COME LE LEGGENDE
Mentre la neve e il freddo Natale avvolge Milano al tramontare di questo 2008, un getto di benzina verde riscalda il mondo Milan ridestando orgoglio e speranze nei cuori dei tifosi. Non è tanto il roboante 5-1 all'Udinese, con cui il Milan ha terminato l'anno solare, a riportare il sorriso nei propri fan, quanto la grande prova di Alexandre Pato, che sta crescendo sempre di più nelle ultime partite ed è già salito a quota 8 reti stagionali: 6 in campionato e 2 in coppa uefa. L'anno scorso, da gennaio a maggio si era fermato a 9. Il computo total dice dunque 16 centri con la maglia del Milan, e per un diciannovenne non è male. Pato è l'erede designato di Andriy Shevchenko quale punta mobile, tecnica, velocissima e colfiuto del gol. Insomma un attaccante completo e universale, della miglior razza: diverso dai bomber 'di rapina', tutto istinto e voracità (come Aldo Boffi, Pietro Paolo Virdis, Pippo Inzaghi e Pierino Prati), diverso dai centravanti di sfondamento di valore mondiale che hanno coperto di gol i cuori rossoneri (da Nordahl ad Altafini, da Van Basten a Weah, da Biehroff a Crespo) ma anche da quegli artisti del pallone che segnavano moltissimo ma in fase offeniva erano soprattutto fini dicitori, abili ricamatori o in ogni caso folgori illuminanti capaci di fare di tutto ma non propriamente bomber da 20-25 reti stagionali: Rivera e Sormani, Gullit e Massaro, Boban e Roby Baggio, Leonardo e Marco Simone). Pato e Sheva sono un genere diverso di attaccante, capaci di coniugare classe e invettiva a fiuto el gol e pesanteza disarmante nell'area di rigore: si muovono tantissimo, non stanno fissi a fare da boa in area, e così destabilizzano le difese, creano pericoli, entrano nel vivo del match. Allo stesso tempo sono mente e braccio, e in aggiunta segnano paurosamente: Sheva è, con 175 gol, il secondo marcatore assoluto della storia del club. Pato è sulla strada buona per volare in altissimo in classifiche del genere, magari rimpinzando il tutto di coppe e tofei importanti. Come i suoi grandi predecessori.
I GRANDISSIMI ATTACCANTI ROSSONERI
GUNNAR NORDAHL- Per Nordhal, come per i connazionali Gren e Liedholm, il trampolino di lancio fu l’oro olimpico vinto nel 1948 a Londra con la nazionale svedese. Con la maglia gialloblu Nordhal giocò una novantina di partite: memorabili i cinque gol messi a segno nel derby con la Norvegia del 19 settembre 1948 a Oslo. Il terribile "pompierone" (così soprannominato per aver militato in patria tra i vigili del fuoco) firmò il contratto con il Milan il 14 gennaio 1949, il 22 arrivò alla stazione di Milano ed il 27 esordì nel recupero contro la Pro Patria andando subito a segno. Con i rossoneri Nordhal giocò fino al 1956 aggiudicandosi per ben 5 volte il titolo di capocannoniere della Serie A: 35 gol nel ’49/’50, 34 nel ’50/’51, 26 nel ’52/’53, 23 nel ’53/’54 e 27 nel ’54/’55. Nella stagione 1956/1957 passa alla Roma, squadra in cui gioca per due anni prima di concludere la sua carriera di bomber. Gunnar Nordhal è stato forse l’attaccante puro più forte di tutti i tempi, tanto da divenire il simbolo stesso del centravanti di sfondamento. Con i suoi 92 chili di muscoli e il suo tiro potente era in grado di superare anche i difensori più arcigni.GIANNI RIVERA- Gianni Rivera è senza ombra di dubbio uno dei calciatori più rappresentativi della storia rossonera. Fa il suo esordio in Serie A con l'Alessandria all'età di 15 anni e subito il Milan di Viani lo segue e lo osserva con particolare interesse, portandolo a Milano per la stagione 1960/61. Al fianco di giocatori del calibro di Trapattoni, Sani, Altafini e con Rocco in panchina, Rivera conquista il suo primo Scudetto all'età di 19 anni. Nella stagione successiva, quella del 1962/63, conquista la Coppa dei Campioni. Il "Golden Boy", così sarà ribattezzato, per circa vent'anni, fino alla stagione 1978/79, sarà protagonista della storia rossonera in campo e fuori. In campo dimostra di avere un'intelligenza e una classe fuori dal comune: gran goleador (diventa anche capocannoniere del campionato), Rivera è soprattutto un assist man. Le sue soluzioni di gioco per mettere i compagni in condizione di segnare sono praticamente illimitate. Se ne va nel 1978/79 vincendo ancora uno Scudetto, quello della stella. In totale vince in rossonero tre Scudetti, quattro Coppe Italia, due Coppe dei Campioni e una Coppa Intercontinentale. Nel 1969, primo italiano nella storia del calcio, viene insignito del Pallone d'Oro.
