TANTISSIMI INCROCI SULLA MILANO-ROMA: SCHIAFFINO E NORDAHL NEGLI ANNI '50, SORMANI E PRATI NEL DECENNIO SUCCESSIVO; QUINDI MALDERA, ANCELOTTI E MASSARO. FINO AGLI EX DI OGGI: PANUCCI, CAFU, EMERSON. SENZA SCORDARSI DI FABIO CAPELLO, GRANDE SIA IN CAMPO CHE IN PANCHINA CON ENTRAMBI I CLUB...
NORDAHL E SCHIAFFINO. anni 50, anni di grande Milan. Il trio svedese Nordahl-Liedholm-Gren faceva magie. Proprio Gunnar Nordahl era stato il primo ad arrivare in Italia, dimostrandosi presto bomber di qualità superiore: in 8 anni segna 221 gol, una cifra assurda. Fisico bisontico, potenza mastodontica, ecnica pregevole, potenza devastante: nella progressione e nel tiro. Vince 5 volte la classifica cannonieri. Faro di quel Milan era l'uruguaiano Juan Alberto Schiaffino, il Ronaldinho dell'epoca. Genio di classe cristallina dall'intuizione fatata e dal tocco sublime, campione del mondo nel '50, Schiaffino è bandiera del Penarol di Montevideo. Arriva al Milan ventinovenne, ma a San Siro vive sei stagioni straordinarie, le migliori della sua carriera. Chi l'ha visto giocare giura che fosse più forte di Maradona e Pelè. Curiosamente, sia Nordahl che Schiaffino scelgono la Roma come esilio dorato dove svernare a fine carriera. 2 stagioni fino al '58 per Nordahl, con 15 gol. 2 stagioni per Pepe fino al '62.
PRATI E SORMANI. Nel decennio successivo il Milan vola con i gol di Altafini prima e Prati poi. Pierino Prati detto la peste è un giovane bomber svezzato nelle giovanili che cresce bene e in fretta: nel primo anno da titolare nel Milan segnò 15 gol che valsero titolo di capocannoniere e scudetto. Nel 1969 fu il trascinatore nella vittoria in Coppa Campioni, dove segnò pure una tripletta in finale. Prati amava fare stragi di due categorie: le donne e i portieri. Le prime le affascinava con la sua zazzera e la sua voglia di vita, i secondi li crocifiggeva con reti da opportunista o prodezze balistiche, grazie a un repertorio di gran tecnica e agilità notevoli. 72 le sue reti in sei stagioni col Milan,via via spostandosi a creativa mezzala; nel '73, a 27 anni, clamorosamente il Milan lo cede alla Roma; lui gioca 3 buone stagioni sotto il Colosseo (28 reti) prima di ciccare una stagione a Firenze e svernare a Savona dopo un periodo negli USA con i Rochester Lancers. Nel Milan di Prati brillava l'estro e la possenza di una mezzala italo brasiliana di gran tecnica e dal fisico poderoso, un'ala atipica perchè le sue doti migliori non erano l'agilità e la velocità ma la prestanza atletica e la potenza: Angelo Benedicto Sormani. Erede di Pelè al Santos, arrivò in Italia nel '61, al Mantova. In biancorosso giocò due grandi stagioni (29 gol) meritandosi le attenzioni della Roma. nella capitale si fermò un anno, discreto (6 reti e la coppa Italia vinta): si aspettavano di più, ma non seppero sfruttare al meglio le doti del colosso di Jaù. Come alla Sampdoria: annata storta ed etichetta di flop. Ci volle Nereo Rocco, che al Milan lo fece diventare un campione incredibile. 5 stagioni, 134 gare, 45 gol, lo scudetto, la coppa Italia, la coppa delle coppe, la Coppa dei Campioni (con gol in finale) e l'Intercontinentale. Trentunenne, passò al Napoli. 2 annate positive, poi il flop alla Fiorentina e una nuova giovinezza a Vicenza, dove divenne un totem salvezza e incantò fino al '76. Anche in B: era diventato vice allenatore ma la squadra rischiava la C, così tornò in campo nelle ultime 10 partite e segnò i gol salvezza.
