domenica 9 dicembre 2007

IL MILAN IN INTERCONTINENTALE



Coppa Intercontinentale, dicevano una volta. Si giocava in una sfida andata-ritorno sui due continenti, e le battaglie in terra sudamericana erano davvero sfide all’ultimo sangue. Confronti diretti col caliente e battagliero spirito di indiavolati argentini, brasiliani e compagnia cantante. Poi la sfida passò sotto lo sponsor Toyota, e per anni è stato una sfida unica in campo neutro, in Giappone. Dall’anno scorso siamo passati al “Mondiale per club”, che ospita le vincenti delle Champions League di ogni continente, e non più solo di quelli più avanzati (calcisticamente), Europa e Sudamerica. Un mini torneo in cui i detentori di Championse Libertadores giocheranno al massimo due gare, partendo direttamente dalla semifinale.


LE PRIME BATTAGLIE. Il Milan ci arriva la prima volta nel 1963, contro il Santos di Pelè che vince 4-2 in casa. Ispirati da un gran Lodetti, il mediano dal cuore d’oro, i rossoneri ribaltano tutto a Milano: 4-2 e si gioca la bella. L’arbitro argentino (e ciò ingrandisce lo scandalo) Brozzi favorisce spudoratamente i bianchi brasiliani, e la Coppa vola verso il Carnevale. Rabbiosi e vogliosi di rivincita, i rossoneri si ripresentano alla doppia sfida nel 1969. Gli argentini dell’Estudiantes, piegati a Milano (2-0), a La Plata la buttano in rissa. L’arbitro lascia fare, loro pestano tutto e tutti, a sangue. In particolare il francoargentino Combin, accusato di tradimento: la sua divisa bianca diventa rossa sotto i colpi degli indegni rivali dei rossoneri. Nell’intervallo qualcuno pensa all’abbandono, ma capitan Rivera dice “no, si torna in campo”. Il Milan perde 2-1 e ipoteca il trofeo. Ma i guai continuano: Combin è arrestato per renitenza alla leva, ma in realtà il militare l’aveva fatto in Francia. Anche qui Rivera ordina: “l’aereo non parte finchè non rilasciano Nestor”. Così fu. Il ritorno a casa, con la coppa e le cicatrici, fu un moto d’orgoglio dopo una vera battaglia.

I SUCCESSI SACCHIANI. Vent’anni dopo il Milan ritorna in Intercontinentale e trova la sfida unica in Giappone. Contro i colombiani dell’Atletico Nacional de Medellin del folcloristico portiere Higuita è una noiosissima battaglia a scacchi, che si prolunga in ‘120 di statici supplementari. A pochi secondi dai rigori, una punizione-siluro di Chicco Evani sblocca la gara e riporta i ragazzi sul tetto del mondo. L’anno dopo i rossoenri piegano i modesti paraguaiani dell’Olimpia Asuncion. Van Basten ispira il 3-0, fornendo 2 assist ad un Rijkaard scatenato e colpendo un palo che consente alla riserva Stroppa di sigillare il match. E’ la terza intercontinentale.


LE DELUSIONI. Da allora, 3 finali e 3 delusioni. La prima nel 1993, col Milan chiamato a sostituire il Marsiglia squalificato per illeciti e battuto (3-2) dal San Paolo di Cafu e Leonardo. La seconda nel 1994, distratto e travolto (2-0) dal Velez Sarsfield, modestissimo club argentino. Infine nel 2003, dopo una combattuta sfida col Boca Juniors. Rossoneri avanti con Tomasson, pari immediato di Donnet, gol annullato ai rossoneri e rigori che portano la coppa a Baires.

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