul terreno malconcio, e un'ammonizione decisa all'attaccante di turno: 'oltrepassala e ti dividiamo a metà'. Tra gli anni venti e i cinquanta il mondo dei difensori era soprattutto questo, molto fisico e da far west. Nell'elenco dei terzinacci rossoneri spicca il nome di Luigi Perversi, trasferitosi a Milano da piccolo con la famiglia e presto entrato nelle giovanili rossonere. Viene 'svezzato' da Alessandro Schienoni, difensore titolare, e debutta in Prima Divisione nel 1925/26. Dopo un prestito fugace al Modena, torna al Milan e vi resta per tutta la carriera, giocando 341 partite per un totale di 14 stagioni da bandiera rossonera. 'Cento Milan' lo descrive come 'calciatore di notevole stazza, dal piede ruvido ma di indomito temperamento, cui vengono affidati gli avversari più pericolosi. Solo un'espulsione in carriera, solo una convocazione in Nazionale B. Passa alla storia come il gladiatore di un Milan povero ma bello'. Prima al fianco dello stesso Schienoni, e poi di Bonizzoni, Perversi costituì a lungo un vero baluardo della difesa rossonera. Non erano sempre rose e fiori, anzi quel Milan faceva davvero ammattire i propri tifosi: ma Perversi e i suoi compagni hanno sempre difeso la maglia sputando sangue, e non è una banalità o un luogo comune vista la ferocia con cui si combatteva nelle arene degli anni '30. Dal 1936 al 1939 sul braccio di Perversi spiccava anche la fascia di capitano: il ritiro è arrivato a 34 anni, nel 1940. Luigi Perversi è morto nel 1991.

sabato 20 dicembre 2008

PRESENTATO DAVID BECKHAM


"Buonasera a tutti. Prima di tutto vorrei ringraziare di cuore Adriano Galliani e tutto l’A.C.Milan che mi hanno dato l’opportunità di essere qui. Mi piace molto il vostro paese e sono felicissimo di essere qui a Milano, è un vero onore per me. In passato ho giocato nelle principali squadre dell’Inghilterra, della Spagna e adesso ho l’occasione di poter giocare nel Club più titolato al Mondo, il Milan. Lavorerò duro e cercherò di dare ai miei colleghi quello che ho sempre dato nelle altre squadre. Sarà questa una grande opportunità di lavoro che mi permetterà anche di stare vicino alla mia famiglia."

SULLA SUA SCELTA DI TRASFERIRSI NEI LOS ANGELES GALAXY- “E’ stata una decisione importante, basata su una mia scelta personale, una sfida che mi è piaciuta molto. Volevo fare un salto qualitativo, in America il livello del calcio è differente rispetto a quello europeo, da solo non pretendo di alzare il livello del calcio americano, ma per quello che ho potuto contribuire è stato un piacere.”

FABIO CAPELLO, LA NAZIONALE INGLESE E IL MILAN- “Capello è un grande professionista, che rispetto molto e a cui ho chiesto un’opinione sull’opportunità che mi è stata data di venire qui al Milan. Sono d’accordo con Capello quando sostiene che la mia convocazione in nazionale dipenderà dal fatto che giocherò o meno nel Milan. Personalmente tengo molto alla maglia della mia nazionale con cui ho sorpassato le cento presenze, cercherò di lavorare al massimo, con una squadra eccellente come il Milan e con giocatori di altissimo livello come Kakà, Maldini, Ronaldinho, impegnandomi a dovere. Spero che poi il mio lavoro mi porti ad avere ancora l’opportunità di indossare la maglia della nazionale inglese. Certamente non potrò pretendere di giocare dal primo minuto, mi allenerò con i compagni, mi dovrò mettere in forma. Sono contento che le visite mediche di questa mattina abbiano rilevato che la mia condizione è migliore rispetto a quanto mi aspettassi. La mia intenzione è comunque quella di lavorare sodo, non voglio rovinare l’equilibrio che c’è tra i colleghi, ma spero di inserirmi nel miglior modo possibile all’interno del gruppo, trovando subito gli automatismi del gioco. Questa mia scelta ha scatenato tante reazioni, ma tutte positive. Ho scelto l’A.C. Milan perché è una società che ha una storia grandissima e che possiede giocatori di altissimo livello. Ad esempio, Paolo Maldini, è un giocatore di quarant’anni che gioca ancora ad un livello eccezionale, ci sono poi anche giocatori più giovani che a poco a poco si stanno formando, tanti grandi campioni ed è un onore per me poter far parte di questo organico e potermi allenare con loro. Anche Carlo Ancelotti è un manager eccezionale, un grande professionista, stimato in tutto il mondo.”

SUL NUMERO DI MAGLIA- “La maglia che utilizzerò sarà la numero 32, il motivo è che è stata la prima maglia che la società mi ha proposto e ho subito accettato.”

