CARLETTO ANCELOTTI A TUTTOCAMPO. "IL MIO MILAN SARA' ANCORA PIU' GRANDE. SAREI ORGOGLIOSO DEL RECORD DI PANCHINE E SONO FIERO DEI RAPPORTI UMANI CREATI IN QUESTI ANNI, PRIM'ANCORA CHE DEL CICLO DI VITTORIE, CHE PARLA DA SOLO".
SIMBOLO VINCENTE. Carlo Ancelotti è il condottiero rossonero. Capace l'anno scorso di infondere alla squadra tranquillità, orgoglio e carattere, fino a ribaltare una stagione che appareva fallimentare: dapprima con gemme preziose come le partite con Bayern e Manchester, infine con la finale vinta sul Liverpool, e una nuova Champions League alzata al cielo. Lui, che dopo gli interminabili trionfi in campo, subentrò sulla panchina rossonera nel disgraziato 2001/02, e la stagione successiva già riportava la squadra ai fasti più gloriosi: la prima Champions e la Coppa Italia attesa 26 anni, vinte in 3 giorni, poi uno scudetto stravinto a suon di record, la Supercoppa Europea e quella italiana. Il tutto con un gioco offensivo e spettacolare. Qualche caduta (l'Intercontinentale, la finale di Istanbul) non ha mai scalfito Carletto, che in questo 2007 è tornato per l'ennesima volta a fregiare il petto di medaglie.
PARLA IL MISTER. "Atene è stato il traguardo più difficile della mia carriera, la vittoria più bella e sentita. mai allenati fino a dicembre, poi le cose sono cambiate". E tutto è tornato a girare come si deve, come spesso è stato in questi 6 anni grandiosi. "Questo gruppo può fare ancora meglio. Ci sono giocatori che hanno già raggiunto la maturità (Pirlo, Gattuso) e altri che la stanno raggiungendo (Oddo, Janku). Quando tutti saranno al top ci divertiremo. Il vero Milan forse non si è ancora visto". Per questa stagione il mister è decisamente ottimista: "provo sensazioni positive, la vittoria di Atene ci dà tanto, ci sta spingendo avanti". Nel mirino, il record di panchine rossonere: il mitico Nereo Rocco è a 459, "Terminator" a 325. "Per me è un obiettivo importante. Non si lavora solo per vincere, ma anche per lasciare una traccia. Il primato sarebbe una grandissima soddisfazione." Lui di tracce ne ha già lasciate parecchie: "il ciclo di vittorie parla da solo, però sono molto soddisfatto dei rapporti umani, serenità e affiatamento portano i risultati". Già, i rapporti umani. Splendido il rapporto con Berlusconi: "Parliamo spesso, lui si informa sulla squadra ma non mi ha mai imposto nulla e mai lo farebbe. Non è ingombrante, anzi se fosse più presente per me sarebbe più facile gestire la squadra". Con i giocatori, Ancelotti è quasi un fratello maggiore, pur sapendosi far ascoltare. A volte però non ha bisogno neppure di esprimersi. "A Kakà non do indicazioni, lui segue il suo istinto in campo e a me va benissimo. E se non gli danno il pallone d'oro mi incateno di fronte alla sede di France football. Sul podio? Cristiano Ronaldo e Pirlo". Proprio il campione brasiliano è stato cresciuto e svezzato con amore a Milanello. Ancelotti ha vissuto i primi giorni milanisti di Kakà, nel 2003, come ora sta vivendo quelli di Pato. "Pato mi sembra un pò più timido, ma in allenamento ci sorprende con giocate come Kakà. E' duttile, potrà integrarsi bene con tutte le altre punte". E se del Capitano, ora ai box, dice che "Maldini ci darà ancora qualità ed esperienza. Lui è... tutto", il mister non si dimentica una carezza per Gilardino, lasciando intendere che il Milan crede nella sua maturazione e l'aspetta sereno: "A settembre non ha mai reso al massimo, non mi preoccupo. Con il Milan ha giocato molto bene il primo anno e abbastanza bene il secondo, sta avendo una maturazione lenta ma ognuno ha i suoi tempi. Giocare nelle grandi squadre è difficile, anche se il Milan è un club che non mette pressione". Insomma, Ancelotti è carico e fiducioso. I tifosi lo adorano e lo seguirebbero ad occhi chiusi. Come i suoi ragazzi. Il Milan continua a viaggiare sulle ali di una certezza chiamata Carletto.