JOSE' ALTAFINI- Chiamato Mazzola, in Brasile, per la sua grande somiglianza con Valentino Mazzola del Grande Torino, José Altafini giunge al Milan appena ventenne, ma con già un prestigioso titolo conquistato con la propria Nazionale: i Campionati del Mondo del 1958 in Svezia. Attaccante dalle straordinarie potenzialità, Altafini vince subito uno Scudetto con la maglia del Milan, quello della stagione 1958/59, realizzando 28 gol in 32 partite. Ne vincerà ancora un secondo, quello del 1961/62, che permetterà ai rossoneri di partecipare e vincere (prima squadra italiana) la Coppa dei Campioni nel 1963. Proprio nella storica finale di Wembley, contro il Benfica di Eusebio, José sarà il grande protagonista, realizzando una doppietta che permetterà al Milan di vincere 2-1. Lascia la maglia rossonera nel 1965 per restare in Italia e vestire i colori del Napoli.
MARCO VAN BASTEN- Marco Van Basten, classe 1964, è stato probabilmente uno degli attaccanti più forti e soprattutto completi dell'intera storia del calcio. L'olandese, infatti, percorre i cento metri in meno di undici secondi, ha dribbling, scatto, tecnica, acrobazia, precisione e visione di gioco. Nel suo repertorio di gol non manca nessuna soluzione e la sua classe cristallina lo porta spesso a "danzare" sul manto erboso come un ballerino (da qui il famoso soprannome di "Cigno di Utrecht"). Al Milan giunge nella stagione 1987/88 e conquista subito il primo Scudetto dell'era Berlusconi. Nel Milan di Sacchi diventa immediatamente un punto di forza insostituibile. Gioca con i rossoneri 147 partite in campionato, realizzando 90 reti e 54 partite nelle Coppe firmando 34 gol. Vince 4 Scudetti, 3 Coppe dei Campioni (disputa la sua ultima Finale di coppa il 23 maggio 1993 a Monaco di Baviera) e 2 Coppe Intercontinentali. A testimonianza del suo valore vince anche per tre volte il Pallone d'Oro. Purtroppo i problemi alla caviglia, che già lo avevano fermato nella sua prima stagione italiana, ritornano nel dicembre 1992. Dopo un lungo calvario nel quale va incontro a tre diverse operazioni, Marco Van Basten, nell'agosto del 1995, in una San Siro imbandierata e commossa, tra le lacrime dà il suo addio al calcio giocato.
ANDRIY SHEVCHENKO- è un calciatore ucraino. Ricopre il ruolo di attaccante nel Milan e nella Nazionale ucraina, di cui è il capitano e il giocatore più rappresentativo. Tra gli attaccanti più forti del panorama calcistico internazionale, è vincitore di un Pallone d'oro, prestigioso riconoscimento assegnatogli nel dicembre 2004 dalla rivista francese France Football. Nello stesso anno fu inserito da Pelé nella lista dei 125 migliori calciatori viventi. Occupa il quarto posto nella graduatoria dei marcatori delle competizioni UEFA per club di tutti i tempi: con 61 gol è preceduto solo da Filippo Inzaghi, Raúl e Gerd Müller. Giocò nella Dinamo Kiev per 5 anni. Nel 1999 fu ceduto al Milan. In maglia rossonera si è aggiudicato uno scudetto, una Supercoppa europea, una Supercoppa italiana, una Champions League e una Coppa Italia. Nel 2006, dopo 7 anni nelle file del Milan, si trasferì al Chelsea, vincendo una Coppa d'Inghilterra e una Coppa di Lega inglese. Nell'estate 2008 ha fatto ritorno al Milan.
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