SULLA POSSIBILITA’ DI UN PROLUNGAMENTO DEL CONTRATTO- “Il mio contratto prevede che io rimanga qui fino al 9 marzo 2008 e ringrazio ancora il Milan per questa grande opportunità che mi permetterà di allenarmi, di fare la preparazione. So già che sarà difficile andarsene.”

SUL CAMPIONATO ITALIANO- “Mi sto già innamorando di questo club, mi piace la storia. Uno dei motivi della mia scelta è anche questo. Ho sempre rispettato il campionato italiano per il modo di fare calcio, perché si studiano gli schemi a tavolino. In Italia c’è molta passione per il calcio e in passato ho avuto l’opportunità di giocare contro alcuni club e contro la nazionale italiana. Sarà emozionante e incredibilmente coinvolgente.” “Quando ho scoperto che il Manchester sarebbe venuto a giocare in Italia per la Champions League (con l'Inter, ndr), sono stato molto colpito in positivo perché verrà il 24 febbraio, giorno in cui sarò ancora qui e quindi potrò vedere la mia ex squadra.In futuro mi piacerebbe poter disputare ancora la Champions.”

SUL DERBY- “Mi sono documentato sulle gare in campionato che mi coinvolgeranno, e ho visto che c’è anche il derby. In passato ne ho già disputati tanti in Inghilterra e anche in Spagna. L’Inter possiede un manager eccellente e credo sarà una gara circondata da grande passione che non vedo l’ora di poter disputare.”

SULLA PRESSIONE MEDIATICA- “Le mie scelte di vita passate mi hanno già portato ad essere sottoposto a grandi pressione mediatiche. Anche quando ero al Manchester ero sottoposto a grandi pressioni anche se ero più giovane e forse la sentivo meno. Anche al Real è stato così, ma penso che come ho fatto in passato anche questa volta posso farcela tranquillamente. So che il Milan ha molti fan con un sacco di aspettative e io voglio fare parte di questa squadra senza deluderli, cercando magari di traghettare il Milan verso qualche successo.”

venerdì 19 dicembre 2008

IL NATALE ROSSONERO


MILANO - A dare il via alla serata Natalizia del Milan è stato Silvio Berlusconi. Protagonista sul palco ideato a immagine e somiglianza del famoso Derby (ineguagliabile fucina del vero e proprio cabaret milanese) degli anni Sessanta, il presidente Berlusconi si è rivolto così ai dirigenti, ai giocatori, ai dipendenti, ai collaboratori, agli sponsor e a tutti gli invitati: "Ieri sera siamo stati generosi, qualche volta devono vincere anche gli altri...La verità è che fino a domenica siamo Campioni del mondo e che dopo domenica resteremo il Club più titolato al mondo. I ventisei trofei vinti dal 1986 ad oggi ci pongono alla testa di tutte le squadre che praticano calcio sulla Terra. Sono il presidente che ha vinto di più nella storia del calcio e la storia del calcio mi ricorderà per questo. Il secondo classificato in questa specialissima graduatoria, il mitico Santiago Bernabeu, ha vinto la metà del presidente Berlusconi".

Subito dopo, il discorso presidenziale si è rivolto ai rappresentanti del Milan 1963 che sono stati i primi a portare in Italia, nella storia del calcio europeo, la Coppa dei Campioni: "Il Milan è sempre stata la prima squadra di Milano, l'anima di Milano, fondata dagli inglesi. Ma per tanti anni nello spogliatoio rossonero si è parlato il milanese. Poi, correva l'anno 1963, il Milan ha vinto la prima Coppa dei Campioni del nostro calcio. E per gli antichi appassionati di calcio come me, la grande sorpresa di oggi è vedere qui fra noi alcuni dei campioni che portavano il Milan a vincere in quegli anni. La Gazzetta dello Sport, il giorno dopo Milan-Benfica, titolava E' DEL MILAN IL TITOLO EUROPEO". Consegnata sul palco a Cesare Maldini la copia originale di quella Gazzetta, il presidente Berlusconi ha chiamato una dopo l'altra le glorie di quel Milan: oltre a Maldini, Giovanni Trapattoni, Josè Altafini, Gino Pivatelli e Ambrogio Pelagalli. Al momento di presentare Dino Sani, ecco Silvio Berlusconi: "Un grande brasiliano, con lui il Milan che era sempre stato una squadra Sturm und Drang divenne una squadra di architetti, di geometri. Dino Sani era la geometria nel calcio. Mi piace ricordare queste cose adesso, in questo momento in cui avremmo bisogno di un po' di fortuna e di fare un viaggio a Lourdes...".

