IL MILAN Cricket and football club viene fondato la notte del 16 dicembre 1899 nella fiaschetteria toscana di via Berchet per mano di due gruppi di appassionati, l'uno italiano e l'altro inglese. L'amico comune che maggiormente si è prodigato per la nascita del club è l'inglese Herbert Kilpin, che diventa il primo campione e sceglie i colori sociali: come il diavolo e la paura, rossi e neri. Già nel 1901 il Milan di Kilpin è campione d'Italia, impresa che ripete nel 1906 e nel 1907. Sono i gloriosi anni d'oro dei pionieri, destinati tuttavia ad essere seguiti da un lungo digiuno di successi. Negli anni 10, nonostante il bomber belga Van Hege e il terzino della nazionale Renzo De Vecchi (il "figlio di Dio"), il Milan non riesce a rivincere lo scudetto; gli anni '20 e gli anni '30 sono i più duri per i tifosi, che però restano attaccatissimi alla loro squadra. Negli anni '30 si vestono di rossonero Aldo Boffi, un cannoniere implacabile, e l'ex bandiera dell'Inter Giuseppe Meazza: la Milano rossonera gode nel vedere il gol nel derby del "Balilla", ma presto il gap con i cugini verrà colmato. Infatti sul morire degli anni '40 e con l'inizio dei '50 vengono acquistati 3 svedesi super: il bomberissimo Nordhal, il geniale Liedholm e il professore Gren. Arriva il difensore Cesare Maldini e soprattutto il più forte giocatore del mondo, l'uruguaiano Pepe Schiaffino: è un Milan stellare, che ora può vincere tutto.
ANNI '50, MILAN SPETTACOLO. Nel corso degli anni '50 il Milan vince ben 4 scudetti e arriva in finale della giovane Coppa Campioni, perdendo con onore con l'invincibile Real Madrid dell'epoca. Nordhal diventa presto una mostruosa macchina da gol: per ben 5 volte sarà capocannoniere in serie A e chiuderà con il Milan dopo 221 reti in 7 anni. Irripetibile. Liedholm, che ne eredita la fascia di capitano, diventa invece bandiera e simbolo dello stile e dell'eleganza societaria, un regista capace di governare prima l'attacco, poi il centrocampo e, a fine carriera, persino la difesa. San Siro vince e si diverte, incantato da Schiaffino e compagni. Resta indimenticabile, a inizio decennio, un 7-1 a casa della Juventus che a fine anno vincerà lo scudetto.
I MERAVIGLIOSI ANNI '60. Se gli anni '50 sono leggendari per il Milan, gli anni '60 diventano ancora più incredibili. Un nuovo ciclo, col grande Nereo Rocco in panchina e il bomber italobrasiliano Altafini in campo, porta il Milan sul tetto del mondo. Con la regia del playmaker brasiliano Dino Sani, nel 1963 il Milan è campione d'Europa: una doppietta di Altafini stende il Benfica, capitan Maldini alza la coppa. I rossoneri vincono altri 2 scudetti, coppa Italia e coppa delle Coppe; a san Siro sfilano fuoriclasse in serie, da Sormani a Lorenzo Buffon, da Giorgio Ghezzi ai vari Rosato, Salvadore, il bomber Prati, il portierone Cudicini e soprattutto un magico numero 10, Gianni Rivera. La perla rossonera. Rivera arriva al Milan nel 1960, a diciassette anni. Studia dai campioni e presto diventa l'anima della squadra, trascinatore carismatico e fuoriclasse paradisiaco. Assist unici, mille dribbling spettacolari, gol strepitosi (164) e magie in serie. Da capitano Rivera alza la coppa campioni 1969: tris di Prati e gol di Sormani, 4-1 all'Ajax e viaggio del trionfo che continua con la vittoria in coppa Intercontinentale. Rivera vince il Pallone d'oro e si avvia ad un nuovo decennio in rossonero.
VERSO LA STELLA. Gli anni '70, nonostante 3 coppe Italia e la seconda coppa delel coppe, sono anni di tribolazioni societarie. Spesso Rivera si espone in prima persona, e paga di conseguenza, per tutelare la società; addirittura ne diventa presidente quando fiuta le cattive scelte dei precedenti proprietari. I tifosi aspettano da 9 anni il decimo scudetto, quello della stella, ma devono passare addirittura una stagione di sofferenze in bassa classifica; quando tuto torna finalmente a posto, nel 1979 arriva la tanto sospirata stella. Stelle in campo sono Maldera, il portiere Albertosi, Capello, i baby difensori Franco Baresi e Fulvio Collovati, e l'attaccante Bigon; In panchina il grande Liedholm, con Rocco che si è spento da pochi mesi. Rivera, al passo d'addio, gioca part time e distilla le ultime perle, prima di chiudere dopo 650 presenze in 19 stagioni di trionfi.
