mercoledì 5 settembre 2007

AMARCORD-MARCO VAN BASTEN

IL PIU' GRANDE CENTRAVANTI DELLA STORIA HA SEGNATO GOL STRAORDINARI CON LA MAGLIA ROSSONERA. HA VINTO, STRAVINTO TUTTO. 3 PALLONI D'ORO COMPRESI. MA IL DESTINO GLI HA DESIGNATO IL RITIRO A 29 ANNI, PER COLPA DELLE CAVIGLIE DI CRISTALLO...



La palla spioveva dalla sinistra. Destinata, forse, alla linea di fondo. Marco però preferiva piazzarla in gol. Un guizzo, un tiro formidabile, un lob tra il potente e il delicato, una traiettoria indescrivibile dipinta al volo in un campo di calcio, una carezza divina che supera dasaev e si appoggia in rete. Era l'Europeo 1988, era Marco Van Basten. Il gol in finale all'URSS sugella la vittoria dell'Olanda nella competizione, e diventa lo spot più bello della straordinaria carriera del cigno di Utrecht. Come del resto la sontuosa rovesciata dipinta al Goteborg. Quella sera, in Champions, il Milan vinse per 4-0 e Marco segnò una tripletta incredibile. La galleria delle magie dell'indimenticabile numero 9 è ricca di mirabilie, dal tuffo dalla linea dell'area, in torsione, che impallina il Real Madrid alle innumerevoli prodezze che in tanti anni di successi in rossonero hanno fatto sognatre i tifosi. Un campione infinito, che purtroppo ha dovuto sempre pagare pegno: gli infortuni l'hanno sempre perseguitato, costringendolo all'addio a soli 29 anni.



ESORDI SFAVILLANTI. Johann Crujff è stato uno dei primi 4-5 più grandi giocatori di sempre. Cresciuto nell'Ajax, vi è tornato dopo i successi col Barcellona, per finire la carriera. E, in occasione della sua partita d'addio al calcio, il destino si manifesta subito elemento chiave della storia di Van Basten. Marco ha appena 18 anni quando sostituisce il Maestro. Entra e segna, al debutto. Un lampo, una folgore infiamma subito i cuori dei tifosi dell'Ajax. Dalla stagione successiva Marco è titolare e a suon di gol diventa il trascinatore assoluto della squadra. Segna in tutti i modi, a ripetizione, gol splendidi e frequentissimi. Al fianco di Frankie Rijkaard il cigno strega l'Europa, e tra 1982 e 1987 segna 128 gol in 133 gare solo di campionato, vincendo 3 campionati e 3 coppe d'Olanda. Non solo: con gol di Van Basten in finale, l'Ajax vince anche la coppa delle coppe. Il Milan di Berlusconi lo corteggia e lo veste di rossonero: il neo presidente vuole riportare il Milan ai fasti d'oro, e la ricostruzione inizia da Van Basten e Ruud Gullit, altro olandese del PSV.



L'EPOPEA ROSSONERA. Attaccante di notevole altezza che poteva però contare su una rapidità di esecuzione non comune neanche ad un giocatore brevilineo. Oltre ad essere dotato di una tecnica di base sopraffina, era abile con entrambi i piedi, eccezionale nel gioco aereo ed in acrobazia: caratteristiche queste che lo hanno fatto ritenere, unanimemente, il "centravanti" più forte e completo di sempre. Possedeva inoltre un temperamento indomabile ed un carattere forte che lo rendevano ancora più temibile agli occhi degli avversari e decisivo nelle partite clou. La prima stagione, pur con un grande Milan campione d'Italia dopo 9 anni, è segnata dai primi infortuni. Marco gioca pochissimo, ma i tifosi imparano presto ad apprezzarlo, prima che in estate guida l'Olanda al titolo Europeo a suon di magie: 3 gol pesanti per lo scudetto bastano a inserirlo tra gli eroi di Sacchi. Che nelle due stagioni successive, con un gioco stellare, innovativo, totale, incantano l'Europa e vincono 2 volte la Champions. Brilla il trio olandese: Van Basten e Gullit decidono la finale con lo Steaua (4-0, una doppietta ciascuno), Rijkaard quella col Benfica. Van Basten nel 1988/89 segna 32 gol totali, 19 in serie A e 9 in 9 gare di Coppa Campioni; segna un poker al Vitocha, il gol decisivo nella drammatica sfida con la Stella Rossa, trafigge il Real a Madrid e poi nel 5-0 di Milano, prima delle 2 gemme in finale. Gli anni in rossonero sono zeppi di magie, prodezze, infortuni e gol, tanti, tantissimi, indimenticabili. Vince 3 palloni d'oro, Supercoppe varie e 2 Intercontinentali; poi in panchina Capello succede a Sacchi e Van Basten, con 24 centri nel 1992, è capocannoniere del suo secondo scudetto. Marco trafigge l'Inter, fa magie nel 5-0 al Napoli (assit e prodezza aerea), infila triplette a raffica (Foggia, Cagliari, Atalanta) e sembra un Dio imbattibile, un giocoliere che tutto può permettersi.



IL DOLOROSO ADDIO. Invece gli infortuni lo tartassano, e gli rovinano la stagione successiva: inizia a suon di reti, finisce con lo scudetto, ma Marco passa più tempo in infermeria che in campo. L'anno dopo (altro scudetto) non gioca praticamente mai, dà l'addio ed è il momento di piangere: Marco, 29 anni, si arrende alle sue caviglie di cristallo. Il calcio perde un fenomeno nell'apice di una carriera già sfolgorante, che aveva vinto già 3 Palloni d'oro e altrettanti, come minimo, ne avrebbe potuti vincere nei 6-7 anni che ancora avrebbe riempito di classe e magie. Sarebbe forse diventuto un fantasista, dati i ricchi mezzi tecnici, per allungare ulteriormente la carriera; ma il fato ha deciso per lui, ed ha deciso che il più grande centravanti della storia dovesse dire basta dopo la bellezza di 124 reti in 6 stagioni rossonere. Molto, troppo presto.


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