Poi il presidente Berlusconi ha usato un tono di voce particolarmente alto e intenso per chiamare sul palco Gianni Rivera: "Aveva il cervello nei piedi. Ci ha regalato straordinarie emozioni. Rivera era un esempio per tutti, ha portato la razionalità nel calcio". Fino a che Gianni Rivera è stato sul palco, Silvio Berlusconi ha tenuto il suo braccio sinistro sulla spalla sinistra del primo Pallone d'Oro della storia rossonera. Al termine del saluto a Quelli del 1963, Gino Pivatelli ha regalato il distintivo di quel Milan proprio a Silvio Berlusconi. (Gazzetta.it)

IN UEFA AFFRONTEREMO IL WERDER BREMA


Il sorteggio dei sedicesimi di Uefa ha detto Werder Brema. "Un sorteggio serio, ma non severo", questo il commento di Silvano Ramaccioni, dirigente del Milan, dopo il sorteggio di Coppa Uefa che ha riservato ai rossoneri i tedeschi del Werder Brema. "Sarà un impegno difficile perchè parliamo di una squadra forte, abituata ad affrontare le italiane. Dovremo giocare con massima concentrazione e convinzione. Ma tutto sommato, meglio aver pescato il Werder". Sempre sperando che la lista degli indisponibili dimuisca gradualmente: "Gli infortuni occorsi in questa stagione al Milan sono importanti e non devono essere sottovalutati perchè incidono sul cammino". Il precedente importante fra Werder e Milan risale ai Quarti di finale della Champions League 1988-89: 0-0 all'andata in Germania con una grande prova di Carlo Ancelotti e 1-0 per i rossoneri nel ritorno di San Siro. Poi la fase a gironi della Champions League 1993-93: 2-1 per il Milan a San Siro (fra l'altro con un gol d Maldini) e 1-1 a Brema con pareggio di Savicevic e grande prestazione di Sebastiano Rossi. La stella del club di Brema è il Brasiliano ex Santos Diego Ribas Da Cunha (foto).

MILAN STORY- 1903/1904: TANTE VITTORIE MINORI

Eliminato dalla Juve in campionato, il Mlan si rifà vincendo svariate coppe e trofei. Tra cui la Coppa della Federazione Ginnastica Italiana, la prima trasferta al di fuori del triangolo Genova-Milano-Torino.
HERBERT KILPIN inizia la sua quinta stagione con la maglia rossonera. Il capitano abbottona la camicia a strisce sottilissime, fiero dello scudo di Milano sul cuore, e col suo sguardo inflessibile e i baffoni ben curati scruta i compagni nello spogliatoio. Al suo fianco, l'altra bandiera del diavolo, il terzino svizzero Hans Suter, al quarto campionato da milanista. I due senatori parlottano e discutono, preparano la formazione, mentre i compagni più giovani scherzano indossando le scarpe bullonate e la fiammante divisa. E' di nuovo clima di campionato, all'Acquabella arrivano i genovesi dell'Andrea Doria ed è ora di dare battaglia. Kilpin conduce la squadra in campo e si sistema in difesa. Ma è proprio lui che risolve la gara con un'incursione delle sue, tanto per ribadire la superiorità su tutti i compagni. Il Milan avanza, gol di Kilpin. Che banalità! La sfida successiva oppone i rossoneri alla Juventus, e alla fine è solo 1-1: bisogna giocarsi lo spareggio. Purtroppo però al ritorno il Milan sbanda incredibilmente, la Juventus trova larghi spazi e si impone con un netto 3-0: fine della corsa. Kilpin è deluso, ma incoraggia i giovani compagni: il suo Milan sta crescendo, e lo dimostra vincendo a mani basse una miriade di coppette, tornei e trofei vari. E a fine campionato disputa (e vince) anche la Coppa della Federazione Ginnastica Italiana, probabilmente la prima trasferta al di fuori del triangolo Genova-Milano-Torino. Nella foto sotto: Milan e Juventus ritratti insieme prima della partita di campionato.

giovedì 18 dicembre 2008

MILANSTORY- 1902/1903: IL FURTO DEI TROFEI

Il Milan si trasferisce all'Acquabella, ma abbandona il campionato dopo una sola partia, sconfitto dalla Juve. Un furto in società priva i rossoneri delle coppe e dei trofei conquistati in precedenza.
IL MILAN rapidamente è diventata la squadra di punta del football lombardo, e vanta già una discreta frangia di tifosi. In questo 1903 si abbandona il terreno storico del Trotter, dove iniziano i lavori per la costruzione della nuova Stazione Centrale, e ci si trasferisce sul campo dell'Acquabella. Non ci sono più Allison e Hood, e Kilpin è l'unico rimasto dei "senatori"; il presidente Edwards dà il via libero per completare la squadra con innesti di giocatori italiani.Il campionato parte in semifinale, e in semifinale si conclude. la Juventus si impone 2-0 e i rossoneri sono già a casa, forse pagando un eccessivo cambiamento nella formazione: dagli innesti ai cambi di ruolo (Kilpin dall'attacco passa in difesa; il forte terzino Suter diventa centravanti!), troppe novità forse intaccano la forza della squadra. Contro i bianconeri giocano Ermolli in porta, Kilpin con Meschia in difesa, Cartier, Walty e Angeloni a centrocampo, Galli, Cederna, Suter, Colombo e Gregoletto in avanti. Un'altra delusione a fine stagione: un furto in società svuota la bacheca di tutte le coppe e i trofei conquistati in precedenza.

