venerdì 17 ottobre 2008

E' IL MOMENTO DI ANTONINI

E’ l’ora di Antonini. La squalifica di Gianluca Zambrotta in ottica Sampdoria spalanca le porte di San Siro al bravo laterale italiano, che rileverà i galloni di titolare dell’azzurro anche in seguito ai meriti acquisiti sul campo. Infatti, i due gettoni in coppa Uefa ci hanno fatto conoscere un giocatore in forma e di grande valore. Al Milan lo hanno sempre saputo, del resto, fin da quando puntarono su di lui ai tempi delle giovanili; ma in molti, al di fuori della società rossonera, avevano storto il naso quando il ragazzo era rientrato dall’Empoli. In Toscana Luca aveva giocato un’ottima stagione, ma in molti pensavano che a Milanello avrebbe fatto tappezzeria. Invece con l’impegno e il lavoro Antonini, 26 anni, ha conquistato il mister e i tifosi. Certo, siamo ancora all’inizio e non saranno due partite con lo Zurigo a stabilire il valore di un giocatore; ma intanto il bistrattato ruolo di terzino ha finalmente trovato una preziosa alternativa, tra l’altro sia a destra (il regno di Zambro) che a sinistra, dove nonno Favalli non può più sopperire sempre alle eventuali assenze di Marek Jankulovski. L’anno scorso il titolare era Oddo, la riserva un Cafù ormai al tramonto: era evidentemente necessario un restyling del sambodromo di destra.

Antonini è un ragazzo umile che dichiara di avere Zambrotta come proprio idolo e di sognare la maglia azzurra. Intanto è fiero di essere tornato a vestire quella rossonera e si gode la sua famiglia, figlia e nuovo pargolo in arrivo. Con Maldini è l’unico rossonero milanese doc, Antonini, mandato in prestito al Prato nel 2001/2002: 26 partite e ben 3 gol lo misero subito in mostra in C2. Antonini, centrocampista, si meritò la B e la divisa biancorossa dell’Ancona, con cui disputò mezza stagione in crescendo. Il salto in serie A, proprio alla Sampdoria che affronteremo domenica, Antonini lo trascorse a fare gavetta sulla panchina di Novellino, e anche l’anno seguente a Modena in B non giocò molto, tanto che a gennaio passò al Pescara. Il 2005/2006, ad Arezzo, fu l’anno della definitiva esplosione: Antonini si meritò infatti il passaggio al Siena e il posto da titolare in serie A, prima con i bianconeri e poi nell’Empoli, nella fruttifera scorsa stagione. L’azzeccata intuizione di provarlo nel ruolo di terzino, causata dai forfait di Raggi e Tosto, è stata una svolta decisiva per la carriera di Luca. E’ stato infatti definito uno dei migliori terzini nostrani del 2007/08, nonostante la retrocessione del club azzurro: segno di una presenza incisiva sulla fascia. Sempre attentissimo in fase difensiva, Antonini spinge senza scoprire troppo e solo se certo di non sbilanciare la squadra. Indice di grande intelligenza tattica, pregio che lo caratterizza prim’ancora che dal punto di vista tecnico.

Antonini si trova a galoppare su una fascia alquanto prestigiosa per i colori rossoneri. Limitandoci agli ultimi trent’anni di storia, quel ruolo è stato infatti ricoperto da campioni memorabili. Su tutti il mitologico Mauro ‘Djalma’ Tassotti, arrivato giovane e grezzo dalla Lazio (peraltro in un Milan che bazzicava tra A e B) e diventato cigno del Milan euromondiale di Sacchi prima e Capello dopo: macchina sparacross, Tassotti milita nel Milan dall’80 al ’97, giocando oltre 500 partite e vincendo quasi due decine di trofei, tra i quali 3 Champions League e 5 scudetti. Dal 2003 al 2007/08 c’è stato invece ‘Pegaso’ Cafu, diabolico funambolo dalla carriera eterna e dalla classe dolcissima, protagonista dello scudetto 2004. Anello di congiunzione tra il Tasso e il Pendolino sono stati Thomas Helveg, diligente danese ottimo nel tricolore del 1999 e, nel 2002/03 (anno della sesta euro sinfonia) un duo di centrali riadattati in corsia: prima l’ottimo Simic, appena arrivato dall’Inter, e nella seconda metà di stagione il leggendario Billy Costacurta. Che, a 36 anni e dopo tre lustri nel cuore del fortino rossonero si reinventa alla grande sulla destra.

A livello di rosa il Milan non sembra essere inferiore a nessuno, e il caso-Antonini sta li a dimostrarlo: non ci fossero gli acciacchi di Nesta e Senderos (un caso ormai patologico) la difesa avrebbe campioni in abbondanza. Per non parlare di un centrocampo dal quale deve stare fuori, a rotazione, uno tra Gattuso, Ambrosini e Flamini, fermo restando l’inammovibilità di Pirlo (infortuni permettendo), Seedorf e Kakà. E in attacco la forma crescente di Ronaldinho e Shevchenko, unitamente ai guizzi di Pato e al recupero dello scintillante Borriello, danno parecchie soluzioni che possono rendere sereni i sogni dei tifosi del diavolo. Senza ovviamente scordarsi del pluridecorato Pippo Inzaghi, che solo con la sua storia basta a far sorridere la Sud. Insomma, i presupposti per fare benissimo ci sono eccome: non sprechiamoli.

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