domenica 1 febbraio 2009

MILANSTORY- 1907/1908: POLEMICHE E ADDII

Stop agli stranieri: la Federazione chiude le frontiere, il Milan e i grandi club protestano e sciperano. Tra le polemiche, dei soci dissidenti fondano l'Inter. Kilpin abbandona il calcio amareggiato.

LA FEDERAZIONE
nel 1907 decide di chiudere agli stranieri, e costruire un campionato di soli giocatori italiani, forse proprio per arginare il dominio nascente del Milan: così crea 2 tornei paralleli, uno con stranieri e l'altro senza. La prestigiosa Coppa Spensley, da sempre abbinata al campionato, viene riservata alle squadre partecipanti al torneo per "soli italiani": ciò impedirebbe al Milan di parteciparvi, quindi di vincerla per la terza volta. il che significherebbe aggiudicarsela definitivamente. Il Milan non ci sta, come gli altri squadroni come Juve e Genoa, zeppi di stelle straniere. Per protesta questi club non si iscrivono dunque nè all'uno nè all'altro torneo, che è vinto dalla Pro Vercelli. Per il Milan è un periodo di travaglio societario: il presidente Edwards è spesso in Inghilterra e il suo assenteismo porta la società di fatto nelle mani un pò dispotiche di Giannino Camperio. Il Milan vince ancora una volta la Palla Dapples, ma subisce una gravissima frantumazione interna: 44 soci dissidenti si staccano dalla società e, al ristorante L'Orologio fondano l'Internazionale football club: l'Inter nasce da una costola del Milan. Il pretesto sono le polemiche sulla questione stranieri, in realtà pesano le discussioni con Camperio. In aperta polemica con la Ferderazione, il Milan gioca uno scherzetto denso di british humour "usando" la Gazzetta dello Sport, strettamente collegata alla Federazione stessa: in una gara di Coppa Lombardia, i rossoneri schierano una formazione composta apparentemente per 10/11 da stranieri: Root, Marktl, Fashion, Bosshard, Trerè junior, Whites, Hall, Kilin, Madler, Wool. In realtà, al fianco di giocatori stranieri per davvero, il Milan consegna la lista della formazione con i cognomi italiani... inglesizzati: Hieronimus Root è Gerolamo Radice, Guido Fashion è Guido Moda (!), Charles Whites è Carlo Bianchi, Mark Hall Marco Sala, Peter Wool Pietro Lana! Ciò ovviamente manda su tutte le furie Gazzetta e Federazione. Amareggiato dall'ostracismo verso gli stranieri, che tanto hanno dato al calcio italiano, e deluso dal tradimento da cui è nata l'Inter, Herbert Kilpin decide di ritirarsi. A 38 anni, dopo una carriera splendida. Herbert lascia il calcio giocato al termine di un'amichevole col Narcisse Sport Montreaux, vinta 4-3. Per un pò seguirà ancora la sua creatura, ma le apparizioni saranno sempre più sporadiche fino alla prematura morte, a soli 46 anni, nel 1916. A fine anno, guarda caso, la Federazione assegna al Milan la Coppa Spensley (dunque, definitivamente), quasi per scusarsi della confusione creatasi.

L'ADDIO DI KILPIN
MAESTRO DI FOOTBALL, Papà del milan, pioniere del pallone in Italia: le medaglie al petto di Herbert Kilpin non saranno mai troppe. E'arrivato il momento del congedo, e i ricordi si mescolano ai trofei in una carriera sublime. Inglese di Nottingham, classe 1870, Kilpin era arrivato in Italia per impiantare l'uso dei telai tessili prodotti nella sua Inghilterra ma soprattutto impiantò la passione per il football. Prima a Torino e poi a Milano. Vestì la maglia dell'Internazionale di Torino e promise ai genovesi: a Milano formerò una squadra di diavoli che vi darà filo da torcere. Così fu, nel 1899 a Milano fu il maggior artefice della nascita del Milan, e ben presto ne divenne leadre, stella, capitano. Grintoso e combattivo, Kilpin sopperiva con tenacia e passione ardente ad una tecnica non innata. Nei primi anni si piazzò a fare il playmaker a centrocampo, interdendo con caparbietà e rilanciando l'azione. Talvolta, spingendosi in zona gol: sua la rete del primo scudetto, nel 1901, nella tana del Genoa: promessa mantenuta. Kilpin era capitano ascoltato e autoritario, un leader quasi asburgico nella condotta e inflessibilmente dedito al football: niente sconti in campo, massima resa in allenamento, sputare sangue in partita. Un generale che però portava vittorie e passione. Dal 1902 si è piazzato in difesa, presidiando l'area col suo careattere forte, un mastino difficile da superare. Così nel 1906 è arrivato il secondo scudetto: lui e Suter, gabbia da incubo per gli avanti avversari. Kilpin si occupava di dirigere gli allenamenti e selezionare i soci più abili da inserire in squadra. Inoltre visionava i "pinguini" delle giovanili, per introdurre i più promettenti nella rosa. Era il caso di un quattordicenne dai piedi fatati, che lo faceva impazzire in allenamento: Kilpin cercava di provare le punizioni e il moccioso arrivava e tirava la palla, meritandosi sonori calcioni nel didietro da parte del capitano. Era Renzo De Vecchi, futuro campionissimo del Milan e della Nazionale azzurra. Nel 1907 Kilpin si reinventò centravanti, a 37 anni: con una classe affinata e un'esperienza invidiabile, giostrava sul fronte offensivo e si dimostrava ancora il migliore del campionato. $ gol in 6 gare, bottino da bomber vero: e terzo scudetto in bacheca. Contare le coppe, i tofei, le dapples e le Spensley, le Medaglie del re e i tornei Ginnastici vinti da Kilpin col Milan è pressochè impossibile: il capitano alzava coppe in continuazione, e all'epoca erano trofei che contavano eccome! Quando nel 1908, amareggiato dallo scisma pro-Inter (e dalla chiusura agli stranieri), Kilpin decise di ritirarsi, società e compagni lo pregarono a lungo di ripensarci: niente da fare. Inflessibile come sempre, il baffone britannico appese gli scarpini al chiodo. Seguì per un pò il suo figlio prediletto, il Milan appunto; poi il richiamo del campo lo portò ad allenare le giovanili dell'Enotria, ma una malattia se lo portò una fredda notte del 22 ottobre 1916, a soli 46 anni. Diversi decenni dopo, in occasione del centenario, il Milan ha fatto rinvenire le sue spoglie, traslandole nel Cimitero Monumentale di Milano.

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