MILAN-WOLFSBURG 2-2 (COPPA UEFA, 1° TURNO)

AMBRO-PATO, MA NON BASTA

Nell'ultima giornata del primo turno il Milan va avanti due volte, ma il Wolfsburg riagguanta subito il pareggio in entrambi i casi. Milan già qualificato ma da secondo.

MILANO- Dopo la scoppola Juve il Milan si rituffa in Uefa cercando la vittoria che vuol dire primo posto nel girone, vista la qualificzione già archiviata col pareggio di Portsmouth. Ma i rossoneri mostrano ancora le siolite pecche difensive e di gioco, anche se nel complesso hanno offerto una prova più convincente e piacevole. Ancelotti lancia Senderos dal primo minuto, ma il cronico malato svizzero deve lasciare campo a Favalli dopo soli 8 minuti per i suoi soliti acciacchi. Con Antonini e Jankulovski esterni di difesa (e Favalli centrale), Zambrotta si piazza a centrocampo con Pirlo e capitan Ambrosini, mentre Seedorf appoggia il duo Sheva-Inzaghi. Proprio Shevchenko si mostra in palla, esibendo qualche vecchio sprint dei suoi: è in crescita e lo aspettiamo con ansia. Il Milan orchestra bene i primi '20 e si porta in vantaggio al quarto d'ora, con un perentorio stacco di testa di Ambrosini su corner perfetto -finalmente- di Seedorf. Poi come sempre il Milan si deconcentra e balla un pò, subisce una traversa e mette in risalto le doti di Dida, mentre kaladze e Jankulovski tremano ancora paurosamente. Nell'intervallo il mister lascia a riposo Pirlo e, in assenza di altri centrocampisti, inserisce Pato in un attacco a quattro mega offensivo. Inzaghi sfiora la zampata un paio di volte e il Wolfsburg pareggia con un missile di Zaccardo su cui Dida poteva fare meglio. Non c'è nemmeno il tempo di deprimersi, perchè Sheva perfora la difesa e serve Inzaghi che, sbagliando lo stop, appoggia l'inserimento di Pato: il bimbo infila il 2-1 in scioltezza ed esibisce il suo classico cuoricino. La serata sembra positiva per Seedorf, autore di buoni spunti e giocate da applausi, e Zambrotta, bravo a ficcarsi nella retroguardia teutonica. Ma le sofferenze non finiscono, anzi: il finale è tutto Wolfsburg, che pareggia con una deviazione su bolide da fuori e costringe più volte Dida agli straordinari. Un San Siro semideserto deve dunque accontentarsi del 2-2 che significa secondo posto.


SESTO GOL STAGIONALE PER PATO

MILAN-WOLFSBURG 2-2. MARCATORI: Ambrosini (M) al 15' p.t.; Zaccardo (W) al 10' , Pato (M) all'11', Saglik (W) al 36' s.t. MILAN (4-3-1-2): Dida 6,5; Antonini 6, Senderos sv (Kaladze 5,5 dall'8' p.t.), Favalli 6, Jankulovski 5,5; Zambrotta6, Pirlo 5,5 (Pato 6,5 dal 1' s.t.), Ambrosini 6,5, Seedorf 6,5; Shevchenko 6,5, Inzaghi 5,5. (Kalac, Darmian, Fondrini, Pedrocchi, Ronaldinho). All.: Ancelotti. WOLFSBURG (4-2-3-1): Benaglio; Hasebe (Saglik dal 30' s.t.), Costa, Barzagli, Schafer; Zaccardo, Josuè; Dejagah, Misimovic (Alvin dal 39' s.t.), Gentner (Krzynowek dal 37' p.t.); Dzeko. (Lenz, Simunek, Madlung, Riether). All.: Magath. ARBITRO: Mark Courtney (Irlanda del Nord) NOTE - Spettatori 5.420 per un incasso di 73.862 euro. Ammoniti Antonini e Josué per gioco scorretto. Recuperi 2' p.t., 3' s.t.





GRUPPO E
10 WOLFSBURG
8 MILAN
6 SPORTING BRAGA
1 PORTSMOUTH
0 HEREENVEEN



COMMENTI A CALDO
CARLO ANCELOTTI: "Stiamo vivendo un momento molto delicato e particolare. Le cose si sono complicate a causa di infortuni legati a episodi del tutto casuali e questa cosa ci penalizza molto perchè siamo costretti a scendere in campo una formazione poco collaudata, poco compatta e sono costretto a schierare giocatori fuori ruolo come è successo stasera. Questa squadra ha comunque delle qualità quindi riesce a segnare nonostante la difficoltà del momento. In difesa invece abbiamo qualche problema in più. Costretti a giocare con tre attaccanti nel secondo tempo non siamo riusciti a curare la fase difensiva. Ogni giocatore è sceso in campo con impegno e volontà, ma il non riuscire a giocare da squadra ci mette in difficoltà. Le squadre che potremo incontrare ai Sedicesimi sono tutte formazioni di medio livello e non ci deve spaventare il sorteggio perchè a febbraio avremo certamente un altro ritmo. Domenica contro l'Udinese sarà una sfida molto importante. Dobbiamo recuperare centrocampisti indispensabili per poter schierare una formazione competitiva e affidabile."


