RITRATTO DEL GENIALE PLAYMAKER BRESCIANO, DAGLI ESORDI DA TALENTO PRECOCE AGLI ANNI D'ORO DA REGISTA ROSSONERO. CON UN FUTURO ANCORA LUNGO E LUMINOSO
Una traiettoria magica, una scia di polvere sfavillante, la palla bagnata che sorvola le teste di tutti e si infila alle spalle del portiere, nel boato generale. Così a Cagliair, così mille volta Andrea Pirlo, il faro del diavolo. Un giocatore unico al mondo, un campione che ci invidiano e che dobbiamo tenerci stretto. Un simbolo, un fenomeno col cuore tutto rossonero, che ci incanta da anni e che per anni lustrerà i nostri occhi con le sue punizioni fatate.
DECISIVO. La punizione con cui Andreino ha trafitto il Cagliari ha coronato un abuona partita, non la migliore: spesso abbiamo visto un Andrea gigantesco, tra lanci inimmaginabili e assist stupefacenti, un Andrea capace di arginare la difesa e comandare le ripatenza con la precisione di un metronomo e lo stile, la classe, l’eleganza di un direttore d’orchestra magistrale. A conferma della sua grande importanza nell’economia rossonera: Pirlo è fondamentale per il suo saper dirigere la manovra, ma anche quando la regia fatica e i terreni pesanti limitano il gioco rossonero, lui sa ritagliarsi un ruolo da protagonista grazie alle sue stoccate letali.
MARCHIO DI FABBRICA. Le punizioni alla Pirlo: ormai le amirano ovunque. In questo campionato è il primo centro di Andrea, che però ha già marcato il tabellino in Champions. Grazie ai calci piazzati il genio bresciano ha sempre dato un grande contributo alla squadra, concludendo sempre la stagione con notevoli bottini realizzativi per un playmaker. Ma è soprattutto il suo modo di giocare, di stare in campo, che seduce gli amanti del bel calcio dal Brasile al Giappone: nel mondo è il numero uno nel ruolo, anzi forse non esistono giocatori simili per abilità e caratteristiche.
PILOTA. La geniale intuizione arrivò a Pirlo e Ancelotti nell’estate 2002: dopo una buona stagione da vice Rui Costa, Andrea si trasformò da trequartista a playmaker. Dietro le punte era esploso come talento precocissimo, a 16 anni, nel Brescia. Con i suoi guizzi, i gol, le magie, aveva trascinato l’Under 21 a grandi traguardi e dopo diverse stagioni nel Brescia si era meritato l’Inter. In nerazzurro però faticava a imporsi, trovar spazio e continuità: lo accusarono di scarso carattere, cedendolo in prestito prima alla Reggina e poi al Brescia. Guardacaso Pirlo disputò lontano dalla Pinetina grandi stagioni: solo ad Appiano non lo capivano. E alla fine lo sbolognarono al Milan. Che errore! In rossonero Pirlo diventa un faro, nel giro di due stagioni è al top mondiale e arrivano per lui messaggi incensanti da tutto il globo. Visione di gioco superba, tecnica maestosa, agilità e perizia nel danzare con la palla e tessere l’azione, lanci col compasso, passaggi precisi e telecomandati per incrociare la linea della palla con la traiettorie del compagno spedito a rete: Pirlo ormai era diventato grande, e da protagonista firmava la Coppacampioni prima e lo scudetto poi. Regista e pilota in ogni senso della Ferrari rossonera: dalla cabina di pilotaggio, era lui il volante central dei successi di un Milan affascinante. Sempre al massimo, pur con qualche naturale periodo di appannamento, Anche nelle due stagioni seguenti Pirlo resta determinante.
MONDIALE. Nella vittoria azzurra al mondiale tedesco Pirlo è stato grandioso. Nell’avvio di stagione successiva, col Milan, ha pagato un po’ in stanchezza, ma dopo la sosta natalizia è tornato a livelli mostruosi. E tanto per cambiare è stato tra i protagonisti assoluti nella seconda galoppata Champions. La nuova, attuale, stagione, è partita alla grandissima per Andrea: brilante, continuo, geniale, lucido come sempre: anche lui si meriterebbe uno, due, dieci palloni d’oro!
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