Soprannominato 'il lupo' per la sua velocità, Arcari III è stato la stella del Milan dei primi anni '30, il bomber da cui Aldo Boffi erediterà il ruolo di idolo dei tifosi. Per lui 186 presenze e 70 reti in rossonero.
CASTELPUSTERLENGO, 2 dicembre 1909. ATTACCANTE. Lo chiamavano 'il lupo', per la sua rapidità sotto porta. Era un campione completo, Pietro Sante Arcari, diventato celebre come Arcari III, rossonero dal 1930 al 1936. Prelevato giovanissimo nel Codogno, al primo anno in rossonero, il ventunenne Arcari mise a segno 10 reti ma la squadra, poco competitiva, si piazzò solo dodicesima. Ben più importanti furono gli 11 gol con cui aiutò il Milan ad arrivare quarto nel 1932: una scintilla nel deserto, perchè anche nelle annate successive per i rossoneri sono più che altro dolri. Le gioie arrivano dai gol di 'Arcarone', che nell'immaginario dei tifosi diventa il salvatore, l'eroe a cui aggrapparsi per coltivare sogni e speranze: altri 10 gol nel '33, ben 15 nel '34. Arcari non era un bomber da 20-25 gol a stagione, ma le sue medie erano sempre apprezzabilissime, tanto che nelle sei stagioni in rossonero è sempre andato in doppia cifra. Ci sono attaccanti che spesso chiudono la stagione senza superare i 10 gol, Arcari non era uno di questi e difatti ha sempre continuato a perforare le difese col fiuto del gol e la sua velocità, vantando un repertorio importante di cui il Milan poteva fregiarsi. 'Giocatore pressoché onnipresente e di sicuro rendimento, spicca nell'attacco milanista per le sue particolari doti nel gioco aereo' (da "1899-1999. Un secolo rossonero" di Carlo Fontanelli). Nel 1935 infila altre 11 reti, l'anno dopo ne fa 13 e porta il Milan all'ottavo posto e alla semifinale di coppa italia: purtroppo per lui, però, in rossonero non ha potuto vincere nessun trofeo. Nel 1936/37, a soli 27 anni, accetta la corte del Genoa e in rossoblù resta tre stagioni. Vince una coppa Italia, ma il suo rendimento è calante e non ritrova lo stesso feeling col gol che aveva a San Siro: solo 14 gol fino al 1939. Arcari decide di avvicinarsi a casa e va a vestire il grigiorosso della cremonese, con cui resta 3 anni prima di una fugace apparizione nel Napoli (6 presenze nel 1942/43: il suo ricordo resterà però legato proprio alle strisce rossonere (186 presenze e 70 gol), dove ha mostrato passione, qualità e quantità distibiute con sorprendente continuità nell'arco delle sei stagioni. Ha chiuso la carriera nel Codogno, club che poi ha allenato dal 1947 al 1949. E' morto a Cremona nel 1988.
CASTELPUSTERLENGO, 2 dicembre 1909. ATTACCANTE. Lo chiamavano 'il lupo', per la sua rapidità sotto porta. Era un campione completo, Pietro Sante Arcari, diventato celebre come Arcari III, rossonero dal 1930 al 1936. Prelevato giovanissimo nel Codogno, al primo anno in rossonero, il ventunenne Arcari mise a segno 10 reti ma la squadra, poco competitiva, si piazzò solo dodicesima. Ben più importanti furono gli 11 gol con cui aiutò il Milan ad arrivare quarto nel 1932: una scintilla nel deserto, perchè anche nelle annate successive per i rossoneri sono più che altro dolri. Le gioie arrivano dai gol di 'Arcarone', che nell'immaginario dei tifosi diventa il salvatore, l'eroe a cui aggrapparsi per coltivare sogni e speranze: altri 10 gol nel '33, ben 15 nel '34. Arcari non era un bomber da 20-25 gol a stagione, ma le sue medie erano sempre apprezzabilissime, tanto che nelle sei stagioni in rossonero è sempre andato in doppia cifra. Ci sono attaccanti che spesso chiudono la stagione senza superare i 10 gol, Arcari non era uno di questi e difatti ha sempre continuato a perforare le difese col fiuto del gol e la sua velocità, vantando un repertorio importante di cui il Milan poteva fregiarsi. 'Giocatore pressoché onnipresente e di sicuro rendimento, spicca nell'attacco milanista per le sue particolari doti nel gioco aereo' (da "1899-1999. Un secolo rossonero" di Carlo Fontanelli). Nel 1935 infila altre 11 reti, l'anno dopo ne fa 13 e porta il Milan all'ottavo posto e alla semifinale di coppa italia: purtroppo per lui, però, in rossonero non ha potuto vincere nessun trofeo. Nel 1936/37, a soli 27 anni, accetta la corte del Genoa e in rossoblù resta tre stagioni. Vince una coppa Italia, ma il suo rendimento è calante e non ritrova lo stesso feeling col gol che aveva a San Siro: solo 14 gol fino al 1939. Arcari decide di avvicinarsi a casa e va a vestire il grigiorosso della cremonese, con cui resta 3 anni prima di una fugace apparizione nel Napoli (6 presenze nel 1942/43: il suo ricordo resterà però legato proprio alle strisce rossonere (186 presenze e 70 gol), dove ha mostrato passione, qualità e quantità distibiute con sorprendente continuità nell'arco delle sei stagioni. Ha chiuso la carriera nel Codogno, club che poi ha allenato dal 1947 al 1949. E' morto a Cremona nel 1988.
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