ANDRIY SHEVCHENKO: "Personalmente sto bene, ma mi dispiace molto per il risultato della partita. Siamo riusciti ad andare due volte in vantaggio ma ci siamo fatti riprendere ed è arrivato un altro pareggio. Volevamo tutti fortemente la vittoria, abbiamo creato tante occasioni, ma non è stato sufficiente. E' un periodo questo che va così, si vince insieme e si perde insieme, dobbiamo essere tutti uniti, lavorare insieme. Stiamo cercando di essere più attenti. Per noi adesso ogni partita sarà fondamentale, dobbiamo migliorare tanto insieme, lavorare e sperare che le cose cambino perchè ci vuole anche un po' di fortuna. Speriamo domenica d chiudere bene l'anno per poi sostenere una buona preparazione e ricominciare alla grande l'anno nuovo per fare felici anche i nostri tifosi. La loro presenza allo stadio per noi è molto importante e spero che domenica ci sostengano, noi da parte nostra cercheremo di fare del nostro meglio." MASSIMO AMBROSINI: "Purtroppo è un periodo in cui prendiamo gol con troppa facilità. Poi ci sono anche i singoli episodi che ci penalizzano come è successo anche a Torino che abbiamo subito due gol uno su rigore e uno su calcio d'angolo. Adesso ci è rimasta solo una partita da affrontare, dobbiamo fare bene cercando di chiudere l'anno vincendo. Forse in questo momento abbiamo problemi in fase difensiva e gli avversari sanno come gioca questa squadra.Sicuramente anche l'assenza di Rino pesa, è un giocatore importante e ha quel carisma che quando c'è si fa sentire."

martedì 16 dicembre 2008

JUVENTUS-MILAN 4-2 (SERIE A, 16a GIORNATA)

CAPOLINEA MILAN

Dilaga la Juventus, e forse cadono gli ultimi sogni di scudetto: l'Inter vola a +9 ad una giornata dalla pausa natalizia. Imbarazzante la fase difensiva rossonera.

TORINO- L'ennesima caporetto di un Milan senza senso arriva a Torino, inflitta da una Juventus imbottita di giovani più che superstelle: ai rossoneri non basta l'alibi delle mille assenze (Gattuso, Nesta, all'ultimo cedono anche Kakà e Flamini), perchè la differenza la fa la fame. Quella che hanno i De Ceglie e i Marchisio, e che invece sembra essere solo un ricordo per i vecchi marpioni rossoneri. Servono giovani che corrano, perchè gli uomini di Carlo Ancelotti si fanno surclassare sul piano della corsa, dell'esplosività, della potenza fisica. Il mister manda in campo capitan Maldini in coppia con Kaladze centrali, con i terzini titolari e il trittico mediano Pirlo-Emerson-Ambrosini. Davanti, Ronaldinho e Seedorf in appoggio a Pato. La gara è a viso aperto. La Juve imposta un ritmo indiavolato, la chiave per un eccellente primo tempo, in cui la fisicità dei bianconeri mette in crisi il Milan, che fa una fatica del Diavolo a tenere il passo. E’ la Juve ad aver giocato in settimana in Coppa, in Champions, mentre il Milan ha riposato in Uefa, ma sembra il contrario. Il primo gol porta la firma nobile di Del Piero, toccato da dietro da Jankulovski. Dal dischetto Ale realizza di potenza il suo 251° gol per la Juve. La replica del Milan è immediata. Due spaventi per Manninger, con Ambrosini (colpo di testa alto da due passi su assist di Ronnie) e Pirlo (punizione), e poi il gol dell’1-1. Confezionato da Ronaldinho, con un cross illuminato da sinistra: un regalo da appoggiare in rete per Pato. Ci sarebbero gli estremi per accusare il colpo, in casa Juve. Anche perchè nel frattempo ha perso per infortunio Nedved. Dentro l’ottimo De Ceglie. E invece i bianconeri si gettano in avanti. Prepotenti come Sissoko in mezzo e Chiellini là dietro. E così la Juve allunga di nuovo. Angolo da sinistra di Del Piero, Chiellini incrocia il colpo di testa vincente del 2-1. Ma non basta. De Ceglie se ne va sulla sinistra, cross teso al centro e Amauri di testa trova il 3-1. La Juve prova addirittura a dilagare. Marchisio si inventa una percussione centrale in dribbling conclusa con un destro appena a lato. All’intervallo è 3-1, al termine di 47’ divertenti, in cui il Milan non ha demeritato, ma ha pagato il differente passo di gara. Più bailado che sferzante, con la difesa un po’ impacciata. Ancelotti cambia negli spogliatoi: fuori Emerson, evanescente, dentro Shevchenko. Serve peso offensivo. Sissoko e Marchisio ci provano dalla distanza, la Juve mica sta a guardare. Ma il gol lo trova il Milan, con Ambrosini, con un tiro dalla distanza deviato che beffa Manninger. E’ il 2-3. Partita di nuovo in bilico, il Milan ci crede, e attacca in massa. Ma la Juve conquista la superiorità numerica quando Zambrotta atterra De Ceglie: secondo giallo e doccia anticipata. La Juve ritrova forza e morale. Segna ancora con Amauri, colpisce un palo con Del Piero, gestisce e porta a casa la partita. E’ lei l’anti Inter.

