E' morto Nils Liedholm, uno dei campioni più maestosi della storia rossonera. La triste notizia ha straziato ogni cuore rossonero nelle ultime ore il Barone era malato e, ad 85 anni, ci ha salutati a modo suo: con classe, senza passare troppo sotto i riflettori. E' difficile trovare parole in momenti così tristi. Trovo molto belle quelle espresse da acmilan.com: "Aveva compiuto 85 anni da poche settimane, il Barone rossonero. L'8 ottobre 2007 il Milan, con Adriano Galliani, gli aveva indirizzato un sentito e affettuoso biglietto d'auguri. Il groppo in gola c'è, i ricordi sono tanti, gli occhi comunque e inevitabilmente umidi. E' troppo grande il pezzo di Milan rappresentato da Nils Liedholm, per non suscitare il brivido dello scoramento in tutte le persone che hanno avuto la fortuna di avvicinarlo, di godere delle sue battute e delle sue imprese. La grandezza del Barone è tale che qualsiasi saluto è piccolo piccolo. E allora, pur con questa consapevolezza, sommesso ma sentito, un grazie. Buon viaggio Barone e grazie ancora". I tributi per il Barone non saranno mai abbastanza: centrocampista svedese di grandi geometrie e senso del gol, arrivò al Milan nel 1948 e compose con Nordahl e Gren il celeberrimo trio del Gre-No-Li: i tre scandinavi trasformarono il club rossonero in corazzata vincente, spettacolare, ammirata ovunque. Liedholm divenne presto una bandiera, sebbene arrivò in Italia quasi controvoglia, convinto di tornare presto in Svezia. A casa, non ci tornò mai: Liedholm ha vestito con onore e gloria la maglia del Milan per 12 stagioni, giocando 359 partite e segnando la bellezza di 81 reti: inizialmente giostrava in posizione di centrocampista avanzato, poi si stabilizzò al centro e chiuse da solido libero, con la fascia di capitano al braccio e 4 scudetti scintillanti sul petto. Amato da tutti, stimato, ammirato come campione di classe superiore. In campo e fuori, perchè Nils si distingueva per la sua amabile cordialità, la simpatia soffice, una bonarietà dolce e un carattere mite e affabile. In Italia si stabilì anche a fine carriera, quando divenne allenatore di successo: girò a lungo e tornò al Milan nel 1977. Prese il posto del suo Maestro Nereo Rocco; il Paròn morì nei primi mesi del 1979, e Liedholm condusse il Milan all'indimenticabile scudetto della stella, sospirato per dieci anni. Poi vinse anche alla Roma, dove lanciò Ancelotti, e tornò al Milan resuscitato dalla B: fu lui il primo tecnico dell'era Berlusconi, lui che traghettò i rossoneri verso l'epopea degli Immortali, lui che lanciò in serie A un sedicenne di belle speranze che diventerà il capitano del Milan: Paolo Maldini, figlio del suo grande amico Cesare. E rimase in Italia per sempre, tra vigneti, campagne, figli e nipoti, innamorato del Milan e del nostro Paese. La sua stella ora brilla lassù nel grande paradiso degli dei del calcio. E non solo.
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