L'ARRIVO DI BERLUSCONI. Gli anni '80 iniziano nell'incubo: il Milan è coinvolto nel calcioscommesse e retrocesso in serie B. Dopo un ritorno disastroso in A e la nuova retrocessione, l'orgoglioso Baresi -che per questa maglia rifiuta Real Madrid e Juventus- trascina verso il riscatto i suoi compagni. Eroi coraggiosi al suo fianco sono Chicco Evani, Filippo Galli e Mauro Tassotti. La lenta ricostruzione targata Farina tocca picchi positivi (l'acquisto del bomber Hateley, del play Wilkins, l'esordio del sedicenne Paolo Maldini, l'arrivo dell'altro bomber Virdis) e altri negativi, come le irregolarità finanziarie e burocratiche che portano la società sull'orlo del fallimento: è il 1986, il Milan rischia di sparire ma arriva Silvio Berlusconi a salvarlo e ridargli lustro. Berlusconi salda i debiti, crea uno squadrone stellare e avvia un ventennio mirabolante. Arrivano al Milan i tre olandesi: Marco Van Basten, bomber mastodontico, Rijkaard, regista illuminante, e Gullit, un ciclone trascinante. Debuttano Albertini e Costacurta, brillano i vari Donadoni, Massaro, Maldini, Simone, Ancelotti (che regista, Terminator!) e i senatori: Baresi, Galli, Evani, Virdis. Il Milan vince lo scudetto 1988 con Sacchi in panchina: Sacchi rivoluziona il calcio italiano, trasformandolo in offensivo e totale, tutto pressing e spettacolo. In coppa è Milanshow: 5-0 al Real Madrid, 4-0 (2 gol Gullit, 2 Van Basten) alla Steaua e terza coppa a Milanello; nel '90 l'1-0 al Benfica (Rijkaard) vale il quarto eurosigillo, mentre fioccano 2 Intercontinentali e Supercoppe in quantità. A Sacchi succede Capello, maestro di cinismo che vince 3 scudetti di fila, ed un quarto nel 1996; in mezzo, la fine del ciclo olandese, con Van Basten che lascia il calcuio a 29 anni: dopo 3 palloni d'oro e 124 gol rossoneri, il cigno si arrende alle strameledette caviglie di cristallo, che privano san Siro del suo più grande fromboliere in assoluto. Seba Rossi bate il record di imbattibilità come portiere, il Milan vince un campionato senza sconfitte e non perde per 58 match di fila nell'arco di tre stagioni. Nel 1994 arriva la quinta Champions, con un 4-0 senza repliche al Barcellona: doppietta di Massaro, gol di Desailly e perla del genio Savicevic, che con Zvone Boban e Roby Donadoni è la fantasia scintillante del Milan. Nel 1995 arrivano Weah e Roby Baggio, e lo spettacolo continua incessante.
IL NUOVO CICLO STELLARE. I Milan invincibile e immortale nel '96 si prende 2 anni di pausa e crolla inevitabilmente a metà classifica, nello sconforto di un tifo mai appagato. Si ritira Mauro Tassotti (428 presenze), hanno lasciato Evani e tanti altri. E smette pure la leggenda Baresi, dopo 532 presenze. Il suo numero 6 è ritirato per sempre. Il Milan riparte dai senatori Maldini, Albertini, Costacurta, Donadoni, Boban e Rossi e, con Zaccheroni in panchina, nel 1999 vince uno scudetto insperato, grazie all'ultimo sforzo i una squadra di higlander che sfoderano una super rimonta. Grazie ai gol di Bierrhoff, Weah, Ganz e del magico Leonardo, è 16° scudetto. Festeggiato così un centenario di lusso, tra 2000 e 2002 il Milan ricostruisce la sua rosa: lasciano tutti i senatori esclusi Maldini e Costacurta; arrivano via via Gattuso e Shevchenko, Dida e Pirlo, Kaladze, Rui Costa, Serginho, Pippo Inzaghi, esplode Ambrosini. In panchina girano Cesare Maldini (con lui lo storico 6-0 nel derby) e Fatih terim: il turco è esonerato e sostituito da Calo Ancelotti che conclude 4° nel 2002. Inizia il nuovo ciclo. Con Nesta, novello Baresi, Rivaldo e Seedorf il Milan incanta in Europa e viaggia a mille, sospinto dai 30 gol stagionali di un Inzaghi implacabile. In coppa distrugge Bayern, Deportivo, Borussia, Real Madrid, l'Ajax al '93 e l'Inter in semofinale con gol di Shevchenko: in finale, con la Juve, si va ai rigori: Dida para, Sheva segna ed è sesta coppa. Arrivano anche coppa Italia e Supercoppa Europea, con altro gol del solito Shevchenko. Il Milan si completa con Cafu e soprattutto il baby fenomeno Kakà, e nel 2004 vince lo scudetto dei record. Superbi Nesta e Maldini in difesa, strepitoso Kakà davanti, enoreme Shevchenko autore di 24 reti, geniale la regia di Pirlo, implacabile la furia di Gattuso. Vinta la Supercoppa italiana, con i nuovi gol di Hernan Crespo nel 2005 il Milan torna in finale di Coppa, ma sciupa il 3-0 del primo tempo lasciando il successo al Liverpool. Nel 2006 arriva Gilardino con Jankulovski e il Milan lotta su tutti i fronti, pur senza vincere nulla.
LA STAGIONE DELLE RIVINCITE. L'estate 2006 è terribile. Shevchenko clamorosamente se ne va, dopo 173 gol in tanti anni di trionfi; coinvolto di striscio da calciopoli, nel 2006/07 il Milan parte a rilento e abbandona subito il campionato, concentrandosi solo sull'Europa. Kakà è ormai una stella spaziale, segna 10 gol e trascina un Milan guerriero ad una nuova finale: abbattuti Bayern e Manchester United (con la partita delle partite), viene l'ora della rivincita sul Liverpool. La doppietta dell'assatanato Inzaghi vale la settima coppa nella splendida notte di Atene. Si ritira Costacurta(458 presenze), va avanti Paolo Maldini: alla soglia dei 40 anni il capitano si avvia alla ventiquattresima stagione in rossonero, con 846 presenze e mille medaglie sul petto. La nuova stagione inizia con la quinta Supercoppa Europea, vinta sul Siviglia. In dicembre Kakà alza il Pallone d'oro e il Milan sale sul tetto del Mondo, vincendo sul Boca Juniors la sua quarta coppa Intercontinentale. E adesso andiamo avanti, sempre sotto il segno del Diavolo.
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