giovedì 12 febbraio 2009

ANCELOTTI, A VITA IN ROSSONERO

NOI STIAMO COL MISTER!

Il derby, prima di tutto. Ma non solo. Il mondo rossonero gravita in queste ore attorno alla figura paciosa di Carlo Ancelotti, il condottiero di mille battaglie che oggi si trova sulle bocche dei simpatici frequentatori dei bar sport di turno in modo particolare. Si scrive di tutto, in rete e sulla carta stampata: Ancelotti al Chelsea a giugno al posto del 'part-time Hiddink', Milan affidato a qualche sua vecchia gloria. In primo luogo dà assolutamente fastidio leggere di 'rapporto logorato' tra Ancelotti e il Milan, perchè non sembra affatto essere la verità; che poi il Milan voglia dare una scossa, a fine stagione, potrebbe essere un'altro discorso. Ma non comporta il logoramento di un rapporto che appare ancora saldo, soprattutto tra il tecnico emiliano a Adriano Galliani. In secondo luogo, posta questa premessa, il cambio di panchina non è scontato. I sostituti papabili, sciorinati con godimento dalla stampa nazional-popolare, che vive di questi tira e molla, si incastrano in un elenco composto da due olandesi, Rijkaard e Van Basten, un italiano, Donadoni, e un brasiliano: addirittura Leonardo, che sta studiando da mister. Il credito di Ancelotti non è però esaurito del tutto, e c'è chi sostiene ancora la permanenza di Terminator sulla gloriosa panchina. Certo uno scossone porterebbe novità, un gioco nuovo ad un sistema che a volte pare arrugginito, nuove idee e giocatori; però la stima nei confronti di Carlo Magno è troppo forte per poter volere un suo addio. E non è solo riconoscenza, anche se i trionfi parlano per lui. Nelle partite del 2009 si è visto un Milan in crescita, capace finalmente di esibire un gioco efficace e ben strutturato. Merito soprattutto dell'innesto fortunato di David Beckham, e la Reggina resta un caso a sè. Proprio questi 'casi a sè' sono il muro da superare per avere un Milan da scudetto. Lo ha sottolineato anche Adriano Galliani, nei gironi scorsi, e il compito grava su Ancelotti stesso. E' un problema vecchio di 3-4 anni, e la soluzione non è mai arrivata: grandi con le grandi e piccoli, spesso, con le piccole. Come potrebbe Ancelotti trovare la soluzione se non ci è riuscito in tutto questo tempo? A lui l'ardua risposta, per prolungare un soldalizio fin qui fortunato.

GENUINO. Lo accusano di essere troppo buono, di essere amico dei giocatori. Lui che ha riportato il Milan a vincere la Champions League dopo nove anni, dopo aver visto i colori rossoneri strisciare tra il quato e il decimo posto, dopo aver visto il Milan di Josè Mari e Javi Moreno, di Comandini e di Umit avala con tutto il rispetto. Carletto che ha vinto uno scudetto da dominatore, cosa che al Milan non riusciva dal 1996 visto che nel 1999 è stato un tricolore 'da rimonta' soffertissima. L'Ancelotti delle tre supercoppe e della Champions League impossibile, quella del 2007. E il Carletto Mondiale, col Milan sul tetto dei continenti 17 anni dopo Sacchi. Ancelotti non è 'troppo' buono, è un mite col cuore grande (e rossonero) che sa anche incazzarsi. Il futuro non lo conosce nessuno, o forse in via Turati sì, però quello che i tifosi rossoneri devono fare è stringersi attorno al loro mister perchè nel calcio di persone così ce ne sono poche. Genuino, simpatico, vero.

SUCCESSORI. La stampa fa i nomi dei successori. Ci gioca, certo. Frankie Rijkaard sembra il più indicato: centrocampista principesco forgiato nell'Ajax e mente del grande Milan di Sacchi, l'Uragano Frankie ha costruito il suo palmarès da allenatore a Barcellona, dopo un paio di passi falsi con l'Olanda e lo Sparta Rotterdam. In catalogna ha dato spettacolo e ha vinto due Liga e la Champions. Il divorzio non è stato indolore: forse anche con lo stesso Ronaldinho non c'era più grosso feeling. Come lui, anche marco Van Basten è lontano da anni dall'ambiente rossonero ed italiano, ma il Cigno di Utrecht -124 reti rossonere e tre palloni d'oro col ritiro a 29 anni- è meno esperto del collega: ha iniziato tardi, sembrava diventato un genio alla guida dell'Olanda agli Europei, è stato ridimensionato e ora guida il suo Ajax. La terza candidatura è quella di Roberto Donadoni, ex centrocampista di quantità e qualità per tre lustri rossoneri. Donadoni sembra l'opposto di Ancelotti: serio, taciturno, 'solitario' all'apparenza. Chissà se avrebbe il carisma adatto a guidare il Milan: a Livorno ha fatto bene, e anche in azzurro non ha demeritato. L'ultimo nome fatto dai giornali è quello di Leonardo, fantasista brasiliano poliglotta in rossonero dal 1997 al 2001, e poi dal 2002/ prima come giocatore e poi da dirigente. Nella prima veste è stato protagonista di uno scudetto e una coppa Italia, nella seconda è diventato artefice di colpi di mercato come Kakà e Pato. Ma è davvero ipotizzabile una sua avventura immediata sulla panchina rossonera? A nostro giudizio no, anche perchè un pò di settore giovanile fa bene a tutti. Se il Milan volesse lanciare un 'giovane' avrebbe in casa già Tassotti, Filippo Galli, Chicco Evani. Sono tutte voci, solo voci. Il futuro passa anche dal derby, e Carlo Ancelotti vuole essere padrone del suo destino.

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