JUVENTUS-MILAN 4-2 MARCATORE: Del Piero (J) al 16’, Pato (M) al 31’, Chiellini (J) al 34’, Amauri (J) al 41’ p.t.; Ambrosini (M) all’11’, Amauri (J) al 24’ s.t. JUVENTUS (4-4-2): Manninger; Grygera, Mellberg, Chiellini, Molinaro; Marchionni, Sissoko (dal 43’ s.t. Zanetti), Marchisio, Nedved (dal 30’ p.t. De Ceglie); Amauri (dal 44’ s.t. Iaquinta), Del Piero. (Chimenti, Ariaudo, Salihamidzic, Giovinco). All. Ranieri. MILAN (4-3-2-1): Abbiati; Zambrotta, Maldini, Kaladze, Jankulovski; Emerson (dal 1’ s.t. Shevchenko), Pirlo, Ambrosini (dal 28’ s.t. Antonini); Seedorf, Ronaldinho; Pato (dal 30’ s.t. Inzaghi). (Dida, Senderos, Favalli, Cardacio). All. Ancelotti. ARBITRO: Rizzoli. NOTE: paganti 6.417, abbonati 18.445. Ammoniti Emerson, Mellberg, Ambrosini, Sissoko. Espulso Zambrotta per doppia ammonizione. Recupero 2’ p.t., 3’ s.t.




LE PAGELLE

ABBIATI 6 Cosa si può imputare, al povero Cristian, con una difesa così? ZAMBROTTA 5 Prova a spingere solo all'inizio poi De Ceglie lo annulla e lui lo stende: rosso e fine del suo ritorno a Torino da ex colonna bianconera. MALDINI 5,5 E' il migliore dei suoi, ma solo perchè sfigura meno degli altri. I potenti bianconeri lo vincono con sfrontata vivacità, e lui partecipa alla debacle. KALADZE 4 Si oppone ad Amauri come un topolino ad un elefante. Un voto in più per come suggerisce a Dinho l'assist gol a Pato. JANKULOVSKI 3 Danni in chiusura e in appoggio, angoli procurati inutilmente, il rigore su Del Piero, Chiellini solo in ariea: Marek sprofonda. EMERSON 4 Solo l'emergenza gli permette di giocare, vista l'età e le forze al lumicino: il suo passato bianconero gli si schianta in faccia con crudele verità, con Sissoko che lo spazza via come fosse un fuscello. PIRLO 4,5 Cerca sempre di mettere ordine, certo. Peccato che non ci riesca più. AMBROSINI 5,5 Deve giocare anche se in condizioni precarie. Sbaglia un gol fatto di testa facendo il centravanti poi si perde anche lui Chiellini nel 2-1 bianconero. Segna e soffre. SEEDORF 4 Travolto anche lui, senza mai fare niente degno di cotanto passato. PATO 6 Lotta a lungo e cerca di creare scompiglio. Segna un gol facile, ma non risulta mai troppo pesante nel match. INZAGHI sv . SHEVCHENKO 5 Entra in campo ma è come se non lo facesse. Un altro che vive del passato che è stato. ANTONINI sv RONALDINHO 6 Dipinge l'assist per pato e cerca sempre di inventare qualcosa, ma non è il merito migliore: Dinho si incazza, battibecca, mostra un orgoglio che tanti compagni, compassati e quasi amorfi, non si sognano nemmeno.

COMMENTI A CALDO
CARLO ANCELOTTI: "Abbiamo regalato troppo, potevamo condurla meglio questa partita. Abbiamo giocato in salita, la rimonta poteva anche riuscirci, probabilmente senza l'espulsione di Zambrotta. Peccato perchè noi abbiamo giocato e loro hanno fatto i tiri. Abbiamo subito le loro ripartenze questo dal punto di vista del gioco va detto. Pato? Ha fatto bene è stato pronto quando è stato servito dai compagni, nel secondo tempo ha giocato a destra, probabilmente potevano riuscirgli meglio i dribbling per rientrare dall'esterno. Adesso affrontiamo una settimana da gestire bene, possibilmente con tre punti in più in classifica e con il primo posto nel girone di Coppa Uefa"

CLASSIFICA SERIE A
39 Inter 22 Catania
33 Juventus 22 Udinese
30 Milan 20 Cagliari
30 Napoli 19 Sampdoria
29 Fiorentina 19 Siena
26 Genoa 14 Bologna
24 Atalanta 13 Lecce
24 Lazio 12 Reggina
23 Roma 12 Torino
23 Palermo 9 Chievo Verona

sabato 13 dicembre 2008

VERSO JUVENTUS-MILAN, DOPO L'INFORTUNIO

FORZA RINGHIO, TI ASPETTIAMO!

