giovedì 27 dicembre 2007

A LONDRA SHEVA TORNA A SORRIDERE

STA RISALENDO LA CHINA L'EX FUORICLASSE ROSSONERO, DOPO IL PRIMO NEGATIVO APPROCCIO COL CALCIO INGLESE. NELLA SPERANZA SEMPRE VIVA DI UN RITORNO A CASA...


LONDRA. Il vecchio, gelido vento di passione inizia forse a spirare anche sulla nebbiosa Inghilterra. Altra doppietta per Andriy Shevchenko con la maglia del Chelsea, piccolo tassello di una stagione che piano piano sta lievitando dopo il primo, fallimentare approccio con la Premiership. L'ex numero 7 rossonero sembra ritrovare fiducia in se e, di conseguenza, riscopre la classe indimenticata, il fiuto del gol da bomber stellare che lo rese celebre sin da ragazzino, quando con la maglia della Dinamo Kiev vinse 5 campionati di fila, si laureò capocannoniere di ChAmpions e stese a suon di reti Real Madrid e Barcellona. Nell'estate 1999 i tifosi del Milan lo accolsero presto e lui, col suo sguardo da ragazzino, li ripagò subito a suon di gol. Velocissimo, esplosivo, tecnico, inflessibile al freddo e allo sforzo: in lui San Siro riassaporò presto il mito di Van Basten, innamorandosi del bambino silenzioso con quella maglia rossonera alzata sul viso e la sua pazza, sfrenata gioia gol. Andriy fu subito capocannoniere con 24 gol, e il Milan arrivò terzo. Con una squadra mediocre, Andriy si caricò nella stagione successiva le sorti del Milan sulle spalle. Le sue galoppate a velocità estrema, i suoi dribbling insistiti, i gol mirabolanti accendevano i cuori di noi, giovani tifosi. Era un mito nel deserto, Andriy, e furono altri 24 gol. L'anno dopo, corteggiatissimo dal Real Madrid, restò un punto di forza sprecato per una squadra che per vari infortuni giunse solo quarta. Lo stesso Sheva pagò caro un infortunio al naso, ma chiuse comunque con 14 gol.

GLI ESORDI IN ROSSONERO




IL CICLO ANCELOTTI. L'anno dopo il Milan tornò a vincere e incantare, ma paradossalmente senza Andriy, infortunato. Quando tornò, l'ucraino faticava a reinserirsi nel vivo e a fine anno contò solo 10 reti totali. Ma in quella stagione imparò a soffrire e mettersi al servizio della squadra, lavorare per i compagni, passare di più la palla, muoversi con classe ed efficacia su tuto il fronte. E diventò protagonista nella cavalcata europea: gol e assist ai quarti con l'Ajax, gol all'Inter nell'euroderby in semifinale. E il celebre, decisivo, rigore di Manchester nella finale con la Juve. Finalmente un trionfo, l'inizio di un ciclo. E non poteva che essere Andriy a entrare nella storia per primo. Sheva griffò con gol anche la vittoria in Coppa Italia con la Roma, e in agosto affossò il Porto nella Supercoppa Europea. Tre coppe, tutte nel segno di Sheva. Ormai attaccante irraggiungibile, completo, imprendibile, bomber infinito, Shevchenko visse nel 2003/04 la sua stagione migliore: segnava sempre, tanto, gol belli e pesanti. 24 a fine stagione, determinanti per la vittoria dello scudetto. Presto Sheva ruppe il muro dei 100 gol rossoneri. Andry era al top, e difatti proseguì la stagione dopo: tripletta in supercoppa italiana, gol a ripetizione in Champions e in campionato. Sempre con quella maglia rossonera alzata sul viso e la sua pazza, sfrenata gioia gol. Milan un pò affaticato, ma Andriy sempre pronto con fiotti di gol a salvare il gonfalone. Meritatissimo, il Pallone d'oro 2004. Altre imprese e gol in serie riempirono gli occhi dei tifosi nel 2005/06: come il poker europeo al Fenerbache, come tante altre prodezze realizzate spesso con la fascia di capitano al braccio, visto il sempre più frequente part time di Maldini. Sheva, mito e principe in un regno che delirava per lui.

L'EROE DI MANCHESTER


L'ADDIO. Nessuno immaginava che quel gol, il numero 173 in rossonero, sarebbe stato l'ultimo. Nel maggio 2006, con calciopoli alle porte, i soldi del Chelsea e i capricci della moglie portarono Andriy a tradirre il suo regno con una stupida scusa. Finì a Londra, triste eridimensionato: nessuno sapeva che fine aveva fatto il principesco fuoriclasse dell'est. Continuamente dato in ritorno a Milano, Sheva ha tenuto duro e ora sembra riemergere. Da milanisti, dimenticando rancori e vendette, non possiamo che essere felici per lui. Adesso si parla di America, ma caro Andriy noi ti auguriamo di continuare sempre meglio col Chelsea, di tornare a vincere e incantare l'Europa. E magari, se avessi voglia, saremmo sempre strafelici di riabbracciarti tra noi, con quella maglia rossonera alzata sul viso e la tua pazza, sfrenata gioia gol.

IL PRINCIPE DELLO SCUDETTO


L'ANNO DEL PALLONE D'ORO


GESTI D'AMORE POCHI MESI PRIMA DEL TRADIMENTO...

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