SIMBOLO VINCENTE. Carlo Ancelotti è il condottiero rossonero. Capace l'anno scorso di infondere alla squadra tranquillità, orgoglio e carattere, fino a ribaltare una stagione che appareva fallimentare: dapprima con gemme preziose come le partite con Bayern e Manchester, infine con la finale vinta sul Liverpool, e una nuova Champions League alzata al cielo. Lui, che dopo gli interminabili trionfi in campo, subentrò sulla panchina rossonera nel disgraziato 2001/02, e la stagione successiva già riportava la squadra ai fasti più gloriosi: la prima Champions e la Coppa Italia attesa 26 anni, vinte in 3 giorni, poi uno scudetto stravinto a suon di record, la Supercoppa Europea e quella italiana. Il tutto con un gioco offensivo e spettacolare. Qualche caduta (l'Intercontinentale, la finale di Istanbul) non ha mai scalfito Carletto, che in questo 2007 è tornato per l'ennesima volta a fregiare il petto di medaglie.
PARLA IL MISTER. "Atene è stato il traguardo più difficile della mia carriera, la vittoria più bella e sentita. mai allenati fino a dicembre, poi le cose sono cambiate". E tutto è tornato a girare come si deve, come spesso è stato in questi 6 anni grandiosi. "Questo gruppo può fare ancora meglio. Ci sono giocatori che hanno già raggiunto la maturità (Pirlo, Gattuso) e altri che la stanno raggiungendo (Oddo, Janku). Quando tutti saranno al top ci divertiremo. Il vero Milan forse non si è ancora visto". Per questa stagione il mister è decisamente ottimista: "provo sensazioni positive, la vittoria di Atene ci dà tanto, ci sta spingendo avanti". Nel mirino, il record di panchine rossonere: il mitico Nereo Rocco è a 459, "Terminator" a 325. "Per me è un obiettivo importante. Non si lavora solo per vincere, ma anche per lasciare una traccia. Il primato sarebbe una grandissima soddisfazione." Lui di tracce ne ha già lasciate parecchie: "il ciclo di vittorie parla da solo, però sono molto soddisfatto dei rapporti umani, serenità e affiatamento portano i risultati". Già, i rapporti umani. Splendido il rapporto con Berlusconi: "Parliamo spesso, lui si informa sulla squadra ma non mi ha mai imposto nulla e mai lo farebbe. Non è ingombrante, anzi se fosse più presente per me sarebbe più facile gestire la squadra". Con i giocatori, Ancelotti è quasi un fratello maggiore, pur sapendosi far ascoltare. A volte però non ha bisogno neppure di esprimersi. "A Kakà non do indicazioni, lui segue il suo istinto in campo e a me va benissimo. E se non gli danno il pallone d'oro mi incateno di fronte alla sede di France football. Sul podio? Cristiano Ronaldo e Pirlo". Proprio il campione brasiliano è stato cresciuto e svezzato con amore a Milanello. Ancelotti ha vissuto i primi giorni milanisti di Kakà, nel 2003, come ora sta vivendo quelli di Pato. "Pato mi sembra un pò più timido, ma in allenamento ci sorprende con giocate come Kakà. E' duttile, potrà integrarsi bene con tutte le altre punte". E se del Capitano, ora ai box, dice che "Maldini ci darà ancora qualità ed esperienza. Lui è... tutto", il mister non si dimentica una carezza per Gilardino, lasciando intendere che il Milan crede nella sua maturazione e l'aspetta sereno: "A settembre non ha mai reso al massimo, non mi preoccupo. Con il Milan ha giocato molto bene il primo anno e abbastanza bene il secondo, sta avendo una maturazione lenta ma ognuno ha i suoi tempi. Giocare nelle grandi squadre è difficile, anche se il Milan è un club che non mette pressione". Insomma, Ancelotti è carico e fiducioso. I tifosi lo adorano e lo seguirebbero ad occhi chiusi. Come i suoi ragazzi. Il Milan continua a viaggiare sulle ali di una certezza chiamata Carletto.
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