Tutti con Gattuso - Appena sette giorni fa auspicavamo undici Gattuso in campo, oggi ci ritroviamo a leggere i bollettini medici che parlano di stagione compromessa per il focoso mediano calabrese. Brutta, bruttissima tegola in casa rossonera, visto che Gennarino era la pedina più in forma e dal rendimento più alto in questa stagione controversa. I suoi tackle, il sangue versato in mille contrasti, ma anche gli assist illuminanti e persino un gol avevano indiscussamente costruito un periodo felicissimo per il numero 8 rossonero. La sfortuna ha voluto diversamente, privando il Milan del suo leader: ora i Ragazzi dovranno correre molto di più per sopperire ad un’assenza pesantissima. Il ginocchio di Gattuso dava fastidio da un paio d’anni, come rivela lo stesso Ringhio a Milan Channel, e col Catania c’è stata la ‘botta’ decisiva per farlo saltare. Stoico, Ringhio si era rialzato ed aveva continuato a giocare. Ma quelli resteranno per un bel po’ i suoi ultimi minuti della stagione. "Sono consapevole del fatto che adesso devo lottare, la cosa più dura è quella di riuscire a stare fermo, ma devo riuscirci per tornare ed essere ancora più forte di prima’: sono le parole più significative rilasciate da Gattuso al canale tematico rossonero, a conferma della sua grande determinazione e della sua voglia di non arrendersi mai. L’imminenza di un match come il derby d’Italia – perché di questo si tratta - con la Juventus aggrava la situazione. A Milanello si spera di poter recuperare Ronaldinho, mentre ad Ambrosini toccherà la maglia di Gattuso.

Campionato- Ci ha pensato Adriano Galliani a spiegare l’essenza del derby d’Italia: il Milan è la squadra italiana più vincente d’Europa, la Juve la seconda; in campo nazionale, la Juve è la più titolata, il Milan subito dopo. Con buona pace di qualche terzo incomodo che per motivi a noi ignoti rivendica un livello di nobiltà che gli almanacchi non rilevano, concentriamoci su questo Juventus-Milan fondamentale per la stagione. La vittoria di Catania ha dato una spinta importante, perché finalmente abbiamo visto un Milan meno arrendevole e soprattutto perché ci ha restituito un Kakà in palla, sveglio, attivo. Non succedeva da un po’. Il gol ha restituito al Bimbo d’Oro le ultime gocce di entusiasmo, e ora ci auguriamo tutti che Ricky si avvicini sempre più ai suoi standard abituali. Magari non entrando in competizione con Ronaldinho: i due devono essere una risorsa per la squadra. Coi bianconeri è previsto l’impiego di Pato in coppia con Dinho, con Kakà leggermente dietro, come piace a lui. A centrocampo Ambrosini e Flamini dovranno dare la quantità di Gattuso, mentre da valutare la scelta di tenere Seedorf a riposo proprio in un match che lo esalta sempre, e non poco. Anche a livello realizzativi. Dall’infermeria giunge il responso sulle condizioni di Bonera, che dovrà stare fermo almeno tre settimane: a Torino scenderà in campo il Capitano.


Amarcord - Juventus-Milan vuol dire storia. Rossoneri e bianconeri furono i primi, all’inizio del ‘900, a spezzare l’egemonia del Genoa. Poi, mentre il Milan andò a sbattere in un lungo periodo nero, i torinesi iniziarono a cucire la loro gloria che negli anni ’30 portò 5 scudetti consecutivi. Alla fine degli anni ’40 il duello tornò equilibrato, forse proprio grazie ad una mossa di mercato azzardata della Juve che scippò tale Ploeger al Milan: per scusarsi, l’Avvocato Agnelli lasciò il via libera ai meneghini sull’osservato speciale Nordahl, che con 221 reti diventerà il più grande bomber milanista della storia. Fu proprio lui tra i protagonisti di un 7-1 rossonero a Torino nel 1950, sul campo dei futuri campioni d’Italia. Gli anni ’60 sono gli anni della grande Milano, nei ’70 tocca alla Juve mentre il Milan inizia gli Eighties in sofferenza, vivendo al margine gli anni di Platini. Il diavolo si risveglia dal torpore nel 1988: il gol di Gullit a Torino il 10 gennaio, dopo anni di sofferenze, lancia i rossoneri all’undicesimo scudetto. Quando il Milan di Sacchi e Capello domina, la Juve dorme. Quando il Milan a metà anni ’90 rallenta, esplode la Juventus di Lippi, Del Piero e Pippo Inzaghi: il feroce killer dell’area di rigore ha segnato parecchi gol nelle sfide con i rossoneri, prima di diventare una bandiera proprio del Milan. Nel 1999 un altro scudetto milanista passa dal successo a Torino, quello firmato Boban-Weah. E, dopo il mirabolante gol di Shevchenko a Buffon nel 2001/02, il Milan si prende la succulenta Champions League di Manchester, decisa proprio dal rigore di Andriy. L’ucraino ci prende gusto e firma il 3-1 al Delle Alpi nel 2003/04 (doppietta di Seedorf), altro passo decisivo nella storia degli scudetti. Le magagne bianconere delle due stagioni successive, poi attribuite a Moggiopoli (rigore su Crespo, do you remember?), è meglio dimenticarle. E’ di nuovo tempo di Juve-Milan, il derby d’Italia. Forza Ragazzi!

