venerdì 20 febbraio 2009

MILANSTORY- 1910/1911: ARRIVA VAN HEGE

Il Milan entusiasma i suoi tifosi con due nuovi attacanti di grande prestigio, che arrivano dal Belgio e segnano in quantità industriale: Louis Van Hege e Max Tobias. Alla fine è secondo posto, ma soprattutto Van Hege entrerà nella storia rossonera.

IL CAMPIONATO si articola in due gironi regionali con finale tra le vincenti. Il Milan è nel girone ligure-lombardo-piemontese, quello più tosto. Viene allestita una squadra fortissima, che però termina seconda: in finale va la Pro Vercelli, che batte il Vicenza. Gli acquisti più pregiati sono quelli che riguardano due attaccanti belgi, due bomber stellari dalla grande fama internazionale. Provengono dall'Union St. Gilloise e sono Max Tobias e Luis Van Hege. Tobias viene immediatamente nominato capitano, mentre Van Hege entra sin da subito nella storia rossonera: in 7 stagioni segnerà la bellezza di 98 gol in 91 partite!!

IN PORTA si piazza Barbieri, in difesa il fenomenale De Vecchi è affiancato dall'efficace Sala, che a metà stagione si alterna con Trerè II, tornato dall'Ausonia. A centrocampo, il cavallo di ritorno Rizzi (ex bomber dell'ultimo scudetto, nel frattempo stella anch'egli dell'Ausonia), la roccia Scarioni e Carrer. Pronti a subentrare, Bontadini (il terzo ex Ausonia) o Julio Bavastro, primo sudamericano in rossonero: è uruguayano di Paysandù, ha 17 anni ed è una mezzala tecnicissima e dal dribbling ubriacante. L'attacco è atomico: Lana e Cevenini I, bomber della Nazionale azzurra, si completano alla perfezione con Tobias e Van Hege, gli alfieri del Belgio che sono dei diavoli scatenati nella loro famelica ricerca del gol. Il loro potenziale si scatena sin da subito, in casa del Genoa: 3-0, doppietta di Van Hege e gol di Tobias. Dopo lo 0-0 con la Pro Vercelli il Milan travolge l'USM per 6-3. La gara è emozionante, il Milan passa su autogol e subisce il pari, poi capitan Tobias segna il 2-1; Cevenini va a bersaglio con la sua potenza, Van Hege insiste da rigore, Bontadini dilaga; gli avversari accorciano con due reti, nel mezzo Cevenini griffa ancora il match. Il Milan, lanciato, va in casa della Juventus. Van Hege brilla come un astro, elegante e rapido come una pantera: l'esile bomber belga sigla il vantaggio, il solito Cevenini sigilla il 2-0 a domicilio, ed è ora di derby. Dopo i terribili ko dell'anno prima, il Milan trama vendetta. Ed è un altro 2-0, tutto belga: il duo atomico Van Hege-Tobias è micidiale, implacabile, letale. I due si intendono a meraviglia, si cercano e fanno valere il loro fiuto assoluto, la loro classe superiore. Una doppietta di Van Hege piega anche il Genoa. Dopo un periodo di flessione (4 ko e un pari), il Milan riprende a vincere, dando riposo al terzino Sala rilevato da Trerè: ancora sulla Juve (3-0, Van Hege e doppietta di Cevenini) e nuovamente sull'Inter, travolta per 6-3: festa del gol. Apre Tobias dal dischetto, l'Inter pareggia e va in vantaggio ma Van Hege pareggia. Ancora Tobias porta i rossoneri in vantaggio, poi Van Hege, Cerrer e Lana dilagano. La partita successiva è un altra goleada, sul Torino: 5-2 con doppietta di un infinito Tobias e i gol di Cevenini, Carrer e Rizzi. Il campionato si conclude col Piemonte, con un 7-1 memorabile. Non è la doppietta di Tobias a fare scalpore. Certo, il capitano chiude con 11 reti in 16 incontri, un bottino gustoso; ma Van Hege fa storia, il professore del gol ne realizza cinque (5!) chiudendo con 19 centri complessivi spalmati in 16 gare! Una coppia offensiva coi fiocchi, ben completata da Cevenini (7 gol) e Lana (2 reti). De Vecchi è il leader difensivo (16 gare), dove anche Guido Moda, grande difensore dello scudetto, da il suo piccolo contributo (5 presenze). In squadra si vedono anche Bovati, Attilio Colombo, Ermolli, l'italo argentino Lovati e Piazza. SECONDO POSTO finale dunque, anche se con un attacco di tale portata i tifosi hanno tutto il diritto di sognare in grande.Sopra, Van Hege. Sotto, Tobias.

OBBIETTIVO SU... LOUIS VAN HEGE. LOUIS VAN HEGE è stato uno degli attaccanti più straordinari mai passati in Italia: la sua unica colpa, oltre che ad un Milan poco vincente, è quella di essere vissuto nella preistoria del football: se ci fossero state delle immagini a poterlo tramandare ai posteri, godrebbe di una considerazione illimitata vista la grandiosità del suo repertorio, la completezza del suo essere attaccante e la spaventosa messe di reti contabilizzate nei suoi 7 anni rossoneri.

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