LE STELLE DI LIEDHOLM. Nel 1979 il Milan allenato da Liedholm vince lo scudetto della stella. Buon contributo per il "vecchio" Fabio Capello, arcigno mediano di scuola SPAL con 2 anni buoni nella Roma e 7 grandi stagioni juventine, a fine carriera. Capello sarà anche grande allenatore sia del Milan (1 Champions, 4 scudetti, supercoppe varie) che della Roma (1 scudetto). Protagonista assoluto è il terzino goleador Aldo Maldera, che segna la bellezza di nove reti. Forte dietro, velocissimo sulla fascia, Maldera si impose a suon di cross e potenti conclusioni. I tifosi lo adoravano, e ancor più lo idolatrarono quando scese in B dopo gli scandali di inizio anni '80. Da capitano. Nel 1982 Liedholm lo chiama alla Roma, e vincono assieme un altro scudetto. Dopo tre anni in giallorosso, Maldera passa alla Fiorentina dove sverna senza troppo clamore per altre due stagioni. Intanto nella Roma cresceva l'attenzione su un giovane regista di centrocampo dal fisico massiccio e dalla visione sontuosa: Carlo Ancelotti. Scuola Parma, a Roma dal '79, Ancelotti fu protagonista dello scudetto '83 ed era diventato il capitano del club. In giallorosso disputò 171 incontri e vinse pure 4 coppe Italia.Uno dei migliori centrocampisti italiani, che però incontrò una serie di terribili infortuni alle ginocchia che gli fecero perdere un paio di stagioni. Nel 1987 lo etichettano come finito, distrutto. Carlo ha 29 anni, il Milan punta su di lui. Ed è un'intuizione geniale di Sacchi: Ancelotti vive le annate migliori della sua carriera, ancora più grandioso che negli epici anni romani. Dinamico, fisicamente potente e molto forte in fase d'interdizione del gioco, aveva altresì grandi doti tecniche e di manovra. 5 stagioni rossonere (l'ultima da vice Albertini, il suo giovane erede) condite da 112 presenze, 2 scudetti, 2 coppe Campioni, 2 Supercoppe Italiane e 2 Europee, 2 Intercontinentali e il nomignolo di Terminator per via delle ginocchia ricostruite in laboratorio. Dieci anni dopo, il ritorno al Milan da tecnico di successo, col solito, immenso, valore morale. Un grandissimo.
MASSARO E PANUCCI. Daniele Massaro, scuola Monza, è un esterno offensivo di tecnica e potenza fisica che sulla fascia sa creare pericoli e occasioni in quantità; si impone nella Fiorentina (1981/86) prima di passare al Milan e vincere lo scudetto partendo dalla panchina. Sacchi decide di darlo in prestito alla Roma, dove Massaro nel '89 chiude con 5 reti e da capitano. Tornato al Milan, vive tutta la grande epopea rossonera da dodicesimo uomo: Provvidenza, lo chiamavano. Entrava e dava il suo apporto incredibile, anche in zona gol. Proprio per questo nelle uiltime due-tre stagioni Capello lo trasforma in centravanti di sfondamento, con esiti brillanti. Su tutti, la doppietta al Barcellona nella finale di coppa Campioni 1994. Dopo 50 reti e 14 trofei col Milan, chiuse nel 1996 in Giappone, con lo Shimizu-S-Pulse. Cristian Panucci arrivò al Milan in quegli anni, proveniente dal Genoa. Inizialmente vice Tassotti, diventò presto il terzino destro titolare, imponendosi per la rapidità in fascia, i cross calibrati e un gioco aggessivo ma senza sbavature. Un puntello di valore incredibile che però si autolimitava per via di un carattere un pò troppo caldo. El Grinta in 4 stagioni giocò 90 partite e segnò pure ben 9 reti, a conferma del suo grande temperamento e della sua poliedricità. In bacheca mise 6 trofei e nel gennaio 1996 fu chiamato addirittura dal Real Madrid. In Spagna giocò tre grandi annate, vincendo da protagonista un campionato, la Champions, l'Intercontinentale. Diventato una stella tra le più apprezzate in campo europeo, decise di tornare in Italia per ribadire in patria il suo valore. Ma scelse la squadra sbagliata, l'Inter: prima perchè tradì il suo Milan compromettendo l'amore dei tifosi, poi perchè la squadra visse un'annata fallimentare. Panucci tentò il rilancio al Chelsea, ma nel gennaio 2001 passò al Monaco. Pareva in declino, invece nel 2001/02 passa alla Roma e si rimette in pista alla grande, e ancora oggi dopo oltre 200 partite giallorosse è uno dei migliori difensori del campionato, a quasi 35 anni. Al Milan il portiere Francesco Antonioli non ebbe fortuna, anzi una serie di papere lo etichetarrono presto; lui però vinse lo scudetto da titolare a Roma nel 2001. Oggi è in B a Bologna, e non ha mai abbandonato del tutto le sue amate papere: ogni tanto ce ne regala di pregiate.
GLI EX DI OGGI. Marcos Cafù è stato per 7 anni il Pendolino imprendibile sulla fascia destra a Roma: numeri, sammba, dribbling pazzeschi, sombreros, velocità estrema, cross a raffica. Lo davano per finito, ma nel 2003 al Milan dimostra di essere ancora il numero uno al mondo: scudetto e magie in serie. Come nell'anno dopo. Problemi familiari e fisici hanno limitato il suo contributo nella terza stagione, poi dall'anno scorso Marcos è in concorrenza con Oddo ma ancora oggi quando gioca Pegaso galoppa felice nell'illuminato Sambodromo di destra. Infine Emerson, che dopo la parentesi di Madrid fatica a ritrovare la forza fisica e la grande visione di gioco che, unita alla tecnica brasiliana e alla continuità da europeo, lo avevano fatto diventare proprio alla Roma (e poi alla Juve) uno dei centrocampisti più forti del mondo. Nella Roma gioca anche la meteora rossonera Tonetto.