Mercato - Il Milan ha acquistato il difensore brasiliano Thiago Silva per la prossima stagione. Corteggiatissimo da mezza Europa, il ventiquattrenne della Fluminense si aggregherà a Milanello da gennaio e sarà utilizzabile nel prossimo campionato. La mossa suscita delle riflessioni positive e alcune negative. Innanzitutto è un colpo targato Leonardo, il che dovrebbe essere una garanzia; in secondo luogo è un giovane nemmeno troppo pubblicizzato, il che dà seguito ad un comune auspicio di un mercato verde e oculato, che non si limiti all’ingaggio di vecchie glorie dal palmarès già tronfio. I lati negativi si chiamano invece infortuni, visto che Silva nel 2004 è stato acquistato dal Porto e l’anno dopo dalla Dinamo Mosca, ma senza giocare nemmeno un minuto proprio a causa di malattie e problemi fisici. Senza dimenticare che era partito con Dinho per le Olimpiadi ma, anche qui, non ha mai giocato a causa degli infortuni patiti dopo le amichevoli con Singapore e Vietnam. Insomma, il precedente Senderos dovrebbe essere un monito abbastanza chiaro sulla condizione fisica dei ragazzi che andiamo ad acquistare.

mercoledì 10 dicembre 2008

MILANSTORY: ARCARI III PIETRO SANTE

Soprannominato 'il lupo' per la sua velocità, Arcari III è stato la stella del Milan dei primi anni '30, il bomber da cui Aldo Boffi erediterà il ruolo di idolo dei tifosi. Per lui 186 presenze e 70 reti in rossonero.

CASTELPUSTERLENGO, 2 dicembre 1909. ATTACCANTE. Lo chiamavano 'il lupo', per la sua rapidità sotto porta. Era un campione completo, Pietro Sante Arcari, diventato celebre come Arcari III, rossonero dal 1930 al 1936. Prelevato giovanissimo nel Codogno, al primo anno in rossonero, il ventunenne Arcari mise a segno 10 reti ma la squadra, poco competitiva, si piazzò solo dodicesima. Ben più importanti furono gli 11 gol con cui aiutò il Milan ad arrivare quarto nel 1932: una scintilla nel deserto, perchè anche nelle annate successive per i rossoneri sono più che altro dolri. Le gioie arrivano dai gol di 'Arcarone', che nell'immaginario dei tifosi diventa il salvatore, l'eroe a cui aggrapparsi per coltivare sogni e speranze: altri 10 gol nel '33, ben 15 nel '34. Arcari non era un bomber da 20-25 gol a stagione, ma le sue medie erano sempre apprezzabilissime, tanto che nelle sei stagioni in rossonero è sempre andato in doppia cifra. Ci sono attaccanti che spesso chiudono la stagione senza superare i 10 gol, Arcari non era uno di questi e difatti ha sempre continuato a perforare le difese col fiuto del gol e la sua velocità, vantando un repertorio importante di cui il Milan poteva fregiarsi. 'Giocatore pressoché onnipresente e di sicuro rendimento, spicca nell'attacco milanista per le sue particolari doti nel gioco aereo' (da "1899-1999. Un secolo rossonero" di Carlo Fontanelli). Nel 1935 infila altre 11 reti, l'anno dopo ne fa 13 e porta il Milan all'ottavo posto e alla semifinale di coppa italia: purtroppo per lui, però, in rossonero non ha potuto vincere nessun trofeo. Nel 1936/37, a soli 27 anni, accetta la corte del Genoa e in rossoblù resta tre stagioni. Vince una coppa Italia, ma il suo rendimento è calante e non ritrova lo stesso feeling col gol che aveva a San Siro: solo 14 gol fino al 1939. Arcari decide di avvicinarsi a casa e va a vestire il grigiorosso della cremonese, con cui resta 3 anni prima di una fugace apparizione nel Napoli (6 presenze nel 1942/43: il suo ricordo resterà però legato proprio alle strisce rossonere (186 presenze e 70 gol), dove ha mostrato passione, qualità e quantità distibiute con sorprendente continuità nell'arco delle sei stagioni. Ha chiuso la carriera nel Codogno, club che poi ha allenato dal 1947 al 1949. E' morto a Cremona nel 1988.