La verità è che il Milan e la Juventus non possono e non riescono più a spendere come vorrebbero: la crisi si sente a tutti i livelli, e i più titolati club nazionali non possono più competere economicamente non solo con il Manchester (United, sia chiaro) e il Real Madrid, ma neppure con l'Inter del magnate Moratti. I rossoneri cercano di alzare l'entusiasmo dei tifosi per lo più con acquisti clamorosi e nomi altisonanti che però hanno dato già il meglio di sé (Rivaldo, Crespo, Vieri, gli stessi Ronaldinho e Beckham: per quanto bene essi possano fare sotto la Madonnina, sembra quasi che i loro nomi stampati sulle nuove maglie servano a coprire l'assenza di acquisti più utili per rafforzare e ringiovanire la rosa. Si è detto tutto del tesseramento di Cardacio e Viudez, che ha impedito a posteriori di poter schierare Thiago Silva già in questa stagione; ma poco si dice del 'diritto divino' che sembra garantire la presenza in campo di alcuni senatori a prescindere da molteplici fattori. Il più criticato di questi senatori è stato Seedorf, che in questa annata sta andando a corrente molto alterna. Così è naturale chiedersi perchè non giochi mai Flamini, ottimo col Werder, o perchè il bravissimo Antonini sia spesso relegato ai margini. E tornano ovvi dubbi su Gourcuff: il francesino raramente ha sfruttato le poche occasioni concessegli, ed è stato 'incolpato' dalla critica di scarso carisma. Ma a vent'anni Yoann ha diritto ad altre chance, cosa che l'onnipresenza di Seedorf - anche quando è in condizioni meno accettabili di forma - impedisce evidentemente. Lo stesso attacco è stato costruito e gestito male: nessuno poteva prevedere che Borriello impattasse in una sfortuna senza capo nè coda e terminasse la stagione prim'ancora di iniziare, ma il caso Shevchenko lascia pensare. O è davvero cotto e al tramonto, e ciò lo giudica Ancelotti in allenamento, o, inevitabilmente, il mister 'non lo vede'. Nel primo caso il Milan avrebbe dovuto avvedersene prima, o al massimo riparare a gennaio; nel secondo caso saremmo di fronte ad un caso palese di disaccordo che non può tollerarsi in un club di tale lignaggio. Un attacco ridotto a super Patinho e a nonno Inzaghi, magnifico, che comunque sa di essere un 'Altafini' part-time, non può bastare in una squadra con forti ambizioni.
venerdì 20 febbraio 2009
LE LACUNE SU CUI RIFLETTERE
La verità è che il Milan e la Juventus non possono e non riescono più a spendere come vorrebbero: la crisi si sente a tutti i livelli, e i più titolati club nazionali non possono più competere economicamente non solo con il Manchester (United, sia chiaro) e il Real Madrid, ma neppure con l'Inter del magnate Moratti. I rossoneri cercano di alzare l'entusiasmo dei tifosi per lo più con acquisti clamorosi e nomi altisonanti che però hanno dato già il meglio di sé (Rivaldo, Crespo, Vieri, gli stessi Ronaldinho e Beckham: per quanto bene essi possano fare sotto la Madonnina, sembra quasi che i loro nomi stampati sulle nuove maglie servano a coprire l'assenza di acquisti più utili per rafforzare e ringiovanire la rosa. Si è detto tutto del tesseramento di Cardacio e Viudez, che ha impedito a posteriori di poter schierare Thiago Silva già in questa stagione; ma poco si dice del 'diritto divino' che sembra garantire la presenza in campo di alcuni senatori a prescindere da molteplici fattori. Il più criticato di questi senatori è stato Seedorf, che in questa annata sta andando a corrente molto alterna. Così è naturale chiedersi perchè non giochi mai Flamini, ottimo col Werder, o perchè il bravissimo Antonini sia spesso relegato ai margini. E tornano ovvi dubbi su Gourcuff: il francesino raramente ha sfruttato le poche occasioni concessegli, ed è stato 'incolpato' dalla critica di scarso carisma. Ma a vent'anni Yoann ha diritto ad altre chance, cosa che l'onnipresenza di Seedorf - anche quando è in condizioni meno accettabili di forma - impedisce evidentemente. Lo stesso attacco è stato costruito e gestito male: nessuno poteva prevedere che Borriello impattasse in una sfortuna senza capo nè coda e terminasse la stagione prim'ancora di iniziare, ma il caso Shevchenko lascia pensare. O è davvero cotto e al tramonto, e ciò lo giudica Ancelotti in allenamento, o, inevitabilmente, il mister 'non lo vede'. Nel primo caso il Milan avrebbe dovuto avvedersene prima, o al massimo riparare a gennaio; nel secondo caso saremmo di fronte ad un caso palese di disaccordo che non può tollerarsi in un club di tale lignaggio. Un attacco ridotto a super Patinho e a nonno Inzaghi, magnifico, che comunque sa di essere un 'Altafini' part-time, non può bastare in una squadra con forti ambizioni.
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